Il mio blog preferito

lunedì 31 dicembre 2018

Anche questa notte passerà



Godiamoci questi ultimissimi scampoli di 2018 in attesa di un 2019 che ci auguriamo tutti meno cupo e molto, molto, moltissimo più buonista 
💖💖

Imprevisti risvolti avventurosi del Piccolo Premio Letterario


Tutti gli anni le tre classi prime della Scuola Media di St. Mary Mead partecipano al Piccolo Premio Letterario. Si tratta di una simpatica iniziativa atta a diffondere la lettura nelle giovani generazioni: il Piccolo Premio Letterario ci fornisce una batteria di libri a prezzo ridotto,  i ragazzi li leggono e poi li valutano con apposito voto.
A fine Maggio arriva poi la  Gran Finale: i quattro libri più votati dai ragazzi entrano in finale, e le classi che lo desiderano vanno nel Paese del Piccolo Premio, dove gli autori ripresentano i loro libri e rispondono alle domande dei giovani giudici. In ultimo c'è la  votazione finale dove i ragazzi scelgono il vincitore e dopo tutti tornano a casa felici e contenti, almeno nelle intenzioni degli organizzatori.

Per vecchia tradizione le classi prime di St. Mary Mead partecipavano a questa specie di gita di fine anno che, vista la distanza che ci separava dal Paese del Piccolo Premio diventava una escursione piuttosto impegnativa anche se i ragazzi si divertivano sempre molto (che era poi il vero motivo per cui gli insegnanti di Lettere si mettevano all'anima quella che tutti noi consideravamo una gran palla).
Normalmente sono abituata a scansare le gite di uno o più giorni perché soffro molto i viaggi in pullman. Tuttavia quell'anno la situazione logistica e la disponibilità degli insegnanti era tale che quasi subito mi ero resa conto che non sarei riuscita a sfuggire, stavolta. Mi ero così rassegnata e con apparente buona grazia mi ero impegnata ad accompagnare le prime con le proff. Therral e  Quadrella in base al principio che chi schivare non può la propria noia, la accetti di buon grado.

Così, in un caldo e luminoso mattino di Maggio, ad una scomodissima e assai antelucana ora  partimmo alla volta del Paese del Piccolo Premio.

Il viaggio si svolse senza inconvenienti e approdammo alla piazza centrale del Paese che non erano ancora le undici. Su di noi il sole splendeva, l'asfalto riverberava che era una meraviglia e, per dirla in sintesi, si schiattava di caldo. Le scolaresche arrivate prima di noi si erano logicamente acquattate nelle zone in ombra, ma non era stata presa in considerazione la possibilità di ombreggiare l'intera piazza. Sul palco i quattro autori chiacchieravano dei loro libri (nessuno dei quali mi era particolarmente piaciuto) e confesso che mi ero rifugiata in una volta fresca e ombrosa piena di espositori carichi di libri per ragazzi, con la scusa di cercare ispirazione per gli acquisti futuri della biblioteca quando mi raggiunsero per avvisarmi che Confucio, uno dei miei, si era sentito male.

