Il mio blog preferito

mercoledì 31 agosto 2022

Esami 2022 - Quando il processo alchemico non riesce a completarsi

                  

Quest'anno abbiamo avuto un tentativo di esame normale.
C'erano due scritti, tanto per cominciare: il buon vecchio tema e il consueto compito di Matematica. Forse per non stressare troppo i giovinetti, dal Ministero è stato deciso di non fare gli scritti delle due lingue straniere. In compenso c'era il classico Colloquio Interdisciplinare, ma molto meno formalizzato degli scorsi due anni: non più con la solenne investitura della Tematica, l'alunno, sì come suoleva farsi prima della pandemia, portava un argomento a sua scelta cui collegava varie materie.
E che doveva esporci in venti minuti.
Intendiamoci, il Ministero non aveva alcuna colpa per i tempi: è la nostra scuola che aveva deciso così, perché in questo modo avremmo potuto esaminare sedici alunni sedici al giorno.
Venti minuti di colloquio, più cinque per discutere tra noi del colloquio in questione. Al confronto la catena di montaggio di Henry Ford era una roba con tempi amichevoli e distesi.
A qualcuno era sembrato un delirio, ma ci hanno spiegato che non era possibile fare diversamente, a meno di fare i colloqui anche di Sabato.
All'idea di occupare anche il Sabato mattina gran parte degli insegnanti è insorta, anche perché, per motivi del tutto incomprensibili alla mia debole mente, se a St. Mary Mead facevamo il Sabato, anche a Crifosso dovevano farlo, e a Crifosso insorgevano altrettanto.
L'inevitabile risultato è stato che i colloqui erano in gran parte piuttosto scialbi, anche perché a quel punto tutti ci siamo raccomandati che preparassero dei percorsi brevi, per carità. E alla fine i ragazzi si sono adattati e han preparato dei percorsi brevi. 
Ora, se preparare un percorso lungo, articolato e approfondito può essere complicato ma con la buona volontà alla fine ci si riesce, preparare un percorso brillante ed esaustivo  che metta in risalto tutte le belle cose che sai fare ma in modo molto sintetico è molto più complicato, specie se sei un giovinetto alle prime armi anche se pieno di buone intenzioni.
La Terza Asserpentata racchiudeva in sé qualche scartina ma era per lo più composta da ragazzi bravi e ben preparati, alcuni dei quali coltivavano anche legittime aspirazioni.
Venivamo tutti da un anno complicato - per certi versi ancor più complicato dell'anno scorso; inoltre le Terze erano quelle che, dopo un primo quadrimestre molto normale, si erano trovati sbattuti davanti a un monitor ad ascoltare l'insegnante che parlava da remoto e avevano passato tre anni in trincea sparando tamponi a raffica.
In quella classe ho fatto Geografia, due scarne orette a settimana ma molto interessanti. Geografia, ho scoperto, regge bene a qualsiasi trattamento e permette la realizzazione di splendidi lavori laboratoriali frutto di pazienti ricerche individuali o di gruppo. La rete è molto generosa, per i lavori di Geografia. Hanno fatto ricerche sulle grandi opere, su edifici particolari, sui vari tipi di paesaggi, su temi ambientalistici, sull'economia e sulle dittature e sulla condizione femminile e lo sfruttamento della manodopera. Tutti lavori molto lunghi.
In pratica, due terzi abbondanti del programma lo hanno fatto loro, e hanno esposto e confezionato slide e presentazioni con musichette, animazioni e planimetrie.
Ogni tanto, qua e là, ho fatto anche qualche lezione di quelle normali, ma poca roba, giusto per ricordargli che avevano anche una insegnante.
Altre materie sono state molto più penalizzate, ma io avevo solo Geografia e quella ho fatto.
Li ho ammessi tutti con voti lussuosi, dopo attenta consultazione con i colleghi: con la legge attuale l'ammissione contribuisce al cinquanta per cento per il voto finale, e dunque era bene non tarpare i potenziali nove e dieci (parecchi). Visto che potevo largheggiare, ho largheggiato senza ritegno, lieta di poter dare onorevolmente il mio contributo per un buon raccolto finale: si trattava, in effetti, di una classe molto buona*.

