Il mio blog preferito

martedì 30 ottobre 2018

Ingoiare il rospo con dignità


Per questo post invoco, non dico comprensione per il patetico gnégnégné che sto per scodellare, ma almeno un cortese silenzio dall'apparenza solidale; perché dove mai una povera insegnante perseguitata dalla ria sorte può effondere il lamento del suo cuore esulcerato se non sul suo blog rigorosamente anonimo?

In Giugno si vociferava che l'assegnazione delle cattedre di Lettere avrebbe seguito criteri diversi dal consueto, il che complicava non poco la questione dell'adozione dei libri, particolarmente per me che al rifiuto consueto dell'Antologia volevo quest'anno unire l'adozione di un delizioso corso di scrittura creativa che mi aveva portato a elaborare un tipo di programmazione piuttosto diversa, anche in funzione della Nuova Prova di Italiano per l'esame.
Così alla fine decisi di prendere il toro, cioè la DS, per le corna e farmi dire con le buone o le cattive le classi che voleva assegnarmi, quali che fossero.

Scoprii così con vivo orrore non disgiunto da acuto raccapriccio che la causa e l'origine di tutto quel casino ero io: assai incerta e dubbiosa sul mio futuro stato di salute, costei aveva infatti deciso di ridurre i danni potenziali togliendomi italiano e lasciandomi un orario spezzato su Storia e Geografia, in modo che una mia eventuale sparizione dalla scuola arrecasse il minor danno possibile agli alunni: "So che mi odierà tantissimo" aveva aggiunto tutta smancerosa* "ma in assenza di una diagnosi preferisco così".
Con assoluta ipocrisia l'ho assicurata che non la odiavo affatto (ma certo che la odiavo, visto che si frapponeva tra me e e la mia nuova e grandiosa Didattica Sperimentale di Lingua Italiana, mancherebbe solo che non la odiassi con tutte le mie forze) e in assoluta sincerità ho assicurato che Storia e Geografia erano materie che amavo moltissimo e che facevo sempre con piacere. Ho anche provato debolmente a difendere la mia diagnosi, che stava per arrivare, sì, era ormai alle porte - ma quasi subito mi sono chetata perché uno dei miei principi cardine in materia di scuola è la legge affida ai DS l'incarico di assegnare le classi, quindi protestare oltre che ingiusto è una perdita di tempo. D'altro canto soffrivo davvero per l'evidente sfiducia che quella donna nutriva nelle mie capacità di ripresa e la mia conseguente impossibilità di sperimentare la mia nuova didattica innovativa di Italiano. Alla fine ho sfoderato un bel sorriso, ho salutato e me ne sono andata a cercare conforto in Sala Insegnanti:
"Mi hanno Cleptomizzato" ho raccontato assai depressa: la leggendaria Cleptomane infatti si era vista assegnare ogni anno una prima diversa dal Ds, nel (vano) tentativo di contenere i danni, poi un collage di storie e geografie nel (vano) tentativo di ridurre i danni spalmandoli nelle varie classi e infine una serie di laboratori pomeridiani, talvolta in compresenza. 
Dunque proprio ioda sempre mirabile esempio di dedizione al lavoro, ero ritenuta così deleteria per le classi da dover essere spalmata per ridurre i danni?
Le colleghe mi hanno racconfortato spiegando che il mio caso era diverso; ma io sono pur sempre una insegnante, e perciò portata a pensare in cuor mio che qualsiasi malestro, dall'effetto serra alla crisi di liquidità finanziaria, sia in qualche modo da ricondurre ai miei demeriti professionali** e in effetti, ora che ci pensavo, la DS nuova non aveva mai dimostrato un particolare entusiasmo nei miei confronti...
Le colleghe mi hanno racconfortato ma anche fatto capire con bel garbo che il punto di vista della DS, cui spettava di rappresentare gli interessi di tutti gli alunni dell'Istituto, non era poi del tutto irragionevole e che in effetti la mia diagnosi era ancora piuttosto incerta.
Su quest'ultimo punto non concordavo, ma non ho osato ribattere: sempre in cuor mio, sapevo di essere capace di meravigliose riprese fisiche se mi davano una base di partenza dove appoggiarmi; ma per l'appunto la base di partenza sul momento sembrava latitare, e in fondo al mio cuore ne ero amaramente consapevole.
Insomma, mi sono ben guardata dal riprendere l'argomento in pubblico, mi sono messa il cuore in pace (pur se con un certo sforzo di simulazione) e ho particolarmente curato la scelta dei libri di Storia e Geografia oltre che orientato letture e aggiornamenti estivi in direzione storico-geografica, acquistando tra l'altro un poderoso tomo su Costantino e la Storia dei Franchi di Gregorio di Tours con traduzione rivista e corretta, cara assaettata e che mai avrei pensato di potermi permettere se non passava in edizione economica***.

