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venerdì 30 ottobre 2015

La valle dell'orco - Umberto Matino



Del libro che questa settimana vado a presentare per il Venerdì del Libro non avrei probabilmente mai sentito parlare se non fosse stato citato da Bridigala nell'ambito del torneo di citazioni letterarie Cita-un-libro che quest'anno, nel passaggio tra inverno e primavera, ha folleggiato su iniziativa della povna in un gruppo di blog nell'ambito della più vasta iniziativa #ioleggoperché.

Così citava Bridigala:

"E perché mai costui si era impiccato?" mi domandai.
Per scoprirlo non restava che leggere il libro - cosa non facilissima perché, messe insieme  tutte le biblioteche dei dintorni c'era a disposizione solo una singola copia; in compenso il libreria si trova con facilità, e infatti penso che lo comprerò. 
Qua in Toscana in effetti è piuttosto sconosciuto, ma nel nord Italia gode di una certa notorietà e di assai buona reputazione: pubblicato nel 2007 da un esordiente, si è rivelato un longseller grazie al passaparola - insomma, chi lo ha letto ne ha parlato bene in giro, lo ha regalato e prestato eccetera (in effetti anch'io sto facendo proprio questo);  e tuttora continua a vendere, insieme ai libri che l'autore ha pubblicato in seguito.
Siccome in questo caso la vicenda proprio non si può raccontare, perché il lettore deve scoprirla nell'ordine che l'autore ha deciso per lui, parlerò... già, di cosa parlerò?

Siamo nell'autunno del 1994 e un triste giorno un ingegnere assai inquadrato scopre che il suo più caro amico, Aldo, si è impiccato, lasciandolo erede dei suoi beni. Per capire come e perché l'amico si è impiccato, e soprattutto perché l'ha nominato erede, l'ingegnere, tale Carlo, si reca nello sfigatissimo paesino citato qui innanzi e in seguito anche nella contrada dove l'amico, reduce da un pesante attacco di depressione, aveva preso casa - un angolino nelle Prealpi non privo di un suo rustico fascino, ma decisamente lontano dal mondo. Lì, in uno di quei villaggetti di montagna che vanno a morire perché i giovani si sono stabiliti tutti a fondovalle, Carlo prende possesso della casa dell'amico, guardato con fiero sospetto e non eccessiva cortesia dai pochi abitanti: chi è quell'estraneo, cosa vuole, cosa rompe, di che s'impiccia?
Pure, nella casetta che Aldo ha praticamente ricostruito con l'aiuto dei suoi nuovi amici del paese (lui no, non era stato guardato con grande diffidenza, anzi accolto volentieri e con grande ospitalità, tanto che gli abitanti lo consideravano quasi uno di loro), Carlo trova, ben nascosta, una lunga lettera dell'amico e un ancor più lungo diario.

Una lunga lettera e un ancor più lungo diario lasciato in un luogo ben nascosto da un caro amico morto, una sorta di estremo viatico. Ho sempre desiderato leggere un romanzo con questi ingredienti, possibilmente ambientato in montagna, in uno di quei paesini dove all'apparenza non c'è niente da scoprire ma dove un  passato lontano e misterioso getta lunghe ombre inquietanti...

Ecco, questo è un libro inquietante, e via via che prosegue la storia lo diventa sempre di più.
Una lettura perfetta per le lunghe e fredde serate d'autunno, quando grosse zucche color arancio aspettano con pazienza di essere scavate e illuminate spettralmente con una candela che conferisca un apparenza inquietante a tutto quel che ci circonda.
E' un giallo, con un mistero che aspetta di essere spiegato, ma non c'è dentro nulla di davvero soprannaturale - tranne, forse, un pizzico di atmosfera... no, facciamo due pizzichi, e abbondanti. Tuttavia, in un certo senso, è una storia di fantasmi. Fantasmi veri, quelle presenze che vagano senza dare né trovare pace e che tutti nascondiamo nell'armadio, cercando di dimenticare con tutte le nostre forze che stanno là dentro, e di cui neghiamo l'esistenza con falsissima disinvoltura. 

