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lunedì 29 marzo 2021

Lunedì film - Il grande dittatore (film per le medie)


Nel 1938 Chaplin decise di fare un film sul nazismo, in particolare sul nazismo e gli ebrei. Il film uscì nel 1940, quando ormai in Europa c'era la guerra, e naturalmente in molti paesi non se ne vide traccia fin quando la guerra non finì. 
In Italia arrivò nel 1960 in versione addomesticata, togliendo le scene dove appariva la signora Napoloni (ovvero Rachele Mussolini, che all'epoca era ancora viva). Quella fu la versione che vidi da ragazzina, e rimasi piuttosto sorpresa quando, molti anni dopo, presentandola per la prima volta a una scolaresca, trovai una serie di scene che non ricordavo affatto, a tratti doppiata da altre voci.
Aggiungo anche che, mentre quando ero ragazzina, se pure in versione censurata, era abbastanza onnipresente, in seguito mi ero perfino dimenticata della sua esistenza perché a partire dagli anni 80 ha imperversato molto meno. Eppure mi sembra un tassello del tutto indispensabile all'educazione di un giovinetto cresciuto nell'Occidente.
Ma in televisione non lo passano più, su YouTube si trovano solo pochi video in italiano, e la maggior parte riguardano il discorso finale del barbiere ebreo che ha preso involontariamente il posto di Adenoid Hinkler, ritornato improvvisamente in auge dopo che non so quale gran ditta lo ha citato in una pubblicità. Perfino la meravigliosa danza col mappamondo si trova solo in inglese.
Alla scuola media di St. Mary Mead comunque io e la prof. Casini lo propiniamo sempre con grande successo alle nostre terze, che se lo sorbiscono in versione integrale divertendosi molto.
Per quanto lunghetto (passa le due ore)e con una trama un po' slegata e altamente improbabile, il film presenta molti vantaggi sul piano didattico e non rischia di traumatizzare nessuno. Ed è una eccellente scorciatoia in un punto del programma così fitto e così complicato com'è la seconda guerra mondiale.
Prima di tutto c'è una graziosa scena introduttiva ambientata durante la prima guerra mondiale, che permette di vedere come funzionavano all'epoca gli aerei (o meglio come non funzionavano, talvolta). Poi descrive molto bene la situazione degli ebrei in quegli anni. Presenta molto bene tutto l'apparato nazista - gli stendardi, i paramenti, le svastiche*, il saluto, gli stadi strapieni di folle in delirio, gli impermeabili chiari che a Hitler piacevano tanto e davvero è difficile capire perché, visto che gli stavan proprio male; ma soprattutto presenta Hitler, in una versione un po' addolcita ma molto filologica. Per intendersi, quando Hinkler parla in una lingua intraducibile, sembra proprio di vedere Hitler sul palco. In questo modo mi risparmio di far vedere i veri discorsi di Hitler, che su YouTube ci sono ma sono senza traduzione oppure con ricchi sottotitoli in inglese tutt'altro che facili da seguire, e sono anche terribilmente sgradevoli perché Hitler più che parlare strillava; mentre l'unico discorso di Hinkler del film è fatto con una perfetta imitazione dello stile di Hitler: nessuno ci capisce niente ma un garbato commentatore lo riassume con voce vellutata in una pratica scaletta ("sua eccellenza ha espresso alcune considerazioni sulla razza ebraica") molto facile da seguire.
La parte con Napoloni (alias Mussolini) non è invece granché filologica, anche se offre interessanti spunti per capire come veniva considerato altrove il nostro italico dittatore all'apertura della guerra e soprattutto dopo la Conferenza di Monaco - in pratica, il più furbo dei due, capace di rigirarsi Hinkler sulla punta di un dito e di fregarlo come voleva. Oggi sappiamo che le cose stavano in modo differente, e che i rapporti di forza tra i due erano ormai abbastanza diversi - in effetti, a ruoli invertiti, la visita di Napoloni sembrerebbe una parodia di quel che fu la visita di Hitler in Italia, con Mussolini preoccupatissimo di fare bella figura (e, va pur detto, con Hitler che sul momento ci cascò scambiando l'Italia per una grande potenza militare che gli sarebbe stata di grande aiuto, e non una vera palla al piede che avrebbe contribuito a portarlo alla rovina). 
E poi c'è la soave scena del mappamondo, così finemente simbolica, sulle note del preludio di Lohengrin, che da sola vale abbondantemente il prezzo del biglietto e che volendo permetterebbe un aggancio con la strumentalizzazione che venne fatta della musica di Wagner - aggancio che da quando insegno ogni anno mi riprometto di fare ma poi non c'è mai tempo, e soprattutto è piuttosto complicato senza una qualche collaborazione con l'insegnante di Musica - e forse è complicato punto e basta in un mondo dove Wagner è un argomento noto e interessante solo per gli appassionati. Ma tutte le volte che guardo quella scena non posso che ammirare la squisita ironia con cui Chaplin, da un compositore che i nazisti apprezzavano soprattutto per una musica spesso cupa, molto spesso assai drammatica, occasionalmente trionfale, sceglie una pagina non solo dolce ma fiabesca.

