Il mio blog preferito

sabato 20 luglio 2024

Gli strangolatori di Saint Mary Mead

Per la mia generazione, la parola "strangolatori" evoca i leggendari thugs, protagonisti in tanti libri di Salgari (questo libro, nello specifico, è di Salgari figlio, ovvero Omar)
All'inizio dell'anno scolastica la Terza Sfigata non sembrava messa niente bene. Avevo lasciato tutti in grande spolvero, convinta che l'estate avrebbe portato consiglio e li avrebbe trasformati in una brillante Terza Rampante. La sontuosa accoglienza che mi avevano riservato vedendomi faceva ben sperare in tal senso ma... Insomma,  il concetto che, per quanto potessimo essere legati da profonda simpatia e affetto, c'era però anche un po' di programmazione da svolgere non sembrava molto evidente ai loro occhi. 
Non era solo un problema mio perché anche gli altri colleghi del Consiglio di Classe raccattavano il giusto. Inoltre negli intervalli avvertivo qualcosa di strano e che andava al di là dell'assurda confusione che qualche decina di fanciulli in fiore compressa in un corridoio riesce a produrre.
Passa così qualche settimana finché una mattina, mentre tutti intervallavano festosi e io sorvegliavo coscienziosamente - ma, per quanto coscienziosa, solo in un posto per volta potevo stare - mi ritrovai sotto gli occhi, in una specie di passaggio interno dietro le scale, uno spettacolo assai insolito che comprendeva un panino spiaccicato a terra in un gran rutilare di prosciutto e salsina, e dietro Akela, parimenti spiaccicato e pure sanguinante.
Accorremmo in molti assai preoccupati (cercando di scansare i resti del panino che si era spalmato su una superficie invero assai vasta) e i compagni vicino ci raccontarono una strana storia secondo la quale Akela era scivolato, il panino gli era perciò sfuggito di mano, lui ci era inciampato cascando in avanti e così aveva picchiato il naso, che come spesso avviene in questi casi sanguinava copiosamente. 
Sono cose che succedono, e tutti i compagni che si erano premurosamente affollati intorno a lui mi confermavano il racconto a una voce; tuttavia la mia grande esperienza di cadute a inciampi mi lasciava un po' dubbiosa sulla sequenza, e soprattutto un qualcosa di indefinito in tutto l'insieme mi dava l'impressione che mi stessero raccontando una gran quantità di balle.
Comunque sia Akela venne soccorso, la famiglia avvisata, il sangue fermato e, finito l'intervallo, la lezione della Terza Sfigata riprese, seppure in un contesto un po' effervescente.
Nel secondo intervallo però due ragazzi al piano di sotto furono sorpresi in atteggiamento strano. Stavolta però si erano vistosamente contraddetti e nel pomeriggio la prof. Chantelle ci scrisse i risultati delle sue investigazioni.

Scoprimmo così che durante l'estate i ragazzi delle seconde e delle terze avevano imparato il Gioco degli Strangolatori, cui si erano assai appassionati tanto da praticarlo in ogni possibile momento, ad esempio negli intervalli a scuola.
Cotal gioco, che vanta una lunga e illustre tradizione,  consiste nel prendere da dietro il compagno alla gola, bloccargli il respiro e strangolarlo, per fermarsi un attimo prima che il ragazzo perda conoscenza. Pare che quell'attimo prima fosse fonte di gran piacere e perciò tale gioco non rientrava in alcuna categoria di bullismo ma anzi era inteso come un favore che si riceveva, e che andava poi contraccambiato (e son quei casi in cui l'insegnante si domanda cosa c'è di male nel rubarsi piuttosto un po' di merendine, praticando così del sano bullismo con venature di teppismo). 
La cosa non mi giungeva nuova: come raccontai alle colleghe che stavano  incolpando i social, lo avevo già incontrato tanti anni fa durante una supplenza a Erewhon, quando ancora i social non c'erano, e ci ero di nuovo incappata a Hogsmeade. Addirittura, a Hogsmeade, quando comunicammo con grandi ululati ai genitori di questa perversa abitudine, un padre disse assai sereno "Oh, è una cosa che ritorna ogni qualche anno, l'abbiamo fatto anche noi" lasciandoci tutti assai interdetti. Va dato comunque atto ai genitori di St. Mary Mead che cascarono tutti dall'albero con grandi STUMP e invece di rievocare piacevoli ricordi di fanciullezza si mostrarono invero molto ma molto preoccupati.
Dunque Akela non era inciampato in nessun panino: semplicemente l'amico di turno doveva aver calcolato male i tempi e così Akela aveva avuto un breve svenimento, nel corso del quale era cascato in avanti facendosi sfuggire di mano il panino che aveva pestato, cosa che a quel punto sembrava decisamente il minore di tutti i nostri problemi.
Il giorno dopo perciò tutti gli insegnanti di St. Mary Mead deprecarono, ammonirono, rampognarono e addirittura la prof. Spini fece un bel giro delle seconde e delle terze raccontando una storia (che mi auguro caldamente fosse frutto della sua fantasia, ma mi sono ben guardata dall'indagare) su un ragazzo di un qualche paesello dei dintorni che non si era limitato a svenire ma era direttamente morto per arresto cardiaco - e sospetto che quel breve quanto accorato raccontino abbia fruttato da solo più di tutte le nostre rampogne.
E' stata poi eseguita una accurata mappatura per individuare chi aveva partecipato a quel nuovo gioco, unita a una corposa indagine che ci ha permesso di stabilire che nessuno era stato forzato a partecipare, che era stata una cosa assolutamente volontaria e che insomma i giocatori non erano cattivi, solo grulli.
Poi la palla è stata passata al Preside, che ha fatto doverosa circolare e comunicazione alle famiglie - che se non altro ci han dato un po' di soddisfazione prendendo la cosa assai sul serio. E gli intervalli per qualche settimana si sono trasformati in una sorta di Caccia allo Strangolatore dove tutti gli insegnanti vagavano per i corridoi sorvegliando arcigni qualsiasi capannello formato da più di un ragazzo*; infine, dopo qualche settimana, la tempesta è rientrata lasciando, sì come sogliono fare le tempeste, un'aria molto più respirabile.
E gli intervalli si sono fatti molto più vivibili.

* ebbene sì, si trattava di un passatempo rigorosamente maschile. Sorprendente, vero?

Per concludere, ecco la mia canzone preferita degli Stranglers, corredata da un gran bel video

domenica 14 luglio 2024

Manuale della perfetta coordinatrice - L'arte involontaria della moral suasion

Il consiglio di Classe della Terza Sfigata.
Kimono Cats on Cups
è una deliziosa pagina su Facebook che ho scoperto di recente.
Credo che la userò spesso per il blog.
Ho amato follemente la Terza Sfigata sin dal nostro primo giorno di scuola. 