Il Consiglio di Classe è arrivato a fine anno del tutto stremato. I ragazzi un po' meno, vuoi perché a quell'età si è indistruttibili, vuoi perché timidi segnali di normalità si stavano affacciando.
Gli esami sono stati fatti senza mascherine - una sensazione stranissima, cui abbiamo impiegato almeno cinque minuti per abituarci.
Sono in un'aula, a viso scoperto. Accanto a me c'è una collega parimenti a viso scoperto, e davanti a noi venti alunni a viso scoperto compongono il loro tema. A tratti sembrava quasi un esame normale.
Con tutto ciò, non è stato un esame di quelli memorabili.
Le tracce erano piuttosto belle: ce n'era una sul contrasto tra le pressioni sociali e l'identità individuale - e Rama, citato più volte nel blog per la sua curiosa tendenza a rifornirmi di collane di caramelle a forma di ciuccio da distribuire in classe, ne ha tirato fuori un testo bellissimo che tutti gli insegnanti hanno letto con grande ammirazione e si sono passati l'un l'altro, e che alla fine gli è valso la lode; ma anche una traccia che era il testo della Guerra di Piero di De Andrè, che ha portato frutti meno entusiasmanti e addirittura una parafrasi, con grande disperazione della prof. Casini (ma come gli è venuto in mente? E soprattutto, cosa c'è da parafrasare nel testo della guerra di Piero, uno dei testi più piani e più chiari che mai si siano visti?) che gli è valso un meritatissimo cinque.
A Matematica le cose sono andate peggio, e il compito amorevolmente allestito dalla commissione ha prodotto due quattro e un paio di cinque, non diversamente da quanto successo nelle altre classi e financo a Crifosso. Posso garantire che solo un grosso impegno da parte del candidato riesce a produrre un quattro nel compito di matematica degli esami di Terza, perché gli insegnanti che lo preparano han sempre cura di allestirlo in modo da garantire la sufficienza praticamente a tutti, e quella classe non si era mai segnalata per particolari disastri in quella materia.
L'esame di Terza è di solito un momento speciale in cui buona parte degli alunni produce più di quel che ha dato nel corso del triennio e ben raramente funzionano al di sotto del loro consueto livello. Stavolta però è successo.
I percorsi, come ho già accennato, han prodotto ben poco di memorabile. In qualche modo, nel corso dell'esame, il processo alchemico non è scattato e chi era piombo, o argento, tale è rimasto e chi era oro ha lasciato trapelare improvvise bruniture, con l'unica eccezione di Rama.

Così, al momento degli scrutini, il Consiglio si è incartato in una serie di veti incrociati** e di votazioni a tratti piuttosto strampalate, molti si sono visti abbassare il voto rispetto all'ammissione e il gruppo dei cinque 10 ha prodotto solo una lode per Rama, con una certa disapprovazione silenziosa da parte mia. Da molto tempo però ho imparato che non è mai una buona idea cercare di forzare un voto d'esame che il Consiglio non produce spontaneamente con argomenti e insistenze, anche perché di solito non si cava un ragno dal buco ma i rancori possono serpeggiare a lungo, in seguito.
Resta il fatto che, rispetto alle premesse, l'esame non è andato bene.
Non saprei proprio a chi dare la colpa: i presupposti per un buon esame c'erano tutti, nel complesso il triennio era stato molto buono, ma l'esame non ha quagliato bene. Il processo alchemico non si è sviluppato, eppure la buona volontà c'era, sia da parte dei ragazzi che da parte degli insegnanti.
Succede, a volte. E sospetto che la pandemia in qualche modo ci abbia messo del suo.

* anche se, ai miei occhi, nemmeno paragonabile alla Terza Brillante dell'anno scorso, che ai miei occhi rappresenta la summa di tutte le perfezioni possibili - ma tutto ciò l'ho pensato nel mio cuore, senza farne nemmeno un remoto cenno.
**Funziona proprio come in politica: io non voto per il 10 a X perché tu non hai votato per l'8 di Y. Cose di questo genere.

venerdì 26 agosto 2022

Favole periodiche. Le vite avventurose degli elementi chimici - Hugh Aldersley-Williams

                                           