* che in realtà non ci sono, venendo sostituite da doppie X. Però l'effetto è davvero simile

venerdì 19 marzo 2021

Il nuovo supplente dice le parolacce!

Ho trovato quest'immagine cercando "scandalized cat"

E dunque il Supplente di Matematica per la Collega Incinta è stato trovato in fretta. Un ragazzino (che in realtà ha più di trent'anni) con un aria da uccellino di nidio che mai se n'è visto di uguale, biondo e roseo, tutto perbenino e ben vestito, che ha continuato a dare del lei ai colleghi più anziani finché qualcuno non si è deciso a spiegargli che noi davamo del tu a lui non perché era un giovinetto, ma perché tra insegnanti ci si dà sempre del tu, indipendentemente dall'età, dalla posizione in graduatoria e dagli anni di servizio accumulati.
Oltre che giovane e un po' inesperto costui è anche capitato in una scuola dove la squadra di Matematica lavora in perfetta sintonia e secondo criteri abbastanza insoliti ma didatticamente assai moderni e laboratoriali, senza libro di Scienze e con tutta una serie di modalità un po' diverse dal solito. 
Inoltre c'era il problema dei BES, dei PDP, dei DSA e tutta la giungla delle sigle - per cui ogni classe richiede una serie di aggiustamenti e di gradazioni per gli scritti e per gli orali. La Decana di Sostegno lo aveva appiccicato al muro non appena arrivato per fargli una specie di lavaggio del cervello, ma a quanto pare non è bastato e sono sorte grandissime lamentazioni da parte dei Genitori della Terza Invasata - tutta gente, va detto, abituata a lamentarsi sempre e comunque di tutto e di tutti.
E allora ci sono stati gran colloqui di spiegazione e orientamento da parte di tutte le docenti di Matematica e anche della futura madre, da casa sua, ma ancora sembra che il meccanismo sia alquanto da perfezionare.
E poi ci sono le classi: se la Terza Brillante si è stretta nelle spalle dicendo "Altro giro, altra corsa" e ha continuato a lavorare come faceva prima e come, nel complesso, ha sempre fatto, e si è ben guardata dal mostrarsi indisciplinata (smettendo pure, per l'occasione, di smontare banchi), la Terza Invasata naturalmente si è mostrata ingestibile, rumorosa e indisciplinata come ha sempre fatto con tutti gli insegnanti tranne, guarda caso, con la titolare di Matematica e futura madre che ha sempre avuto un magico tocco che le permette di gestire con garbo, dolcezza e decorosi risultati tutte le classi; quanto alla Prima attualmente allo Sbando, naturalmente si è mostrata assai sbandata e sbadata, facendo assai confusione in quel suo tipico modo che porta inevitabilmente all'esasperazione chiunque abbia la (s)ventura di insegnare in quella classe.
"Non è colpa del fatto che sei giovane e non sai tenerli" abbiamo provato a consolarlo "In quelle due classi abbiamo tutti parecchi problemi". 
E' stato comunque deciso di dargli un po' di compresenze, cosa che quest'anno è possibile grazie al misterioso ma finalmente presente Personale Covid che, non avendo niente di specifico da fare, fa un po' di tutto a seconda dei casi - e meno male che son tutte persone pazienti & accomodanti.
E tra di noi abbiamo un pochino mormorato, ma con tanta tanta cautela e a mezza voce. Perché, infine, non è che sei nuovo al mestiere automaticamente non sai gestire una classe, e d'altra parte se avesse piantato di tirare bidoni ai vari appuntamenti telefonici che le decane si preoccupavano di fissargli per spiegargli la rava e la fava dei singoli casi, delle famiglie e dei livelli di apprendimento, magari le cose sarebbero potute anche andare un pochino meglio.