Prontamente accorsi, come di dovere, e trovai Confucio, pallido come un cencio appena candeggiato, disteso in un altro punto della volta fresca e ombrosa, mentre uno dei quattro autori (per la cronaca, quello che poi ha vinto) che per l'occasione è risultato essere un medico, gli misurava la pressione e faceva domande varie. Confucio rispondeva in modo accorto e pertinente, ma lamentava anche un gran mal di testa. Alla fine l'autore-medico suggerì una visitina all'ospedale locale per un piccolo controllo: certamente era stato solo un malore passeggero, ma qualche ora in un ambiente fresco e silenzioso poteva fargli solo bene.
Naturalmente accettai senza batter ciglio e naturalmente toccava a me accompagnarlo e lo accompagnai.
All'ospedale furono efficienti quanto cortesi: allettarono Confucio, gli fecero la solita flebo fisiologica e avvisarono la famiglia (in realtà il padre, perché i due genitori erano separati e i figli vivevano appunto col padre in un menage con caratteristiche a tratti un po' strampalate).
Confermarono che erasi trattato di un piccolo malore, nulla di grave; Confucio comunque continuava a lamentare mal di testa.
Mi sistemai alla destra del letto, su una comoda poltroncina, con una rivista a farmi compagnia, rispondendo all'occorrenza alle domande di Confucio e facendo un po' di conversazione con lui, in attesa dell'arrivo del padre che immaginavo già per strada, ansioso di recuperare la sua malandata prole.
Evvabbé, sono cose che succedono.
Passa una mezz'ora e improvvisamente sento una voce assai simile a quella della prof. Quadrella. Mi affaccio incuriosita sul corridoio e scopro per l'appunto che, oltre alla voce della prof. Quadrella c'era anche la prof. Quadrella in persona. Ellamiseria, mi dico, ma che docenti ansiosi siamo fra tutti, dopotutto Confucio ha accusato un modesto malore e un po' di mal di testa, si suppone che ne uscirà vivo.
Una seconda occhiata mi svela però l'amara verità: non al capezzale di Confucio era accorsa la prof. Quadrella, bensì stava accompagnando un suo alunno, che durante il pranzo al sacco che aveva seguito la prima parte della cerimonia del Piccolo Premio non aveva saputo trovare di meglio che farsi venire una crisi di panico dovuta alla claustrofobia perché i locali del castello che il Comune ci aveva messo a disposizione erano un po' stretti. Dunque secondo ricovero, e la prof. Therral si trovava nella non invidiabile posizione di dover gestire da sola più di cinquanta ragazzi ormai decisamente inquieti e perplessi. (Therral comunque non si perse d'animo, portò i cinquanta ragazzi all'aperto su dei prati all'ombra e attese impavida lo sviluppo degli eventi).

Già che erano a chiamare famiglie, all'ospedale richiamarono il padre di Confucio per sapere quando sarebbe arrivato. Risultò così che costui non era affatto partito perché "tanto l'avevano assicurato che non era una cosa grave" e dava per scontato che il ragazzo sarebbe tornato con gli altri. A quel punto me lo feci passare (in quell'ospedale non era consentito usare telefoni personali ma solo il telefono messo a disposizione dall'ospedale) e gli aprii il mio cuore spiegandogli che 1) far rientrare Confucio che aveva ancora il mal di testa con cinquanta alunni scalmanati non mi sembrava una grande idea e che 2) all'ospedale avrebbero assai gradito affidare la creatura ancora sofferente a persona responsabile di lui, più che lasciarlo con gli insegnanti.
"Per me però è difficile adesso farmi sostituire sul lavoro, e ho la macchina parcheggiata lontano da qui. Caso mai vengo domattina a riprenderlo, lei intanto può tornare a casa con gli altri, naturalmente".
No, non posso - lo assicuro - in questo momento suo figlio è sotto la mia responsabilità e non posso abbandonarlo,  e comunque sarebbe più pratico per tutti, e soprattutto per Confucio, se lei venisse a prenderlo.
Il padre promette che vedrà quel che può fare e riattacca, lasciandomi all'arduo compito di cercare gli occhi che mi son cascati per terra onde rimetterli nelle orbite. E siam d'accordo che oggi il genitore  medio è davvero troppo ansioso e ansiogeno, ma forse qua stiamo esagerando: parcheggiare solo  soletto un ragazzo di dodici anni non ancora compiuti in un ospedale all'altro capo della regione solo perché papi ha la macchina parcheggiata lontana  mi sembra francamente un po' eccessivo.

Poco dopo chiama la VicePreside, allertata dalle altre colleghe, per offrirmi la sua solidarietà e promettere che cercherà di trovarmi una scappatoia legale per tornare a casa con il resto delle scolaresche. Nel frattempo dalla corsia il personale dell'ospedale si lamenta che stiamo facendo e ricevendo troppe telefonate e facendo troppa confusione nei corridoi. Faccio loro una doverosa ringhiata, poi ringrazio la VicePreside del disturbo che si sta prendendo ma le garantisco che la scappatoia legale non c'è, e che se anche ci fosse piantare Confucio come un carciofo per la notte solo soletto non mi sembrerebbe davvero cosa, per quanto io sia del tutto favorevole a coltivare l'automia e il senso di autoresponsabilità dei ragazzi preadolescenti.
Una volta riattaccato il telefono, mi siedo di nuovo accanto a Confucio che dormicchia, cercando con coraggio di ingoiare il rospo di una notte fuor di casa, all'ospedale per di più, e speriamo che almeno mi diano un po' di cena perché comincio ad avvertire un certo appetito.