Bene, ho detto anche troppo. Non è un horror, non è una vera storia di fantasmi, ma è sicuramente un gothic novel. Molto adatto da mettere sotto la zucca.

Con questo lugubre post partecipo ai Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro a tutti buone letture e una lugubre notte di Halloween.

domenica 5 aprile 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 8

Ottava sessione di Cita-un-Libro, torneo di citazioni ideato dalla povna e affiliato alla nobile iniziativa di #ioleggoperché.
La vincitrice dell'ultima sessione, ilgonnellinodietabeta ha proposto un tema all'altezza delle mie più grandiose aspettative, ovvero l'infinito. E per me, da sempre, c'è un solo infinito, ovvero lo spazio - proprio quello con le stelline e le astronavi, le galassie e le guerre stellari.
Infatti, per come la vedo io, tutto ha una fine, perfino i Collegi Docenti, perfino i pranzi di nozze e di Natale, perfino le pulizie di primavera; ma lo spazio no. 
E tutto ciò mi ha sempre posto un infinità (appunto) di domande, specie da quando mi hanno spiegato che l'universo è in continua espansione. Se è universo, cioè contiene tutto il contenibile, come fa a espandersi? Dove trova lo spazio per espandersi, visto che tutto lo spazio è incluso in lui stesso medesimo? O va avanti all'infinito, nel qual caso abbiamo 'spazio ammucchiato ovunque' e abbiamo bisogno di qualcosa di più grande che lo contenga, oppure finisce, e allora dobbiamo chiederci cosa c'è fuori. Così riassume la questione Terry Pratchett prima di analizzarla più a fondo ne La scienza di Mondo Disco. Ma più avanti, in una noterella a pié di pagina, spiega come i maghi di Mondo Disco hanno spiegato l'apparente contraddizione, e davvero non so immaginare modo più chiaro ed esauriente per venire a capo del problema:
Anche se può essere che, in un mondo dove la magia non è ufficialmente riconosciuta, la questione si mostri più complicata.
Io, comunque, sono convinta che le cose stiano proprio così.

sabato 4 aprile 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - Tirando le fila della settima sessione e in attesa che si apra l'ottava

Visto che stasera non è più tempo di morte bensì di attesa della resurrezione, e preso atto della deplorevole ma ormai definitiva assenza del Benza, eccomi qui a tirare le fila in qualità di giudice della settima sessione del torneo Cita-un-libro, organizzato dalla povna nell'ambito della più vasta iniziativa di #ioleggoperché.

Il vasto e multiforme tema della Morte - che, ricordiamo, è uno dei tanti nomi che diamo alla Vita, così com'è vero anche viceversa - è stato affrontato in modo variegato e originale dai vari partecipanti, che vado qui ad elencare in ordine alfabetico dopo avere ricordato il mio contributo - il Tristano di Thomas d'Inghilterra, ovvero amore e morte.