Qualche anno fa, a una delle Mostre del Libro che organizzavo per la scuola nei tempi felici pre-pandemia, incappai in un corposo libro dedicato agli elementi di Sua Maestà la Tavola Periodica, di cui sapevo che esisteva e davvero poco di più. 
Lo comprai, nella speranza di farmi una minima infarinatura con poco dispendio di energie - confidando, insomma, di trovarmi in mano un frutto di quella divulgazione colta cui il nostro compianto Piero Angela ha dato tanti validi contributi; poi lo lasciai tranquillo a riposare nello scaffale della libreria.
Ai primi di Agosto di quest'anno, improvvisamente, ho sentito che era venuto il momento di leggerlo, e leggendolo ho scoperto che si trattava in realtà di una cosa un po' diversa: non proprio un libro di chimica, e nemmeno di storia della chimica, ma un libro sull'importanza degli elementi nella cultura e nella storia, intervallati da ricordi autobiografici dell'autore - che ad esempio racconta il suo fanciullesco entusiasmo per la Grande Tavola, e i suoi tentativi di costruirsene una in casa con piccoli campioni di elementi (molto coinvolgente: mentre leggevo quella parte mi sono sorpresa a meditare seriamente di costruirmi anch'io una Tavola casalinga. Per fortuna in quei giorni era molto caldo e la pigrizia ha avuto quasi subito il sopravvento, perché davvero, anche saltando a priori la caccia agli elementi radioattivi, non si tratta di affare di poco conto).
Gli elementi sono divisi in gruppi, e a ogni gruppo è stato dato un titolo: Potere, Fuoco, Bellezza eccetera, e per ogni elemento si racconta qualcosa sulla sua storia e l'importanza che aveva avuto, ma spesso anche su come era stato scoperto e isolato. Una cosa del tipo: Tema del giorno, un elemento. Parlane nel modo che più ritieni opportuno.
A seconda degli elementi i capitoli sono diversi: si può raccontare l'avventurosa storia della sua scoperta, l'avventurosa storia della sua commercializzazione oppure la folle storia della sua entrata in pubblicità (quanti di noi si precipiterebbero oggi a compare una crema per la pelle addizionata al radio? In realtà potremmo farlo tranquillamente perché il radio quelle creme non lo vedevano nemmeno di lontano, per fortuna dei loro fabbricanti. Di solito. Di solito ma non sempre).
Ho così scoperto che l'oro è sempre stato molto amato e apprezzato principalmente per il suo colore, ma che a parte farci monete e gioielli non è che ci si combina molto; al contrario  il platino, che pure conoscevo esclusivamente per il suo impiego in gioielleria, è un elemento utilissimo per infiniti usi ed ha una storia molto recente, oltre ad essere molto più duro e difficile da fondere; che l'argento è simbolo per eccellenza della purezza anche perché si annerisce con esasperante facilità; che il cromo è pure lui molto recente ed è stato identificato come simbolo della pacchianeria tipica americana (anche se io, per la verità, l'ho sempre trovato molto carino, così luccicante) e anche che il carbone vegetale sta avendo un suo modesto rilancio in nome dell'ambientalismo ma che i carbonari hanno sempre avuto una strana reputazione, tra lo stregonesco e il rivoluzionario (il che mi ha aiutato a capire perché proprio da rivendite di Carbonari è partito il nostro Risorgimento), che qualche filone di cobalto non ancora identificato come tale è all'origine dei fondali azzurri di certe cattedrali francesi (con relativo approfondimento sulle difficoltà dei tempi andati per ottenere un bell'azzurro brillante se non avevi a disposizione del cobalto) e di come lo zinco abbia una storia particolarissima e sia l'unico elemento a cui è possibile attribuire una data di scoperta su cui la scienza occidentale non può vantare alcun primato (i primi campioni ci sono arrivati dall'Oriente nel basso Medioevo).
Ci sono naturalmente anche gli alchimisti e i loro tentativi di purificare il piombo per estrarne l'oro, così come l'epopea che ha portato ad isolare in serena incoscienza gli elementi radioattivi, avventurosa esperienza che alcuni scienziati hanno pagato a caro prezzo in termini di salute. 
Coloranti, gioielli, coperture in metalli vari, tentativi di esasperante lunghezza per isolare questo o quell'elemento separando i componenti di rocce e composti vari uno per uno; l'avvincente scoperta dell'ossigeno, che è entrato nella nostra vita solo alla fine del Settecento. La gara, ai tempi della Guerra Fredda, per aggiungere nuovi elementi - sempre più radioattivi - all'ultima riga della Tavola. La scelta dei nomi da dare agli elementi scoperti in tempi recenti, che si porta dietro curiosi riflessi politici e nazionalisti. E il capitolo finale, che ho trovato davvero interessante, sulle mitiche Terre Rare (che in realtà non sono affatto rare, solo molto complicate da isolare) con i loro sconosciutissimi nomi e tutte scoperte in Scandinavia da chimici scandinavi. A puro sfoggio di erudizione per esempio posso raccontare che i non conosciutissimi ittrio, erbio, terbio e itterbio prendono tutti e quattro i loro nomi dalla cava di Ytterby (chiamata così dal vicino villaggio) dove sono stati isolati per la prima volta da pazientissimi chimici svedesi.