Che dire del resto? A metà Agosto, mio malgrado, ho dovuto ammettere a malincuore che la diagnosi proprio non c'era, la cura non funzionava ed era ora di brucare altri pascoli, e ho infine strappato al medico generico una richiesta di ricovero al Centro di Eccellenza specializzato in malanni come il mio. Lì, in verità, hanno fatto un buon lavoro. Purtroppo la mia disgraziata sorte mi ha indirizzato poi alla Casa di Cura di Lungacque, con i risultati noti; e ancor più purtroppo e con ancor più grandissimo malincuore ho constatato che la DS aveva avuto ragione su tutta la linea e si era anzi comportata con estrema prudenza e saggezza.
Un po' di vasellina, e anche i rospi vanno giù.

*caratteristica saliente dell'attuale DS è infatti di essere tutta smancerosa qualsiasi cosa dica, sia che porga le  congratulazioni per un matrimonio o per una nascita sia che faccia una qualche comunicazione sui morti di Reggio Emilia. Come tutte le persone smancerose tende a fregarti, naturalmente - anche se nel mio caso stava solo facendo onestamente il suo lavoro senza cercare di fregare nessuno ma anzi desiderosa di evitare una fregatura ai miei futuri allievi.

**che esistono, naturalmente, e sono anche molto consistenti - ma che forse non hanno portata ed effetti così globali.

***Cosa che non ha fatto mai e poi mai nonostante la mia trentennale e paziente attesa.

lunedì 29 ottobre 2018

"Mah, io non so ancora quale sarà la mia opinione su questo posto di merda"

Ed ecco la Casa di Cura: un luogo colmo di inquietanti spettri carichi di oscure maledizioni - tutte indirizzate a me, si capisce.

Così mormorò sconsolata la mia amica del cuore dopo aver visionato tende e copriletti della camera che ci era stata destinata per il soggiorno di studio in Inghilterra, decorati nel più orrendo stile anni 70. L'accoglienza della padrona di casa si poteva definire al massimo tiepida, il viaggio era stato lungo e stancante, la notte prima avevamo dormito ben poco e insomma un attimo di sconforto ci poteva stare. Comunque, dopo il suo commento (ed era una ragazza assai moderata nel linguaggio, che non inflazionava certe parole con un uso eccessivo) attaccammo a ridere senza riuscire a smettere per una buona mezz'ora, e per tutto il tempo del nostro soggiorno ci divertimmo parecchio, posto di merda o meno, in barba ai copriletto e alle tende di dubbio gusto.

