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giovedì 26 agosto 2021

Sul 15 Agosto, l'8 Settembre, l'11 Settembre, insomma l'Afghanistan


L'11 Settembre del 2021 le truppe statunitensi (e relativi alleati) avevano fissato di lasciare definitivamente l'Afghanistan, dopo venti anni di permanenza non particoilarmente fruttuosa.
Si sapeva, si temeva e si pensava (tutto insieme, in un curioso pastone) che ciò avrebbe creato qualche inconveniente alla popolazione, perché era dato per assai probabile che, nel giro di qualche mese, i talebani avrebbero ripreso il potere scalzando il governo del paese, quello legittimamente eletto con legittime elezioni durante l'occupazione USA.
Le cose però sono andate diversamente da quanto programmato e anche da quanto temuto e già a Luglio i talebani avevano cominciato a riconquistare il territorio afgano strappandolo all'esercito del legittimo governo di cui sopra, fino a prendere Kabul il 15 Agosto, istituendo seduta stante la Repubblica Islamica dell'Afghanistan, che avrà come legge la Sharia, ovvero uno strano combinato di leggi ufficialmente basate sul Corano.

Il 15 Agosto non è una data che porta granché bene, in quella zona, per i cambi di gestione: siamo in piena estate, fa caldo e la gente diventa davvero irragionevole. Anni fa India e Pakistan conquistarono la loro indipendenza dall'Inghilterra proprio il 15 Agosto, e fu un passaggio piuttosto complicato, di quelli che ti sbiancano i capelli a leggere i resoconti nella tua fresca cameretta. 
L'11 Settembre invece è la data dell'attentato delle Torri Gemelle, organizzato da Al-Qaeda in Afghanistan; all'epoca gli USA si ritrovarono tre aerei dentro due grattacieli e fecero circa 3000 morti - meno che nel passaggio indiano e pakistano verso l'indipendenza, certo, ma comunque un bel numero. Anche lì, tra l'altro, tutti civili.
Il fatto avvenne nel 2001, e quest'anno verrà celebrato il ventennale.
All'epoca, negli Stati Uniti, il presidente era George Bush jr. 
Per rappresaglia dopo l'attentato delle Torri Gemelle gli Stati Uniti con i loro alleati organizzarono una spedizione internazionale a cui partecipò anche l'Italia.
A dire il vero l'Italia non era stata richiesta, ma si appellò a una qualche clausola degli ordinamenti della NATO che prevedevano che, in caso di attacco a una delle componenti (e l'attentato delle Torri Gemelle poteva, volendo, essere interpretato come un attacco)  tutti gli stati alleati agli Stati Uniti nella Nato erano chiamati alle armi, in qualità di alleati. Gli USA invece non si appellarono a un bel niente e accolsero le truoppe italiane con una sorta di perplessa indifferenza, usandole con molta parsimonia nelle operazioni militari.
Ricordo benissimo che, all'epoca, in tanti - opinionisti e giornalisti e uomini di governo - spiegarono a noi comuni mortali questa cosa dell'attacco e dell'obbligo dei paesi alleati di intervenire. Solo negli ultimi giorni invece ho scoperto che le truppe italiane andarono laggiù unrequitted. 
Ricordo altresì come, almeno in Italia, sui giornali e in televisione si parlò molto dell'importanza di abbattere la dittatura talebana per affermare i diritti delle donne e i valori della democrazia, e quindi di come perciò fosse bello e giusto partecipare a quella spedizione.
Si raccontava infatti che, in nome della religione islamica, i talebani trattassero molto male le donne, e corre voce che anche gli uomini non se la passassero granché. E, a ben guardare, nemmeno i talebani facevano poi questa gran vita, stante che l'Afghanistan, dopo aver fatto per tanti anni da ospite per le ultime propaggini della Guerra Fredda, si era decisamente impoverito.

 Nel giro di due-tre giorni i talebani furono spodestati, i diritti delle donne riconosciuti e il governo sostituito.
Unico piccolo e insignificante dettaglio: non riuscirono a catturare l'organizzatore dell'attentato alle Torri Gemelle, tale Osama Bin Laden. Lo presero solo nove anni dopo, in circostanze piuttosto fumose.
Sui giornali e in televisione tutti festeggiarono molto il ritorno della democrazia e l'emancipazione delle donne in Afghanistan.
Poi le cose si trascinarono per qualche mese perché in effetti la vittoria era stata annunciata un po' troppo in fretta e c'erano ancora dei problemi.
Poi le cose si trascinarono per qualche anno perché in effetti c'erano ancora dei problemi. Con i talebani, dice.
Inoltre dagli USA non arrivavano più molti fondi, perché nel frattempo laggiù qualcuno si era fatto venire la balzana idea di attaccare l'Iraq, accampando motivazioni che vennero poi riconosciute piuttosto campate in aria dalla stessa CIA.
Comunque per l'Afghanistan i soldi si ridussero notevolmente e ci si ridusse a vivacchiare nelle città e a farsi vedere poco e di sfuggita nelle cosiddette zone rurali (ovvero tutto il resto del paese).
Passarono gli anni. Tanti anni.
Venti anni, in effetti.
Ogni tanto cercavo notizie e scoprivo che in Afghanistan si combatteva moltissimo e che c'erano un sacco di attentati. Bombe al mercato, bombe negli aeroporti, quelle cose lì. Naturalmente io speravo sempre di leggere che non c'erano più bombe al mercato e negli aeroporti, e soprattutto che l'economia afghana era in ripresa - perché ho studiato storia e ho imparato che niente rafforza l'economia (e talvolta anche l'emancipazione femminile) quanto un aumento progressivo del PIL, e credo che per una donna sia più facile occuparsi della sua emancipazione se è sicura di fare almeno due buoni pasti al giorno - altrimenti il tempo se ne va a cercare qualcosa da mangiare per sé e per i figli (che spesso sono molti proprio perché manca l'emancipazione femminile), e siccome in queste circostanze raramente si rimediano dei pasti molto abbondanti, finisce che si è troppo indeboliti per riuscire a  far ripartire l'economia. Comunque no, nonostante le mie speranze buone notizie non ne vedevo mai.
Ogni tanto mandavo un po' di soldi da usare nei microcrediti per la microimprenditoria femminile e l'istruzione femminile in Afghanistan. Ultimamente andavano molto i piccoli allevamenti di galline, e non mi pareva un buon segno visto che in India con i microcrediti facevano invece i laboratori di sartoria, che secondo me sono qualche gradino più in alto. E, sempre dalla ONLUS che mandava i microcrediti, arrivavano notizie davvero sconfortanti. Tre anni fa mandai i soldi per pagare un anno di cibo alle bambine che andavano a scuola, e neanche questo  mi sembrò un gran segnale.