Ma poi i ragazzi han cominciato a mormorare, anzi a protestare a gran voce, perché dice le parolacce in classe. E li insulta.
"Le solite esagerazioni" ha provato a suggerire qualcuno; e invero sia la Terza Invasata che la Prima allo Sbando hanno una notevole tendenza a far di un sassolino una montagna da Karakoram. Così Inglese ha provato ad indagare cautamente con la Terza Brillante - che ha ammesso che in effetti il linguaggio usato da Colui è un po' grezzo, anche se pare che, almeno loro, non siano stati insultati.
Ma, come dire, non insultare la Terza Brillante non è esattamente un gran titolo di merito, nemmeno considerando che talvolta smontano i banchi. Davvero.
Sembra comunque che Colui si rompa spesso il cazzo, che non abbia fatto mistero che le due classi incriminate gli rompono i coglioni e, sempre in tema di organi riproduttivi maschili, più di una volta i fanciulli appunto coglioni siano stati definiti.
Tanto per fare qualche esempio. Insomma non si tratta di qualche singola rondine isolata che non fa primavera ma di uno stormo assai consistente e foriero della bella stagione (nonché di un mucchio di grane).
Nemmeno il tempo di riflettere se era il caso di affrontare con lui la questione o di domandarsi come gli venisse in mente di usare cotal linguaggio in classe, che sono arrivate le lamentele dei genitori, e uno dei genitori in questione era genitore di una creatura assolutamente attendibile e tutt'altro che incline a trasformare sassolini in poderosi picchi scoscesi.
Così la prof. Therral, coordinatrice sia degli Invasati che degli Sbandati, si è ritrovata il non invidiabile compito di spiegare a Colui che da un insegnante ci si aspetta un linguaggio almeno vagamente decoroso. E ci auguriamo che questo basti a fermare la valanga delle comprensibili rimostranze dei familiari - anche se non è affatto detto, perché il paese è piccolo e la gente chiacchiera assai.
Tuttavia due domande destinate a restare senza risposta ci frullano in testa, anzi tre.
La prima, naturalmente, è come accidenti venga anche solo in mente ad un adulto nato alla fine degli anni 80 e provvisto di un livello di istruzione medio-alto di rivolgersi a dei giovinetti affidati alle sue cure con un linguaggio men che decoroso.
La seconda è come mai cotal adulto mai e poi mai abbia usato una di codeste parole in nostra presenza - e sì non tutte noi usiamo un linguaggio eccezionalmente castigato, specie quest'anno in cui ci ritroviamo ad essere alquanto acidetti, in ispecie quando citiamo circolari, leggi, delibere e consimili. 
In effetti, quando parla con noi costui sembra appena uscito da un raduno della parrocchia (o meglio dall'immagine che si tende ad avere di un raduno della parrocchia anche quando non se ne frequentano affatto).
La terza è come mai Costui non se la sente di fare alle Terze qualche lezione sull'apparato riproduttivo, la contraccezione e le malattie sessualmente trasmissibili perché teme che i ragazzi non prenderebbero sul serio tali argomenti e avrebbero un atteggiamento immaturo (cosa che in verità di solito non succede, ma quand'anche, son ragazzi e la cosa sarebbe pur sempre scusabile visto che si tratta di argomenti un po' particolari). Insomma, dopo aver parlato in lungo e in largo del suo cazzo e di come facilmente esso si rompe, trova sconveniente parlare del cazzo in generale, nella sua specificità anatomica. 
E insegna Scienze (e pure Educazione Civica, almeno in teoria).

Invero, il cuore umano è davvero un groviglio assai misterioso.


domenica 14 marzo 2021

Il sistema scolastico finlandese (considerazioni sul)

Da cosa si capisce che non è una foto di una scuola italiana?
Dallo spazio, prima di tutto, e dalla comodità dei sedili