Il libro ha un prezzo molto contenuto, si legge con facilità e non avendo una vera e propria trama è adattissimo anche per le sedute di lettura più brevi, è stampato su carta leggera e dunque non ci vuole la carriola per portarselo dietro e contiene una quantità sterminata di storie divertenti e interessanti. Alla fine della lettura, temo, il lettore non ne sa molto più di prima sulla chimica, ma guarda il mondo con occhi nuovi.

mercoledì 17 agosto 2022

17 Agosto 2022 - Giornata Mondiale della Valorizzazione del Gatto Nero

La giornata per la Valorizzazione di Sua Eccellenza il Gatto Nero è nata con il nobile intento di sfatare i luoghi comuni che vedono nel gatto nero: non è vero che questi bellissimi felini portano sfortuna (al contrario, avere per amico un gatto nero è una gran fortuna, perché di solito sono dolci e affettuosi), non è vero che è un emissario del demonio (caso mai è il demonio che è un suo umile servitore, perché, come tutti i gatti anche quelli neri sanno come farsi obbedire) eccetera eccetera.
Tuttavia è vero che un gatto nero può risultare inquietante quando ti guarda dall'alto in basso. E molti gatti neri possono risultare inquietanti, quando ti guardano dall'alto in basso, ma anche dal basso in alto.
Possono, sì, essi lo possono. E ci si divertono moltissimo.
E anche noi ci divertiamo a farci inquietare, quando ci guardano così.
Ai gatti piace molto giocare, anche quando diventano gatti adulti. Tra i tanti pregi dei gatti c'è il fatto che giocano volentieri anche da anziani - detto e non concesso che un gatto diventi mai anziano. E giocare a fare i Gatti Inquietanti li diverte assai. 
Per esempio:
Auguri a tutti i gatti neri, che in questo giorno della loro festa meritano di essere apprezzati in modo speciale - come del resto in tutti i giorni dell'anno.
Ma auguri anche ai gatti diversamente neri e ai diversamente gatti, perché questo è un blog inclusivo e politically correct.

lunedì 15 agosto 2022

I miei insegnanti - Piero Angela

Ebbene sì, nel 2019 Piero Angela entrò nel variegato universo Disney
(ovviamente per un'opera di divulgazione scientifica)