Sapevo comunque che le truppe degli USA c'erano ancora, e sospettavo che ci fossero anche gli altri alleati, noi compresi, pur se a scaglioni ridotti. Comunque, non ci raccontavano granché.
Sapevo anche che i talebani avevano un grosso appoggio da parte della popolazione e che erano talebani ormai un po' diversi da quelli dell'11 Settembre. D'altronde gli anni erano passati. La gente si evolve, movimenti guerrieri compresi. E correva voce che si evolvessero anche gli armamenti, grazie anche agli aiuti del terrorismo internazionale.
Nel frattempo le truppe occidentali armavano e addestravano l'esercito del legittimo governo insediato dopo le legittime elezioni, acciocché diventasse forte e ben armato e in grado di gestirsi da solo e di difendere l'Afghanistan da qualunque insidia, interna o esterna che fosse.
Dopo Bush jr. alla presidenza degli Stati Uniti è arrivato Obama, e si racconta che a un certo punto gli avessero consigliato di ritirarsi dall'Afghanistan, che tanto lì non si raccattava niente. Lui non li ascoltò e gli USA con alleati al seguito rimasero. 
Immagino che abbia avuto le sue buone ragioni per agire così, ma quali fossero nessuno me lo ha mai spiegato.
L'economia afghana comunque continuava ad andare malissimo.
Anche le donne pare che non se la passassero in modo splendido, soprattutto fuori dalle città presidiate da USA e alleati. Ma erano voci vaghe, vaghissime. Probabilmente, a impegnarsi a fondo, qualcosa avrei trovato. Ma chi ce l'ha il tempo di star dietro a tutto?
L'Afghanistan dormiva nella mia coscienza di un sonno inquieto (la mia coscienza si lascia prendere in giro con una certa facilità, non posso negarlo).
Poi è arrivato Trump, che ha passato più di un anno a fare trattative con i talebani per concordare l'allontanamento dall'Afghanistan delle truppe americane, e alla fine delle trattative ha firmato, appunto, un trattato. 
E poi, buon ultimo è arrivato Biden che ha deciso di mantenere l'accordo firmato da Trump e di lasciare l'Afghanistan.
Adesso si dice in giro che lo avessero avvisato che l'esercito legittimo, quello armato e addestrato dagli americani, rischiava di dissolversi come fumo se gli americani avessero lasciato il paese - segno, forse, che non era stato granché armato e addestrato, oppure che i talebani godevano di un forte appoggio da parte della popolazione, o magari di entrambe le cose, vai a sapere.
Biden ha deciso comunque di procedere e immagino che se l'ha fatto avrà avuto le sue buone ragioni, o almeno ragioni che a lui parevano buone. Darei per certo però che non immaginava che le cose si sarebbero messe proprio così male, o avrebbe preso qualche precauzione (del tipo far tagliere la corda a tutti prima, per intendersi). 

Un paio di mesi fa, in barba agli accordi firmati sull'uscita ordinata delle truppe alleate, i talebani hanno cominciato ad avanzare - anche se, a dirla tutta, una parte del paese era già in mano loro; oppure era rimasto in mano loro dai tempi dell'invasione del 2002, non sono riuscita a capirlo..
L'esercito regolare afghano, quello addestrato dagli Stati Uniti (e da noi) si è liquefatto, e in alcuni casi non si è proprio mosso, stante che a volte i capi delle città hanno consegnato le chiavi ai talebani senza nemmeno provare a difendersi nel tentativo di limitare i danni per la popolazione.
Quanto al capo del governo afghano, quello formato dopo regolari elezioni, la notte prima che i talebani arrivassero a Kabul ha preso l'aereo zitto zitto ed è sparito nel nulla, sembra portandosi dietro una grossa somma di denaro - ma questo non è sicuro, e visto che costui da quando è sparito non ha aperto bocca (a quanto ne so) non ho nemmeno capito se non è sicuro che si sia portato dietro i soldi o se non è sicuro che sia scappato, e la storia mi è sembrata inquietante per vari motivi: è scappato da solo? Aiutato dagli americani? E' scappato in accordo con i talebani? Non è scappato affatto ed è ancora a Kabul, anche se non più in grado di dare un contributo vitale al suo paese? E' prigioniero?
Comunque sia andata, una mattina a Kabul si sono ritrovati con un altro governo e con i talebani in casa. E tutto ciò (compresa la fuga del capo del governo nottetempo con i soldi) mi ha ricordato moltissimo l'8 Settembre del 1943, quando durante la notte l'Italia si svegliò scoprendo che durante la notte erano cambiate le alleanze e il re era scappato con la corte, l'archivio e il tesoro di famiglia, lasciando gli italiani piuttosto negli impicci.
E tanti, tanti altri ricordi affollano la mia mente di storica. Per esempio l'esercito dei Borboni che si liquefece altrettanto all'arrivo dei Mille guidati da Garibaldi - e stiamo ancora a discutere se sia liquefatto perché si era messo d'accordo con gli invasori, o perché non aveva voluto combattere, o se come esercito faceva talmente pena che anche un migliaio di volontari ne avevano avuto ragione in men che non si dica. Questi dubbi valgono anche per l'esercito ufficiale afghano, mi sembra.

Non avendo (per fortuna di tutti) alcuna responsabilità governativa, l'unica possibilità di intervento che ho è firmare qua e là appelli vari alle istituzioni dell'universo mondo che allestiscano quanto prima corridoi umanitari per tutti gli afghani che vogliono scappare dal loro paese, che sembra siano tantissimi - ma certo non tutti, perché dal numero dobbiamo togliere se non altro i talebani e i sostenitori dei talebani, che evidentemente erano una discreta quantità. Oppure no?
E poi mi faccio domande, un sacco di domande. Tutte senza risposta.
La prima domanda, naturalmente, è: ma quante balle ci hanno raccontato in questa storia? E quante cose non sono state raccontate?
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso eccetera eccetera.
L'esercito in questione, ci dicono adesso, non è mai riuscito ad avere il controllo completo dell'Afghanistan anche se ci ha provato per 20 anni. 
D'accordo il paese ostile, la guerriglia, la conoscenza del territorio... e poi la collaborazione degli abitanti contro l'invasore, forse? Un pochino, almeno?
Sì, certo, l'invasore gli portava la democrazia e l'emancipazione delle donne. Ma forse ha sbagliato tattica nel portarle, vien da pensare. 
Ufficialmente questa non era una guerra di conquista, era una guerra per la democrazia. Al di là di tante belle parole, l'idea base, sembra di capire, era estirpare il terrorismo e fare dell'Afghanistan un paese tranquillo. 
Ma queste sono cose che puoi fare solo accattivandoti gli abitanti. In Afghanistan sono stasi spesi quantità innominabili di soldi, e il motivo dichiarato per cui gli USA sono scappati è stato che non si potevano più permettere di spendere tanto. 
D'accordo, ma avevano già speso tanto, ed erano rimasti sul territorio per 20 dicesi 20 anni. Una intera generazione di afgani è cresciuta sotto il loro ombrello. Come hanno lavorato, in questi 20 anni, e come li hanno spesi questi soldi se alla fine l'unica cosa che una bella fetta del paese voleva era levarseli dai piedi?
Maluccio, viene da pensare. 
C'è stata una vera unità di intenti? Hanno fatto qualcosa per rimettere in moto l'economia afghana?
Con tutti quei soldi gli afghani dovrebbero essere ricchi e ben pasciuti e molto amichevoli. Invece non lo erano nemmeno un po'. Dopo 20 anni.
Con tutti quei soldi l'esercito ufficiale afghano avrebbe dovuto essere forte e ben armato e pronto a fare polpette di tutti i talebani. Santo cielo, perfino io potrei essere addestrata a fare la guerra, in 20 anni.
Perché si sono liquefatti?
Corre voce che non fossero addestrati né ben armati né ben forniti del necessario per un esercito. In 20 anni dunque gli invasori, o i portatori di democrazia, o come vogliamo chiamarli, non sono riusciti ad addestrare un esercito in un paese che ha una notevole tradizione guerriera - e dove un esercito ben addestrato e ben rifornito si è formato, nonostante tutto, ma al di fuori della portata dei militari stranieri.
Se sono rimasti lì per 20 anni dovevano averci dei progetti, per l'Afghanistan, altrimenti avrebbero fatto un bel raid e se ne sarebbero andati, immagino.
Perché hanno fatto finta di addestrare un esercito? In quel modo hanno messo nei guai un sacco di persone che adesso sono collaborazionisti agli occhi del nuovo governo. Oppure sono considerati degli alleati, dal nuovo governo, perché hanno lavorato per loro? E allora non li hanno addestrati perché non se ne fidavano?
Ma allora potevano fare col loro esercito e risparmiare quei soldi, magari usandoli nella guerra contro i talebani.