Prima di spiegare uno stato europeo domando sempre cosa ne sanno. Della Finlandia non sapevano granché: le betulle, la sauna, la capitale, la moneta...
"La scuola. Hanno la migliore scuola del mondo".
Sanno che in Finlandia spendono molto più dell'Italia per la scuola, che ci sono molti più mezzi informatici, che hanno grandi giardini, grandi spazi...
"Dovrebbero fare così anche in Italia".
La risposta mi sale spontanea alle labbra "Ci sono dei problemi culturali" provo a spiegare "In Finlandia hanno una concezione diversa della scuola".
Mi guardano perplessi. Anch'io sono perplessa, e non so bene cosa sto per dire.
"Da noi c'è una concezione di scuola ancora autoritaria perché è diverso il rapporto tra Stato e cittadino. La nostra scuola guida molto di più perché tutto il paese ha una cultura basata sull'importanza dell'autorità, non sulla libertà individuale. Lo studente non deve sentirsi troppo a suo agio a scuola".
Mi guardano interessati. Un po' straniti, anche.
Finisco per dargli come compito quello di raccogliere notizie sulla scuola finlandese.
Un compito di realtà, in effetti, e non capisco perché il nostro manuale, pur mettendo sempre dei "compiti di realtà" (che farebbero venire il latte alle ginocchia anche a un uomo sterile) non ha pensato a suggerire di fargli raccogliere notizie sulla tanto lodata e incensata scuola finlandese.

La volta dopo arrivano con i loro compitini sulla scuola finlandese.
Non si sono risparmiati. Hanno portato testi lunghi e ben confezionati, qualcuno anche con le foto - tutte foto che mostrano edifici grandi e spaziosi, architetture moderne e slanciate, splendide aule eccetera. Li leggono con entusiasmo mentre io guardo le pareti in arancione granulato, l'aula un po' stretta e le mattonelle verde marcio sul pavimento, i listelli di legno sbocconcellati (non vengano a parlarmi di soldi: rimettere dei listelli di legno ben fatti sarebbe senz'altro alla portata di qualunque scuola), i banchi piccoli eccetera.
Discutiamo un po' delle grandi biblioteche della scuola finlandese, delle materie opzionali, della possibilità di scegliersi il piano di studi, della mancanza di voti, delle pause e degli intervalli delle scuole finlandesi, spesso svolte nei giardini finlandesi perché "è importante che i ragazzi abbiano la possibilità di muoversi tra una ora e l'altra", degli stipendi alti degli insegnanti delle scuole finlandesi.
Qual è l'uovo di colombo delle scuole del Grande Nord?
Che il giovane cittadino, quando viene a scuola, deve sentirsi a suo agio. Che deve essere contento di entrare a scuola, e non solo perché lì trova i suoi amici o i suoi simpatici insegnanti. Deve starci bene e fare cose che lo interessino. Deve divertirsi. Perchè il giovane cittadino finlandese non pensa che un posto dove può divertirsi sia un posto poco serio o da non tenere in grande considerazione. Perché il giovane finlandese non vive assillato dal pensiero di dover essere furbo a tutti i costi e che se non fa il furbo passa per un imbecille.
Per fare la scuola finlandese ci vogliono un governo finlandese, una società finlandese e una società finlandese (oltre a un bel pacco di soldi).

Non credo che i bambini e ragazzi finlandesi siano tutti angelici e geniali; ma vivono e respirano in una società che li tratta con rispetto, che ha cura di loro e che non li vede come piante da potare perché prendano la giusta forma. Nella nostra cultura, a tutt'oggi, il giovane virgulto non è il gioiello sul cuscino dell'ospitalità, ma una entità da guidare, plasmare, formare e tenere in riga. Un po' meno di settant'anni fa o di cinquant'anni fa, certamente -  ma il concetto di fondo non è ancora cambiato e gli stessi insegnanti, anche quelli più disponibili, si barcamenano faticosamente con le esigenze della disciplina perché un certo tipo di autodisciplina non viene spontanea ai giovinetti, dato che non la assorbono dal mondo intorno a loro. Le linee guida della scuola degli ultimi anni andrebbero anche in quella direzione, ma le linee guida sono soltanto un documento colmo di buone intenzioni che combatte contro la necessità di tenere tutti sotto controllo, imposta dalla cultura nazionale (e contro degli edifici nati e cresciuti con lo specifico intento di tenere scomodi i ragazzi). I genitori quasi sempre chiedono questo, i Dirigenti quasi sempre chiedono questo. Soprattutto questo.
E' il modello latino, suppongo.

mercoledì 10 marzo 2021

Insegnanti nel pallone (vita quotidiana a St. Mary Mead in tempo di pandemia)