All’inizio era più sindrome di Stoccolma che reale affetto: nonostante la presentazione disastrosa che ci avevano fatto gli insegnanti delle elementari, il ragazzo che ci era stato presentato come assai violento NON mi tirava addosso banchi né sedie gridando frasi inconsulte, il gruppo dei presunti cerebrolesi non sembrava del tutto incapace di una qualche attività cerebrale, la gran mole di dislessici leggeva maluccio (ma non malissimo) e con esitazione e scriveva così-così ma comunque scriveva, e pure volentieri, anzi sembrava molto desiderosa di migliorare; l’atmosfera in classe era nel complesso buona e ascoltavano volentieri  una buona storia - cosa, questa, che ci permise di sbarcare abbastanza onorevolmente la prima quarantena con l’aiuto dei racconti di Kipling.

Di fatto, il presunto Tiratore di Sedie non solo non ha mai tirato addosso proprio niente né a me né ad alcuno dei colleghi, ma nemmeno ha mai usato una sia pur minima violenza verso alcuno dei suoi compagni, nemmeno quando era arrabbiato con loro o con l’universo mondo (il che avveniva abbastanza spesso).  Era talvolta polemico e ombroso, spesso suscettibile e anche permaloso in sommo grado, ma niente che non si potesse risolvere con un po' di pazienza.

Stabilito dunque che in classe non sarebbe scorso il sangue, il mio affetto prese una tinta più spontanea: erano 21 ragazzi casinisti e turbolenti, non particolarmente amanti dello studio, dotati di una certa vena narrativa, piuttosto fisici - non a caso quasi tutti avevano sogni sportivi nel cassetto - ma non privi di una certa vena intellettuale. Insomma in quella classe c’era dentro di tutto e davvero non si rischiava di annoiarsi.


Sul piano didattico tuttavia non ci hanno dato molte soddisfazioni. Sì, c’era un bel gruppetto di bravi e anche un quartetto di molto, molto bravi - ma si trattava di quel tipo di ragazzi che riusciranno sempre ad essere molto bravi, indipendentemente dagli insegnanti che si ritrovano: studiosi e coscienziosi ma all’occorrenza anche creativi, disponibili a far tesoro di qualsiasi spunto o approfondimento, pronti ad appassionarsi a qualsiasi ramo dello scibile universale presente, passato e futuro e anche attenti all'attualità.

C’era poi un gruppetto di quelli a cui abbiamo Aperto Le Porte e che grazie ai nostri accorti interventi han migliorato l’autostima e sviluppato capacità che non sospettavano nemmeno lontanamente di avere - e sono quelli più gratificanti per noi insegnanti. Poi sì, c’era anche un bel gruppo della specie Alunnus Ordinarius, di quelli insomma che navigano a vista, ti stanno talvolta a sentire un po’ per cortesia e un po’ perché quel giorno non han di meglio da fare e tirano a campare come meglio possono puntando strenuamente ad un cinque che la bontà degli insegnanti, unita a un gran desiderio di non avere grane, porta regolarmente a sei.

Avevamo così il Ragazzo Che Non Tirava Le Sedie Addosso Alla Gente che non sapeva l'inglese, e che nonostante gli strenui tentativi della prof. Bipolar, che pure non è di quelle che si arrendono al primo insuccesso continuava imperterrito a non sapere un accidente di inglese, anche se verso la fine dell'anno pare che si fosse notato qualche accenno di vita su Marte; e il Monaco di Monza, che da sempre aveva stabilito che Matematica non faceva per lui e dunque della Matematica se ne era sempre fregato alla grande nonostante avessimo più volte tentato di sensibilizzare i genitori sulla questione suggerendo garbatamente qualche lezione privata o che almeno cominciasse ad ascoltare quel che si diceva a lezione; e la Madrelingua Inglese che parlava e scriveva un inglese ricco e raffinato ma se ne fregava alla grande di Spagnolo e infine Pisola, un caso molto particolare che all'occorrenza, quando il disastro sembrava davvero imminente, si dimostrava in grado di recuperare qualsiasi materia, ma che in generale soffriva di noia acuta per quasi tutto quel che facevamo a scuola - si era anche parlato di fermarla in Seconda, o meglio ne avevano parlato alcuni; io comunque avevo applicato un silenzioso ostruzionismo, nel senso che non avevo mai portato l'argomento in primo piano ai Consigli contando che nessun altro lo avrebbe fatto al posto mio (di fatto nelle mie materie andava abbastanza bene ma soprattutto secondo me quella classe era un organismo complicato, e toglierle un pezzo non mi sembrava una manovra vincente).

D'altra parte non avevo niente in contrario che qualcuno, se al Consiglio pareva il caso, ripetesse la Terza. Ho sempre disapprovato la scuola di pensiero del "Lo bocceranno alle superiori, lì non vanno tanto per il sottile": secondo me, fermo restando che chiunque ha il diritto di bocciare quante volte vuole, quando escono dalle medie i ragazzi dovrebbero essere in grado di raccattare una onesta sufficienza alle superiori senza stressarsi troppo. Ma sono opinioni personali.


Siamo così arrivati al Prescrutinio, dove vengono letti e discussi i giudizi finali. In apertura di consiglio dissi che prima di tutto era il caso di discutere se ammettere tutti all'esame e, laddove ci fossero delle insufficienze (e sapevo che c'erano, perché per tutto l'anno c'erano state grandissime lamentele soprattutto per Matematica, Inglese e Spagnolo dove lo spettro del Quattro era stato evocato più volte aggiungendo che c'erano dei Quattro che avrebbero dovuto essere direttamente degli Zero) era il caso di discutere se lasciarle per l'ammissione, e regolare i giudizi in modo che gli alunni fossero ben consapevoli che almeno all'esame dovevano seriamente impegnarsi.

Mi era sembrato un discorsino equilibrato da scodellare, che immaginavo degna apertura di un franco e aperto confronto sulle singole situazioni; e non sospettavo nemmeno minimamente lo sbalordimento che avrebbe provocato.

Insufficienze? Ma come facevano a dire se c'erano delle insufficienze, a tre settimane dalla fine dell'anno scolastico? Non era una cosa che si potesse ancora valutare, e non pensavano, e non credevano, e non si capacitavano...

Lettere? Lettere per comunicare alle famiglie che c'erano delle insufficienze? Ma, chissà, magari non, magari se, ma forse non era il caso... E poi, via, l'ammissione, per non ammettere un alunno all'esame ci volevano almeno cinque o sei insufficienze gravi...

Ho evocato in cuor mio la famosa Preghiera dell'Insegnante* e ho iniziato a lavorare pazientemente ai fianchi il Consiglio ricordando che la legge autorizza la bocciatura anche con una sola insufficienza. Ellamiseria, da tre anni vi lamentate di metà della classe, e nemmeno a torto, possibile che improvvisamente siano diventati tutti almeno sul cinque e mezzo e chissà che improvvisamente anche quei pochi cinque e mezzo diventino sei? C'erano dei quattro nelle schede del primo quadrimestre, e da Febbraio è stata tutta una lamentela sul fatto che non studiavano e non si impegnavano e non facevano e non dicevano e nemmeno scrivevano lettera o testamento... vogliamo prendere un po' di misure preventive per assicurarci che almeno si impegnino a prepararci un orale decente?