Non così è stato alla Casa di Cura dove avrei dovuto completare la mia degenza in Settembre prima di tornare a scuola dopo la seconda operazione (molto più soft della prima) fatta nel Centro di Eccellenza specializzato in malanni del mio tipo: giusto una decina di giorni per fare un po' di fisioterapia assistita (c'era anche una palestra, di cui non sono riuscita a vedere nemmeno la porta), poi qualche giorno a casa per terminare il rodaggio.
Tutto andò male sin dall'inizio, e nonostante fossi stata contenta di finire lì perché ero vicinissima a casa (e alle mie amatissime gatte, che ormai non mi vedevano da quasi un mese) fin dall'inizio oscuri presentimenti turbarono il mio cuore.
Per primo arrivò il Batterio, un batterio molto cattivo unito a un Cocco - e d'altra parte in questo momento le mie difese immunitarie sono ridotte talmente al lumicino che qualsiasi cosa vagamente viral-infettiva può serenamente accamparsi su di me senza incontrare resistenza alcuna. 
Per colpa del batterio mi misero in isolamento e mi tennero inchiodata a letto per settimane, altro che fisioterapia - somministrandomi una quantità invereconda di antibiotici che sono riusciti a  giungere dove nessuno era mai giunto sinora, ovvero a scassarmi lo stomaco che ha finito per dare vistosi sintomi di ulcera. In compenso hanno ignorato una serie di indicazioni che venivano dal Polo di Eccellenza fiorentino, mi hanno dato certe medicine a giorni alterni senza spiegarmi che dovevo continuare a prenderle anche dopo, altre si sono dimenticati di darmele... per poi sbattermi fuori da un giorno all'altro perché era finito il tempo assegnato senza nemmeno controllare che il perfido Batterio fosse stato effettivamente eliminato (cosa che potrò scoprire solo tra qualche settimana, mediante apposito esame richiesto dalla dottoressa della mutua, visto che nessun altro aveva pensato a richiederlo).
Il pezzo forte però è stata l'assistenza domiciliare, ovvero il servizio che mi doveva venire a montare le flebo ogni mattina. "E' tutto pronto, stasera le telefonerà l'infermiera" mi hanno assicurato alla Casa di Cura; da notare che di questa assistenza domiciliare si parlava da più di un mese come una cosa già stabilita.
In effetti l'infermiera mi ha telefonato, ma è risultato che era l'unica al corrente di questa storia: tutto il resto dell'organizzazione, a partire dall'autorizzazione del responsabile del distretto fino alla preparazione del materiale, latitava completamente ed ha dovuto essere organizzato sul momento in quattro e quattr'otto, tra una infinità di gente che cascava dalle nuvole.
Conclusione: la prima flebo nutriente è arrivata solo dopo tre giorni nonostante tutti si siano dati un discreto daffare.
Insomma, come ho sintetizzato un giorno ad appositi chirurghi che non potevano togliermi uno degli aghi impiantati sottopelle perché la trombosi era ancora in atto (cosa comprensibile, visto che era stata curata a giorni alterni nel senso di circa un giorno su tre) "alla Casa di Cura hanno fatto il cazzo che gli pareva" - e nessuno mi ha contraddetto.
Adesso sono a casa, con le mie amate gatte e, a parte una splendida rospata che ho battuto una mattina cadendo e ammaccandomi non poco tutto il fianco destro, al momento le cose procedono abbastanza bene: sto riprendendo un po' di muscolatura, assimilo più calorie del necessario da apposite flebo ipernutrienti e si spera che la trombosi, una volta curata con una certa continuità, si decida a guarire e mi permetta di tenere un solo ago sottopelle di tre che ho, togliendomi così quel simpatico aspetto da albero di Natale che, nonostante il mio fortissimo amore per le feste natalizie, al momento non mi entusiasma più di tanto.
Nel frattempo continuo a leggere e, qualche volta, quando il tempo è particolarmente bello, esco nei giardinetti del condominio con l'albero della flebo al seguito a prendere qualche raggio di sole e guardare un po' di prato e di alberi (non in questi giorni, naturalmente, perché diluvia - ma insomma è il pensiero che conta).
Quanto alla Casa di Cura di Lungacque (sulla quale ho una opinione assai precisa) conto di non rimetterci mai più nemmeno la punta di un piede.