Suonano le tre e mezzo. Il padre del ragazzo che ha avuto la crisi di panico, che adesso riposa nel letto accanto a quello di Confucio, è noto per essere persona inaffidabile, sciagurata e sempre coinvolta in disegni e progetti di dubbia limpidezza morale; sta di fatto che si è mosso alla velocità della luce e quando arriva con uno zio al seguito saluta il figlio con tutta l'affettuosa complicità e apprensione che qualsiasi genitore affettuoso mostra in questi casi.
Il ragazzo viene così prelevato e la prof. Quadrella può infine riunirsi alla prof. Therral e ai cinquanta e passa ragazzi, che aspetteranno per ripartire fino all'ultimo momento in cui ci sarà la ragionevole speranza di vedermi partire con loro.
Poco dopo chiama la VicePreside per assicurarmi che la scappatoia legale per me non c'è; provo a risponderle con una variante garbata di "E grazie al cazzo, si sa che non c'è, ed è anche giusto che non ci sia". Poi un parzialissimo raggio di sole: la prof. Quadrella chiama per annunciarmi che il padre di Confucio è riuscito a farsi sostituire sul lavoro e a raggiungere la sua macchina; addirittura l'ha messa in moto ed è partito alla nostra volta anche se l'auto fa uno strano rumore.
A svariati chilometri di distanza io e la prof. Therral pensiamo in coro "Non ce la farà MAI!". E di nuovo provo eroicamente a rassegnarmi all'idea di una simpatica notte all'ospedale, lontano dalle mie belle gatte e dai confort della mia ancora più bella casa.
Tuttavia un raggio di luce assai più deciso viene da Confucio: quando si sveglia, finalmente libero da mal di testa, gli vengono riferite le ultime notizie. "Non vuol dir niente" ci rassicura "quella macchina fa SEMPRE qualche strano rumore, poi va tutto bene."
Rianimata da questo bel cavo intrecciato di speranza (ho molta fiducia nel giudizio di Confucio, ne mai ho avuto motivo di perderla, in tre anni) comincio a guardare al futuro con un po' di ottimismo.
Passa il tempo. Io e Confucio parliamo di traffici di armi, di armi in vendita, dell'esistenza o meno di dio (lui non ci crede) ...
Infine il padre di Confucio arriva, in un mare di ansia e confusione. Prende il figlio e se ne va, con grande sollievo della collettività tutta.
Accolta da un grande applauso riesco a raggiungere il pullman che parte immediatamente.

E sia io che Therral che Quadrella, in triplice giuramento e Voto Infrangibile, giuriamo che MAI PIÙ il Piccolo Premio Letterario avrà il nostro scalpo e d'ora in poi le prime verranno deprivate di questa succosa occasione mondana.

sabato 29 dicembre 2018

Manuale del Perfetto Insegnante - DATEGLI DA MANGIARE!

Un "panino" non è necessariamente formato da due malinconiche fette di pane  di scarsa qualità farcite con una sottiletta  insipida, una fetta di prosciutto cotto di un improbabile rosa acceso e un diluvio di maionese insapore, senza ombra di verdura e in totale assenza di ingredienti appetitosi: può anzi essere una gustosa scatola di tesori che racchiude combinazioni originali, saporite e molto nutrienti
Ovvero: un alunno ben nutrito c'è speranza che ti ascolti, con un alunno affamato non è il caso di contarci troppo.

