Il mio blog preferito

domenica 17 febbraio 2013

17 Febbraio 2013 - Giornata Nazionale del Gatto



Ahimé, siamo ancora un paese arretrato: una sola, piccola e risicata Giornata del Gatto (due, contando quella del Gatto Nero in Novembre), quando è del tutto evidente che ai gatti andrebbero riservate 366 giornate l'anno, anche negli anni non bisestili.
In attesa che i nostri costumi si civilizzino un minimo, auguri a tutti i nostri magici compagni a quattro zampe, e felicità a chi sa prendersene cura come meritano ^__^

venerdì 8 febbraio 2013

Asterix e la zizzania - Uderzo e Goscinny


Pubblicato nel 1970, La zizanie è stata il primo albo di Asterix che ho letto e tutt'oggi resta forse il mio preferito - anche se selezionare un preferito tra gli albi di Asterix è quasi un assurdo, essendo tutti dei capolavori.
All'interno del canone asterixiano è una storia anomala: non ci sono viaggi all'estero e la storia si svolge quasi tutta all'interno del piccolo ma irriducibile villaggio gallico che ancora e sempre resiste all'invasore romano. Il tema principale è appunto la zizzania, intesa come discordia.
Uno dei consiglieri di Giulio Cesare gli presenta un piccolo e insignificante ometto, tal Tullius Detritus. Costui ha un talento prodigioso nel seminare appunto zizzania: l'orribile e verde livore della discordia appare già subito al suo arrivo, senza che egli faccia nulla se non esistere; e figurarsi se appena appena decide di pronunciare qualche parola, o addirittura di intervenire con qualche azione.
L'ingresso di Tullius Detritus alla presenza dei dignitari romani è una scena di quelle che non si dimenticano: già alla sua comparsa i fumetti dei presenti si colorano prima di un tenue verdolino, poi di un verde sempre più deciso. La rissa è già sul punto di scoppiare quando Tullius Detritus pronuncia alcune blande parolette conciliatorie che quasi causano un travaso di bile a Giulio Cesare in persona. Conquistato dal fulgore di tanto talento, il grande condottiero romano si allontana con il nuovo arrivato per illustrargli la sua missione, lasciando i suoi consiglieri nella sala ad azzuffarsi senza ritegno.
Dopo un breve viaggio su una nave romana dove tutti litigano, dal capitano ai rematori, Tullius Detritus sbarca vicino al villaggio e i suoi effetti non tardano a manifestarsi: in un profluvio di fumetti di un bel verde deciso, ben presto tutti nel villaggio litigano con tutti (ad eccezione del bardo) e un'infinità di perfide dicerie si spargono ovunque come gramigna.
Dopo gran copia di litigi, Asterix, Obelix e Panoramix trovano il modo di disinnescare il micidiale Detritus (ovviamente facendo litigare l'intero accampamento romano) e ben presto l'armonia ritorna nel villaggio - ma il lettore si è divertito davvero molto e ha ritrovato nella storia le stesse meccaniche che fanno litigare così facilmente i suoi colleghi, i suoi vicini, i suoi parenti... e lui.

Consigliatissimo dai dieci anni in su.

Con questo post partecipo ai Venerdì del libro di Homemademamma e auguro a tutti un felice fine settimana e ottime letture.

mercoledì 6 febbraio 2013

Civis Langobarda sum (grufolans, etiam)

Su Grandangolo l'alto medioevo è veramente una Dark Age: nel senso che non ci si capisce nulla, e tanto più quando si parla di barbari. Giunta alla fine del capitolo sui Longobardi mi sono accorta che era una scatola vuota dove, sul fondo di un po' di chiacchiere, a mala pena si potevano  trovare poche righe fumose sull'editto di Rotari e un racconto espurgato della storia di Rosmunda. Donazione di Sutri non pervenuta, e quel ch'era peggio nessun accenno ai maiali. Una vera porcata, ammettiamolo. 