domenica 28 ottobre 2018

Imprevedibili e impreviste difficoltà di una povera blogger di salute precaria e per giunta in balia del crudele Google


Una decina di anni fa, quando avviai questo blog, volevo parlare soprattutto di scuola dal punto di vista con cui la vedevo io: un mondo strano, un po' alieno, per certi versi immutabile e per altri in continuo cambiamento, soprattutto grazie alla parte più importante che la compone: gli alunni. Nelle intenzioni, l'autrice avrebbe dovuto restare trasparente, ben nascosta appunto dietro al paravento.
Mi resi conto quasi subito però che se mi concentravo sulla scuola come la vedevo io, tanto trasparente non potevo esserlo; così il blog si impinguò con svariate sezioni dedicate alle esperienze che avevano fatto di me l'insegnante che ero, nel bene e nel male: gli insegnanti che a mia volta avevo avuto e avevano contribuito a formarmi, i libri che avevo letto, la musica che ascoltavo eccetera. Nelle intenzioni però la mia vita quotidiana doveva restarne il più possibile fuori. 
Ci furono quindi una serie di avvenimenti di cui non parlai: la morte di mia madre e quella di Artemis, l'acquisto della casa (con relativo trasloco), l'arrivo di Astrifiammante e altri, che mi sembravano legati soprattutto alla mia sfera più strettamente personale. Raccontai invece (tempo dopo, quando ormai avevo digerito il tutto) della mia disastrata ammissione in ruolo - ma dopotutto era un avvenimento legato alla scuola e aveva senz'altro influito sulle mie insegnantesche vicende.
E' una scelta, come se ne fanno tante: altri e altre stimabilissimi/e blogger si regolano diversamente e non ci trovo nulla da ridire, anzi ammetto di immergermi nelle loro vicende più private con grande interesse e piacere.

