(segue da qui)
Come ogni cittadino italiano impara già nel grembo materno, è molto più facile violare una regola che osservarla.
Non c'è stata nessuna difficoltà a mettere in lista un libro sbagliato, che tra l'altro violava platealmente la Sacra Regola della Continuità del Triennio. Ma cambiarlo con il libro giusto e legittimo, ah, quello sì che ha creato problemi!
Nella mia candida ingenuità ero convinta che l'unico vero problema sarebbe stato avvisare i genitori - che in realtà è stata la cosa più semplice: in una scuola di paese infatti tutti conoscono tutti e così, una volta entrata in possesso degli estremi del Libro Giusto, li ho trasmessi a una rappresentante di classe passandole serenamente la grana. Poi, molto soddisfatta della Rapida Efficienza con cui avevo gestito la faccenda, sono uscita per i fatti miei. Al ritorno, come giusta punizione, ho trovato da sdipanare una bella matassina aggrovigliata tra rappresentante di classe, segreteria e cartolai-librai.
Se un qualsiasi essere umano va in una qualsiasi libreria a comprarsi La capanna dello zio Tom e appena arrivato a casa scopre che in realtà voleva Angelica alla corte del re, basta che torni in libreria e cambi il libro indesiderato con quello voluto. Purché il libro sia intatto, nessun libraio ci troverà da ridire.
Per cambiare un libro di scuola invece, pare che sia necessaria un'autorizzazione della scuola medesima che dichiari che tu, quel libro, lo cambi perché te l'hanno ordinato e non per tuo arbitrio, giusto per il piacere di mandare tuo figlio a scuola con un libro diverso da quello dei compagni. Almeno così ha spiegato il libraio-cartolaio di St. Mary Mead quando la rappresentante di classe gli ha esposto la questione.
Così la rappresentante di classe è andata alla scuola di St. Mary Mead, dove la custode ha sollecitamente telefonato alla segreteria della sede centrale perché le mandassero tale dichiarazione.
Alla segreteria sono cascati dalle nuvole finché non gli ho spiegato la situazione (che non hanno capita alla prima, forse perché ci sono consistenti possibilità che l'errore l'abbiano fatto loro); e siccome è buona regola della scuola italiana che nessuno si prenda uno straccio di responsabilità se proprio non ci si trova costretto col coltello alla gola, han passato la palla al Nuovo Preside, che quella mattina non c'era (com'è giusto, visto che era solo l'ultimo Sabato prima dell'inizio dell'anno scolastico e lui era in servizio da ben sei giorni, ovvio che non avesse nulla da fare là dentro).
Così Lunedì mattina, alle prime luci dell'alba, ho atteso al varco telefonico il Nuovo Preside e gli ho spiegato la complessa e delicata questione. Tutto sommato è stata una cosa piuttosto rapida perché ho dovuto ripetergliela solo due volte e alla fine sembrava aver quasi capito (certo, avrebbe forse potuto capire alla prima se mi avesse lasciato parlare invece di interrompermi per spiegarmi che l'errore era stato della scuola e non dei genitori. Ma probabilmente sono io che esagero con le pretese).
Alla fine ha acconsentito dicendo che sì, se gli portavamo la dichiarazione l'avrebbe firmata. Io in verità non avevo intenzione di portargli un bel niente e non vedevo perché avrei dovuto, ma non sono stata a sindacare. Invece ho chiamato la segreteria e mi sono fatta dare l'indirizzo di posta elettronica per spedire gli estremi del libro - perché trasmettere un codice ISBN per telefono non mi sembrava una grande idea, soprattutto a loro...
Mi danno prima un indirizzo che non riceve, poi uno sbagliato. Una volta entrata in possesso dell'indirizzo giusto, comunque, la mail arriva. Allora mi telefonano... perché gli detti la dichiarazione da far firmare al Nuovo Preside. Come mai non si sentano in grado di scriversela in proprio non mi è chiaro; ma nessun insegnante, per quanto pazzo, lo è al punto di mettersi a discutere con una segreteria scolastica, e in uno slancio di creatività burocratica gli improvviso l'impegnativo documento (circa quattro righe); lo scrivono, me lo rileggono per avere la mia approvazione e infine mi spiegano che il Nuovo Preside, nel frattempo, è andato via. Mi sembra giusto, perché ormai le 10.00 sono passate da più di mezz'ora, e un pover'uomo non può passare la sua vita chino alla scrivania.
Chiamo la rappresentante di classe per spiegarle che per quel giorno non se ne fa di nulla. Ci tapiniamo un po', poi ci salutiamo.
Stamani la Grande Macchina si è infine messa in moto: la dichiarazione è stata firmata e spedita via fax alla sede di St. Mary Mead, dove la custode l'ha ricevuta e fotocopiata per la rappresentante di classe, che ho provveduto ad avvisare tramite telefono. Conoscendo i tempi degli editori di libri scolastici, è perfino possibile che per Ottobre i ragazzi dispongano dei loro legittimi libri di matematica.
Un'amica mi chiedeva ieri "Ma perché ti sei messa all'anima tutta questa trafila? Non era una cosa che spettava a te".
Domanda legittima, ma
- punto primo, non pensavo che fosse tanto complicato, e contavo di cavarmela avvisando la rappresentante di classe. Sono o non sono un coordinatore di squisita efficienza?
(no, non lo sono ma questo è un altro paio di maniche)
- punto secondo: e a chi sarebbe spettato? Alla collega uscente di matematica, ormai in servizio altrove? Alla collega entrante, del tutto innocente dell'accaduto e per giunta nuova della scuola, come regalino di benvenuto? In realtà sarebbe spettato alla segreteria, che non avrebbe dovuto far passare l'errore - e probabilmente la segreteria è infatti convinta di essersene occupata.
Nel frattempo mi sono pure sorte un paio di domande - al momento destinate a restare senza risposta perché non ci ho voglia di indagare:
1) Quella dichiarazione era davvero necessaria o il libraio-cartolaio del paese se l'è inventata sul momento per risparmiarsi l'incomodo di rispedire i libri all'editore?
2) Davvero è legale, in un paese dove esiste il diritto di recesso dall'acquisto nei primi dieci giorni complicare così la vita alla gente solo e soltanto per i libri scolastici?
Nessun commento:
Posta un commento