Acquaforte, fuori concorso perché non ha un blog, ha citato Emily Dickinson "Canto perché l'attesa si consumi"  parlando del dolore di chi resta e della speranza di una riunione (per arrivarci si devono scorrere i commenti) 
Alexandra ha scelto il tema (molto pertinente) della vita breve, intensa e a scadenza, con un romanzo dal suggestivo titolo di Lezioni di volo per sonnambuli. La sua citazione è arrivata fuori tempo massimo, e non dico "purtroppo" perché mi fa piacere che comunque sia arrivata, presto o tardi non importa
Aliceland ha scelto un passo dell'Ecclesiaste sulla separazione irrimediabile tra morti e vivi
Ammennicoli, fuori tempo massimo e anche lui infrattato tra i miei commenti, ha scelto una citazione di Pennac sull'arbitrarietà con cui vita e morte sono dispensate da chi le può dispensare
Castagna, partecipante non interpellata (lo sappiamo tutti che in realtà legge tantissimo, ma non è detto che si abbia sempre tempo e voglia di partecipare ai giochini da salotto) cita di sguincio nel suo blog Paolo e Francesca - che andarono a finire come si sa, e dunque sono perfettamente in tema
Bridigala ha ricordato la morte di Sherlock Holmes, che all'epoca fu un evento di non poco conto
Dolcezze ci ha regalato due visioni della Signora in Nero, dal Gattopardo e dal Deserto dei tartari (ma solo la prima è in concorso)
Giovol ha parlato di testamenti e ultime volontà citando quelle, decisamente vitali, del compianto (suo malgrado, ma è difficile non sentirne la mancanza dopo questo post) Enzo Baldoni
Ilgonnellinodietabeta fornisce un testimonial di eccezione: nientemeno che il Gatto di Schroedinger, in diretta dagli studi quantistici, e vivo e morto nello stesso tempo in spregio ad ogni logica corrente, secondo alcune scuole di pensiero
Iomemestessa ha portato come contributo il verso più famoso e suggestivo di Pavese
La Bionda Prof, col Cantico dei Cantici, ci ha ricordato che l'amore è forte come la morte - ed è cosa che non verrà mai ricordata abbastanza spesso, secondo me
LaNoisette ha citato uno dei più famosi funerali della letteratura italiana, ovvero quello della Piccola Vedetta Lombarda dall'abominevole libro Cuore
la povna, con i versi di Eliot, rende alla morte il suo ruolo di grande crogiuolo dove i contrasti e le opposizioni si fondono in una riconciliazione finale
L'economa domestica, attraverso le parole di Pirandello, ha parlato della Morte Annunciata, quella che lascia il biglietto da visita in attesa di ripassare
LGO, dopo avere a lungo cazzeggiato con Zola e Belli da considerarsi fuori gara (ma erano comunque interessanti entrambi) sceglie la storia di una vita composta da molte vite con relative morti: Vita dopo vita, appunto
Mazzamerije ci ha regalato una citazione piena di dubbio e di interrogativi da Vasco Pratolini, fuori tempo massimo ma il tempo era quello giusto per lui, e dunque va bene così
Nella classe arancio ci ha regalato Omero, con la fatale (e bellissima) morte di Patroclo
Nerimango ha raccontato con Stephen King il primo impatto col dolore e la paura da parte di un (potenziale) immortale
Niculet, al suo esordio nel torneo, suggerisce con garbo attraverso Montale  la possibilità, o meglio la speranza, che siamo già tutti morti senza saperlo
Ogginientedinuovo ha raccontato la morte di Useppe (che è anche la morte di sua madre) da La storia di Elsa Morante
Pensierini ci ha ricordato, con l'aiuto di Francesco d'Assisi, che la morte è nostra sorella
Roceresale ha citato l'Antologia di Spoon River (perché i vivi non capiscono un accidente della vita)
Unsassoverticale ha scelto (fuori tempo massimo) una citazione da un libro di Christian Bobin dedicato ad un personaggio piuttosto importante per la ricorrenza di domani, che applica la scelta di includere la morte nella vita
Wild horse si sofferma sulla Paura per eccellenza, la paura della morte, con cui da sempre la religione deviata cerca di reprimere l'uomo, attraverso le terribili parole che Umberto Eco mette in bocca a padre Jorge
Wolkerina, attraverso le parole che Michela Murgia mette in bocca alla sua Terminatrice ci ricorda che la morte è anche un diritto.

Il podio mi ha richiesto lunghe riflessioni. Il problema non era scegliere la citazione vincitrice - che si è imposta da sola alla sua comparsa, a molte distanze da tutte le altre - ma attribuire le altre due posizioni, perché in questa tornata di citazioni più che affascinanti ce ne sono state davvero tante.