Dopo lunga e paziente opera di scardassamento riesco ad ottenere ben mezza dozzina di insufficienze, con relativa lettera di avviso alle famiglie. Sono uscita però dal Consiglio con una strana sensazione.

L'idea era di far arrivare le lettere alle famiglie prima del ricevimento generale ove si sperava che gli insegnanti delle varie materie chiarissero bene la questione. Misteriosamente però le lettere sono partite solo diversi giorni dopo il ricevimento in questione - dove peraltro le famiglie dei Casi Critici si sono mostrate assai latitanti. Unica eccezione, la madre del Mancato Lanciatore di Sedie, che con me ha sempre parlato più volentieri che con gli altri insegnanti (probabilmente perché nonostante gli abbia dispensato generosamente quattro e cinque ove se ne presentasse necessità, insufficienze sulla scheda per le mie materie non ce n'erano mai state né vi sarebbe stato motivo per metterne); a lei riuscii a fare un discorsetto assai esplicito che in qualche modo deve essere stato recepito quel tanto che bastava per produrre qualche risultato.

Due giorni prima degli scrutini ho esaminato con cura i voti di ammissione, e le sorprese davvero non sono mancate: magicamente i cinque e financo i quattro si erano trasformati quasi tutti in sei e la Terza Sfigata è stata ammessa con solo tre magre insufficienze, di quelle che in tutta onestà non potevano nemmeno lontanamente mettere in discussione l'ammissione visto il quadro complessivo. A quanto pareva, il mio franco e aperto discorsetto ha avuto come unico effetto quello di far manovrare accortamente i miei colleghi in modo da poter alzare i voti.

Ho così scoperto che, contrariamente a quanto ho sempre pensato, sono in realtà una abile diplomatica, soprattutto quando non cerco di esserlo.

E insomma è proprio vero che questo è un lavoro dove non si finisce mai di imparare.


* "Signore, dammi la pazienza. Ti chiedo la pazienza e non la forza perché se mi dai la forza faccio una strage"


lunedì 8 luglio 2024

La terza Sfigata va a fare shopping


 Una gita sul Po di Gerardo Carmine Gargiulo è una canzone del 1981 
che racconta di come ci si possa  che divertire anche con poco, senza grandiosi effetti speciali

Le Terze che quest’anno abbiamo portato all’esame sono state segnate con molta forza dalla pandemia: la loro Quarta Elementare è culminata con quattro mesi trascorsi in clausura a casa; è seguito poi un anno a frequenza molto altalenante  in cui ci si considerava molto fortunati anche solo a far scuola fuori di casa, figurarsi se era possibile anche solo pensare a portarli in giro.

La prima media non iniziò con auspici particolarmente favorevoli, e infatti la Prima Sfigata si guadagnò il suo soprannome entrando in quarantena già al quinto giorno di scuola. A quel preludio non particolarmente felice seguì  uno snervante susseguirsi di normative sempre più stravaganti dove quarantene, mascherine e tamponi facevano la parte del leone e l’insegnante di turno solo occasionalmente riusciva a ritagliarsi qualche angolino dove impostare un pochina di didattica.

Tuttavia nel corso dei mesi le cose andarono progressivamente migliorando e a fine anno gli alunni riuscirono a fare qualche piccola sortita esterna; la Prima Sfigata per esempio fece una recita all’aperto, in una bellissima giornata di sole, preludio di un’estate davvero infernale, e perfino una piccola sortita a Firenze a sentir parlare di Comuni e Corporazioni* e visitare piazza della Signoria e la Loggia del Porcellino.  Addirittura ci fermammo a mangiare i nostri gelati sulle scalinate della Loggia del Lanzi, sentendoci dei veri cosmopoliti.


Col passare dei mesi e con grandissimi scricchiolii l’economia internazionale si rimise in moto, con una serie di conseguenze impreviste: per esempio una bella inflazione galoppante legata anche all'improvviso impennata dei prezzi dei combustibili fossili; il fatto poi che a metà inverno la Russia non avesse trovato nulla di più intelligente da fare per passarsi il tempo che invadere l’Ucraina non migliorò in alcun modo la situazione, tanto che ci ritrovammo costretti a rinunciare a un’uscita collettiva in una delle più antiche foreste d’Europa, a pochi chilometri da St. Mary Mead, perché la ditta di trasporti aveva chiesto una cifra davvero improponibile.

L’anno scolastico successivo quindi le Seconde si ritrovarono incastrate in un meccanismo piuttosto perverso perché, con la scusa che la benzina era aumentata, anche i prezzi restavano vieppiù improponibili, e per giunta il Comune - che per forza di cose aveva meno fondi a disposizione e un servizio di bus scolastici che doveva gestire a prezzi abbordabili - cominciò a tirare fuori le più strane restrizioni per quegli stessi pulmini gratuiti che un tipo ci offriva quasi rimproverandoci se non approfittavamo abbastanza della sua generosità.

Così i consigli di classe cominciarono a considerare con occhi diversi la programmazione delle uscite: se per una visita all’Acquedotto servivano 20 o 25 euro di pullman, magari si poteva invitare un tecnico della Publiacqua che ci faceva vedere un po’ di slide e un video. Non era proprio la stessa cosa ma…

Inoltre, i treni non erano aumentati di molto, e St. Mary Mead dispone di una stazione ferroviaria sulla linea dei regionali Firenze-Roma. A Firenze si arriva in meno di mezz’ora, e ci sono tre stazioni** che offrono possibilità piuttosto varie; in particolare, la stazione di Santa Maria Novella, che è già essa stessa un monumento di grande levatura (per tacere del convento da cui prende il nome con tanto di ciclo di affreschi di Giotto su Francesco d’Assisi) apre su una zona che contiene una delle massime concentrazioni mondiali di Grandi Monumenti; vantaggi di avere una città d’arte proprio nel cortile di casa.

Qualcuno potrebbe domandarsi “Ma non li portavate a Firenze, prima della pandemia?”.

Sì e no: almeno una gitarella nel centro storico di Firenze, vuoi per qualche attività a Palazzo Vecchio, vuoi per vedere qualche mostra o addirittura con l’ignobile scusa della casa di Dante (decisamente falsa) l’han fatta tutte le classi, ma era comunque noto che a Firenze i ragazzi andavano spesso: a fare shopping con le famiglie o gli amici, al cinema, o anche solo a fare un po’ di struscio in via del Corso. La pandemia però  ha dato una notevole accelerata agli acquisti in rete e le famiglie prediligono i centri commerciali ma soprattutto si sono fatte molto più preoccupose. Oddio, cinque teneri adolescenti di tredici anni potranno reggere l’impatto col centro storico fiorentino alle quattro del pomeriggio? E se poi il lupo se li mangia e gli alieni li rapiscono, noi come facciamo senza di loro? 