Molto soddisfatta della mia esemplare puntualità arrivo in stazione per prendere il treno che mi porterà a scuola a fare il mio dovere di Brava e Integerrima Lavoratrice.
E appena entrata un signore mi redarguisce con garbo "Signora, la mascherina".
Scopro così con orrore che non ho addosso la mascherina, e vorrei tanto che si aprisse una buca per ingoiarmi.
Io, proprio io, esimia insegnante e cittadina zelante, sono entrata in luogo chiuso senza mascherina. Ho dimenticato di indossarla prima di uscire. 
Oh vergogna totale e assoluta. Oh terra, perché non ti spalanchi?
"Se non ce l'ha gliela do io" aggiunge il signore.
Io, che giro sempre con una busta con dentro una decina di mascherine omologate, farfuglio qualcosa, lo ringrazio di avermi avvisata e frugo in borsa in cerca dell'oggetto che mi redima e mi renda di nuovo una Cittadina Almeno Vagamente Rispettosa Della Legge. Poi mi fiondo al binario. 
Nessuna provvida buca provvede a inghiottirmi. Non c'è mai una buca, quando servirebbe.
Arrivo a scuola e mi avvisano di telefonare alla prof. Therral.
Sostituisco costei nelle ultime due ore nella Terza Invasata. Devo somministrargli il Compito di Storia che la prof. Quadrella doveva portarmi. La prof. Therral, in Quarantena Cautelativa, si era organizzata proprio benino, facendo le fotocopie a casa. La sollecita prof. Quadrella era passata a ritirarle... e si era poi dimenticata di portarle a scuola.
Che dire? Succede. Se io dimentico di mettermi la mascherina, posso forse censurare la prof. Quadrella per una dimenticanza? 
Ma nemmeno per sogno.
Solo che, di solito, queste cose la prof. Quadrella non le fa. E' sempre molto precisa & ben organizzata.
La prof. Therral mi spedisce dunque per posta i compiti, con note a latere per i DSA, i PDP e tutti gli altri Casi Particolari - e io che ci ho insegnato per un anno so benissimo che la classe trabocca e pullula di Casi Particolari. 
Stampo, e scopro con orrore che il Compito Facilitati per i PDP contiene le risposte.
Mi armo di bianchetto, scancello e fotocopio le copie sbianchettate. Arrivo dai custodi con il pacchetto e la richiesta urgente di una sessantina di fotocopie varie.
Mentre le custodi eseguono stampo anche la scheda per il laboratorio (assai fascinoso) intitolato "Con gli occhi di un albero" per la Prima Sbandata, e vado a chiedere una ulteriore risma di fotocopie.
Le angeliche custodi eseguono a tempo di record.
Rientro in Sala Insegnanti, dove la VicePreside mi arpiona per rifilarmi una ulteriore sostituzione di una insegnante entrata pure lei in Quarantena Cautelativa perché il di lei Figlio è risultato Contatto di un Positivo. Cose che succedono, ma lei ha avvisato all'ultimo momento - e anche lei di solito è molto precisa & sollecita.
Ingoio il rospo con dignità e assicuro che no, niente problemi, farò la sostituzione.
Nel frattempo il nuovo insegnante di Scienze scopre che ha il laboratorio sugli alberi, ma nessuno aveva pensato di avvisarlo: in pratica tutta la scuola lo sapeva tranne lui.

Riepiloghiamo.
Una insegnante legalista entra in stazione senza mascherina.
Una insegnante sempre pronta a soccorrere i colleghi in ambascia arriva senza i compiti promessi ad una collega perché li ha dimenticati a casa.
Una insegnante spedisce i compiti con le risposte già scritte.
Una insegnante si dimentica di avvisare del piccolo dettaglio che non verrà a scuola e provvede solo all'ultimo momento utile.
Un gruppo di insegnanti si dimentica di avvisare il Nuovo Arrivato che nelle due ore successive farà un laboratorio sugli alberi e non le lezioni che ha preparato.
Il tutto nel girto di sessanta minuti scarsi.
Non sarà che a St. Mary Mead siamo un tantino stressati?

lunedì 8 marzo 2021

8 Marzo - Festa della Donna (ancora in reclusione)



In questa Festa della Donna in tono minore - stavolta non per colpa del maschilismo imperante, ma perché qualunque festeggiamento quest'anno avviene in tono dimesso, 
questa bella immagine ci ricorda comunque il punto essenziale di ogni tipo di emancipazione: 
imparare a usare la spada
Sin da piccole. 
Applicando il codice cavalleresco che prescrive di usarla 
principalmente per difendere i poveri e gli oppressi, 
prime fra tutte noi stesse.
Auguri a tutte le giovani guerriere che crescendo forgeranno un mondo migliore (o almeno, si spera, non troppo contagioso)!