Verso la fine degli anni 70 Piero Angela scrisse su Sorrisi e Canzoni TV un breve articolo che mi colpì molto. Mi riproposi di incollarlo nell'album dei ritagli che all'epoca tenevo, e nella mia mente c'è anche il ricordo (mendace, a quanto pare) di averlo effettivamente ritagliato e incollato. 
Sta di fatto che nell'album quell'articolo non c'è. Per molto tempo mi sono cullata nella speranza che saltasse fuori dalle pagine sciolte che conservavo in attesa di completare l'album, ma alla fine l'album è stato completato e quell'articolo non è mai saltato fuori, con mio grande disappunto.
All'epoca Piero Angela era già famoso, tanto da invogliarmi a leggere quel che aveva scritto, ma non credo che tenesse una rubrica fissa su Sorrisi, anzi mi sembra che l'articolo sia comparso in una sorta di rubrica dove scriveva ogni settimana una persona diversa.
L'argomento era abbastanza insolito, all'epoca: si trattava di una breve e chiarissima dissertazione su come fosse doveroso, trattando argomenti altamente culturali, essere chiari e non nascondersi dietro discorsi complicati. Non nel senso che gli argomenti di alto spessore andassero semplificati per il largo pubblico generico. No, l'argomento andava mostrato in tutta la sua complicanza, però andava esposto in modo chiaro e comprensibile. Esprimersi in modo complicato non doveva essere un modo per darsi importanza, anzi il pubblico era tenuto a diffidare di chi non riusciva a farsi capire, ché era segno prima di tutto di maleducazione, ma anche di incapacità. L'ascoltatore, il lettore o quant'altro non doveva  cadere in estatica ammirazione davanti a un testo infarcito di subordinate attorcigliate e di parole incomprensibili, ma guardare il pedante esperto dall'alto in basso e concluderne, schifato, che si trattava di un incapace che non sapeva farsi capire, e perdere ogni tipo di reverenza verso costui. 
Come rimedio per scoraggiare i pedanti, si suggeriva in chiusura di munirsi di una bella cassa di pomodori ma il concetto che cotali pomodori andavano risolutamente gettati addosso a chi parlava in modo inutilmente complicato era lasciato sottinteso nelle righe, senza esplicitarlo: tra i suoi molti pregi, Piero Angela era anche dotato di una singolare finezza, oltre che di una chiarezza cristallina.
Era un concetto quasi rivoluzionario, in Italia - per certi versi lo è ancora - e fece risuonare una corda molto profonda del mio cuore. Di fatto avevo sempre nutrito una grande diffidenza verso chi complicava i discorsi senza un perché: avendo ricevuto una istruzione di buon livello ero perfettamente in grado di decrittare una scrittura volutamente complicata e di accorgermi quando le complicazioni erano inutili. Inoltre avevo anche scoperto che i libri degli studiosi stranieri di solito erano molto più chiari di quelli degli studiosi italiani, che spesso infatti mi causavano una vera e propria crisi di rigetto.
Si trattava anche (ma questo non potevo saperlo, all'epoca) di una sorta di manifesto: per tutta la sua vita Piero Angela ha lavorato duramente con l'obbiettivo di non annoiare l'ascoltatore ma di istruirlo accuratamente, spiegando e dispiegando i più vari argomenti con garbo, per gradi ma senza complicarli inutilmente.
Anche se, con mio grande rimpianto, non ho conservato l'articolo nell'album dei ritagli, ne ho conservato saldamente nel cuore il contenuto, e per tutta la vita ho cercato di essere chiara e precisa quando scrivevo e quando parlavo, a costo di passare per sprovveduta. Tutto ciò, tra l'altro, si è rivelato molto utile quando mi sono ritrovata in cattedra a spiegare la rava e la fava a dei giovinetti ancora un po' inesperti.
Oggi su YouTube sta fiorendo una scuola di cosiddetti divulgatori (sono loro a definirsi così) - esponenti delle nuove generazioni esperti nei più vari campi del sapere; si tratta, in sintesi, di bravi ragazzi che spiegano in modo comprensibile ma accurato argomenti assai complessi di storia, chimica, geologia eccetera, con grande dispiego di fonti e di approfondimenti pazientemente citati "in descrizione", ovvero nel testo che accompagna il video. Sono, e si considerano, figli spirituali di Piero Angela e il loro cordoglio nel commemorarlo è stato profondo e sincero. 
I buoni semi sanno fiorire anche su terreni imprevisti, e il lascito di Piero Angela non si limita solo alle sterminate serie di puntate dei vari Quark e Superquark e al suo pregevolissimo figlio, ma anche all'aver ricordato all'italico pubblico che divulgare non vuol dire addomesticare e semplificare un argomento, bensì renderlo comprensibile anche a chi non ha fatto studi specifici in proposito (cioè a tutti, perché nessuno, per quanto colto, può essere esperto in tutto). 

mercoledì 10 agosto 2022

The Mysterious Affair of the Docente Esperto

L'Insegnante Esperto: un mostro singolare.