Quanto al cinema poi è noto che basta aspettare, tanto su Netflix arriva tutto in tempi brevi.

Tutto ciò mi perplime assai, ma  non è che posso farci molto. Dopo aver portato la Terza Sfigata al Teatro Comunale a vedere uno spettacolo sulla Turandot e al Chiostro degli Innocenti a vedere la mostra di Mucha mi sono però accorta che avere questi eventi fissati a mezza mattinata era di ostacolo per i giri di acquisti perché appunto a mezza mattinata i negozi aprivano, con l’unica eccezione di Starbuck’s; così, dopo essermi consultata con loro, abbiamo stabilito di fare una uscita dedicata (ehm) a Firenze capitale. Anzi, meglio: Firenze capitale nel centro storico. Niente di complicato, in effetti: piazza del Duomo (che ha una ricca facciata ottocentesca in perfetto stile “amai di più il medioevo che non vissi”), poi giù lungo via Roma e il Corso, con vetrine assolutamente internazionali e recentissime per arrivare al cuore, ovvero piazza della Repubblica già piazza Vittorio Emanuele II, vecchia sede dell’illustre ghetto ebraico spolverato via per far posto appunto alla piazza, con una visita alla palazzina della Rinascente, primo esempio italiano di un moderno grande magazzino e che a Firenze ha avuto una storia piuttosto intricata; la visita sarebbe stata completata da una sosta sulla terrazza-bar da cui si vede un panorama invero notevole. Infine giretto intorno alla piazza e sotto i portici: l’assai letterario bar delle Giubbe Rosse, le vecchie Poste, il teatro poi cinema Gambrinus e un po’ di negozi moderni tra cui un enorme store Apple che non ho mai avuto il coraggio nemmeno di accostare***. Infine, esaurita la parte didattica con le sue brevi marchette, gli alunni avrebbero potuto dedicarsi ai negozi che preferivano.


Il progetto, all’apparenza tutt’altro che ambizioso, si è rivelato assai più complesso del previsto nell’organizzazione.

Prima di tutto trovare una data. Io e il Sostegno che mi appoggiava in questo raffinato intervento didattico ci siamo accordate per Venerdì, dove entrambe avevamo ore solo su quella classe e quindi non era necessario sostituirci, e su un Venerdì di Marzo, quando avremmo dovuto essere al riparo da gelate e simili, perché il bello di una passeggiata nel centro storico di Firenze consiste anche nel godersi la fresca brezza, i raggi del sole che indorano i monumenti e una sfogliatina o una pizzetta da sbocconcellare su qualche panca o gradinata senza rischiare la morte bianca.

Detto fatto, dopo un Febbraio assai mite e soleggiato è arrivato un Marzo gelido ed estremamente piovoso. Non solo, sono iniziate anche le Altre Uscite: perché se i ragazzi stanno a deprimersi nei campi di concentramento italiani o a divertirsi (si spera) al Museo della Matematica, non possono nello stesso momento passeggiare pigramente nel centro storico di Firenze.

Poi c’è stata Pasqua, dove ho avuto la brillante pensata di prendermi una brutta influenza. Poi le Prive Invalsi. Poi di nuovo le piogge, che ad Aprile e inizio Maggio  non erano più gelide, ma in compenso si erano fatte assai torrenziali, e sempre concentrate nel fine settimana che com’è noto comincia di Venerdì.

È seguito poi il problema del Terzo Accompagnatore: perché Matematica, che all’inizio aveva appoggiato il progetto, si era poi defilata accampando preoccupazioni familiari all'apparenza piuttosto serie (ma che non le hanno impedito di fare il suo orario completo senza chiedere particolari permessi). 

Ho pubblicato un accorato appello sulla Classroom del Consiglio di Classe - un sistema che di solito funziona molto bene anche senza essere accorati, ma che stavolta non ha sortito gli effetti sperati, vuoi perché alla fine dell’anno ne avevamo troppe da fare, oppure perché qualcuno sospettava una certa frivolezza di fondo nel progetto, non so.

Sta di fatto che Spagnolo mi ha spiegato che non poteva, Inglese mi ha praticamente morsicata dicendo che, insomma, la classe doveva sostenere un esame e alcuni pure le prove della certificazione Trinity (anche se pochi giorni prima la stessa classe era uscita tutto il giorno con lei  per andare all’Hard Rock Cafè) e Sostegno2 mi ha scodellato la motivazione più balorda del mazzo: le famiglie avevano già sostenuto troppe spese per tutte le uscite e i viaggi precedenti, e una gita a Firenze costava almeno 8 euro e lei non se la sentiva di proporla alle famiglie ma si offriva di accompagnarci in una ecologica camminata a costo zero nei dintorni di St. Mary Mead. 

L’intero ragionamento presentava svariate falle: tanto per cominciare lei non doveva proporre proprio niente perché l’idea era mia, senza contare che nonostante la sua sfigatezza quella specifica Terza non presentava situazioni economiche troppo critiche, ma soprattutto perché la gita si sarebbe autofinanziata in buona parte con gli avanzi di due uscite precedenti amorevolmente conservati nella cassaforte della scuola - a dirla tutta ai ragazzi è stato chiesto un pingue contributo di due euro e dieci centesimi, calcolato con cura appunto perché non restassero resti di sorta visto che eravamo ormai in fondo alla terza. Ho provato a spiegarglielo ma non ho avuto risposta e non mi è parso il caso di approfondire l’argomento a voce, in parte perché mi sentivo pericolosamente incline a mandarla a Fanculo a gran voce - cosa che ci tenevo ad evitare perché, infine, se un collega non vuole accompagnarti in una uscita, validi o meno che siano i suoi motivi, è liberissimo di non farlo.

Così sono andata con fare assai sdilinquevole dal Preside chiedendogli se per caso non era disposto a rinunciare al Terzo Accompagnatore, visto che la classe era piuttosto gestibile nelle uscite e anche l’alunno col sostegno era assai autosufficiente e in grado di badarsi da solo. 

Il Preside mi ha però ricordato che a fine Maggio il centro storico di Firenze è una bolgia in piena regola (che è verissimo) ma mi ha suggerito di andare a batter cassa a nome suo al nuovo insegnante di Potenziamento - un baldo e gentile giovane che era nell’anno di prova (e dunque si dava per scontato che fosse particolarmente incline a fare favori su richiesta, seppur indiretta, del Dirigente Scolastico che detto anno di prova stava per convalidarglielo); detto per inciso, il collega ha accettato di buon grado e senza farsi minimamente pregare, con un semplice “Sì, certo”.