C'è stata una guerra contro i talebani?
Se c'è effettivamente stata è stata combattuta male e in modo inutilmente dispendioso.
C'è stato un tentativo di togliere il consenso ai talebani affigliolandosi la popolazione?
Se c'è stato, è stato gestito molto male. E sì che in venti anni tempo di rivedere le tattiche ce n'è.
Si sono preoccupati della popolazione rurale, che è la maggior parte in quel paese?
Sembra proprio di no. In compenso la popolazione rurale si è preoccupata assai di aiutare i talebani - una parte, almeno.
In 20 anni, si sono accorti che l'Afghanistan non è solo città? Se proprio non ci arrivavano da soli, sarebbe bastato che mi telefonassero o mi mandassero una mail, glielo potevo dire anch'io, così come glielo poteva dire qualunque manuale di geografia delle medie.

Oppure lo scopo di partenza era incattivire al massimo un popolo esasperato dai 20 anni precedenti di invasioni, e aiutare il più possibile il terrorismo internazionale coprendosi di ridicolo, scatenando un conflitto interno a casa loro e spendendo una barcata di soldi?
Se questo era l'obbiettivo di partenza sì, allora hanno fatto un lavoro eccellente.
Ed è stato un lavoro assolutamente bipartisan, dove due presidenti di entrambi gli schieramenti politici ci hanno messo, come si suol dire, la faccia.
Tuttavia il presidente degli Stati Uniti, per tutta una serie di motivi, ben raramente è un esperto di guerre, e decide in base a quel che gli viene raccontato.
Non sono mai stata una grande estimatrice di Trump mentre Biden mi piace abbastanza. Ma l'idea di Trump di levarsi infine da lì e piantarla di sprecare soldi non mi sembra del tutto biasimevole nella sua essenza, e d'altra parte Biden è arrivato alla Casa Bianca con quattro anni di esperienza come vicepresidente e qualcosa della guerra in Afghanistan la sapeva già. A conti fatti, anche se parecchie cose sono state sbagliate nel corso di questi 20 anni, decidere se la colpa è dell'uno o dell'altro mi sembra difficile anche se il disastro di questi giorni mi sembra figlio di entrambi (e dei due loro predecessori).
In compenso, non sono convinta che per Trump insistere tanto su quella che, oggettivamente, si presenta come una sconfitta senza appello, sia una grande idea. Non tanto perché anche Trump ci ha messo del suo, in quella sconfitta - ma ce l'hanno messa in quattro, di presidenti, e non parliamo del Pentagono e della cosiddetta Intelligence, che per l'occasione sembra stata piuttosto una Stupidity di dimensioni davvero notevoli - non mi sembra una buona idea proprio di per sé. Agli americani in generale non piace molto sentirsi ricordare le loro sconfitte. D'accordo, non piace a nessuno, ma a loro in modo particolare.
Così almeno mi sembra, ma vai a sapere. Non pretendo di essere un'esperta di comunicazioni.

E poi, i talebani. Che sono arrivati spiegando che erano bravi e pucciosi, che avevano le loro idee e se le tenevano ma che sarebbero stati bravi e pazienti e avrebbero perdonato tutti.
Un quarto d'ora dopo, sparavano e rastrellavano.
A che gli è servito fare tutto quello sfoggio di bontà?
Dice che l'hanno fatto perché vogliono il riconoscimento internazionale del loro governo e gli aiuti internazionali perché l'economia del paese va male.
Ottima idea, ma non gli conveniva reggere la parte per qualche settimana, o almeno per qualche giorno?
Dice che tanto Putin e la Cina li riconosceranno lo stesso. 
Ma non credo che Putin potrà rimettergli in moto l'economia, visto che ha problemi piuttosto seri già con quella del suo paese. E non so fino a che punto la Cina gradirà avere una polveriera accanto a casa, anche se di fatto, come tutti, di come davvero funzioni la Cina non ho la minima idea.
In tutti i casi, per qualche giorno starsene tranquilli almeno con i proclami avrebbero potuto farlo con poca spesa.
Oppure no?

Ho scritto questo post senza nessuna speranza di infilarci dentro niente che fosse meritevole di essere scritto, ma solo per tentare di descrivere la confusione e lo sconcerto che il comune essere umano occidentale prova in questi giorni quando apre un giornale, un notiziario o anche solo un social dove si parli dell'Afghanistan, ovvero un paese che, dopo che da vent'anni ci stiamo, dovremmo conoscere come le nostre tasche e di cui non sappiamo invece niente.
Una pagina di diario, insomma, da rileggere magari tra qualche anno (...venti?), quando un po' di risposte ci saranno se non altro perché, avendo visto il seguito, potremo dedurre in qualche modo i precedenti.

venerdì 20 agosto 2021

Catgirl - Valentina Manzetti


Questo post va considerato come una giunta alla Giornata Mondiale per la Valorizzazione del Gatto Nero: si tratta infatti della presentazione di un libro che è un inno, direi un'apoteosi, di Sua Grandiosa Meraviglità la Gatta Nera. Perché, se tutti i gatti neri indistintamente sono ricchi di fascino, bellezza, personalità magica e grandi poteri, ai miei occhi il Vero Gatto Nero è la Gatta Nera, che grazie alla sua natura femminile esprime al meglio le potenzialità magiche insite nella sua natura di Gatto Nero.

