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domenica 2 settembre 2018

Considerazioni in libertà sui "personaggi femminili" del Signore degli Anelli

Dama Galadriel a Calas Galadhon

Siamo sinceri: non c'è dubbio che i personaggi femminili di Tolkien siano interessanti, ricchi di personalità, originali e quant'altre note positive possano venirci in mente. Detto questo, se ci fanno su delle singole conferenze o delle singole trasmissioni di scarsa durata, non c'è dubbio che tra le loro più salienti caratteristiche si possa includere a pieno titolo quello di essere pochi: rari e scarsi ircocervi seminati con molta parsimonia nei due romanzi, e abbastanza sporadici anche in Silmarillion e Racconti incompiuti.

Partiamo dallo Hobbit, che si fa davvero in fretta: in tutto il romanzo troviamo citata ben due volte di sfuggita la madre di Bilbo, Belladonna Took, già defunta, e una volta verso la fine del libro Dis, la madre di Fili e Kili nonché sorella di Thorin. 
In effetti Dis è l'unica nana di cui sappiamo qualcosa, ovvero il nome e qualche parentela. Chi desiderasse sapere qualcosa di più sui suoi gusti e inclinazioni, la sua vita e il suo aspetto è costretto a rivolgersi alle fanfiction. Lo stesso vale per chi desidera conoscere qualche altra nana: Tolkien ci ha fornito un discreto campionario di nani, ma con un nano femmina non sembra aver mai sentito il desiderio di confrontarsi. In compenso la questione dell'identità femminile nanica è stata esaminata in modo brillante da Pratchett, che ci ha regalato il personaggio di Felice Culetto* - che probabilmente avrebbe lasciato Tolkien quantomeno un po' perplesso, in quanto ai suoi tempi di certe tematiche non si parlava, soprattutto nei romanzi eroici.  

Il ramo delle Entesse si presenta piuttosto curato, considerando l'esiguità del numero di pagine dedicate agli Ent, e sotto questo aspetto le quote rosa-verdi  vengono rispettate:  le entesse vengono presentate in modo indiretto, ma con ottimi motivi per non farle parlare in prima persona.

Orchi, orchetti e troll probabilmente si riproducono col classico sistema dell'accoppiamento, ma per quel che ne sappiamo potrebbero anche nascere sotto i cavoli (meno probabilmente dai cespugli di rose, dei quali peraltro non c'è grande abbondanza né a Mordor né a Isengard). In ogni caso siamo tutti molto grati a Tolkien di non averci fornito adeguata quota rosa di orchette perché quella celeste di orchetti maschi ci straavanza, grazie.

Il fronte delle hobbit è paurosamente sguarnito: a parte la buonanima Belladonna contiamo quattro personagge: Angelica, graziosa e un po' vanitosa, Mrs. Maggot che non mi sembra dica una sola parola (ma è brava ai fornelli), Lobelia Sackville-Baggins, che a sorpresa, dopo essere stata introdotta in modo piuttosto convenzionale si rivela una personalità abbastanza complessa e conoscerà perfino un riscatto finale, e, last but not least, Rosie Cotton, fidanzata, sposa e madre esemplare che sembra (e probabilmente è) presa pari pari da un romanzo di Trollope. Negli ultimi due capitoli, che sono anche gli unici dove compare, ha una parte piuttosto importante e addirittura le viene riservata la scena finale. Abbiamo anche una fugacissima menzione della madre di Frodo, Primula Brandibuck, che comunque all'epoca in cui inizia il romanzo è morta e sepolta da un pezzo.  

C'è poi Shelob, la Ragnaccia, che mostra che Tolkien era perfettamente in grado di creare anche personaggi femminili negativi - molto, molto negativi. Anche lei viene fortemente identificata nei ruoli prettamente femminili di sposa (gulp!) e madre (ri-gulp!) ma... insomma, anche lei ha poche pagine ma non risulta che nessuno se ne sia mai lamentata.