A scuola a St. Mary Mead facciamo educazione alimentare - o meglio la fanno gli insegnanti di scienze: e ivi è gran sfoggio di piramidi alimentari, di "dieta mediterranea" (detto e non concesso che qualcuno abbia capito cos'è esattamente), di sviolinate contro le merendine e le bevande zuccherate e in più il comune di Saint Mary Mead interviene con programmi alimentari del tipo "frutta a tavola" (a distanza di anni ricordo ancora il delizioso sfrutta la frutta dei sukki Mukki - dove Mukki è la stimabilissima centrale locale del latte).
Poi c'è il distributore di merendine e di acqua minerale il cui senso sfugge a tutti noi e che ogni anno il corpo docenti chiede in ginocchio che venga rimosso ma ogni anno il Consiglio di Istituto spiega che non è possibile nascondendosi dietro le più fumose motivazioni; di conseguenza durante gli intervalli l'Estathè e le più varie patatine e merendine dominano sovrani in spregio alla Coop, al bar, al forno e ai tre negozi di gastronomia che si trovano nel raggio di cinquanta metri e all'acqua dell'acquedotto (ottima) purificata con i più vari filtri al carbone attivo, passivo e deponente.
In teoria, che gli alunni si imbottiscano di patatine è affar loro; ma in pratica per un insegnante non è così. O meglio: quel che conta davvero è che non si imbottiscano soltanto di patatine e tè più o meno zuccherato. Con gli anni mi sono anzi convinta che il problema dell'alimentazione a scuola è uno dei più sottovalutati dell'istruzione, con assai deplorevoli conseguenze per le giovani generazioni.
Una torta di mele fatta in casa o in una valida pasticceria è senz'altro più buona e nutriente di qualsiasi dolcetto confezionato del distributore - ed è anche molto meno cara, in proporzione
Partiamo dalle basi: siamo in presenza di ragazzi cui è imposto un orario di sei ore sei consecutive con scarsi intervalli, spesso preceduto e seguito da un viaggio su pullmino, e che avranno a   disposizione un pomeriggio piuttosto corto per tirare il fiato, prepararsi alle sei ore sei di lezione del giorno successivo  e magari affrontare pure qualche allenamento sportivo - prezioso, utile e corroborante quanto si vuole ma che pure il suo tributo di tempo lo esige. Checché se ne dica, il corso di studio previsto alle medie è abbastanza pesante e solo una attenzione piuttosto costante durante le lezioni permette di ridurre i tempi dello studio e dell'approfondimento a casa. Occorre dunque che il cervello degliu alunni sia ben sveglio e la concentrazione ottimale - e specialmente in prima è molto difficile ottenere questo.
Quel che le famiglie dovrebbero ficcarsi in testa in questa situazione è che la creatura DEVE fare tre colazioni tre, proprio come se fosse un hobbit, e di contenuto ben studiato.
Quiche e torte salate nonché schiacciate ben farcite si possono confezionare in casa, ma anche comprare da un buon fornaio - ad esempio ai banchi da forno della tanto deprecata Grande Distribuzione se ne trovano di squisite e preparate con estrema cura
Cominciamo dalla prima, quella fatta verso le sette. Qualcuno a quell'ora proprio non manda giù niente e allora gli vanno date due colazioni rinforzate da portarsi dietro o qualcosa che possa magari mangiare in pullman o prima di entrare in classe. Personalmente se qualcuno mi chiede di mangiare durante la prima ora lo faccio uscire e mangiare, o mangiare direttamente al banco: l'uomo ha da nutrirsi, e la donna pure, in particolare quando sono in fase di crescita.
Qualcuno potrebbe volere la colazione salata. La cosa, in Italia, è tuttora vista come una pericolosa stravaganza ma non tutti vanno pazzi per il rituale tanto amato nelle pubblicità che prevede un bigonciolo di caffellatte dove tuffare i frollini o le brioscine della marca di turno; e conviene dedicare qualche indagine alla questione se la creatura si mostra inappetente e magari allestirgli qualcosa, appunto, di salato. Anche la frutta non è opzione da disprezzare. Di sicuro ci vogliono una buona dose di calorie piene, con dei carboidrati, dei grassi e possibilmente un po' di vitamine.
Ma l'attenzione maggiore va riservata alle due colazioni successive: non spuntini ma colazioni vere e proprie.
Non importa se la creatura è sovrappeso o convinto/a di esserlo. Non importa se ha deciso di fregarsene dei precetti islamici e di praticare il ramadan in barba alla saggia dispensa stabilita da Maometto in persona per i ragazzi in crescita. Non importa se voi genitori siete salutisti e convinti che una mela  e un pacchetto di cracker rappresentino due opzioni valide per nutrire bene al mattino la vostra creatura, o che il dietologo di turno vi abbia detto qualche scemenza in merito: chi fa sei ore di lezione la mattina deve nutrirsi, e nutrirsi con calorie piene. Lo zucchero dell'Estathè non conta, il singolo Flauto del Mulino Bianco è piccolo, la mela o l'arancia possono essere una simpatica aggiunta, le patatine fritte non levano la fame pur contenendo un sacco di calorie e non nutrono, il succo di frutta da solo non basta, la singola bustina di cracker è POCO.