Il libro è approdato l'anno scorso alla scuola media di St. Mary Mead per il Premio Bancarellino - che non solo non ha vinto, ma dove nemmeno è arrivato tra i primi tre nonostante il primo posto fosse doppio. Visto che per il Bancarellino votano i ragazzi, a quel che mi risulta in perfetta libertà, la cosa potrebbe stare a significare che forse non è adattissimo per l'età 11-14 anni, vuoi per il ritmo troppo frenetico della prima parte, vuoi per la scrittura forse più adatta a una fascia di età leggermente superiore. D'altra parte la protagonista ha 11 anni - e, dobbiamo aggiungere, pensa e vive esattamente come una ragazzina di 11 anni, quindi la lettrice ideale dovrebbe essere appunto di quell'età. Sta di fatto che il libro conta un buon numero di recensioni assolutamente positive di lettrici di età decisamente superiore. Tutte gattare, si capisce - ma insomma, non è che le nuove generazioni schifino i gatti, o che le storie di gatti non interessano nessuno, in questi anni.

L'edizione è molto ben curata: sovraccoperta davvero deliziosa in stile anime, copertina interna più varie tavole a fumetti nel testo di Claudia Pescia dedicate all'universo delle Meow Meow Girls, titoli e impaginazione ottima.
Questa è la vera copertina del libro (quella sopra è la sovraccoperta):


Anche la trama è buona: la protagonista Giunia è una ragazza strana (e quale essere umano non lo è, in quell'età di passaggio?) che si sente emarginata, bullata e inadeguata (vedi sopra) ma che reagisce in modo molto vitale (quest'ultimo tratto è un po' più singolare, ma certo non molto insolito). 
Ha una bella gatta nera, Yoda, con un passato un po' tempestoso e che conduce una normale vita da gatta di casa. A un certo punto però Yoda diventa un'essera umana: una bellissima ragazza molto sinuosa. Corpo di ragazza, ma l'anima è rimasta da gatta. Anche i movimenti. Anche i gesti. Anche gli appetiti. E insomma il passaggio presenta i suoi bravi inconvenienti. 
Alla fine Yoda riuscirà a recuperare la sua natura umana, ma non senza aver vissuto insieme a Giunia e a tutto il suo gruppo di amici una serie di avventure che vanno ben al di là dei problemi di adattamento a un nuovo corpo e che includono anche terribili rischi, compreso quello della perdita dell'anima (e anche della vita, per alcuni).

Grazie a un intreccio davvero ben calibrato il romanzo riesce a includere praticamente tutti i generi letterari più diffusi (salvo forse quello spionistico): si tratta prima di tutto di una Storia di Animali, ma anche di un romanzo di formazione. Le Meow Meow Girls forniscono l'elemento fantascientifico (ragazze-gatte che si battono contro un'orda di alieni invasori), e l'intreccio di base è fantasy con decise virate verso l'horror. Tuttavia la base, la vera base, è il chicken, ovvero la letteratura da pollastrelle; e infatti la protagonista - una ragazza di notevole intelligenza e capacità - riesce a gestire in modo davvero inutilmente frenetico e schizzato le sue disavventure, ponendosi una marea di problemi inutili e impelagandosi in un mare di scuse e di bugie che riescono solo a complicare la situazione in modo esasperante; e infatti  per i primi due terzi della lettura, pur ammirando senza riserve l'intreccio e la perfetta descrizione dello sfondo - i professori, i compagni di classe, il concorso, la serie delle Meow Meow Girls, la descrizione del mondo felino di Yoda - mi ci sono esasperata parecchio, ho sbuffato, scosso la testa e quasi accantonato l'idea di presentarlo per il Venerdì del Libro deprecando che una così bella storia venisse scritta in quel modo irritante. 
Ma giunto ai due terzi improvvisamente il romanzo vira e diventa ottimo, lasciando uno squisito retrogusto. Le tessere si compongono, gatta e umana cominciano a interagire col ritmo giusto, la lettrice (io) la smette di essere in ansia per i tempi sbagliati e legge, semplicemente, godendosi la vicenda riga per riga.

Lo sfondo, dicevo. 
E' davvero ben costruito: c'è uno stupendo uso del cellulare (un po' troppo esasperato, forse. Sono d'accordo che in classe alcuni lo usano in barba ai regolamenti, ma chi lo fa con troppa nonchalance di solito viene beccato e impara se non altro a muoversi con maggior cautela). Poi l'universo delle Meow Meow Girls, un po' Twinks, un po' Sailormoon, un po' tante altre cose. Si tratta di una multiserie televisiva (inventata dall'autrice) di grandissimo successo tra gli adolescenti ambosessi che racconta di un gruppo di ragazze-gatte che si battono con valore contro invasori alieni e che nel contempo affrontano tutti gli impicci della consueta vita di adolescenti, e che ha alle spalle un corpus assai complesso composto da libri, fumetti, libri a fumetti, videogiochi eccetera, tutte cose che alcuni appassionati ignorano e che altri raccolgono a caro prezzo con grandissimo spirito filologico; e dunque c'è l'esperta che conosce i prequel, i sequel, ovviamente tutte le serie a memoria e soprattutto le infinitesime varianti tra fumetti, telefilm, videogiochi eccetera e il fan più ruspante che si limita a conoscere le serie televisive e al massimo un videogioco o due.
Il Concorso - il Grandissimo concorso a premi dove ovviamente il premio è partecipare a un episodio, si svolge in diretta in orari ben precisi (a volte anche scolastici) e solo le prime risposte esatte arrivate passano al turno successivo.
Gli adulti - una raccolta di adulti piuttosto eccentrici e che includono al loro interno una squadra di professori molto, molto credibili e alcuni con risvolti davvero imprevedibili.
I gatti - anche loro, tutti molto credibili e ben delineati.
E c'è anche una storia d'amore fatta piuttosto bene anche se senza grandi concessioni all'aspetto più zuccherino dell'amore - un aspetto che evita scene che mal si accordano col resto della vicenda.
Molto di buono si potrebbe dire anche del gruppo di adolescenti (una delle quali rivela risvolti davvero sorprendenti, sul finale) e dei loro rapporti interni assai ben descritti.

Una lettura imprescindibile per chi ama i gatti e anche per chi apprezza le storie fantasy. E, naturalmente, del tutto consigliata a chi apprezza la chicken literature.
E, sospetto, un'autrice da tenere d'occhio.

Con questo post partecipo anche questa settimana al Venerdì del Libro (detto e non concesso che esista ancora) di Homemademamma, e auguro una felice fine d'Agosto con ottime letture a chiunque passi di qua.

martedì 17 agosto 2021

17 Agosto 2021 - Giornata Mondiale della Valorizzazione del Gatto Nero


In questa bella giornata di Agosto in tutto il mondo ci si preoccupa di valorizzare e apprezzare quella splendida creatura che va sotto la definizione di "gatto nero" e che è tanto bella quanto affascinante e misteriosa.
Valorizzare un gatto nero è una cosa abbastanza assurda - un po' come impreziosire l'oro o scaldare il sole;
ma la mia buona sorte mi ha elargito da qualche anno la compagnia di ben due gatte nere, la cui bellezza non teme rivali e che mi hanno sempre gratificato di un profondo affetto che scalda i miei inverni e illumina le mie estati.
A loro e a tutti i gatti neri un augurio speciale

* (che del resto onoro e riverisco ogni giorno dell'anno, così come faccio con tutti i gatti di ogni colore)

domenica 15 agosto 2021

La notte che Google perse i' capo*

Oscure minacce si addensano anche sulle conversazioni in apparenza più innocue
(Taci, il nemico ti ascolta!)
 