A questo punto restava ancora da organizzare la gita, ma è stata di gran lunga la parte più semplice: prima di tutto ho comunicato la data a chi si occupa delle sostituzioni, e la data in questione era poi la stessa della prima uscita, ovvero il 30 Maggio, e tutto ciò mi è sembrato di ottimo auspicio; poi ho stampato le autorizzazioni da firmare, e ho comunicato la faraonica cifra che dovevano portare; come sempre con questa classe sono arrivati prima i soldi che le agognate firme anche se io continuavo a ripetere, come ho fatto con grande monotonia per tutto l’anno “Non preoccupatevi dei soldi, potete portarmeli con comodo tanto so dove trovarvi. Senza l'autorizzazione però ricordate che non posso portarvi fuori dalla scuola  e resterete qui a fare la calza”. E naturalmente le ultime autorizzazioni sono arrivate la mattina stessa, con i ragazzi che raggiungevano la stazione ferroviaria di St. Mary Mead sventolando l’agognato tagliando.

Una volta tanto, in onore del lieto evento, il treno è stato di una puntualità esemplare e poco prima delle nove siamo sbarcati alla stazione di Santa Maria Novella, che a quell’ora non era nemmeno troppo affollata.

Li ho avvisati che avrei approfittato dell’attesa delle 10.00 quando sarebbero aperti i negozi per fare due piccoli interventi didattici, indispensabili come pretesti per l’uscita. 

La prima tappa è stata piazza del Duomo, dove gli ho raccontato la storia della facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore, improvvisata appunto in onore di Firenze Capitale perché fino a quel momento quella che era stata per circa tre secoli una delle città più importanti del mondo non aveva mai trovato la voglia e l'occasione per fare una facciata un po’ adorna alla sua cattedrale. Gli ho anche raccontato che un tempo quella piazza era percorsa dal traffico, normale, banalissimo e ordinarissimo traffico che sfrecciava allegramente non solo intorno alla piazza,ma perfino tra cattedrale e Battistero fino alla metà degli anni 70, e che un tempo e fino all’inizio del dopoguerra ci passavano allegramente anche i tram, sui cui residui di rotaie da bambina ho avuto più volte il piacere di inciampare. Mentre parlavo mi sentivo molto nonnina che racconta di un tempo lontano lontano, eppure la distanza era molto più nella mentalità che nella cronologia: quando venne fatta la primissima zona blu, piccina picciò, nel centro storico era il 1990, il muro di Berlino era già caduto e le strida dei negozianti del centro e dei fiorentini tutti sfinirono il cielo da quanto erano alte. Oh, l’inducibile trauma di non poter andare più assolutamente dappertutto con la santa automobile! Orrore, orrore indicibile. E poi naturalmente se ne sono fatti tutti una ragione.

 

Da piazza del Duomo abbiamo bordeggiato lungo via Roma e via del Corso, tradizionali strusci ottocenteschi che avevano rimpiazzato viuzze assai strette con larghe strade che consentivano il passaggio di carrozze e carrozzelle che il volgo poteva ammirare dal basso in alto mentre transitavano, poi la fermata in gelateria per una seconda colazione. Secondo interventi didattico su piazza della Repubblica e i vari cambiamenti da lei subiti, e a quel punto i negozi stavano alzando i bandoni e siamo entrati alla Rinascente, in una palazzina che ha cambiato pelle più volte e che per molto tempo aveva ospitato grandi magazzini di varie marche (quando per “grandi magazzini” si intendevano soprattutto negozi economici) per poi riprendere il marchio originale, insieme alle marche assai ricercate e ai prezzi francamente del tutto inabbordabili alle tasche dei comuni mortali. I commessi ci guardavano con curiosità tutt’altro che disgiunta da un non sempre benevolo disprezzo, e nei loro occhi era scritto a chiare lettere “Ma che diamine ci fa qui una scolaresca delle medie?” (antropologia, signori, pura antropologia. Ai nostri occhi siete tutti bestie rare come noi per voi).

Sostegno1, che aveva avuto un passato biennale di commessa proprio lì, a uno dei reparti profumi, ci spiegava intanto le varie regole che il personale doveva osservare e salutava un paio di antiche conoscenze. E, sì, in questa parte dell’uscita gli alunni maschi si sono discretamente annoiati - ma mai come quando siamo infine entrati in quello che per le alunne femmine era uno dei pilastri portanti, ovvero l’enorme negozio di Victoria’s Secret, dove le commesse erano perfino più spocchiose che alla Rinascente nonostante il fatto che le fanciulline gli versassero oboli assai consistenti.

Mai costoro avranno il mio scalpomi sono detta guardandole a mia volta con infinita spocchia. Ma proprio lì ho visto il regalo perfetto che da settimane stavo cercando per una cara amica, e quindi il mio scalpo l’hanno avuto eccome, anche se ho profittato di una offerta speciale davvero buona e che scadeva giusto in quei giorni.

È un regaloho spiegato mentre pagavo Mi fareste un incarto carino, per favore?che in qualunque profumeria, ordinaria o di lusso che sia, è un po' come chiedere all’oceano Pacifico se per favore potrebbe essere almeno un po’ bagnato. Ma non da Victoria’s Secret, dove han distrattamente arrotolato un paio di fogli di carta velina bianca intorno ai flaconi di acque profumate per poi sbattere il tutto in un sacchetto di carta chiuso con comunissimi punti metallici da ufficio. Pfui.

Guardando le vetrine siamo poi approdati davanti a quella di Moleskine, dove buona parte della classe si è incantata a guardare i quaderni di Harry Potter e la prof. Murasaki ha stabilito di punto in bianco ma in modo irreversibile che non avrebbe potuto sopravvivere oltre senza comprare, per il suo diario, il quaderno con Ramosus. Detto fatto è entrata con la classe al seguito, che le è stata di grande aiuto per consigliarla nella scelta del decoro per il nastro elasticizzato che chiudeva il quaderno (dopo attenta ponderazione abbiamo optato per una stella di strass). Anche lì i prezzi erano decisamente sopra le righe***** ma i commessi erano decisamente più piacevoli e gentili nei modi anche se in effetti l’unico acquisto è stato il mio.

C’è stata poi una lunga tappa da Feltrinelli, dove la classe è defluita in rivoli nei più vari reparti mentre noi professori li badavano da lontano con occhio apparentemente assai distratto. Lì i commessi non ci hanno badato né tanto né poco (se non per controllare, immagino, che nessuno rubasse libri) salvo rispondere a eventuali domande, e anche lì è stata acquistata una bella quantità di roba.

A quel punto, prima di entrare in stazione si imponeva una bella tappa con relativa terza colazione (detta anche pranzo, perché ormai era quasi l’una) da McDonald's - è cosa nota infatti che spendere soldi mette sempre una gran fame.