Dalle viscere della bozza del Decreto Aiuti Bis, approvato nel Consiglio dei Ministri il 4 Agosto 2022 ma non ancora definitivo,  è emerso un mostro singolare: il Docente Esperto.
Il decreto in questione, a quanto si sa,  contiene una serie di facilitazioni, aiuti e soccorsi di carattere economico per noi poveri cittadini italiani tormentati da inflazione, aumento dei prezzi e altre varie traversie e traversine, cui di recente si è aggiunta anche la siccità. Niente di strano dunque che ci sia anche un aiuto per noi poveri docenti, da tempo ormai oppressi e vessati per ogni dove.
Cioè, però: tutti noi docenti siamo anche cittadini italiani o in Italia residenti, lavoratori provvisti di un reddito, dipendenti statali - quindi ci spettano già una parte degli aiuti promessi; naturalmente un aiutino supplementare sarebbe assai gradito, visto che abbiamo tra l'altro un contratto scaduto nel lontano 31 Dicembre 2018 di cui non si intravede un rinnovo a tempi brevi.
Si tratta di un secondo bonus docenti, da aggiungere a quello approvato anni fa per l'aggiornamento e l'acculturazione?
No, non è un bonus.
Allora sono dei soldi in più per la scuola, magari da aggiungere per la contrattazione interna?
Nemmeno.
All'articolo 39 del decreto però promettono soldi agli insegnanti. Non a tutti, ma ad alcuni sì.
Al termine di un percorso formativo triennale (in caso di esito positivo, vabbé).
Che inizierà nell'anno scolastico 2023-24.
Ovvero i soldi arriveranno tra quattro anni. 
Si tratta di una vaga gratifica una tantum che dovrebbe essere tra il 10 e il 20 per cento dello stipendio e che verrà decisa al momento del rinnovo del contratto (il che non sembra molto rassicurante ma magari si pecca per eccesso di diffidenza. Forse).
Per carità si piglia tutto, ma una roba che arriva fra quattro anni e dopo un corso triennale non sembrerebbe poi un aiuto così tempestivo. Che senso ha infilarlo tra il rinnovo del taglio delle accise (che scatta a giorni), il bonus per lo psicologo (che è già in assegnazione) e i soccorsi per gli agricoltori (che, si spera, arriveranno ben prima di quattro anni)? 
Perché questa brava gente non si prende un attimo di pausa e non ci fa su un decreto apposito a Settembre, magari dopo essersi schiariti un po' le idee sul corso triennale in questione, di cui non si dice alcunché?
Certo, a Settembre far partire un decreto autonomo potrebbe risultare un problema per il governo in uscita; e potrebbe purtroppo darsi che il governo in uscita di cui soipra nel frattempo si debba occupare di qualche ulteriore emergenza, che da qualche tempo ne arriva una nuova ogni settimana. Così, per sicurezza, infilano questa roba che non è esattamente un aiuto immediato nel mucchio e si tolgono il pensiero.
Pazienza. 
In questo periodo ci vuole tanta tanta pazienza, e magari ne servisse soltanto agli insegnanti.

Ad ogni modo in quell'articolo 39 ci sono cose ben più strane della promessa di un generico regalino una tantum alla fine di un percorso formativo triennale non meglio definito. 
Subito dopo infatti appare la misteriosissima figura del Docente Esperto, creata per l'occasione.
Proverò adesso a descriverlo sulla scorta del quasi niente che risulta da quell'articolo di decreto.
Tanto per cominciare, l'Aspirante Docente Esperto deve essere di ruolo per cominciare il suo lungo percorso - e quando dico lungo, intendo veramente lungo.
Nove anni, a partire dall'anno scolastico 2023-2024.
In sintesi ci saranno tre corsi di tre anni, non sovrapponibili - nel senso che se ne può fare solo uno per volta. Ogni corso avrà un esame finale, e se verranno superati tutti e tre allora il tenace insegnante diventerà Docente Esperto, e avrà diritto a una gratifica di 5650 euro lordi all'anno, sembra di capire per sempre - cioè, fin quando resta in servizio, e anche la pensione verrà calcolata tenendo conto di quella giunta.
I Docenti Esperti saranno 8.000 al massimo (ovvero i primi 8.000 della graduatoria, quindi superare gli esami non è garanzia sufficiente di riuscire a intascare il malloppo) ogni anno per quattro anni, per un totale di 32.000 Docenti Esperti. 
E dopo? Ci sarà possibilità per chi è arrivato dopo di esperienziarsi?
Non si sa. C'è da dire però che tredici anni sono un arco di tempo più che sufficiente per ponderare con cura se se sia il caso di proseguire con questo curioso esperimento.

Che cosa fa un Docente Esperto, a parte incassare uno stipendio un po' più alto (che è pur sempre una bella cosa)?
La sua solita vita. Non ci sono incarichi aggiuntivi. Esiste, semplicemente, ed è Esperto.