Alla fine di Maggio strane cose stavano succedendo nell'universo Google (un universo assai complesso e articolato, che comprende anche YouTube e, molto più modestamente, la piattaforma da cui sto scrivendo).
C'era uno YouTuber  di discreta rinomanza, per esempio, che si era visto improvvisamente cancellato un video su Dubai ove osava sostenere che la manodopera straniera importata in quel paese non era trattata in modo molto rispettoso. A seguito di tutto ciò lo YouTuber in questione aveva tosto pubblicato un altro video dove si lamentava moltissimo, sostenendo che lui su quel video ci aveva lavorato come un castoro e non gli sembrava davvero cosa mangiarglielo così, senza un motivo.
Poi il video ritornò.
Poi un altro YouTuber, anche più conosciuto del primo, si era visto sparire un video che parlava (mi pare) delle polemiche che imperversavano sul disegno di legge Zan contro l'omofobia. Glielo sbloccarono poche ore dopo e lui non commentò in alcun modo la cosa. La commentarono però, e parecchio, i suoi abituali follower che si erano ampiamente accorti che il video era stato rimosso. Questo secondo YouTuber aveva dedicato negli ultimi mesi diversi video alla questione delle censure su Facebook e su YouTube, spiegando qualmente di come i proprietari di questi colossi della rete stessero cercando un equilibrio tra la libertà di censura, le conseguenze politiche che certi contenuti pubblicati sui social potevano portare, le censure operate dalla Cina ma anche da altri paesi, il rischio di querele, il rischio di scontri con i poteri istituzionali (come si era già visto con Trump dopo le ultime elezioni presidenziali) - e insomma osservando che la questione era molto complicata e i colossi in questione stavano faticosamente cercando un punto di equilibrio che gli permettesse di continuare a gestire in pace i loro enormi social (e incassare i soldi che gli fruttavano) ma anche che questo punto di equilibrio era complicato da trovare per vari motivi, e non ultimo il fatto che la quantità di roba pubblicata su questi social è ormai enormissima e molto difficile da gestire e soprattutto da tenere sotto controllo.
E poi qualche tempo prima era stato chiuso un canale di quelli molto complottisti, se vogliamo anche tossico. Ma... era giusto chiuderlo, visto che tutti hanno diritto alla libertà d'espressione? E considerando che la Verità è una creatura piuttosto sfuggente e difficile da definire? Ed era apparso anche un video pubblicato da uno YouTober che vantava anche lui un suo seguito, anche se più contenuto di quello dei due YouTuber di cui ho scritto prima, e che sosteneva che la rimozione dall'alto delle fake news era sbagliata per principio; e io su questa posizione mi ero tutto sommato attestata anche se mi rendevo conto che il problema non era solo quello.
E su tutto ciò io meditavo e ponderavo con grande attenzione, cercando di capire tutti i lati della questione, che si rivelava invero assai spinosa e senza veri precedenti storici; ma ci riflettevo come si riflette sui Massimi Sistemi, perché mi ritenevo coinvolta solo in qualità di utente.

Ma ecco, una mattina di Maggio mi svegliai e come sempre accesi il computer e guardai la posta. E lì trovai 5 mail 5 di Google, che mi spiegava che aveva deciso di sbloccare cinque miei post perché, ripensandoci, lei Google si era accorta che     questi post non violavano gli standard di Google e non incitavano al terrorismo, alla pornografia, all'abuso di minori e simili.
Con gli occhi grandi come tazze da tè guardai e riguardai le mail domandandomi
1) perché ero ubriaca visto che da almeno tre giorni non toccavo una goccia di alcool
ma soprattutto
2) perché alla Google bevevano invece in modo così smodato prima di mettersi al lavoro.
E continuando a scorrere la posta trovai anche le lettere che mi avvisavano, la sera prima, mentre leggevo il mio bel romanzo vittoriano di turno e coccolavo i gatti prima di spengere la luce per dormire, che quei cinque post erano stati cancellati in quanto qualcuno li aveva segnalati e dopo averli esaminati Google aveva stabilito che sì, effettivamente violavano gli standard perché incitavano al terrorismo, erano altamente pornografici eccetera.
E a quel punto i miei occhi erano diventati grandi come ruote da mulino.
Per fortuna l'orologio incombeva, la scuola aspettava e dunque piantai tutto lì e corsi a fare il mio onesto lavoro, per riprendere la questione soltanto a pomeriggio ormai avviato.

Tornata a casa, riconsiderai la questione con perplessità sempre maggiore.
Prima di tutto: quali erano questi post che incitavano al terrorismo, all'odio eccetera?
La cinquina era composta da
- un post sulla festa del 25 Aprile e la curiosa reinterpretazione cui è stata sottoposta di recente
- una modesta recensione del bellissimo film Porco Rosso del grande Miyazaki, 
- un post sulla reinterpretazione del  fascismo  ai giorni nostri 
- uno sul razzismo (che si apre con la sovversiva immagine di una razza intesa come pesce, onde meglio incitare al terrorismo)
- e una piccola commemorazione dell'anniversario della chiusura delle scuole per pandemia dove avevo osato scrivere nel titolo la parola Covid, ormai diventata ben più popolare dell'inizialmente più usata Coronavirus. Gli auguravo un buon compleanno, nientemeno. Assai terroristico da parte mia, ne convengo. Ma perché non deve avere diritto a un compleanno pure lui, poverino? Mica l'ha scelto dal catalogo, di essere un virus ad alta mortalità. Magari avrebbe preferito essere uno di quei virus che aiutano la flora intestinale.

Prima di ripubblicarli, come la stessa Google mi aveva autorizzato a fare, rilessi i cinque post. Vabbé, non c'erano dentro contenuti che incitavano al terrorismo o all'odio e questo lo sapevo, ma nemmeno mi sembrava che potessero essere definiti violenti - in particolar modo quello della recensione del film. E poi via, il buon compleanno al virus con le bottiglie di champagne, davvero esisteva qualcuno disposto a prenderlo sul serio?

Va bene, l'algoritmo aveva cannato alla grande, esattamente come aveva fatto col video su Dubai e con quello sul disegno di legge Zan. Ma come c'era arrivato, l'algoritmo, al mio piccolo blog di nicchia? I due canali di YouTube censurati avevano centinaia di migliaia di iscritti. Il mio blog, in un anno, non fa nemmeno un centinaio di migliaia di accessi. Chi se lo fila, a parte qualche gentile e paziente lettore?
E, sul serio, era davvero possibile che qualcuno di questi lettori, un po' meno gentile degli altri, avesse deciso di segnalare alla Suprema Autorità di Google quei cinque post trovandoli insopportabili nel tono e nel contenuto? Anch'io ho lettori che arrivano qui per caso, dopo aver incrociato un rimando su Google alle prove Invalsi o alle recensioni di Harry Potter, ma son tutte persone molto paciose, mi sembra.
L'unica possibilità ragionevole mi sembra che laggiù, a casa Google, qualcuno abbia lanciato l'algoritmo all'impazzata nella blogsfera di Blogspot - che non è esattamente una piattaforma titanica per frequentazioni, va pur detto - ottenendone risultati piuttosto discutibili.