Un treno abbastanza tranquillo ha infine accolto le nostre stanche ossa e le nostre grosse borse di acquisti. E tutti eravamo paciosi e assai soddisfatti della vita tranne il cortese collega che, poveretto, stava incubando un virus assai debilitante e infatti aveva l'aria piuttosto malinconica, e quando l'ho saputo ho trovato la cosa molto ingiusta visto che aveva fatto davvero una buona azione e avrebbe meritato miglior ricompensa.


eventi assai importanti per tutti noi, tanto che trovai normale dedicare un post a ognuna di queste attività decisamente scialbette e ordinarie

** ce ne  sono una mezza dozzina, in realtà, ma le tre principali sono nella parte più storica

*** il fatto che questo intervento, chiamato all’epoca di “riqualificazione “ e “risanamento” venga oggi definito “lo sventramento di piazza della Repubblica” è ai miei occhi l’aspetto più suggestivo di tutta la vicenda

**** trovandomi assai più a mio agio in un negozio sui viali di circonvallazione dove non mi guardano troppo vistosamente dall'alto basso e sono anzi piuttosto cortesi

***** da notare il raffinato quanto sagace giuoco di parole: perché proprio un quaderno a righe ho comprato

sabato 30 marzo 2024

Auguri e uova per tutti


Felice Pasqua e Pasquetta a tutti quanti.
Possano le vostre uova essere del miglior cioccolato, e consolarvi almeno un po' del tempo lupesco che ci affligge.
Consoliamoci pensando che la pioggia fa bene ai fiori e promette ottima frutta per i mesi a venire.

domenica 17 marzo 2024

La sezione degli Ottoni

Ed ecco a voi Ottone III di Sassonia in tutta la sua gloria
Un tempo per me questa immagine era una pallida larva grigiolina: il manuale di storia medievale di Giorgio Cracco infatti si segnalava per accuratezza e abbondanza di dettagli, ma aveva pochissime immagini, tutte rigorosamente in bianco e nero (o meglio in grigio-su-grigio). Questione di soldi, immagino.
Ottone III era un personaggio che mi rimase molto impresso sin da allora: un giovane di grande cultura che prometteva grandi cose e che aveva perfino avviato una renovatio imperi che rimase però ferma dov'era perché il poverino morì a soli 22 anni.
Mi ha fatto piacere ritrovarlo nel manuale di storia adottato nella sezione dove quest'anno faccio la prima: di solito della casa di Sassonia si parla molto poco e quel poco riguarda solo Ottone I, quello che sconfisse gli ungari nella battaglia di Lechfeld e fondò un impero destinato ad accompagnarci fino alla fine della prima guerra mondiale.
E invece eccolo lì, il mio caro Ottone III, e stavolta sfolgorava di colori!
"Molto bene" ho detto "Questa è la posa tipica in cui vedrete gli imperatori per un bel po' di capitoli. Tanto vale analizzarla subito, visto che il manuale ce lo permette" e infatti la scintillante figura era circondata da grossi rettangoli di testo che spiegavano un sacco di cose, anche più del necessario.Voglio dire, è vero che le prime corone erano ghirlande di foglie, ma nel X secolo siamo abbastanza oltre quella fase. Ma insomma l'ho data da studiare ai primini e la volta dopo li ho interrogati.
Ed ecco che il primo alunno che chiamo esordisce dicendo "In questa immagine è rappresentato Ottone II sul trono...".
"Ottone II?" chiedo perplessa. E sì, nella didascalia dice proprio Ottone II.
Che caspita hanno combinato in quel manuale? O tempora, o mores, o indicibile cialtroneria degli editori...
Così vado in rete a cercare lumi, e trovo che sì, esiste anche un Ottone II in una immagine molto, molto simile a quella che ricordavo, e il libro ha ragione.
Faccio vedere entrambe le immagini sulla LIM, affiancate, e meno di un minuto dopo siam tutti lì che giochiamo a Trova le differenze.
"Ci sono i colori invertiti tra manto e drappo sullo sfondo".
"Rosso e verde. C'è qualche significato nel rosso e nel verde?".
"Penso proprio di sì, quando raffiguri un imperatore tutto ha un qualche significato".
"La posizione della mano è diversa".
"Ottone II ha intorno quattro ragazze, Ottone III quattro uomini".
"Due uomini di chiesa e due di spada". Non mi dispiacerebbe sapere chi sono e cosa ci fanno lì. Per quanto riguarda le quattro ragazze, il libro ci informa che rappresentano i quattro regni (o forse sarebbe meglio dire "le quattro regne"?) che formano l'impero: Germania, Gallia, Italia e Illiria.
"La capanna è piuttosto simile, invece".
"Ehm, credo che quel tipo di edifici all'aperto si chiamino edicole".
"Sembra piuttosto un gazebo".
"Lo escludo. Non c'erano gazebo, nel X secolo". O forse sì, ma li chiamavano con un altro nome.
"La passamaneria della veste di Ottone III ci ha le gemme, e non ha le stelline dorate"
"Cambia anche il colore del cuscino".
Cerca che ti cerca, scopro che invece le immagini di Ottone I a colori scarseggiano, però, volendo, ci sarebbe questa:
Non c'è il gazebo, ma in effetti non si vede se è all'aperto o al chiuso.
"Bene, ragazzi, tenete conto che a partire da questo momento e per molti, molti capitoli, gli imperatori li vedrete sempre raffigurati in questo modo, seduti in trono con lo scettro nella sinistra e una palla con la croce nella destra. Di solito però la faccia e la posizione cambiano, al contrario di quel che succede qui".
"E il vestito?".
"Di solito cambia anche il vestito" assicuro.
"Qui davvero non si sono sprecati".
"Però, certo, un po' di fantasia non avrebbe guastato".
"In effetti" convengo "siamo d'accordo che sono padre e figlio, va bene che la corona era la stessa, però tenere lo stesso drappeggio mi sembra eccessivo".
Fin quando Crucigero non trova la spiegazione: "Evidentemente nel medioevo c'era già il copia&incolla".
In effetti è difficile trovare un'altra spiegazione.
Eppure tutti continuano a pensare al medioevo come a un periodo buio e senza tecnologia, vai a capire perché.

giovedì 7 marzo 2024

Un imprevisto Comune (ovvero Quando gli Amici Diventano Nemici)

Il comune di St. Mary Mead sta esercitandosi con l'incantesimo di sparizione, a quel che sembra, e qua spariscono le aule da un giorno all'altro. 
Qualche giorno fa, tranquilli e fiduciosi, siamo andati con le tre Seconde al Comune di St. Mary Mead (che come tutti i comuni è responsabile della manutenzione degli edifici delle scuole dell'infanzia, elementari e medie presenti nel suo territorio) per incontrarci con un magistrato di alto rango adesso in pensione, che per due ore circa ci ha intrattenuto sull'importanza della nostra Costituzione e sulle Costituzioni in generale, rispondendo anche alle domande che i ragazzi gli hanno fatto sul suo lavoro e, ovviamente, sulla Costituzione italiana.
Sindaca e assessora dell'istruzione han fatto un breve discorsetto introduttivo spiegando come è importante che le istituzioni si incontrino e incontrino i fanciulli in fiore per parlargli delle istituzioni e soprattutto della Costituzione, e in verità sembravano piuttosto soddisfatte di tale incontro e si sono rivolti a noi con grande cortesia.
Però, gente mia, se non volevate fare l'incontro bastava dirlo, l'avremmo organizzato a scuola. Anche a noi fa piacere incontrare le istituzioni del territorio, ma se avete altro da fare potevate anche rifiutare accampando un  qualsivoglia pretesto. Non era necessario subire per poi vendicarsi come avete fatto.