Comincio col ricordare, fra i fuorigara, Acquaforte, che è l'unica che ha parlato del dolore dell'assenza e della speranza di ritrovare oltre la morte chi abbiamo più amato in vita.
Assegno il terzo posto a Bridigala, che ci ha ricordato con quanta forza viviamo le morti di personaggi assolutamente immaginari (tra l'altro la sua citazione parla di una morte che poi risulterà finta anche nel mondo dell'immaginazione). Fiumi di lacrime e oceani di dolore sono stati dedicati alla morte di persone mai esistite su questa terra ma che per i lettori e gli spettatori e gli ascoltatori erano diventate più che reali, né io ho mai negato un contributo a questa nobile causa.
Il secondo posto va a Wolkerina, perché la sua citazione non parla di morti immaginarie o sognate, ma della morte concreta di tutti noi comuni mortali (appunto),  quella che si porta dietro le scartoffie e i funerali e le liti sull'eredità e i bigliettini di condoglianze - quella, insomma, che è un diritto per tutti noi e che la compassione dovrebbe accordarci.
Il primo posto, naturalmente, spetta al Gonnellinodietabeta per averci ricordato uno dei personaggi più intriganti dei nostri tempi, ovvero il Gatto di Shroedinger, che riesce nella mirabile impresa di essere nello stesso tempo vivo e morto e come tale viene ricercato:
 Anche se si tratta di un personaggio del tutto immaginario, né più né meno di Sherlock Holmes, e  che Shroedinger aveva proposto solo per un esperimento immaginario, in tanti ci siamo appassionati alle sue vicende virtuali auspicando un finale di questo tipo per le sue avventure:
In realtà Shroedinger non inscatolò mai alcun micio né tanto meno lo sottopose al rischio di contaminazione radioattiva, e dunque possiamo serenamente affermare che nessun gatto e nessun umano sono stati maltrattati per la lavorazione di questo post.

Con questo ringrazio tutti i partecipanti e auguro buon lavoro al Gonnellinodietabeta.
Buona Pasqua a tutti (e buone letture accanto al caminetto, se il tempo continua così)

sabato 28 marzo 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 7


La settimana sta finendo e una nuova vincitrice si affaccia nell'albo d'onore del torneo di Cita-un-libro, gara di citazioni librarie aperta a tutti i blogger, ideata dalla povna nell'ambito di #ioleggoperché - nuova eppur non nuova, perché si tratta nuovamente di me. Così ha deciso, con mio grande compiacimento, il prode Gaberricci, giudice della sesta tornata. 

E tutto ciò mi piace molto e sono ricolma di riconoscenza e compiacimento sì come un operoso alveare è ricolmo di miele.



Dato che la notte è piccola, e quella che ormai sta arrivando è ancora più piccola del solito perché rimetteranno l'ora legale, svolgerò senza indugio le incombenze del mio ruolo onde permettere a tutti i partecipanti di scegliersi con un certo agio la loro citazione per la settima sessione del torneo.


Prima di tutto il regolamento, ideato dalla povna:

1. La domenica, tra le 0.00 e le 23.59 si va sul wall di #ioleggoperché, si sceglie un post-it di citazione e si pubblica sul proprio blog, inserendo nel post il link al portale di #ioleggoperché;
2. Si segnala la pubblicazione sul post del giudice;
3. Durante la settimana si partecipa, se si vuole, alla discussione che (auspicabilmente) da quelle citazioni sarà indotta;
4. Il sabato sera o la domenica successiva, a scelta, il giudice, insieme alla nuova citazione, pubblicherà la classifica delle prime tre citazioni, motivandole;
5. Il giudice stesso passerà dal blog della citazione vincitrice a lasciare il testimone; per far ricominciare il gioco;
6. Il nuovo giudice pubblicherà la sua citazione e il suo post, assegnando eventualmente un tema per le nuove citazioni settimanali;
7. I giocatori possono anche decidere di non seguire il tema: saranno ugualmente partecipanti a Cita-un-libro, ma non potranno concorrere alla vittoria della settimana.

Il tema da me scelto in base al mio esclusivo capriccio (ma che ben si intona alla settimana che sta arrivando) è la morte, principio e fine di ogni cosa nonché carta assai importante nei tarocchi. 

