In teoria ad ogni insegnante dovrebbe corrispondere un cassetto, che dovrebbe servire soprattutto a contenere libri, registri e altro materiale didattico o di sopravvivenza (programmi di gite, videocassette, ombrelli pieghevoli, biscottini etc.). Nella vita pratica spesso interviene la questione della Gerarchia per cui ci sono insegnanti con tre cassetti stracolmi delle cose più strane e insegnanti sfigati che sono costretti a tenere i registri abbandonati in cima alla cassettiera. Cose che capitano.
Quel che è veramente curioso però è la fenomenologia dei Cassetti Fantasma, che verrà quivi descritta.
Quel che è veramente curioso però è la fenomenologia dei Cassetti Fantasma, che verrà quivi descritta.
Poniamo che arrivi, a due settimane dall'inizio dell'anno scolastico, il supplente di terza fascia che deve rimpiazzare qualcuno che si sa che non tornerà per tutto l'anno. Nei primi giorni non ci sono cassetti liberi e si arrangia come capita, poi comincia ad organizzarsi e reclama il suo cassetto personale, prima con garbo e dolcezza infinita, poi in modo più perentorio e infine, se necessario, pestando i piedi, piantando grane ed esponendo il problema in segreteria.
Infine i colleghi smettono di fare finta di niente e decidono di affrontare la questione, cominciando a guardare con attenzione la cassettiera. A quel punto salta spesso fuori qualche cassetto che porta il nome di un collega andato in pensione, o del supplente annuale che c'era l'anno scorso e quest'anno è altrove.
Benissimo, prenderai questo" viene deciso. E il Cassetto Fantasma viene aperto.
Infine i colleghi smettono di fare finta di niente e decidono di affrontare la questione, cominciando a guardare con attenzione la cassettiera. A quel punto salta spesso fuori qualche cassetto che porta il nome di un collega andato in pensione, o del supplente annuale che c'era l'anno scorso e quest'anno è altrove.
Benissimo, prenderai questo" viene deciso. E il Cassetto Fantasma viene aperto.
Ed è sempre strapieno. Il suo contenuto farebbe la gioia di un archeologo: verifiche della IIID licenziata quattro anni prima, fascicoli ormai arcaici di attività contro il bullismo, libri di scuola che non sono mai stati adottati per quella classe, relazioni di fine anno di anni ormai lontani, biscotti mummificati, promemoria legati alla riforma dei cicli di Berlinguer, manuali di didattica per altre materie, romanzi che non hanno niente a che vedere con i programmi delle medie, libri di narrativa di quindici anni prima, pacchetti di figurine sequestrati nel mesozoico, puzzle proponibili solo ad un bambino che necessita di insegnanti di sostegno per disabilità molto accentuata, depliant per concorsi a premi già scaduti quando Annibale varcò le Alpi, bollettini parrocchiali, cialde per il caffé (a volte di macchinette che hanno esaurito da tempo la loro attività nella scuola), CD-ROM scolastici per le materie più strane, appunti leggibili, appunti illeggibili, fotografie personali, riviste di vario tipo... il tutto stipato fino all'inverosimile e frutto spesso di più di un processo di accumulo, come certe colline moreniche, talvolta recando tracce di materie diverse dove, inspiegabilmente, chi è venuto per ultimo non ha mai ripulito ciò che ha trovato in giacenza.
Talvolta succede che qualcuno prenda il blocco informe di materiale, tenti una cernita e si fermi a mezzo per stufaggine o perché deve andare in classe; il blocco non smantellato rimane sul tavolo della sala per mesi, fino a quando qualcun altro lo prende in blocco e lo appoggia in qualche angolo dove resterà a prendere polvere per altri mesi o anni (o finché non arrivi qualche ex-archivista che a fare le cernite dai mucchi informi di materiale si diverte da matti..,). Infine un custode, in estate, decide di fare piazza pulita di quegli agglomerati informi che nessuno verrà mai a reclamare ed enormi sacchi da spazzatura generica escono di soppiatto dalla scuola.
Tutto ciò è difficile da comprendere per il profano: dopotutto, il tempo richiesto da un ripulisti periodico (diciamo ogni tre mesi) va dai due ai cinque minuti, ora che ogni sala insegnanti ha un bello scatolone per la carta da riciclare, e i libri arcaici hanno una biblioteca scolastica informe che aspetta solo loro. Soprattutto, che senso ha lasciare un cassetto pieno in una scuola dove si sa che non torneremo, almeno a tempi brevi?
Sta di fatto che colui o colei che, in nome di modesto criteri artigianali di organizzazione, esegue due o tre volte l'anno una piccola cernita di carte e bucce onde mantenere al suo cassetto personale l'apparenza di un cassetto e non farne uno specchio del Chaos che precedeva la creazione del mondo secondo la mitologia greca, finisce per godere fama (talvolta del tutto immeritata) di persona dalla precisione quasi maniacale, e se ne parla in Sala Professori con quel cauto rispetto che si mostra verso i prodigi della scienza che sfuggono all'Umana Comprensione, salvo poi lamemtarsi una o due volte al giorno perché "nel mio cassetto non ci sta più niente".
Talvolta succede che qualcuno prenda il blocco informe di materiale, tenti una cernita e si fermi a mezzo per stufaggine o perché deve andare in classe; il blocco non smantellato rimane sul tavolo della sala per mesi, fino a quando qualcun altro lo prende in blocco e lo appoggia in qualche angolo dove resterà a prendere polvere per altri mesi o anni (o finché non arrivi qualche ex-archivista che a fare le cernite dai mucchi informi di materiale si diverte da matti..,). Infine un custode, in estate, decide di fare piazza pulita di quegli agglomerati informi che nessuno verrà mai a reclamare ed enormi sacchi da spazzatura generica escono di soppiatto dalla scuola.
Tutto ciò è difficile da comprendere per il profano: dopotutto, il tempo richiesto da un ripulisti periodico (diciamo ogni tre mesi) va dai due ai cinque minuti, ora che ogni sala insegnanti ha un bello scatolone per la carta da riciclare, e i libri arcaici hanno una biblioteca scolastica informe che aspetta solo loro. Soprattutto, che senso ha lasciare un cassetto pieno in una scuola dove si sa che non torneremo, almeno a tempi brevi?
Sta di fatto che colui o colei che, in nome di modesto criteri artigianali di organizzazione, esegue due o tre volte l'anno una piccola cernita di carte e bucce onde mantenere al suo cassetto personale l'apparenza di un cassetto e non farne uno specchio del Chaos che precedeva la creazione del mondo secondo la mitologia greca, finisce per godere fama (talvolta del tutto immeritata) di persona dalla precisione quasi maniacale, e se ne parla in Sala Professori con quel cauto rispetto che si mostra verso i prodigi della scienza che sfuggono all'Umana Comprensione, salvo poi lamemtarsi una o due volte al giorno perché "nel mio cassetto non ci sta più niente".
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