Tutta la vicenda ai miei occhi rimane un assoluto mistero. Che mi ha lasciato una certa inquietudine, però.
Spero che da allora abbiano un po' rivisto l'algoritmo, non mi sembra dei più affidabili. Per diminuire la diffusione del terrorismo nel mondo, cancellarmi i post temo che non serva a molto.
Dovrebbero cercare u  rimedio più efficace, secondo me.

* modo di dire tipicamente toscano per indicare qualcuno che perde il ben dell'intelletto e fa qualcosa di estremamente stupido

domenica 8 agosto 2021

8 Agosto 2021 - Giornata Mondiale del Gatto: gatti in musica (luuungo)


In occasione della Giornata Mondiale del Gatto ho pensato di presentare, invece del solito post zuccherino su quanto son belli i gatti, una piccola selezione personale di musiche dedicate appunto ai gatti negli ultimi secoli.

Cominciando con un falso storico, ovvero la Fugue du chat di Scarlatti; che è una fuga, ed è di Scarlatti, ma che non si chiamava così nelle intenzioni dell'autore.
Si tratta della Fuga in Sol minore, K. 30 L. 499, composta nel 1739. Qualche decennio dopo apparve la denominazione Fuga del gatto con relativa leggenda che racconta di come Scarlatti la componesse ispirandosi al suo micio Pulcinella (che è davvero esistito e di cui Scarlatti faceva gran conto) che amava passeggiare sulla tastiera - come fanno del resto tutti i gatti che hanno una tastiera a disposizione. L'andamento del pezzo è comunque molto felino:


Un buon esempio di Fuga del Gatto sulla Tastiera l'abbiamo anche nel film de Gli Aristogatti


che include anche una bella canzone dedicata al giusto sentimento che spinge ognuno di noi a desiderare di essere un gatto


ed esplora il rapporto dei gatti con lo swing, il jazz e la musica d'atmosfera.
E già che si parla di Aristogatti, è giusto aggiungere anche la sigla cantata nientemeno che da Maurice Chevalier


Molte volte i gatti sono stati messi in musica. Abbiamo per esempio il musical Cats mandato in scena con gran successo nel 1980 da Lloyd e Webber. Grandi musicisti, che si basavano sui testi di T.S. Eliot, nientemeno. Belle le poesie di Eliot, belle le canzoni, ma a dir la verità quelli non sono gatti, sono umani con la coda. Così, giusto per onor di bandiera, posterò soltanto la canzone più famosa, cantata da Elaine Page vestita da gatta triste e malandata:


Altra canzone struggente su una gatta ci arriva dai Queen. Il gattaro ufficiale del gruppo era Freddie Mercury, che a una delle sue gatte preferite dedicò Delilah che non è probabilmente il loro più grande capolavoro  (anche se Freddie miagola molto bene). Tuttavia Brian May da ragazzo aveva avuto una gattina di nome Squeaky, purtroppo morta giovane. La versione originale della canzone venne pubblicata nell'album News Of the World e per il 40° anniversario della pubblicazione venne fatto un cartone animato, che aveva anche una versione cantata da Freddie. Entrambe le versioni hanno i loro specifici pregi, ed entrambe mi sono sempre parse molto commoventi perché un adulto che ricorda l'amico scomparso nella sua prima giovinezza (ma anche l'amico umano scomparso a quando ormai la giovinezza stava finendo) compie uno strano gioco di specchi che lo porta a piangere la sua stessa morte, ma anche a sperare la rinascita e la riunione alla fine di tutto. Secondo i fan, i quattro uccelli che alla fine del video volano insieme nel sole sono i quattro Queen (e il robot a terra naturalmente è Freddie), e comunque nel cartone animato si vede benissimo che il senso è quello.



I Queen non sono stati gli unici a dedicare una canzone a un gatto amato e poi perduto: verso la fine degli anni 80 un gruppo di Prato, "Edipo e il suo complesso" scelse di fare la cover di un celebre brano degli U2. Il brano riscosse un certo seguito e veniva spesso trasmessa anche dalle radio locali. Il titolo è M'è morto il gatto, e la canzone è cantata in purissimo vernacolo fiorentino. Ricordo che l'ascoltai pochi giorni dopo la morte dell'amata Giselle ed ero seriamente incerta se ridere o piangere - nel dubbio, feci entrambe le cose.


Parliamo adesso di gatti disagiati e maltrattati, dalla sorte ma anche dagli umani.
Quella che segue è stata definita da un critico musicale l'unica canzone di protesta del 1968 che ha avuto un successo duraturo


tanto che il successo dura tuttora: la canzone viene continuamente citata, il celebre ritornello sei per sette quarantadue è ancora d'aiuto per chi studia le tabelline e il titolo è usatissimo come nome per le associazioni per la tutela dei felini, per le linee di cibo per gatti e c'è pure una serie animata che va in televisione. La canzone parla di gatti randagi che si organizzano per rivendicare il loro diritto ad una vita migliore.
A volte però una vita migliore ci si può conquistare anche in proprio, utilizzando bene le opportunità offerte dalla sorte - com'è il caso della Gatta Cenerentola di Roberto De Simone, arrivata in scena nel 1976, in cui Cenerentola, stabilito che c'è chi nasce cane e chi nascette gatta, e che lei è nata gatta e non canillo, aspetta fiduciosa di acchiappare il sorcetto che la sorte prima o poi le manderà - e infatti tradizionalmente ai gatti è attribuita la virtù della paziente attesa


In altri casi invece quello che per il gatto è un gioco viene volutamente frainteso e interpretato come un malessere psicologico - ed è così che Giorgio Gaber ha scritto una canzone che descrive in realtà una tipologia umana (quella che oggi viene classificata come hater). La canzone è tuttora molto attuale e mi riprometto di usarla quando in classe si parla di bullismo.