Molte domande si impongono, e molte osservazioni si affollano alla mente di chiunque.
La prima è: cosa gli insegnano, in questi nove anni, al docente, per farne un Docente Esperto?
Lingue? Didattica? Scienze? Gingillometria Applicata?
Non si sa. Sul decreto non c'è scritta una parola a riguardo. Si tratta di "percorsi formativi" - un concetto uno zinzino vago, se vogliamo.
Di che tipo di corsi si tratta? Università, scavi archeologici, alternanza scuola/lavoro, costruzione di un acceleratore di particelle?
Di nuovo, nel decreto non c'è scritta una parola al riguardo. Chi ha un po' di pratica del mondo della scuola sospetta che debba ancora essere tutto deciso, e che qualcosa comincerà vagamente a prendere forma solo nell'estate del 2023.
Terza domanda, piuttosto importante: cosa ci guadagna lo stato?
Avrà 8.000, poi 16.000, 24.000 e infine 32.000 Docenti Esperti ma non potrà fargli fare nulla di diverso da quel che fanno già, ovvero lezioni, qualche progetto, scartoffie varie eccetera.
Sì, ma saranno Esperti e daranno un Valore Aggiunto alla scuola. 
In che modo? Non si sa.
Quarta domanda: cosa ci guadagna l'insegnante, a parte l'indubbia soddisfazione di tirarsela perché adesso è un Docente Esperto?
Qualche soldo, già programmato. 5650 euro l'anno divisi su 12 mensilità sono 470 all'anno. Lordi, naturalmente. Dunque 300 al mese se va bene, probabilmente un po' meno. Non sembra un granché visto che nessuno di noi ha la più pallida idea del costo della vita tra dieci, undici, dodici e tredici anni. Certo, può essere che l'inflazione si spenga già a Settembre (in teoria può essere), così come può essere che tra due mesi passi il glorioso picco del 10% per continuare a salire (anche questo può essere).
Quinta domanda: cosa succede se l'Aspirante Docente Esperto resta incinta? O se si ammala?
Qualcuno magari potrebbe osservare che gli insegnanti maschi non restano incinta (anche se possono ammalarsi). Errore: i permessi per paternità li possono prendere anche gli uomini, la tendenza è ad aumentarli - e lo stato non può far storie a riguardo: li deve concedere, tutti, a qualsiasi padre li richieda.
Il tasso di fertilità in Italia è disastrosamente basso, ma non per colpa degli insegnanti; essi infatti si riproducono come conigli, anche perché l'insegnamento è uno dei pochi mestieri dove la gravidanza non ti rovina la carriera: quando ritorni, di solito dopo un anno, trovi un sacco di classi che aspettano solo te e ricominci da dove avevi smesso. Il nostro è un lavoro molto vario, ma sotto certi aspetti è anche un lavoro che è sempre lo stesso. Altri alunni, altro giro e altra corsa, si riparte.

Veniamo alle considerazioni.
La prima è che, da qualsiasi parte la si guardi, questa storia sembra un delirio.
Nove anni. 
Quale cazzo di lavoro prevede un percorso formativo di nove anni per passare (forse) di livello?
In nove anni uno studente di medicina prende una laurea e due specializzazioni.
Uno studente di Lettere prende tre diplomi di laurea, oppure una laurea 3+2 e un dottorato di ricerca, oppure due lauree e un corso di specializzazione di un qualche tipo.
Programmare qualcosa che dura nove anni è un bell'azzardo per chiunque, qualsiasi lavoro faccia.
Nove anni, e se per un qualche motivo toppi l'ultimo dei tre esami, sarà come non avere fatto niente. E se hai sfortuna con le graduatorie, magari perché non hai la seconda laurea o quattro master o più semplicemente perché davanti a te c'è gente con più servizio, anche se hai fatto bene l'ultimo esame ti ritrovi lo stesso senza giunta allo stipendio e senza titolo. Molto triste.
Altra nota temporale: una volta diventato Docente Esperto devi restare almeno altri tre anni a lavorare nella scuola  (che è l'unica parte dell'insieme che mi risulta abbastanza sensata). In questo modo però l'Aspirante Docente Esperto si ritrova limitato dalla data di nascita, perché deve avere la possibilità di insegnare per altri 13 anni da oggi; con le leggi attuali sul pensionamento quindi è un percorso che possono intraprendere solo gli insegnanti di ruolo che al momento hanno meno di 54 anni - ovvero l'età in cui quasi per tutti l'arrivo di eventuali figli non dovrebbe più interferire. In cuor mio disapprovo, perché in fondo al mio cuoricino sarei quasi tentata di giocare questa strana lotteria.  Forse, chissà, magari*.
Negli ultimi tre anni tutti noi ci siamo visti cambiare il mondo intorno da un mese all'altro.
Davvero, non mi sembra un momento che predisponga psicologicamente verso l'idea di impegnarsi per nove anni in alcunché, con la vaga prospettiva di avere (forse, se tutto va bene) un aumento di stipendio che tra dieci anni potrebbe valere quanto il tradizionale rotolo di carta igienica.