La mattina dopo l'apparentemente felice incontro incrocio di nuovo l'assessora, venuta in visita alla scuola perché... non so il perché, magari se glielo chiedevo qualcosa si inventava.
Due ore dopo sono arrivati dei Tecnici dal Comune per Controlli Non Meglio Definiti. Ingenui e sprovveduti come siamo, li abbiamo accolti con bel garbo né il nostro cuore ha nutrito alcun sospetto nei loro confronti.
La mattina dopo però la scuola era in gran tumulto: infatti i Tecnici avevano stabilito che c'erano gravi falle e lacune nella sicurezza di un gruppo di aule in colonna, che hanno prontamente chiuso perché ivi andavano fatti lavori inderogabilmente improcrastinabili onde metterle tosto in sicurezza. Ai primi di Marzo.
Il problema è che alla media di St. Mary Mead, come in tutte le scuole del mondo, le aule durante l'anno scolastico ci servono. Molto banalmente, ci teniamo dentro vari gruppi di alunni e ci ingegniamo di impartirgli lezioni di vario tipo e materia.
Capita, in una scuola. Strano ma vero, però capita.

A quanto sembra dunque i Grandiosi Lavori fatti nel secondo anno di pandemia allo scopo di dotare la nostra scuoletta di un magnifico cappotto antisismico, in un gran rutilare di trapanature e smartellamenti (senza contare i corridoi allagati e l'acqua che ruscellava sulle pareti ogni volta che il cielo ci elargiva una pioggia appena un po' sostenuta), erano stati eseguiti in  maniera non del tutto ottimale; altrimenti non si spiega come mai un edificio che, per carità, non si è mai distinto per soverchia bellezza ma alla fine svolgeva piuttosto onorevolmente la sua funzione si sia rivelato all'improvviso così fallace e pericolante.
Da un giorno all'altro tre aule, il laboratorio di musica e pure l'aula di sostegno si sono trovati impossibilitati a svolgere il loro compito; e siccome tenere i ragazzi all'aperto non ci sembrava cosa, ad ogni ora torme di scolari vagano per la scuola infrattandosi nelle aule rimaste libere, secondo un piano improvvisato sul momento; e la prima domanda che numerosi colleghi si pongono ogni mattina è "Dove devo andare, e quando, ma soprattutto quale parte della  mia attrezzatura devo portarmi dietro?". 
Il problema è stato particolarmente acuto per gli insegnanti di Sostegno, che fino a qualche giorno fa disponevano di una enorme aula attrezzata con le più strane carabattole*, e che in mancanza di meglio han trasbordato parte delle carabattole in questione nell'Aula Magna; e siccome anche gli altri insegnanti hanno adottato lo stesso espediente, l'Aula Magna si è trasformata in una sorta di capannone di quelli usati per raccogliere di tutto accatastandolo senza criterio.
Anche le aule che al momento non sono state toccate dai lavori soffrono dello stesso problema, perché le ore vuote in cui l'insegnante se ne stava tranquillo a organizzarsi in  pace la sua programmazione sono adesso invase dai colleghi che si sono visti deprivati della loro aula. E dunque per lo più migrano, o meglio migravano, nella Sala Professori. Dove...

I lavori al momento non toccano la mia aula e questo, oltre ad essere una gran fortuna per la scuola tutta perché lasciata a me stessa so che vagherei nel più inconcludente dei modi settimana dopo settimana, in barba a tutti gli schemi e le tabelle orarie di questo mondo, per quanto accurate possano essere. 
In cuor mio mi sento molto fortunata a sapere ancora senza incerezze dove devo andare a far lezione. 
E tuttavia...

E tuttavia questa settimana il Comune, non parendogli di aver fatto abbastanza per destabilizzarci, ha avuto una nuova e ancor più brillante idea,  decidendo di porre rimedio a un piccolo inconveniente che da circa due anni provocava varie gore di umidità in Sala Insegnanti; per rimediare a cotale inconveniente, che per due anni non sembrava aver scosso nessuno laggiù al Comune, è stato dunque ritenuto indispensabile e improcrastinabile ricorrere a nuovi lavori di smuramento. Non era davvero possibile aspettare Luglio, quando la scuola sarebbe stata vuota. Proprio no, tesssoro.
La Sala Insegnanti è, o per meglio dire era una stanza grande e con un certo confort domestico dato da un forno a microonde, una macchinetta da caffè, grandi tavoli, due scrivanie, due armadietti, una grossa scaffalatura a vetri, due scaffalature aperte, una cassettiera e tanta e tanta altra roba che eravamo abituati a dare per scontata, compresa una quantità sbalorditiva di piante e piantine assai rigogliose che le nostre solerti custodi trattano come figlie spostandole ora al sole, ora all'ombra oppure all'aperto, a seconda di come richiesto dalle varie condizioni metereologiche.
Adesso quel gradevole e accogliente locale è pure quello una malinconica collezione di roba ammucchiata malamente per far posto agli operai, che sono arrivati, portandosi al seguito secchi di vernice e materiali vari e un bel paio di pontili, che hanno montato...
...per poi smontarli un'ora dopo borbottando qualcosa di vago sul fatto che, probabilmente, a Pasqua.
Nessuno ha fatto domande perché tutti temiamo assai di ricevere risposte, ma tutti abbiamo pensato la stessa cosa, e cioè che le vacanze scolastiche di Pasqua contano solo tre giorni in più del normale ponte di Pasqua - in cui si suppone che anche gli operai festeggeranno in famiglia, e dunque il tempo a disposizione con la scuola chiusa si riduce a tre giorni...
...o meglio si sarebbe ridotto a tre giorni. Ma tutto ciò non conta più perché stamani i pontili sono ricomparsi e stavolta sono stati anche usati, e mezzo soffitto della stanza è ormai atterrato in falde sul pavimento. Le piantine, vivaddio, sono state messe in salvo. Almeno loro, poverine.
Messi alle strette, gli operai hanno detto che "dovrebbero terminare tutto entro Giugno", e non è una risposta che ci abbia molto confortato.
Non paghi di ciò, alcuni degli operai han deciso di dare alcuni ritocchi anche all'ingresso, dove la Mostra del Libro (che però tende ad essere ormai la Mostra del Libro Impolverato) brilla nella sua bella evidenza su sei grossi tavoli. Fortuna che i ragazzi non si formalizzano, e sfortuna che io, che sorveglio la Mostra come un falco, mi formalizzi invece, e parecchio.