Arrivata però alle vicende collegate all'operazione di due anni fa e alle sue imprevedibili conseguenze qualcosa mi toccò comunque raccontare per forza di cose, se non altro per spiegare le mie ripetute e lunghe sparizioni dalla rete.
L'operazione andò bene e per un certo periodo migliorai felicemente. Verso Novembre però risultò chiaro che qualcosa non andava.
Sorvolando sui dettagli, che a questo punto annoiano a morte anche me e figuriamoci gli incauti lettori che mi onorano della loro attenzione, diciamo che dopo un lungo ricovero primaverile cui è seguito un periodo di moderata crisi e un ulteriore lungo periodo di degenza estiva e poi autunnale (tuttora in corso, ahimé) e dopo lunghi tentativi di capirci qualcosa e una collezione di diagnosi col punto interrogativo, è risultato che avevo un problema di assorbimento del cibo: mangiavo ma non assimilavo, e di conseguenza una serie di valori legati soprattutto alle proteine e ad alcuni minerali che i medici chiamano elettroliti continuavano a precipitare a livelli patetici non appena smettevano di iniettarmeli direttamente nel sangue via flebo. Nel frattempo comunque continuavo a dimagrire, fino a ridurmi a un miserabile mucchietto di ossa e a perdere quasi completamente la massa muscolare e la bella forza fisica su cui ero abituata da una vita a fare conto.
Attualmente sono a casa, non ho ancora avviato l'anno scolastico (con mia infinita rabbia e risentimento, cui alla fine si è sostituito una sorta di rassegnato fatalismo) e sembra che a scuola prima di Dicembre non mi rivedranno. In compenso ogni giorno vengono a domicilio uno o due infermieri che mi avviano una interminabile flebo ad alto potere nutritivo, seguo un regime alimentare che i nutrizionisti cambiano ogni due per tre e che non comprende, ahimé, né carne cruda né pesce crudo (ma per quest'ultimo prevedo qualche insubordinazione da parte mia già nelle prossime settimane) e dire che passo una vita casalinga non rende nemmeno lontanamente l'idea. Inoltre, avendo delle difese immunitarie praticamente inesistenti, i più strani malanni accessori hanno bussato alla porta - gli ultimi sono stati un cocco e un batterio particolarmente perfidi e una doppia trombosi alle braccia dove avevano innestato un attacco per le flebo, e proprio il batterio è responsabile del mio mancato ritorno a scuola - o così mi piace credere, magari non sarei riuscita lo stesso a tornare per metà Settembre, chissà.
Ad ogni modo ho passato una estate inesistente e molto ospedaliera, tra consulti di vario tipo, esami assai variegati e soprattutto una connessione wi-fi che a volte c'era e a volte no (di solito no, come si può facilmente intuire dalle pause forzate cui il povero blog è stato costretto).
Ho quindi deciso di dedicare qualche post alle mie complesse vicende mediche - che a questo punto stanno vivamente pesando non solo sull'andamento del blog, ma anche sulla mia vita insegnantesca, e alla metamorfosi interiore che due anni sotto controllo medico hanno inevitabilmente prodotto, non fosse che perché queste lunghe, interminabili pause senza lavorare mi hanno lasciato una quantità di tempo libero per la lettura che perfino io, lettrice assai affamata e molto amante della vita sedentaria, ho finito per trovare eccessivo. Volendo cercare un lato positivo in tutta la vicenda posso dire però che questo anno sabbatico forzato mi ha permesso di dedicarmi ad aggiornamenti storici e soprattutto geografici piuttosto consistenti e adesso sono senz'altro una insegnante molto più aggiornata sul piano economico internazionale e sulla realtà di paesi che conoscevo solo per sentito dire. Di tutto ciò i miei futuri alunni si avvantaggeranno, soprattutto se mai per avventura riuscirò a entrare nuovamente in una classe.
Nel frattempo ho ricevuto grandi complimenti per la mirabile forza d'animo e la pazienza con cui ho affrontato le mie intricate vicende mediche; non  negherò che mi abbiano fatto piacere, e tuttavia rimpiango molto gli anni in cui quando facevo molte assenze arrivavo a ben sette giorni - per tacere di quelli in cui assenze non ne facevo proprio; e ancor più rimpiango i bei tempi andati in cui un quarto d'ora in moto bastava per permettermi di risolvere qualsiasi problema di scartoffie, mentre adesso mi chiedo se mai più riuscirò a togliere e rimettere il cavalletto al mio glorioso scooter 150 con felice nonchalance e rispondendo con indifferenza "Ma no, basta abituarsi a fare i movimenti giusti" a chi mi chiedeva "Ma non è un po' pesante?" (in realtà non mi sono affatto abituata a fare i movimenti giusti, li facevo e basta, e non mi sembrava certo di compiere chissà quale impresa).

In mezzo a tutto ciò Google, il perfidissimo Google, ha deciso di dare il suo contributo: e così, tornando a casa dopo due mesi di assenza il computer si è rifiutato di riconoscermi come legittima tenutaria del presente blog perché non è il mezzo abituale con cui accedo. E grazie al cazzo, ci capisce che negli ultimi mesi non è stato il mezzo abituale, quando  e se avevo la connessione all'ospedale mi arrangiavo col tablet. 
Non solo, ma a sua volta il tablet è andato in sciopero non appena sono tornata a casa rifiutandosi di riconoscere la wi-fi domestica e come se non bastasse, per   diversi giorni accendere il fisso è stato impossibile per colpa di un problema di spine. 
Per mia buona sorte però non mi ero ancora disfatta del vecchio computer, quello dove ho scritto i primi nove anni di post del mio amato blog. Nemmeno il perfido Google ha potuto esimersi dall'ammettere che il suddetto vecchio computer era in realtà un mezzo frequentemente usato per accedere al blog. D'accordo, il browser è vecchiotto, ma insomma funziona quanto basta, e nelle prossime settimane spero di riuscire a capire cosa accidente pretende Google da me per consentirmi di usare il computer nuovo.
Chissà, magari ci riesco...