Occorrono grosse fette di torta, robusti panini al prosciutto, formaggio, frittata, roastbeef o quel che vi pare da metterci come farcia, merendine doppie, qualcosa da mangiare con i cracker, dosi robuste di ciliegie, pesche, albicocche, dolcetti, biscotti e biscottini, consistenti tranci di pizza, brioche e budini di riso o di semolino. Il ramadan e la dieta la faranno nel pomeriggio, se così gli gira, ma le tre colazioni mattutine devono essere abbondanti  e nutrienti - poi, se vogliono o se sembra loro così indispensabile, i ragazzi ci possono aggiungere le patatine e il tè zuccherato, ma che sia chiaro che si  tratta di giunte, non del corpo principale della colazione. Insomma il Buon Genitore deve ponderare la questione e organizzarsi, in modo da non sbancarsi e da non perderci troppo tempo, ma sempre evitando di lavarsi la coscienza dando alla prole due euro da giocarsi al distributore delle patatine fritte e delle bevande gassate, che non levano nulla, per carità, al benessere fisico della creatura ma nemmeno sono molto utili a fornire un cervello sveglio, disponibile e ben zuccherato e oliato per dedicare adeguata attenzione alla duration form o alla rotazione dei trapezi anche alla sesta ora.

Basta questo a garantire alla prole un proficuo e indolore percorso di studio?
Naturalmente no, ma aiuta, e può semplificare la vita a tutti.

Fare la pizza in casa non è molto difficile, comunque ce ne sono anche di ottime, surgelate. 
Per taxwre del fornaio all'angolo, che la pizza la fa per mestiere.

Nota a posteriori: ieri sera, mentre riflettevo su questo post, mi sono accorta di un particolare che non avevo preso ancora in considerazione: non riguarda solo i miei alunni (che mi hanno sentito, loro e le famiglie, più volte, sviolinare su questo tema) ma ormai riguarda anche me:  considerando la mia ormai flebile forma fisica, i tempi in cui arrivavo a scuola alle otto con due uova, un  po' di spinaci e una fetta di pane nello stomaco per poi tirare diritta senza un attimo di pausa fino alle due o magari alle sei dopo la riunione sono finiti, forse per sempre; ed è opportuno che impari a ritagliarmi le mie pause per un caffè e qualche spuntino, leggero ma sostanzioso.
Sic transit...

giovedì 27 dicembre 2018

Haeretica - Le avventure di Lady Murasaki nello stravagante e orrido Mondo dei Nutrizionisti