Qui di seguito le mie due canzoni preferita sul tema: 




e infine la mia citazione della settimana, rigorosamente in argomento:



In chiusura due avvertenze: iniziate a postare le vostre citazioni soltanto dopo mezzanotte, e dopo averle postate ricordate di avvisarmi nei commenti al presente post.

domenica 22 marzo 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 6 (La Settimana delle Storie)

Sesta settimana del carosello di citazioni libresche e librarie ideato dalla povna nell'ambito della più vasta iniziativa nazionale #ioleggoperché.
Dopo breve ma viscerale meditazione Iome, Giudice vincitrice di due settimane fa e ideatrice dello scorso tema portante, ovvero Etica e Morale (che ha a sua volta gemmato l'iniziativa della Settimana Etica) ha meritatamente assegnato la palma della vittoria a Gaberricci per una bella citazione da Il buio oltre la siepe di Harper Lee - un romanzo che sull'etica ha decisamente qualcosa da dire. E anche Gaberricci, dopo i rituali ringraziamenti (e l'esposizione accurata del Regolamento per chiunque volesse cimentarsi anche all'ultimo momento a tuffo) ha scelto un tema. O meglio, ha scelto il tema per eccellenza, il Primo Tema dabile: ovvero le storie. Tanto mi è piaciuta questa scelta che ho deciso di dedicare tutta la settimana entrante su questo blog appunto alle Storie - che vorrà dire un paio di post ad andar bene, ma immagino che in questi casi sia soprattutto il pensiero che conta.

Da sempre le storie sono assai gradite agli scrittori, che amano parlarne ma anche analizzarle, discuterle, crearle, esserne creati. Naturalmente una storia non si racconta solo con le parole: la puoi raccontare per immagini, con la musica, con la danza, con un film (anche muto) e in infiniti altri modi; ma quando sei in un libro, per descriverla devi comunque usare le parole.
Raccontare una storia è da sempre un atto molto potente. Ascoltare una storia cambia il pubblico, ma cambia anche il narratore - e l'uno e l'altro continuano a creare il mondo cambiando la storia che hanno raccontato e/o sentito. Le storie si rifanno ad altre storie e ne generano di nuove, in un circolo senza fine e senza inizio. La danza di Shiva, fuori dal tempo e dallo spazio, opera attivamente qui e ora come ha sempre fatto: il racconto della nonna ai nipotini davanti al focolare nelle lunghe sere d'inverno, lo sceneggiato televisivo, la solenne lettura dei primi capitoli della Genesi, il racconto di caccia nelle grotte di Altamira, l'arazzo di Bayeux, il mito dipinto sull'anfora, la filastrocca sul serpente che ha perduto la sua coda e scende giù dal monte per ritrovarla, gli aggiornamenti che infliggiamo agli amici più cari sulle nostre storie d'amore più o meno ben riuscite...
Le storie hanno creato il mondo, e il mondo genera continuamente nuove storie che lo cambiano per essere nuovamente creato ogni giorno e ogni momento. Le storie sono il principio e la fine, ma anche tutto quel che sta in mezzo.
Qualche volta gli uomini, per rassicurarsi o per mettere un po' di ordine in questa strana esistenza sempre in bilico tra realtà e immaginazione, si sono divertiti a immaginare qualche Narratore Onnisciente, ma per meglio confonderci le idee questi Narratori Onniscienti spesso scoprono la storia mentre la raccontano tessendo o cantando, come le Norne del Crepuscolo degli dei che nel prologo, intrecciando la fune, scoprono che il loro mondo sta per finire (cosa che avverrà puntualmente al termine del terzo atto).