venerdì 5 marzo 2021

Buon compleanno, Covid! (come fu che tutto ebbe inizio per me)

Un anno fa la pandemia imperversava già da qualche settimana ma io non me ne curavo né tanto né poco. Ah, i soliti titoli di scatola, il solito allarmismo, il solito isterismo che da sempre caratterizza il nostro paese. Finirà come ai tempi della Sars, tanto rumor per nulla. 
Col Covid, devo dire, non ne ho mai azzeccata una che fosse una.
Chiusura delle scuole? Assurdo, quando mai hanno chiuso le scuole per malattia? Ma come si fa a prendere sul serio certe voci? E che senso aveva assaltare i supermercati? (ecco, qui avevo ragione io. Ma fin lì ci arrivava qualsiasi idiota, va pur detto).
L'unica cosa che mi preoccupava seriamente era la chiusura temporanea "per poca richiesta" dell'eccellente ristorante sushi che c'era a St. Mary Mead: ben ricordavo che ai tempi dell'aviaria tanti validi ristoranti cinesi a Firenze avevano chiuso per mai più riaprire.Cosa credeva di rimediare la gente, non andando al ristorante sushi? (ecco, in questo almeno ho avuto ragione: il sushi era del tutto innocente. Comunque il ristorante c'è ancora. Riaprì a Maggio, mi ci strafogai con gran gioia - e adesso è di nuovo chiuso e fa solo asporto. Ma resiste. Spero).
E invece chiusero le scuole per davvero.
"Ottimo" mi dissi "Una settimana di vacanza è proprio quel che mi ci voleva".
Ma continuavo a non capire perché fare tanto chiasso. E nonostante fossi contenta della settimana di vacanza, ero preoccupata. Oh no, non per il Covid, bensì per lo svolgimento del programma. 
Disgraziati, ci chiudono le scuole e io ci ho da fare la rivoluzione francese, e poi c'era la Terza abbastanza indietro (con me come con tutte le materie. Non era una Terza delle  migliori, va detto, e tutti noi ci arrangiavamo a fare quel che si poteva).
Non ero la sola insegnante immersa in questo ordine di idee.
La mattina del 5 Marzo di un anno fa, lungi dal fare scorte al supermercato o cercare di appropriarmi delle ultime mascherine (mascherine? Ma l'OMS dice che non servono. Ne saprà ben qualcosa, l'OMS! Basta con tutti questi esperti di epidemie laureati all'Università della Vita!) andai in libreria per ordinare un paio di libri.
E lì incrociai niente meno che una classe intera di ragazzi.
Visto che la situazione mi sembrava un po' affollata aspettai fuori, buonina buonina - non tanto per paura del contagio, quanto perché i commessi mi sembravano abbastanza impegnati anche così. 
Quando la situazione si fu un po' sfoltita entrai, e mentre discutevo con la commessa delle mie ordinazioni incrociai l'insegnante che li aveva portati lì - una vecchia compagna di scuola, che lavorava al liceo di Lungacque e che non aveva trovato di meglio che fissare con la sua classe in libreria per fargli prendere non so quale libro che aveva ordinato. Ecco sì, ricordo che anche all'epoca non mi sembrò poi questa gran pensata. Dopotutto, si erano raccomandati di non affollarsi. Comunque non dissi niente in proposito.
Scambiammo due chiacchiere mentre lei assegnava i compiti per la settimana; "Tanto una settimana passa presto" disse tranquilla. La trovai piuttosto previdente anche se aveva accalcato la classe in quella piccola libreria, e mi confortai pensando che non ero l'unica fissata con il programma da portare avanti a tutti i costi, vivi o morti. Ma, del resto, lei era una insegnante - e io pure. Cosa c'è nell'intero universo, per un insegnante, di più importante dell'imperativo categorico di Non Restare Mai Indietro Col Programma?
I suoi libri furono smistati ai ragazzi, i miei libri furono ordinati (ma arrivarono solo tre mesi dopo, quando le librerie riaprirono. Cioè, arrivarono molto prima ma rimasero al calduccio sullo scaffale delle consegne da ritirare, nella quiete della libreria chiusa).
Poi telefonai alla scuola: già che eravamo in vacanza, pensavo, potevo approfottarne per finire la catalogazione della biblioteca, con calma, senza che nessuno mi disturbasse. Ma mi dissero che potevamo passare solo, eventualmente, a prendere qualcosa perché altrimenti "non eravamo graditi" - usarono proprio queste parole,  citando direttamente la Preside. Quanto a loro, le custodi, erano occupatissime a "sanificare".
"Eccheccazzo ci sarà da sanificare?" pensai. Ma anche in quel caso non dissi nulla perché loro stavano solo eseguendo gli ordini, povere stelle.
E tornai a casa, riordinai un po' e mi misi a letto a leggere non so quale romanzo. Ah che bello, stare tranquilla a leggere invece di andare a scuola!
Il giorno dopo mi contattò la VicePreside per spiegarmi come attivare le lezioni in rete.
"Boh, per una settimana?" mi dissi perplessa, e quando una collega mi chiamò dicendo che c'era chi parlava di tenere chiuso fino a Pasqua lo trovai un vero delirio. Ma che razza di idioti, non si rendevano conto che dovevamo andare avanti col programma?
Comunque era chiaro che una cosa del genere non sarebbe stata mai e poi mai possibile. Comunque, dal momento che avevamo la piattaforma, tanto valeva usarla.
"Dategli i compiti, dategli dei compiti purchessia" ululavano strane voci in sottofondo.
Io di compiti ne diedi pochi, e solo dopo qualche giorno, ma se potessi tornare indietro ne darei meno e di diversi: quelli erano compiti che prevedevano di rivederci tutti in diretta di lì a pochi giorni, come ero assolutamente sicura che sarebbe successo anche se ormai le settimane di chiusura erano diventate due.
Quando la piattaforma si aprì sotto i miei occhi mi dissi "Interessante. Sembra un bel giocattolino". E infatti cominciai a giocarci, spedendo domande ai ragazzi. La prima fu una immagine di trifogli e lepricani e pentola con l'arcobaleno: dovevamo fare l'Irlanda. E in tanti mi risposero che era San Patrizio, giorno  della festa nazionale dell'Irlanda.
Lo trovai divertente e anche un po' faticoso, perché mi dovevo segnare tutti quelli che avevano risposto. Ma ormai era, appunto, il 17 Marzo, e il giorno dopo ero a correggere alfabetieri sull'arcipelago inglese, un po' inviati sulla mia casella privata, un po' sulla casella della piattaforma, un po' sulla piattaforma vera e propria. Ossignore, che casino! 
Sorpresa delle sorprese, gli alfabetieri della Seconda Brillante erano molto migliori di quelli della Seconda Invasata. E chi l'avrebbe mai detto?
Nelle mie intenzioni l'alfabetiere avrebbe dovuto essere fatto a gruppi in classe. Mi ripromettevo grandi soddisfazioni da quegli alfabetieri. Un bel compito fatto col libro, chissà come si sarebbero divertiti! Gli piacevano un sacco, gli alfabetieri, ci giocavano anche in classe nelle ore libere. Un bel compito a gruppi, per socializzare.
E invece ognuno se lo fece a casa sua. Chissà che palle, povere creature.