Va da sé che fare il nutrizionista può essere un lavoro rispettabile come qualsiasi altro: ho la massima stima&considerazione per i nutrizionisti che ho incontrato nelle mie varie peregrinazioni ospedaliere: gente seria, assai disponibile all'ascolto, impegnatissima nel calcolo delle calorie necessarie per permettermi letteralmente di arrivare a fine mese e preoccupata di nutricarmi nei modi più opportuni per le mie balorde condizioni fisiche, mentalmente flessibili, ragionevoli e ben preparati.
Ho anche trovato un nutrizionista all'apparenza assai affidabile e informato su YouTube, dai cui video ho imparato un sacco di cose, soprattutto sulle numerose zone di dubbio, di incertezza e di evoluzione che la disciplina comporta.
Quelli che mi preoccupano e mi inorridiscono sono l'infinità di nutrizionisti fai-da-te che imperversa nella nostra bella penisola e di cui Internet ospita solo la punta dell'iceberg, e forse nemmeno la più pericolosa.
Il punto è che diventiamo un paese di settanta milioni di allenatori della Nazionale solo in tempo di mondiali di calcio, e i nostri settanta milioni di Grandi Economisti sbucano fuori soprattutto in tempo di Documento di Programmazione Finanziaria, in Autunno, mentre i settanta milioni di nutrizionisti non conoscono pause né ferie né stagioni morte: Essi sono sempre fra noi, lo sguardo vagamente lupestre e assai fanatico, poche e non immutabili certezze e una determinazione davvero degna di miglior causa, soprattutto se gli sveli (o non puoi nascondergli di avere) qualche problema legato all'alimentazione, fosse pure un modestissimo diabete da gravidanza.
Immaginatevi una poveretta afflitta da un malassorbimento nutrizionale come me.
Quelli che ti annunciano trionfanti l'uscita di una nuova linea di prodotti senza glutine suggerendomi di adottarla quanto prima.
"Grazie, ma non ho nessun problema legato al glutine"
Ma il glutine è sempre e comunque un fattore di irritazione!
"Ma quando mai?"
Niente, è stato stabilito che la mancanza di glutine non può che migliorare la mia vita.
Poi ci sono quelli che ti spiegano che devi assolutamente prendere latte e formaggi senza lattosio.
"Non ho alcun problema col lattosio. Si sono raccomandati che prenda il latte parzialmente scremato, ma è quello che ho sempre preso comunque".
Ma, ahimé, anche il lattosio è un fattore universalmente riconosciuto come irritante. Non solo, ma ci sono quelli convinti che il latte vada evitato in qualsiasi forma e quelli sicuri che vadano evitati i formaggi in quanto "prodotti artificiali" (e infatti contano poche decine di migliaia di anni di tradizione, nella lavorazione. Eccheccazzo, anche Polifemo faceva il formaggio!).
Poi c'è il povero burro, ingiustamente calunniato da decenni. E siamo d'accordo che, passati i trent'anni, il burro mooolto abbrustolito ti ritorna in mente e in gola a giornate intere, ma un garbato soffritto di burro e olio extravergine di oliva ingentilisce gran copia di piatti e un garbato strato di burro fresco sul pane rallieta di sé miele, marmellata, salmone e sandwich al roastbeef e ai cetrioli.
E che dire di chi ti offre trionfante dolci senza uova, latte né burro né panna né zucchero (non sempre, ammettiamolo, di bontà sopraffina al palato) ma fatti con amido di mais (che se non è zucchero diciamo che ci somiglia assai assai), latte e panna di soia, olio di semi e uno strano impasto burroso di semi di zucca e di girasole tritati?
Non parlerò delle povere uova, autentici frutti del demonio secondo alcuni:
Come PUOI mangiare due uova a colazione? Fanno malissimo e sono piene di colesterolo! 
"Il mio colesterolo è regolarissimo, e comunque le uova non c'entrano un accidente col colesterolo, così come non c'entra l'alimentazione. In compenso la mia albumina fa veramente pena, e si sono raccomandati che mangi molte uova". 
Ma è PERICOLOSO! Le uova andrebbero evitate con tutte le nostre forze! Fanno terribilmente male!
E sorvolerò sulla povera carne rossa (particolarmente sul maiale) che in teoria andrebbe mangiata a dosi omeopatiche (e che mi sta perfino stufando un po', visto che me ne vorrebbero dare a dosi industriali e io, per quanto carnivora, non sono un lupo anche se a volte mi sento una tigre (quanto a umore, non certo per la forza e la vitalità che caratterizzano da sempre questo nobile e striato animale).

D'accordo, in questo periodo mi sto barcamenando con un regime alimentare davvero un po' particolare e un treno diverso ogni settimana nel tentativo di capire come funziona la mia complessa interiorità, e devo lottare per ogni singola porzione di verdura. Ma almeno sono malata e lo so, non mi impongo strane limitazioni senza motivazioni mediche solo perché qualcuno si è svegliato ieri e ha proclamato che i cavolini di Bruxelles sono il demonio mentre l'insalata belga è il Santo Graal della nutrizione.

(N.B.: nessun alimento è stato maltrattato o vilipeso durante la elaborazione di questo post, tranne il latte di soia che ai miei occhi esiste solo per essere insultato. Sono comunque disposta a scusarmi con lui, ove necessario).

lunedì 24 dicembre 2018

Notte di Natale 2018

Nella notte più magica dell'anno tutto si ferma, in attesa dell'Inizio del Passaggio. 
Indosso i miei nuovi orecchini blu e aspetto anch'io.
Auguri di buon Natale a tutti!

venerdì 21 dicembre 2018

Sunshine Blog Aware 2018 - Un po' di autodomande parte seconda

Ed eccomi al secondo (e ultimo, per buona sorte dei miei lettori) blog aware in cui mi intrufolo senza  alcun diritto. Romolo Giacani ha preparato una serie di domande cui sono lietissima di rispondere anche se nessuno me l'ha chiesto.
E partiamo da una premessa: tutti ti chiedono sempre cosa porteresti su una isola deserta, ma nessuno ti dice mai  quanto cazzo di tempo ci dovrei stare, in questo cazzo di isola.
Il mio limite è quattro anni, sopra quel tempo non mi servono né musica né libri, solo una bella corda ben insaponata.
Detto questo: 

1. Il libro che porteresti in un’isola deserta?
Non mi conviene certo portare un libro che ho letto e riletto, per cui la mia scelta ricade  su: la Bibbia, possibilmente versione CEI e testo a fronte in latino, e possibilmente anche una bibbia aggiornata e filologica redatta da studiosi ebraici. Lì troverei abbondanza di letture nuove e potrei anche ripassare con cura la parte già letta, avendo così agevolmente di che passare il tempo. No, non sono cristiana ma la Bibbia è un testo importante per la nostra cultura.

