Dopo l'ultimo Collegio dei Docenti, veramente, la canzone che mi tornava in mente (sempre degli stessi autori) diceva "Ognuno fa quello che gli pare / e mangia i frutti dell'esperienza".
Ma dopo le ultime notizie sulla legge Gelmini-Tremonti sento il desiderio di qualcosa di più rassicurante. Perché, sostengono gli autori della canzone, anche se pensiamo poco e piano potremmo fare qualcosa di più, con le nostre potenzialità.
Potremmo. Forse. Chissà. Magari provandoci.
ma forse è ancora troppo presto
quando la superficie dell'uomo
è come una scorza
e in fondo non penetra altro
che un'illusione di conoscenza
che appare
sotto lo sforzo della lampadina
Pensiamo poco e piano
siamo tarli nella mente
persi sotto un Dio prudente
che spaventa da lontano
L'inevitabile duello
tra girare la vite dolcemente
o battere il chiodo con il martello
Minatori dei ricordi
immersi in un vociare cauto
la mente dell'uomo
Pensiamo poco e piano
siamo tarli nella mente
persi sotto un Dio prudente
che spaventa da lontano
I miei passi senza impronta
non calpestano il sentiero
sognando in bianco e nero
tutto il resto qui non conta
La mente dell'uomo
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