E quello fu l'inizio di tutto.
Non un grande inizio, ma chi se lo poteva immaginare che le scuole non avrebbero riaperto fino a Settembre?
In realtà molti se lo immaginavano già.
Non io, che col Covid non ho mai azzeccato una previsione che fosse una.

lunedì 1 marzo 2021

Lunedì film - Porco Rosso (film per le medie)

 

Come ho già avuto occasione di raccontare, Porco Rosso uscì in Giappone nel 1992 ma in Italia non arrivò mai nelle sale cinematografiche e per averlo in DVD abbiamo dovuto aspettare fino al 2010, e questo nonostante in quegli anni l'animazione giapponese andasse abbastanza di moda e Miyazaki godesse di abbondanti estimatori a livello internazionale. Per assurdo che possa sembrare, c'erano dietro questioni politiche: il protagonista infatti a un certo punto dichiara che piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale, e lo dichiara al suo ex compagno d'arme che, appunto, è diventato un fascista - non necessariamente per scelta ideologica, ma perché nel frattempo tutta l'Italia era diventata fascista. Il film infatti è ambientato nel Ventennio, in parte anche in Italia. 
Non sono sicurissima che sia un vero film per le medie - in effetti lo considero l'unico film per adulti di Miyazaki. Tutti gli altri suoi film vanno bene per qualsiasi età, essere giovani o vecchi non fa nessunissima differenza, ma in questo ci sono alcuni elementi che secondo me solo un adulto è in grado di cogliere pienamente.