La citazione che ho scelto questa settimana viene da una saga fantasy americana pubblicata sulla fine degli anni Ottanta e tradotta solo in parte dai nostri esecrabili editori, ovvero quella del Settimo Figlio di Orson Scott Card. Alvin arriva nella stanza di una bella e cara ragazza, Becca, che tesse, come hanno tessuto sua madre e sua nonna e tutte le altre donne della sua famiglia. E comincia a fare domande:

domenica 15 marzo 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 5

La quarta tornata di Cita-un-libro (iniziativa inserita nel più vasto ambito della campagna #ioleggoperché) si è chiusa con la vittoria, assegnata da Aliceland, della bella citazione di Iomemestessa (cui rimando anche per il regolamento da seguire) tratta da Harry Potter che ci ricordava come i nostri peggiori detrattori spesso si annidino all'interno della nostra stessa famiglia, vuoi per paura, vuoi per invidia e gelosia, vuoi per pura e semplice incapacità di comprendere.
La vincitrice stavolta ha scelto anche un tema per la tornata: etica e morale, nientemeno. Come tanti altri, anch'io ho scelto la prima citazione che mi è venuta alla mente, quella che per me rappresenta la base di ogni etica: non colpire senza necessità - presa da un libro letto e riletto da quando ero ancora implume e dove mi sono abituata a trovare la risposta a tutte le domande e le domande giuste per ogni risposta:



La pietà di Bilbo, di fatto, oltre a salvare lo stesso Bilbo dal malefico influsso dell'Anello, deciderà le sorti della Terra di Mezzo. Come è sempre stato e (si spera) sempre sarà.
(ogni scusa è buona per mettere una foto di Martin Freeman in versione Bilbo. Quello accanto è Gollum, prima dell'intervento degli effetti speciali)

sabato 7 marzo 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 4

La settimana volge al termine, dopo che molta acqua e neve è passata sotto i ponti e, qua in Toscana, molto vento è passato sui tetti e sopra e sotto agli alberi. Ma stasera è una serata tranquilla ed è venuto il momento di tirare le fila.
Alla terza sessione hanno partecipato 
(mi auguro con tutto il cuore di non aver saltato nessuno perché davvero non so come potrei scusarmi in quel caso - anche se naturalmente, dopo aver passato anni a leggere vite di eremiti e penitenti, qualche idea pensandoci bene riuscirei a farmela venire)
e lo so che si dice sempre così, ma davvero non è stato facile scegliere e per due giorni sono andata elaborando ben cinque diverse terzine variamente rimaneggiate a seconda del tema, della curiosità che mi ispiravano, della preferenza per gli autori citati, dell'originalità e dell'interesse per gli argomenti trattati.
Alla fine, per il terzo posto, è stata la curiosità che mi ha guidato verso la  citazione scelta da Bridigala: tanti elementi raccolti con cura in un unica frase e l'entrata in scena del primo cadavere scodellata in fondo, quasi per caso. E adesso si era impiccato. Perché, quando, dove, ha lasciato un biglietto? Fa venire voglia di sentire il seguito della storia - o almeno, a me l'ha fatta venire.
Il secondo posto lo assegno a Il gonnellino di Eta Beta per il fascino della scena, con quei bambini che si addormentano con gentilezza per non disturbare e gli ascoltatori che, in qualche caso, perfino capiscono chi sta parlando. Non solo la scena è descritta bene ma ha una sua bellezza, riposante ma piena di energia.
La prima posizione però l'ho scelta guidata dal mio cuore di dama hejan: la crudeltà di Aprile, un mese così luminoso e drammaticamente vivo contrapposta all'azione protettiva e riparatrice dell'inverno, con la sua neve così piena di gentile oblio, che copre e livella e smorza.
Ed è ad Aliceland che passo il testimone dopo aver ricordato il regolamento attualmente in vigore per la quarta sessione, che è preso dal blog della povna, ideatrice del gioco:

1. La domenica, tra le 0.00 e le 23.59 si va sul wall di #ioleggoperché, si sceglie un post-it di citazione e si pubblica sul proprio blog, inserendo nel post il link al portale di #ioleggoperché;
2. Si segnala la pubblicazione sul post del giudice;
3. Durante la settimana si partecipa, se si vuole, alla discussione che (auspicabilmente) da quelle citazioni sarà indotta;
4. Il sabato sera o la domenica successiva, a scelta, il giudice, insieme alla nuova citazione, pubblicherà la classifica delle prime tre citazioni, motivandole;
5. Il giudice stesso passerà dal blog della citazione vincitrice a lasciare il testimone; per far ricominciare il gioco;
6. Il nuovo giudice pubblicherà la sua citazione e il suo post, assegnando eventualmente un tema per le nuove citazioni settimanali;
7. I giocatori possono anche decidere di non seguire il tema: saranno ugualmente partecipanti a Cita-un-libro, ma non potranno concorrere alla vittoria della settimana.