2. La canzone che porteresti sulla stessa isola deserta?

In base alla stessa teoria, non una canzone ma una cantata: il Messiah di Hændel, una musica che amo follemente ma che conosco solo a pezzi isolati.
Quanto alle canzoni, possiedo un ottima memoria musicale quindi portarmi dietro, poniamo, Save a Prayer o Astronomic Domaine non mi porterebbe alcuna reale gioia, perché posso riascoltarle quando voglio semplicemente chiudendo gli occhi e facendo partire la memoria del cuore.

3. Se non avessi un blog, dove scriveresti?

Sul diario, a mano, esattamente come facevo prima di aprire il blog.


4. Come ti vedi tra dieci anni? 

Perfettamente risanata, attivissima e piena di vitalità!


5. Saresti soddisfatta del tuo blog se...

Se potessi ricominciare a scrivere di scuola!


6. Perché hai aperto il blog?

A quei tempi c'erano diversi blog di insegnanti, ma quasi tutti avevano un tono un po' acidetto. Io, che ho sempre amato profondamente i miei allievi, (salvo poi  archiviarli quando uscivano dalla mia vita lasciando così affiorare le mie effettive preferenze) volevo fare  un blog  che mettesse loro al centro dei miei racconti, ma sempre prendendoli molto sul  serio, e che cercasse di far capire il fascino della vita di classe in una scuola media. 


7. Il mio ricordo piú bello

Quando ho scambiato un lungo, lento e approfondito bacio in tutta tranquillità con un ragazzo... sulla striscia di Viale Volta a Firenze. D'accordo, erano le quattro del mattino in zona Ferragosto, ma onestamente non l'avrei mai creduto possibile.

Probabilmente il giorno della discussione della tesi, anche.

8. Il mio più grande rammarico

È molto composito ed è formato dall'infinità di volte in cui ho parlato troppo e a sproposito. La discrezione è una arte che ho imparato a caro prezzo con molte ore di rimorsi.


9. Ti regalano 10.000 euro ma devo spenderli in 24 ore

Ecchessaràmai? Una bella offerta al gattile, un po' di beneficenza (microcrediti Pangea, 

Medici senza frontiere, qualche contributo a pozzi in Africa o simili) un contributino a PiúEuropa, poi un paio di buoni in un paio di negozi di mia scelta di vestiti e biancheria da notte da spendere con comodo per rifarmi un po' di guardaroba.

10. Con una bacchetta magica ti danno la possibilità di cambiare un evento della storia

Sono giochi molto rischiosi e per fortuna non sono nemmeno possibili, ma forse, restando sul recente... sceglierei che Bush Senior non creasse le premesse per l'attacco del 1990 in Iraq.


11. Mi spieghi cosa ti spinto a rispondere a queste domande? 

I motivi che ho spiegati all'inizio del post (in pratica: l'ho fatto perché sì).


Lunga vita e prosperità a tutti!

giovedì 20 dicembre 2018

Luma Liebster Award - insomma, un po' di autodomande


Sull'eccellente blog di CineCivetta è apparsa la risposta alla nomina del LumaLiebster Award, ricco di effetti grafici e che consiglio a tutti di andare a leggere: 
In più, in questo periodo la mia civetta preferita sta scodellando un bellissimo calendario dell'Avvento a sfondo cinematografico natalizio, che ugualmente consiglio a tutti di andare a guardarsi.
Detto questo, nessuno mi ha nominato ma le domande mi sono piaciute e così ho deciso di rispondere, per vedere di inaugurare una nuova fase del blog e della mia vita, magari piantandola di allietare tutti con le mie vicissitudini mediche e sperando di riprendere prima o poi di parlare di SCUOLA, che in teoria dovrebbe essere l'argomento portante di questo diario.