I Longobardi, che una trentina di anni fa andavano tanto di moda, dopo l'avvento della Lega sembrano caduti in disgrazia. Eppure non è colpa loro se siamo stati invasi dall'interno da una manica di politici incolti e incivili che straparlano di storia senza saperne alcunché. 
I Longobardi hanno fatto la storia d'Italia, contribuito a far nascere lo Stato della Chiesa (beh, questo avrebbero pure potuto risparmiarselo, ma ormai è andata così e amen) e, soprattutto, hanno fatto in parte gli italiani - perché, se il sangue non è acqua, i Longobardi siamo noi, o meglio tutti noi siamo (anche) Longobardi. Così ho deciso di intervenire. E siccome dei Longobardi non mi occupavo più dai tempi ormai lontani dell'università e del glorioso esame che ci diede su mia madre, ho cercato qualcosa di più recente in rete.
Piluccando qua e là, integrando con i miei ricordi, un paio di testi che avevo per casa, gli appunti di mia madre e quelli delle Settimane di Studi sull'Alto Medioevo (dove, appunto, ero stata addottorata tra l'altro sull'importanza di messer Porco) sono riuscita a mettere insieme cinque graziose paginette abbastanza chiare, con dentro un po' di tutto quel che mi sembrava commestibile per diciotto ragazzi disponibili e ripieni di buona volontà, ma pur sempre tra gli undici e i dodici anni: faide, guidrigildi, ordalie, conoscenze ostetriche (le levatrici sapevano girare il bambino quando era in posizione podalica), lavorazione dell'acciaio, lavorazione dell'oro e dell'argento, monetazione (più esattamente: quasi assoluta mancanza di), proclamazione del re per alzata di spada, proclamazione del re mediante il matrimonio con la regina vedova, una piccola carrellata di re (compresi, si capisce, i miei amati Astolfo e Agilulfo, stavolta in chiave più storica che gaya, ma anche Liutprando), donazione di Sutri, rapporti con Bisanzio, rapporti col papato, rapporti con i romani... e tantissimi maiali. Perché ai tempi dei Longobardi i boschi si misuravano in maiali e sono stati loro ad iniziarci alla nobilissima arte della norcineria - mentre la tanto decantata cultura classica non conobbe prosciutti né soprassate, solo maialetti farciti. Buoni anche quelli, per carità, ma non molto adatti alla conservazione.
Ho condito il tutto con un po' di slide di oreficeria (assai apprezzate), qualche cartina geografica e la storia della Corona Ferrea, così gli ho pure introdotto il tema delle reliquie; infine ho letto in classe la storia di Alboino e Rosmunda, senza tagli e in tutta la sua splendida improbabilità. E i ragazzi hanno ascoltato con santa pazienza e fatto un sacco di domande.
Infine, presa da un subitaneo attacco di follia, gli ho dato pure un tema sull'argomento: dovevano parlare dei Longobardi e dire quel che sapevano e si ricordavano, il tutto in un'ora. Così, come gli veniva. Diciamo che ho pensato di cogliere l'opportunità per vedere come se la cavavano ad organizzarmi un testo sistematico, visto che nelle interrogazioni a volte non riescono a ingranare bene o si sfaldano a mezza strada.

Mi ero preparata a usare molta, molta indulgenza e, nel prevedibile caso di un mezzo disastro, imbastirgli una piccola esortazione sul tema "sbagliando s'impara" ed annullare il compito. Ma non sono stati necessari né indulgenza né esortazioni del tipo "Provaci ancora, alunno": non ci sono state insufficienze e anzi qualcuno è riuscito, non so come, a imbastirmi quattro colonne piene dove c'era dentro tutto, e quel tutto era disposto con molto criterio. I testi erano chiari, comprensibili e ben organizzati, e dentro c'erano tantissimi maiali, e perfino qualche citazione di Paolo Diacono. Ho dato tre voti sopra il nove e mi sono congratulata con tutti.

Ad attenuare il rischio che mi montassi la testa dimenticando che l'insegnante può fare quel che vuole, ma il merito del successo va comunque all'alunno, la Seconda Effervescente, che ha avuto un compito di storia più facile ma con una preparazione da me altrettanto curata, ha partorito un vero campionario di orrori che comprendeva, tra l'altro, Federico II imperatore della Spagna, Shekspir e l'Invincibile Armata che venne disastrosamente sconfitta dai turchi a Lepanto, per tacere di Elisabetta I che era figlia di Maria la Sanguinaria.
Perché il nostro, invero, è un mestiere dove non si rischia mai di cullarsi in facili certezza.

venerdì 1 febbraio 2013

La scuola ai tempi della crisi (post banale, e anche triste)


Chiaramente Smaug non avrebbe problemi a pagare le spese di scuola per i figli, se fosse un genitore; ma per buona sorte di noi insegnanti non lo è.