Ed ecco la prima citazione della quarta sessione di Cita-un-libro (gioco collegato a Io leggo perché e alla suo social wall dove chiunque può mettere le sue citazioni preferite) ovvero la mia, svincolata per diritto di giudice dal tema che Aliceland sceglierà (o non sceglierà).
Questa settimana ho scelto un passo dal bellissimo libretto del Falstaff scritto da Arrigo Boito, che traduce fedelmente un passo de Le allegre comari di Windsor  di Shakespeare che a sua volta fa riferimento ad una delle Metamorfosi di Ovidio (ma il mito di Europa è citato anche da molti scrittori greci); insomma, una citazione al cubo che coinvolge Italia, Inghilterra, Impero Romano e Grecia (più Creta, che al tempo era uno stato a sé). Molto musicale, soprattutto.


Falstaff, vestito da Nero Cacciatore (una figura demoniaca legata ad una leggenda ripresa dalla tradizione celtica) aspetta Alice Ford nella notte, piuttosto spaventato. Lo conforta il ricordo di Giove che, pure lui, per conquistare l'amore di Europa si trasformò in toro e come Falstaff accettò di portare corna: dunque portare corna e travestirsi da (o trasformarsi in) bestia per sedurre una bella donna non è indecoroso nemmeno per un cavaliere inglese, se perfino il più grande degli dei l'ha fatto.
(Qui una bella versione cantata, dove Falstaff è il compianto Fischer-Dieskau).

domenica 1 marzo 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 3

La giudice stamani si è alzata tardi, dopo un lungo e piacevole dormiveglia, e ha fatto colazione a letto. Intorno a lei il mondo girava pigramente, avvolto in un piacevole torpore domenicale.
Niente radio, stamani, per la giudice. Niente notizie sconvolgenti, niente pensieri particolari, solo molta tranquillità.
Una capatina in rete, giusto per fare la Caccia al Tesoro. E un rapido e distratto giro per i blog.

A quel punto la giudice ha scoperto
1) che aveva vinto la seconda sessione di Cita-un-libro della settimana precedente
2) che se non si dava una mossa nessuno avrebbe potuto partecipare alla terza sessione
3) e soprattutto che era in ritardo!

Dispiaciuta di questo (ma non molto pentita della sua pigrizia) la giudice si scusa profondamente con tutti i partecipanti e passa a fare il suo dovere.

Prima di tutto: Buona giornata a chiunque passi da queste parti e anche a chi non ci passa. Possa la vostra Domenica essere piacevole e riposante, oppure attiva e ricolma di frutti, a seconda di come meglio vi aggrada.

Con un delizioso post LGO (che ringrazio molto) mi ha comunicato che ho vinto la seconda sessione e ha collegato la mia citazione della Domenica scorsa alla sua di questa Domenica. Collegamento tutt'altro che peregrino perché a metà del romanzo Susan, la bambina con le calzette bianche e i grembiulini ricamati, rifletterà come con gli anni sia diventata molto simile a sua madre, molto casalinga e molto domestica, lei che da ragazza stava sempre fuori, immersa nella natura e sapeva guardare alla radice delle cose.
Si cambia o ci si evolve? L'una cosa non esclude l'altra, e Nostra Madre è sempre una presenza molto forte, per tutte noi: da ammirare, da superare, da imitare, da imitare nostro malgrado, da cercare disperatamente di sbattere fuori dalla tua vita per vivere infine la nostra... In fondo ogni donna è sua madre (e sono sicura che anche questa è una citazione, ma non mi ricordo da chi).