E veniamo infine agli Elfi, dove troviamo uno dei protagonisti principali, ovvero Lady Galadriel, donna di potere, Signora dell'Anello d'acqua, grande sovrana - potentissima e davvero ragguardevole, senz'altro, ma anche autentico ircocervo di cui l'autore non cessa di ricordarci quanto e come fosse la più notevole e potente tra le regine degli elfi - fermo restando che non solo non abbiamo in tutto il romanzo alcuna altra regina con cui fare un confronto, ma che in 1200 pagine circa non abbiamo alcuna elfa femmina a disposizione per confrontare alcunché salvo Arwen, che a volerla dire tutta è in realtà una mezzelfa, parla pochissimo, agisce ancora meno e neppure il lettore più perspicace è in grado di capire cosa le passa per la testa. 
Insomma, nel caso degli elfi la questione delle quote rosa è risolta in modo tutt'altro che soddisfacente.

Baccadoro invece... bene, Baccadoro è senz'altro una eccezione in questo panorama: nessuno ci spiega cos'è e chi è, ma lo stesso si può dire del suo compagno Tom Bombadil; l'unica cosa che risulta più che chiara è che entrambi sono estremamente potenti, almeno all'interno dei confini che si sono scelti, ed è anche possibile che lei sia più potente di lui; di sicuro comunque non fa parte di alcuna delle razze note della Terra di Mezzo. 

Ma veniamo alla razza che più popola le pagine del Signore degli Anelli, quella destinata a dominare la Terra di Mezzo a partire dalla Quarta Era, quando tutti gli Elfi l'avranno abbandonata: qui di personaggi femminili ne troviamo... (rullo di tamburi) ben DUE, con abbondanza davvero faraonica. La prima è l'adolescente destinata a maturare in donna, la vergine guerriera, la fanciulla presa dal solito romanzo di Trollope ma di cui ci viene detto apertamente e senza infingimenti cosa realmente pensa e sente dietro l'apparenza impeccabile, la ragazza che stufa di sentir parlare di obblighi e doveri decide improvvisamente di prendere per il collo la sua vita e  darle una svolta né ha alcun motivo di pentirsene - personaggio invero azzeccato sin nelle virgole e su cui tuttavia pare che qualche idiota a suo tempo abbia trovato da ridire.
La seconda invece non è una donna di potere propriamente detta, ma "solo" una abile e rispettata guaritrice, molto amante delle chiacchiere, forse non dotata in quantità sovrabbondante del dono della sintesi (al contrario di tuttissime le altre personagge, che non si lasciano mai sfuggire una parola di troppo che sia una) ma capace di portare un raggio di luce in un momento particolarmente buio: Ioreth, che sarà un tramite indiretto per la consacrazione di Aragorn come re, ricordando che i veri re erano anche guaritori.

Al termine di questo magrissimo elenco (che ignora le molte e non originalissime protagoniste del Silmarillion, che stanno comunque ad indicare che Tolkien scarseggiava di figure femminili solo quando scriveva cose destinate alla stampa) possiamo testimoniare che le figure femminili in Tolkien sono variegate, potenti, ognuna particolare a modo suo, talvolta malvage...  ma non interagiscono MAI tra loro: non abbiamo alcuna immagine che ci riconduca a quell'attività cui così di consueto le donne indulgono quando si trovano in coppia o in gruppo, ovvero fare conversazione. Sappiamo che Galadriel (come Arwen) ha delle damigelle, con cui tesse, ma non assistiamo ad alcuna conversazione tra loro, contrariamente a quel che avviene nei romanzi cortesi. Possiamo immaginare (ma senza nessuna certezza di azzeccarci) che Galadriel e Arwen abbiano parlato di Aragorn, visto che Lady Galadriel si presta volentieri al ruolo di candeliere della nipote. E sì, abbiamo perfino una scena dove Ioreth racconta alla cognata com'era andata la guarigione di Faramir e della parte non secondaria da lei avuta. E tuttavia, perfino lì sentiamo solo e soltanto le chiacchiere di Ioreth: la cognata non risponde una parola.
Che sembra confermare che il professore, pur conoscendo bene e a fondo la psicologia femminile, era del tutto incapace di scrivere una banalissima scena dove due signore parlavano tranquillamente tra loro, fosse pure del tempo o del futuro raccolto di orzo.

*In Piedi d'argilla e forse anche in qualche romanzo successivo del ciclo delle Guardie della Città, che nessun editore italiano si è ancora degnato di tradurre nonostante le suppliche di noi lettori.