Nella Prima d'Ogni Grazia Adorna Wasp mi racconta di come Aspide, in pullman, gli abbia spiegato che noi insegnanti non li portiamo all'OpenLab* perché fanno troppa confusione (Aspide frequenta una prima parallela alla nostra ed ha sempre una buona parola per tutti, come ho potuto constatare facendo Approfondimento nella sua classe).
Li assicuro che no, loro non fanno confusione, e nessuno di noi insegnanti avrebbe nulla in contrario a portarli all'OpenLab, ma che la scuola ha drasticamente ridotto le uscite per tutte le classi perché tutto costa più caro. Ad  esempio, racconto, la prima che avevo sei anni fa era stata ben tre volte all'OpenLab e aveva fatto anche altre uscite, ma all'epoca il Comune di St. Mary Mead metteva a disposizione due pullman gratuiti all'anno per ogni classe più altri pullman a prezzi simbolici, e anche l'OpenLab costava meno.  In compenso scuole e famiglie avevano più soldi a disposizione. Adesso il Comune si è defilato, i pullman dell'Agenzia costano cari e ci sono diverse famiglie in difficoltà. Per questo la gita di fine anno delle seconde è stata ridotta a un giorno e il Comune non ha fatto partire il laboratorio di teatro (da sempre apprezzatissimo da alunni e insegnanti) eccetera eccetera.
I ragazzi ascoltano senza fare commenti, compresi quelli che nelle famiglie in difficoltà ci vivono; qualcuno però osserva che alle elementari i primi anni li facevano girare come trottole, mentre in quarta e in quinta si erano mossi molto meno. Poteva darsi che ci fosse un collegamento?
Confermo che sì, è ben possibile che il collegamento ci sia.

Tre ore dopo, finita la mia mattina di lezione, raggiungo la Sala Professori, dove Matematica sta già conversando da qualche minuto con la madre di Ibn al-Arabi, convocata per discutere delle difficoltà che il figlio incontra con la Terribile Arte dei Numeri - e che in verità non sarebbero gravi, se il ragazzo non tendesse a scoraggiarsi per partito preso. 
Già il fatto che abbiamo dovuto convocarla è indicativo: negli anni precedenti  si era mostrata madre assai solerte negli incontri con gli insegnanti, mentre  quest'anno non si è mai vista. Siccome il paese è piccolo e la gente mormora, qualche cauta indagine ci ha permesso di appurare che adesso lavora molto più di prima e in orari diversi perché il marito da qualche mese è disoccupato, e che il suo lavoro deve bastare per una famiglia di quattro persone, due delle quali in età scolare; ma la situazione è ancora più difficile di così e infatti alla fine del prossimo anno scolastico torneranno a casa, in Tunisia - cosa che non entusiasma nessuno di loro, e tanto meno Ibn al-Arabi che è nato qui.
Naturalmente ognuno vede le cose dal suo punto di vista, e io e Matematica ci siamo strappate i capelli pensando ai compagni persi e all'esame di terza media non fatto qui da noi - ma è chiaro che i problemi vanno molto al di là di questo.
Viene sfiorato anche l'argomento del corso di nuoto organizzato dalla scuola e che costa ben 28 euro (una sciocchezza, quando li hai, e una bella cifra se la devi tirare fuori da un bilancio ridotto all'osso). La madre spiega che alla fine ha deciso di farglielo fare per non lasciarlo, unico tapino di tutta la classe, a guardare gli altri che nuotavano, "vuol dire che rinuncerò a qualcosa io"; ma sorge il sospetto che il "qualcosa" a cui rinuncerà non sia un "qualcosa" di molto superfluo.

Partita la madre, Matematica si offre di pagare lei il corso di nuoto per Ibn al-Arabi. Fisica sospira e le suggerisce di aspettare, perché ancora non è sicuro che il corso partirà: i ragazzi nelle condizioni di Ibn al-Arabi sono un piccolo gruppetto, la scuola non ha più a disposizione il fondo-toppa di cui disponeva un tempo (perché anche le scuole hanno pochi soldi) e la piscina non è più gestita direttamente dal Comune ma da una ditta che ha mostrato scarsissima disponibilità a far nuotare gratis otto ragazzi su duecento. "Chi non paga non entra in acqua" è stata la risposta quando il problema è stato sollevato. Da notare che proprio a quegli otto il corso di nuoto sarebbe stato particolarmente gradito, visto che appare piuttosto improbabile che le famiglie possano offrirgli in alternativa un normale corso pomeridiano a pagamento o un mese di vacanza alle Maldive con istruttori.
Si sopravvive anche senza corso di nuoto, certo, e anche senza l'uscita all'OpenLab a vedere gli esperimento nel laboratorio-giocattolo, e senza la visita a questo o quel museo. Ce ne stiamo buoni buoni in classe, mattina dopo mattina, a svolgere il programma fra quattro mura (malamente riscaldate, in questi giorni) ricordandoci ad ogni minuto che siamo tornati un paese povero. Un bel messaggio di speranza per le giovani generazioni e un bell'aiuto per i docenti a pensare la scuola "in termini di apertura al mondo esterno".
"Siamo piccoli e lo resteremo" è quel che ci viene ricordato ogni giorno e ogni ora. E siamo anche piuttosto stupidi, visto che ci siamo ridotti così.

E' probabile che Ibn al-Arabi faccia un affare, tornandosene in Tunisia.

*Un simpatico laboratorio nel Polo Universitario di Sesto Fiorentino dove fanno simpatici esperimenti di scienze per le classi medie con attrezzature professionali ma con un design vagamente "à la Lego". Non gratis, ahimé.