E infine ci sono anche gatti danneggiati dalla stupidità umana. E' il triste caso cantato da Modugno in due pregevolissime versioni (dialetto e italiano) nei 1961



Com'è noto però i gatti neri hanno anche moltissimi estimatori, e al loro fascino esclusivo è dedicato uno dei classici immortali dello dello Zecchino d'Oro (edizione 1969)

La canzone ha anche avuto un grande successo all'estero e conta molte cover nelle più svariate lingue (specie in Asia). Qui una versione multilingue,


ma la canzone è stata reinterpretata davvero in vari modi. Ecco per esempio la versione coreana


Passiamo adesso a quelle canzoni dove i gatti descrivono sé stessi e il rapporto (molto soddisfacente, di solito) che hanno con la loro gattità: per esempio nel bel film La gabbianella e il gatto del 1998 (un film davvero molto gattoso e che dell'identità felina vera o presunta fa uno dei temi principali) questa è Siamo gatti scritta e cantata da Samuele Bersani


Della gattità si erano già occupati i musicisti barocchi. Per esempio Richard Brown in un delizioso quadretto di vita notturna, con gattini innocenti che si ritrovano la notte per fare le fusa insieme:


Ci sono poi canzoni dedicate allo stupore e l'ammirazione che gli esseri umani provano verso quella splendida creatura che è il gatto. In Rejoice in the Lamb di Britten uno dei brani è appunto dedicato al gatto Geoffrey esaltato dal suo umano (nel Settecento) come esempio dell'armonia divina; musica sacra, dunque.

For I will consider my cat Jeoffry.
For he is the servant of the living God.
Duly and daily serving him.
For at the first glance
Of the glory of God in the East
He worships in his way.
For this is done by wreathing his body
Seven times round with elegant quickness.
For he knows that God is his saviour.
For God has bless'd him
In the variety of his movements.
For there is nothing sweeter
Than his peace when at rest.
For I am possessed of a cat,
Surpassing in beauty,
From whom I take occasion
To bless Almighty God.*

 

Molto meno sacrale ma estremamente realistica è invece la canzone Gatto Matto di Roberto Angelini, che nel 2003 riscosse un enorme e meritato successo e che descriveva fedelmente la convivenza col suo gatto:


(no, nel video non ci sono molti gatti anche se è comunque piuttosto gradevole. Cercando su YouTube comunque le versioni gattate abbondano).

Lo strumento scelto da Prokov'ev per illustrare il gatto in Pierino e il lupo è il clarinetto

Lo cito soprattutto perché la composizione è ancora famosissima, a quasi un secolo di distanza, e tuttora gli studenti di tutto il mondo se lo ritrovano davanti nei loro primi approcci con la musica classica. Il gatto è un personaggio abbastanza secondario, ma il suo tema è di quelli che rimangono impressi per la vita.
Anche Rossini dedicò una composizione ai gatti: si tratta del Duetto buffo, di solito eseguito da due soprani o da voci bianche. Ce ne sono molte versioni, anche con cantanti assai famose, ma si può interpretare in molti modi: come una discussione, un litigio oppure come un corteggiamento.
Qui ho messo la mia versione preferita, dove la regia è assolutamente geniale:


Molto famosa è anche la versione animata da Lele Luttazzi


In questo modo ho introdotto l'ultimo tema: gatti e amore. Si tratta di un sentimento che i gatti vivono con molta intensità e che spesso finisce per coinvolgere anche i vicini dei loro umani - oggi meno perché molti gatti accasati nelle famiglie vengono sterilizzati, ma siccome i gatti continuano ad essere molto numerosi il rituale del corteggiamento deve essere ancora piuttosto diffuso.
In questa canzone dell'inizio del secolo viene descritto molto bene il comportamento usuale di un gatto innamorato


ma la vera e perfetta canzone dei gatti innamorati naturalmente è Lovecats dei Cure


Durante il lockdown dell'anno scorso la Ukulele Orchestra in Great Britain ne ha fatta una cover dove ognuno suonava a casa sua in uno sfondo il più gattoso possibile; la bravura della Ukulele Orchestra nel reinterpretare brani assai famosi è davvero notevole, e insomma per quanto i Cure siano senz'altro una delle vette della musica contemporanea, la versione ukulele mi piace più dell'originale


Per chiudere la carrellata, una canzone molto felina di Lucio Battisti uscita nel 1978 nell'album Una donna per amico. Il ritmo, l'orchestrazione e perfino il testo sono davvero ben misurati e solo molti, molti anni dopo, riascoltandola per puro caso mi resi conto che non si limitava a descrivere la singolare capacità del gatto nello spadroneggiare in casa, ma parlava di un particolare tipo di gatto, ovvero quello a due zampe: un caro, carissimo amico, molto discreto e talmente simpatico che si finiva sempre per invitarlo perché tanto abbiam tempo per star soli. Il narratore si rende conto benissimo di dove il gatto vuole andare a parare, ma capisce anche che avvisare la sua ragazza sarebbe una grave mancanza di stile, perché implicherebbe che la ragazza non è capace di gestire la situazione da sola - e intanto il gatto conduce con fare felpato il suo corteggiamento e se la ragazza è innocente non c'è dubbio che ci cascherà e davvero il gatto riuscirà a farci quel che vuole.
Non esiste un video originale, ma il video amatoriale composto da disegni di Vladimir Rumyancev secondo me rende molto bene l'idea.


(Eh sì: immagino di non aver capito di cosa parlava la canzone perché se la ragazza della canzone fossi stata io, avrei senz'altro abboccato come una carpa con assoluta innocenza. Sempre stata piuttosto ingenua, io).

 *il testo originale di Christopher Smart è molto più lungo. 

lunedì 2 agosto 2021

Invalsi 2021 - Sono arrivati i sorprendenti risultati delle Prove di quest'anno

Un funzionario invalsi bruca tranquillo nel prato

Il 14 Luglio sono usciti i risultati delle prove Invalsi per l'anno scolastico 2020-2021.
A sorpresa (a giudicare dal grande scandalo collettivo) cotali risultati si sono rivelati non esattamente favorevoli alle nostre truppe. E subito i Tuttologi dell'Estate si sono scatenati deprecando tutto ciò, stracciandosi le vesti e ululando alla luna e ivi fu pianto e stridor di denti su tutti i giornali, con grandi critiche rivolte alla scuola tutta e lamentando questa e quest'altra sua Enorme Carenza.
E qui sorge spontanea la domanda: Cosa si aspettavano? Dopo un anno e mezzo di lamentazioni collettive di alunni, insegnanti, genitori e via dicendo che ululavano alla luna per colpa della Didattica a Distanza e delle sue Deplorevoli e Inevitabili Conseguenze?