"La situazione si sta evolvendo, in modo necessariamente favorevole alle nostre truppe" ho spiegato entrando in Seconda. E visto che mi guardavano con aria molto stupita non sapendo niente della resa del Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale (non siamo ancora arrivati nemmeno alla guerra dei Trent'Anni) gli ho raccontato tutta la storia del discorso dell'imperatore via radio ai suoi sudditi, cominciando col lancio delle due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki fino alla raccomandazione dell'imperatore a trattare in modo amichevole i nemici collaborando con loro. L'ho sempre trovata una storia molto bella e istruttiva, anche perché si chiude con quello che, considerando le possibili alternative, è a tutti gli effetti un lieto fine. Raccontandola mi sono rasserenata e i ragazzi hanno ascoltato con curiosità e interesse perché per loro era tutta roba nuova. 
E pazienza per i calcinacci in Sala Insegnanti, dopotutto a questo mondo c'è ben di peggio.

* dal momento che ogni alunno sostenuto funziona a modo suo, e dunque necessita di sue specifiche carabattole necessarie per sostenerlo 

domenica 3 marzo 2024

Two monster is better than one (maybe)

L'immagine del poster della mostra del libro di St. Mary Mead di quest'anno.
Ufficialmente la Mostra del Libro ogni anno segue una routine ormai ben consolidata e organizzarla è cosa rapida e semplice - o almeno così ho scritto, forse in preda ai fumi dell'alcool, nel progetto di quest'anno, per indicare che non chiedevo la retribuzione per le ore dell'organizzazione.
Nella realtà però salta sempre fuori qualche intralcio all'ultimo momento (tranne nel 2020, dove in effetti tutto filò liscio, salvo che poi la mostra non si fece perché le scuole stavano chiudendo. Ma questi son dettagli).
Quest'anno scodellare i poster è stato invero assai complicato perché avevo deciso di provare con una nuova tipografia - che in effetti ha fatto un lavoro eccellente.
Avuti i poster sono andata prima di tutto a consegnarne come sempre uno alle scuole elementari. Lì mi faccio fare anche un po' di stampe in formato A3 da appendere nelle aule con l'unica fotocopiatrice a colori del Comprensivo - veramente ne è stata promessa una anche a noi, da più di un anno, ma non se n'è vista ancora traccia.
Consegno il poster a Maestra Tina che come sempre mi fa i complimenti per lo squisito gusto con cui è stata scelta l'immagine, ci consultiamo con i custodi (che come sempre mi fanno i complimenti per lo squisito gusto eccetera) per decidere dove appenderlo; in Segreteria, dopo avermi fatto come sempre  i complimenti per lo squisito gusto eccetera, mi producono le fotocopie a colori- Infine incrocio il Preside che si congratula con me per lo squisito gusto eccetera e io, dopo aver risposto con il mio tono più modesto ai complimenti di tutti, munita di una gran coda da pavone a ruota fissa nonostante tutte le mie pretese di modestia e minimalismo, vado verso le classi quarte e quinte per consegnare anche a loro i miniposter da mettere in classe. E' infatti consuetudine che, in nome della continuità, le classi quarte e quinte vengano in visita di cortesia al grande evento: i bambini pascolano assai, squittiscono molto e di solito prenotano gran copia di libri che solleticano la loro curiosità, e tutto ciò mi rallieta assai, non soltanto perché fa lievitare l'incasso ma soprattutto perché vedere gruppi di fanciulletti che pascolano gioiosi tra i libri mi piace assai, così come mi piace vedere un gatto che si crogiola al sole o un gruppo di farfalle intorno a un cespuglio in fiore che impollinano furiosamente: sono begli spettacoli di benessere che rallietano il cuore.
Le insegnanti mi accolgono di buon grado, mi fanno appendere il miniposter e promettono visite. MA mentre mi avvio soddisfatta verso l'uscita incrocio una maestra con l'aria assai rimproverosa.
Dunque facciamo la Mostra del Libro?
Ebbene sì, facciamo la Mostra del Libro, ammetto perplessa. Non è una gran novità: salvo negli anni della pandemia abbiamo sempre fatto la Mostra del Libro, ormai da tempo immemorabile*.
Ma lei è la responsabile delle biblioteche dell'Istituto e non lo sapeva.
Mi astengo dal dire che non è una cosa necessariamente collegata alle biblioteche dell'Istituto** e aspetto di capire dove vuole andare a parare.
"Volevamo farne una anche noi" mi spiega sempre più rimproverosa.
"Ottima idea, qui a St. Mary Mead non c'è una libreria e per i ragazzi è bene avere due possibilità..."
"Se ce lo dicevi subito ci organizzavamo per farla nello stesso momento".
Tiro un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo e spiego "Ma no, è molto meglio farle separate, tutto insieme si rischia di cannibalizzare l'utenza..."
"Ma se comprano i libri da voi non li comprano dopo alla nostra Mostra!".
"Al contrario, se fate la mostra a Maggio avranno già letto i libri acquistati ora e saranno pronti a comprarne altri, anzi potrete dargli dei consigli per le vacanze..."
Specie se sono rimasti soddisfatti da quel che hanno scelto, aggiungo in cuor mio. Ma se han scelto tra un buon numero di possibilità, è probabile che siano riusciti a contentarsi, e non è che i genitori di St. Mary Mead siano particolarmente taccagni sotto questo aspetto. 
Tra l'altro, stando a quel che ci dicono le indagini di mercato, in Italia ai bambini piace leggere. E' durante l'adolescenza che li perdiamo.
E' evidente però che il mio ragionamento non la convince; ancora più evidente è che è soprattutto offesa per il mio atto di lesa maestà. Che poi, ripensandoci, se io non le ho detto che avevamo intenzione di fare la Mostra del Libro per metterci d'accordo sulla data, nemmeno lei ne ha parlato a noi. E siamo ormai a Marzo.
E ripensandoci vieppiù, qualche anno fa fu fatta una doppia Mostra del Libro, loro a Dicembre, noi a Marzo, e nessuno ci trovò niente di strano ma ognuno se la fece per conto suo. Che mi sembra pure giusto perché elementari e medie hanno gusti completamente diversi.
"Quindi non siamo obbligati a venire in visita" conclude la Maestra Rancorosa.
"Naturalmente nessuno è obbligato a fare proprio niente" confermo, vagamente esasperata. 
In effetti l'idea di portare le elementari in gita turistica alla Mostra del Libro delle medie era venuta a Maestra Tina qualche anno fa, quando passò da noi per puro caso e apprezzò la squadernata di libri che c'erano. Nei primi anni non era venuto in mente a nessuno di farlo.

Ho ripreso i miei manifesti mignon a colori e sono tornata alla scuola media immersa nelle più varie riflessioni ma con un fondo di depressione in cuore. 
La gente è complicata, e le maestre del nostro Comprensivo lo sono in modo tutto particolare: sempre pronte a offendersi per le cose più strane, ma anche piuttosto miopi secondo me.
E, sempre secondo me, non hanno un rapporto molto buono con i libri. La Maestra Rancorosa, per lo meno.

* a scuola il tempo immemorabile va intorno ai dieci anni, dopo si passa direttamente alle ere geologiche.
** e nemmeno sapevo che c'era una responsabile delle biblioteche di istituto. Anche perché ohni tanto la tolgono, e se la rimettono dovrebbero almeno segnalarci che c'è.