La storia è delle più insolite: Marco Pagot, asso dell'aviazione italiana in un qualche momento della sua vita (che nel film è in qualche modo indicato, collegandolo alla morte di un suo compagno che si era appena sposato o stava per sposarsi con Gina) a causa di un non meglio definito sortilegio si è trovato trasformato in un maiale. Rosso. Questo non gli ha impedito in alcun modo di continuare a volare né ha intaccato la sua reputazione di validissimo pilota.Comunque ha lasciato l'Italia e si è messo a fare il cacciatore di taglie nell'Adriatico, in quella zona un po' italiana, un po' franca e un po' iugoslava. Con un aereo rosso, naturalmente - che allo spettatore europeo ricorda irresistibilmente quello del leggendario Barone Rosso, ma se lo spettatore europeo conosce qualcosa di animazione giapponese degli anni 70 il pensiero va anche al mio amatissimo maggiore Char (che in effetti proprio al Barone Rosso è ispirato), e che naturalmente pilotava solo mobile suit rossi
Il film racconta un paio delle sue avventure ma anche la costruzione del suo nuovo idrovolante, ad opera di una giovanissima meccanica, protagonista ufficiale
Fio è una tipica eroina di Miyazaki: giovanissima, determinata, coraggiosa, piena di entusiasmo e molto sensibile, e durante il film fa meraviglie. Tuttavia la figura femminile che rimane davvero impressa è Gina, e il vero filo conduttore è la sottile e impalpabile storia d'amore che la lega al protagonista.

E chi è Gina?
Eccola qui:
Un personaggio talmente tipico dell'epoca che quando la vedi la riconosci subito: une femme fatale un po' da romanzo di Liala e un po' Gilda, bellissima ricca e languida nonché afflitta da un destino davvero crudele: tre aviatori ha amato, e tutti e tre sono morti.Ma può essere che il vero amore della sua vita sia un maiale?
In tutti i casi canta una canzone splendida:

Nonostante la sua accentuata suinità, Marco Pagot è un maiale di nobile animo, un vero gentilmaiale, dotato di grande discrezione e gentilezza d'animo - e comprensibilmente ha qualche remora a provarci. Tuttavia come finisce davvero la storia è un segreto che conoscono solo Fio, Porco Rosso e naturalmente Gina (oltre allo spettatore, quando vede un idrovolante rosso ammarato vicino alla lussuosa villa di Gina).
Abbiamo dunque una gran quantità di duelli aerei, spettacolari ma non cruenti, un gruppo di pirati dell'aria decisamente scalcagnati ma di buon cuore, pochissimi fascisti (vagamente evocati, ma niente di più), una splendida cantante da night club, una progettista rampante e animata da una impeccabile professionalità e un nobilissimo maiale che rifiuta ogni accenno al tempo in cui era uomo. Gina però è riuscita a salvare una foto di quei tempi, e per una frazione di secondo lo spettatore scopre che il porco anche in versione umana faceva comunque la sua porca figura
E poi c'è lui, l'antagonista:

un altro pilota, naturalmente, stavolta americano, che oltre a sfidare Porco cerca anche di conquistare Gina.
Non gli va bene, ma è uno comunque destinato a fare strada: alla fine del film è un affermato attore di Hollywood ma i suoi progetti includono anche diventare presidente degli Stati Uniti - e all'idea che possa appunto finire presidente Gina ride pazzamente. Eppure la storia ci dice che un attore degli anni 30 e 40 è effettivamente diventato presidente degli USA, qualche anno dopo... 
Per quanto il film contenga alcuni elementi insoliti in Miyazaki (la storia d'amore mai davvero svelata, i riferimenti politici ed economici, l'ambientazione storica molto ben definita nel tempo e nello spazio) mantiene comunque intatta una caratteristica di base di tutti i suoi film: dopo averlo visto ci si sente interiormente rigenerati.
Ai ragazzi piace?
Naturalmente sì, ai ragazzi Miyazaki piace sempre e comunque. Ammetto comunque che ci vuole una certa faccia di bronzo per spacciarlo per "film storico ambientato nell'epoca del fascismo", come faccio io.
Ma è tanto bello, come si fa a non farglielo vedere?