1) Ti chiedo di mettere in ordine di preferenza i seguenti nove medium espressivi che butto là in ordine sparso: romanzo, poesia, cinema, fumetto, fotografia, pittura, televisione, musica, illustrazione

Musica, prima di tutto: mi piace tutta, dai canti gregoriani all'hard rock. Poi i romanzi, che raccontano tante belle storie e i fumetti di vario tipo, specie quando raccontano una bella storia ma anche le strisce. Asterix, molti manga, Sandman, un po' di graphic novel, Jeff Hawke... 
Seguono la pittura, l'illustrazione, la televisione e ultimissima la fotografia, di cui farei pure comodamente a meno.

2) Chi è il tuo ideale di donna/uomo (un nome di un personaggio riconoscibile da tutti, il tuo vicino/a di casa non vale)? 

Prima di tutto Char Aznable della Cometa Rossa nelle prime dieci puntate di Gundam


 poi Fritz Arken di Danguard e Capitan Harlock



Anche Richard Armitage e Martin Freeman



3) Se non avessi intrapreso la strada del blogging a quale altro hobby pensi avresti dedicato l'equivalente del tempo?

Lettura, musica, forse qualche passeggiata in più. Nulla di particolare, insomma, rispetto a quel che faccio di solito.

4) Col senno di poi... hai scelto la strada giusta nel tuo percorso di istruzione scolastica (superiori, università, specializzazioni) o cambieresti qualcosa?

Ah, saperlo, saperlo... Mi sono fatta iscrivere come un pacco al liceo classico ma lì ho avuto una fortuna sfacciata con certi insegnanti e i compagni di classe. All'università mi sono laureata in latino medioevale e più avanti diplomata in archivistica. Ho cercato più volte di diventare bibliotecaria, ma non sono mai riuscita a superare un concorso che fosse uno, nonostante la diligenza con cui mi preparavo. Infine mi sono ritrovata in cattedra alla scuola media e con grande sorpresa ho scoperto che era un lavoro adatto a me - insomma, in qualche modo devo aver azzeccato un percorso giusto, visto che funzionavo benino anche come archivista..

Tuttavia c'è una parte di me che sogna tuttora un passato di studi per contabile,  visto che maneggiare i soldi degli altri mi piace, anche se non mi interessa minimamente intascarli.

5) Sei un/una amante della vita sedentaria? Un/una amante della vita nomade? Un sedentario/a costretto/a al nomadismo? O un/una nomade costretto/a alla vita sedentaria?

Amante della vita sedentaria? Io SONO la personificazione vivente della vita sedentarissima! 


6) Domanda strettamente legata alla precedente: Ti senti radicato alla tua terra d'origine o piuttosto un/una apolide?  

"radicata" non rende l'idea, è una parola troppo blanda: io vivo abbarbicata alla mia terra e già accettare per biechi motivi economici di lasciare Firenze per Lungacque (addirittura venti chilometri!) mi ha mandato discretamente in crisi. È uno dei motivi per cui simpatizzo tanto con i migranti, italiani compresi.


7) Sempre sulla stessa onda: Il mio amatissimo Rilke (il poeta) diceva che seppure di origine praghese e di cultura tedesca, la sua patria spirituale era la Russia. Tu ti riconosci una patria spirituale? 

Inghilterra, senza dubbio - e anche la Svezia. Sto soffrendo molto per la Brexit proprio perché la vivo come uno schiaffo e un tradimento.


8) Tendi ad amare di più: La natura? Le cose vecchie/antiche? Le cose moderne? Per la cronaca, si tratta di una divisione in tre tipi di essenze umane (naturale, classica, moderna) appartenente a una particolare scuola psicologica. 

Della natura fondamentalmente me ne frego, anche se appoggio con passione tutte le cause ambientaliste. Le cose moderne non mi dispiacciono affatto e, naturalmente, apprezzo molto anche le cose antiche (e i romanzi storici fatti bene)


9) Ora una domanda facile facile, su qualcosa che pare molto d'attualità: qual è il tuo decennio preferito (da te vissuto direttamente o anche solo per via indiretta)?

Gli anni 80 perché ero giovane e bella e mi piaceva quasi ogni canzone che usciva dalla radio. 


10) Collezioni qualcosa (francobolli, farfalle, cartoline, ecc.)? 

Ho una modesta raccolta di draghi e di immagini di gatti (ma tengo in casa anche due splendide gatte nere ben vive, mentre purtroppo non ho alcun drago). 


11) Hai o hai avuto una tua enciclopedia preferita?

Wikipedia, eccellente per preparare gli approfondimenti di Geografia e anche quelli sulle istituzioni.