Ebbene sì, strano ma vero qualche conseguenza negativa dopo un anno e mezzo di Didattica a Distanza c'è stata.
Ma proviamo a guardare nel dettaglio.
Le Elementari, dette anche talvolta Primarie, tutto sommato hanno fornito prove abbastanza simili a quelle di due anni fa.
Le Medie, dette anche Secondarie (e se proprio vogliamo sono Secondarie di Primo Grado) han perso cinque punti per Italiano e Matematica rispetto a due anni fa. Inglese no, soltanto due.
Le Superiori, dette anche Secondarie (ma sono Secondarie di Secondo Grado, nel gergo specialistico) invece han perso 9 punti per Italiano e Matematica e 3 per Inglese, e quindi sono andate davvero molto peggio del solito (salvo Inglese).
Se, come osservava la gentile commentatrice Nicoletta forse proprio perché il campione non è omogeneo (si riferiva al fatto che nelle varie regioni il tempo della DaD non era stato uguale) fare queste prove è interessante, per capire come e quanto la dad abbia inciso sull'apprendimento allora possiamo dire che la Didattica a Distanza sull'apprendimento ci incide abbastanza. E infatti la differenza è proprio la Didattica a Distanza: rispetto a due anni fa gli insegnanti sono grosso modo gli stessi MA quest'anno le Elementari hanno lavorato per gran parte in presenza, pur se con qualche alto e basso a seconda delle zone, le Medie sono andate avanti a strattoni ma una buona parte dell'anno in buona parte d'Italia per loro è stata in presenza; alle Superiori invece, a parte una piccola ouverture e un epilogo finale a presenza alternata, la gran parte dell'anno è stata a distanza. Dunque la DaD incide sull'apprendimento tra il 5 e il 9 per cento in media, in misura abbastanza proporzionale alla sua durata.
E' un dato interessante, senza dubbio. Ottenuto a caro prezzo (le Invalsi costano, oltre a essere un discreto impazzamento per organizzarle, specie in tempo di pandemia) ma alla fine è l'unico che abbiamo perché dal Ministero non ci hanno mai mandato a chiedere nulla e tutto quel che sappiamo sui risultati della DaD lo dobbiamo a chiacchiere più o meno estemporanee di gente che conosceva solo il suo orticello e a qualche indagine della Fondazione Agnelli che comunque ha lavorato su un campione (scelto con gran cura, sono convinta, ma qui è davvero un caso dove ognuno ha la sua storia da raccontare).

E qui sorge spontanea una domanda - soltanto a me, sembra, perché non mi risulta che nessuno abbia indagato:
Perché Inglese ne ha risentito molto meno di Italiano e Matematica?
Dal momento che gli alunni sono gli stessi, e gli insegnanti di Lingue son fatti della stessa materia di cui siamo fatti noialtri docenti, la differenza può stare solo nella natura della materia o nella metodologia didattica. Sinceramente, mi piacerebbe saperne qualcosa di più, e davvero non ho niente in contrario a farmi spiegare da qualche collega di Inglese come fare meglio il mio mestiere.
In compenso mi sento decisamente acida verso i tanti che deprecano la deplorevole incapacità degli italici insegnanti nella Didattica a Distanza: prima di tutto perché non c'è stato un cane che fosse uno che è venuto a farci assistenza spirituale e soprattutto materiale indicandoci una metodologia concreta e dandoci istruzioni (a parte gli sventurati Referenti Informatici, che peraltro sono pure loro insegnanti della scuola italiana); ma ancor di più perché, a quel che mi risulta, gli insegnanti di Inglese - che sono insegnanti della scuola italiana a tutti gli effetti - non sembrano al contrario essersela cavata per niente male.

Ma le sorprese non finiscono qui: infatti scopriamo che (questa sì che è una novità) al Sud hanno fatto molto peggio che al Nord.
Eppure sappiamo tutti che le regioni del Sud si distinguono per un tenore di vita assai elevato rispetto ai loro connazionali, e notoriamente godono di una assai migliore qualità di servizi: più computer, più laboratori informatici, abitazioni più comode, in generale un benessere economico e sociale ben più alto e collegamenti informatici nettamente superiori ai nostri. Davvero questo gran divario in negativo non si spiega.
Qualcuno sa come ha funzionato la distribuzione dei dispositivi agli alunni in condizioni di digital divide nelle regioni del Sud, e quali e quanti dispositivi sono stati distribuiti?
Così, per curiosità.
Perché una cosa che abbiamo imparato in questi 18 mesi è che la DaD è molto, molto classista.
E vogliamo parlare del numero dei componenti delle famiglie?
No, personalmente non ne voglio parlare; ma corre voce che i figli unici con la DaD se la siano passata meglio. Quando siamo in tre a fare lezione, più magari un genitore, l'appartamento dovrebbe avere ALMENO cinque stanze (gli altri che non fan lezione dovrebbero pur avere un posto dove stare, mica li puoi sbattere nell'androne. Specie d'inverno) - ma se per disgrazia non ce l'ha non puoi costruirgliela sul momento, e allora tutti saranno in difficoltà.

Come scrivevo più sopra, i Tuttologi si sono scatenati spiegando che le scuole dovrebbero essere più grandi e comode, che si potrebbero fare lezioni all'aperto (ad avercelo, un aperto dove stare), che gli insegnanti andrebbero formati meglio eccetera eccetera. Tutti temi freschi e nuovi che porteranno senz'altro a grossi esiti concreti.

In attesa di questi esiti, vorrei fare una piccola considerazione estemporanea sulle Prove Invalsi, che nel corso di questi anni Invalsi hanno cambiato più volte pelle: Prima sono state obbligatorie e facevano media con il voto della materia (e per un certo periodo anche con il voto dell'esame, almeno alle medie), ma abbiamo avuto anche tutta una serie di formule intermedie.
Al momento dice che non contano più, e corre voce che anzi i ragazzi possano decidere di non farle. Corre anche voce che, soprattutto alle superiori, molte le abbiano fatte senza impegno, tirando via a rispondere come capitava. E questa voce corre perché diversi alunni lo hanno ammesso senza remore, spiegando che la fine dell'anno è stata piuttosto turbinosa e piena di verifiche e dunque in molti han preferito concentrarsi su quelle verifiche che sfociavano in un voto, invece che sulle Prove Invalsi che, dal punto di vista dell'ammissione, lasciavano il tempo che trovavano.
Può darsi che eticamente questo non sia un atteggiamento valido (può darsi. Forse. Chissà) ma la scuola italiana è decisamente votocentrica nella sua impostazione, e di questo è bene che i funzionari Invalsi tengano conto, mentre si appendono i festoni di rose alle lunghe corna di cui madre natura li ha dotati* 
Davvero, sono passati più di dieci anni da quando abbiamo le Prove Invalsi, e sarebbe ora che dette Prove decidessero cosa vogliono fare da grandi e mantenessero stabile questa decisione.
Sono prove amatoriali?
Sono prove valide a tutti gli effetti come verifiche?
Sono prove dell'esame?
Sono prove iniziatiche?
Sono prove i cui risultati saranno inseriti nel casellario giudiziario?
Sono prove che danno punti-patente?
Sono prove che permettono di accedere a sconti e facilitazioni nei bar e nelle discoteche?
Va bene tutto, ma che si decidano una buona volta. 

Quanto ai Tuttologi, per fortuna quest'anno siamo stati assistiti da una pregevole vittoria dell'Italia agli Europei di calcio e da olimpiadi dove gli atleti italiani hanno conseguito risultati davvero ottimi, e quindi si sono calmati quasi subito.
I risultati dell'Invalsi di quest'anno comunque restano quello che sono, che i Tuttologi se ne occupino o meno; e limitarsi a criticare per un giorno o due gli insegnanti e la qualità degli edifici non porterà ad alcun miglioramento dei risultati per l'anno prossimo, temo.

*(com'è noto infatti essi tutti sono, senza esclusione alcuna, dei grandissimi cornuti, come ho ripetuto più e più volte in questo onorato blog).