Dunque la prossima sessione la guido io, e se non altro ciò mi impedirà di pasticciare anche stavolta con i link.
Ed ecco il regolamento per l'attuale sessione:

1. La domenica, tra le 0.00 e le 23.59 si va sul wall di #ioleggoperché, si sceglie un post-it di citazione e si pubblica sul proprio blog, inserendo nel post il link al portale di #ioleggoperché;
2. Si segnala la pubblicazione sul post domenicale del giudice (ovvero questo che state leggendo)
3. Durante la settimana si partecipa, se si vuole, alla discussione che (auspicabilmente) da quelle citazioni sarà indotta
4. Il Sabato sera o la Domenica successiva, a scelta il giudice, insieme alla nuova citazione,  pubblicherà la classifica delle prime tre citazioni, motivandola
5. Il giudice poi passerà dal blog della citazione vincitrice a lasciare il testimone; e la mattina dopo il gioco ricomincerà

Ed ecco la mia citazione per la terza sessione:


In chiusa al romanzo Erica Jong mise un guppo di poesie. Io con la poesia non ci ho mai avuto molto a che fare, ma quelle di Erica Jong le seguo bene. In La bocca, il seme, l'anima, da cui ho preso le due strofe che cito, l'autrice immagina un intervista televisiva dove le chiedono appunto di descrivere la sua anima. Siccome quella poesia mi piacque particolarmente ci postillai qualcosa (inclusi un paio di riferimenti alla letteratura classica, temo. D'altra parte frequentavo il liceo classico e avevo una particolare affezione verso presocratici, autori misterici, lamelle orfiche e via dicendo). In effetti annotai diverse di quelle poesie.
Era l'estate dei miei diciassette anni e leggevo il libro sulla spiaggia, in mezzo a una strana compagnia di fiorentini-bene e pratesi-bene cui mi ero unita a rimorchio di un paio di amiche e in cui avevo più o meno lo stesso ruolo di un pacco postale da spedire in giornata: stavo lì, non disturbavo più di tanto ma fra tutti non mi convincevano molto, né io convincevo granché loro. D'altra parte avevo diciassette anni e all'epoca una compagnia era indispensabile almeno quanto un costume, per stare in spiaggia.

Una delle ragazze mi chiese di vedere il libro, lesse le poesie e ci appuntò un commento sprezzante sulla pornografia e la perversione. Non dissi niente perché mi sembrava inutile stare a discutere con qualcuno che in una poesia così delicata e piena di speranza vedeva solo della pornografia (e comunque io non avevo e non ho mai avuto nulla nemmeno contro la pornografia, né andavo in giro a scrivere a penna commenti non richiesti sui libri altrui).
Ho sempre visto l'amore come una porta che ti spalanca davanti mondi nuovi - un portale fantasy, di quelli che si usano per passare da un universo all'altro. C'è sempre dentro una bella dose di magia.

In seguito il libro sparì, incautamente prestato una volta di troppo. Quando lo ricomprai, molti anni dopo, andai a cercare quella poesia - e scoprii che dopo dieci anni la ricordavo ancora a memoria.

Chi partecipa si ricordi di mandarmi nei commenti il link al suo blog!

domenica 22 febbraio 2015

Cita-un-libro - #ioleggoperché - 2

Entro al secondo round, dopo aver bucato il primo (non sia mai che mi precipiti a testa bassa in qualcosa di nuovo):



Quando ripenso alle Onde, da sempre, la prima immagine che mi viene in mente è quella di Susan, la bambina con i grembiulini ricamati e le calzette bianche, che ama e odia - e alle spalle gli adulti che amano infiocchettare le bambine il più possibile, forse proprio per rimuovere il fatto che quelle piccole, tenere, leziose creature AMANO e ODIANO, tutto in maiuscolo.

Con questa citazione partecipo al secondo turno di Cita-un-libro, iniziativa nell'ambito di Ioleggoperché promossa da Slumberland e che questa settimana alloggia sul lontano pianeta di Oglaroon dove abita LGO.