La seconda considerazione è che 32.000 Insegnanti Esperti... non so, mi sembra come quelle teorie che l'Africa sta invadendo l'Italia a botte di 60.000 migranti all'anno.  Gli insegnanti in Italia sono circa 850.000,  le scuole 8.290 ognuna con svariati ordini di studio e indirizzi. 
Quanto possono influire 32.000 Insegnanti Esperti su questi numeri? Dovrebbero diventare il lievito della scuola? E in che modo, se continueranno a fare quel che facevano prima?
(E avranno ancora voglia di far lievitare la scuola,  dopo nove anni di percorso formativo? Non tutti i percorsi riescono col buco, particolarmente quelli organizzati dal MIUR, e spesso la loro principale utilità consiste negli abbondanti pretesti che aiutano e incoraggiano i docenti a dedicarsi a una delle loro attività preferita, ovvero lamentarsi. Io per prima, si capisce**).

Terza considerazione: per servire a qualcosa, il triplice percorso formativo triennale andrebbe quantomeno ritagliato su misura del singolo Aspirante Docente Esperto, attingendo a una scelta di possibilità molto, molto vasta. Ciò sarebbe probabilmente costoso, ma una buona organizzazione e un abbondante impiego di quelle entità (abbastanza ignote a chi cura roba a gestione statale in Italia) che sono conosciute con i generici nomi di "buonsenso" e "flessibilità" renderebbe probabilmente il tutto meno costoso di quel che sarà comunque, anche se forse fallerebbe nel suo principale intento, che un animo sospettoso potrebbe magari individuare nell'eterno desiderio del MIUR di foraggiare le facoltà universitarie a sfondo didattico, in quanto richiederebbe probabilmente un abbondante utilizzo di risorse umane esterne al mondo universitario in questione.

Arriva così la sesta domanda: ma sul serio faranno davvero questa roba, in questi precisi termini?
Certo, tutto può essere;  ma in cuor mio, alla luce della mia lunga esperienza con la scuola*** sospetto che il tutto si fermerà dopo il primo percorso triennale, detto e non concesso che parta almeno quello.

Infine, c'è la settima e più essenziale domanda: cosa aveva fumato, bevuto o comunque assimilato chi ha avuto questa bella pensata?
Mi sembra importante saperlo, per meglio scansarla; perché, davvero, sembra roba che conviene evitare con cura.

* Balle. Riesco a trovare le scuse più assurde perfino per non fare un corso di inglese, figurarsi se mi impegolo in un percorso di nove anni nove senza esserci costretta dalle truppe di occupazione sotto la minaccia di non meno di due mitra spianati.
** A proposito di lamentele: molti insegnanti hanno deprecato assai e avviato una raccolta di firme in rete contro il Docente Esperto. Non la linko perché non approvo molto le petizioni alla cieca contro entità ancora così indefinite, ma si trova in rete con estrema facilità.
***Sono figlia di insegnante. Mia madre ha iniziato nel 1950, e anche nella breve forbice di anni in cui lei non insegnava più e io non insegnavo ancora, buona parte dei miei amici insegnava. Da quando sono nata, la scuola ha sempre fatto parte della mia vita.

lunedì 8 agosto 2022

8 Agosto 2022 - Giornata Mondiale del Gatto



Auguri a tutti i gatti del mondo, 
in particolare a quelli più curiosi e avventurieri
ma soprattutto a quelli 
che in questi giorni più caldi 
colano con eleganza 
sugli alberi, sui tavoli e sotto le siepi
e si dedicano con intensità alla vita notturna
tenendo sveglio l'intero condominio.

venerdì 5 agosto 2022

Il diario geniale della signorina Shibata - Emi Yagi


Quello che vado oggi a presentare è un perfetto romanzo giapponese. Infatti si tratta di un romanzo corto (poco più di 150 pagine), molto denso, dove succedono tante cose ma tutte senza parere, e dove c'è anche un sacco di atmosfera. Inoltre è un romanzo strano, e con una trama molto particolare, tanto che non si sa nemmeno bene come raccontarlo.

In apparenza è una storia quasi normale: la signorina Shibata annuncia di essere incinta e vive la sua gravidanza, che come sempre succede è una esperienza profonda e coinvolgente, che muta profondamente chi la vive e le fa guardare tutta la sua vita e il mondo intorno a lei con occhi nuovi.
Al termine, la signorina Shibata trova che si è trattato di una esperienza molto soddisfacente, tanto che è fermamente decisa a ripeterla al più presto per avere un secondo figlio. Diciamo insomma che si tratta del racconto di una maternità. 
In apparenza niente di troppo originale, per quanto naturalmente ogni gravidanza sia un'esperienza unica per chi la vive.
E allora, cosa c'è di tanto particolare? Libri dedicati all'Attesa ce ne sono tantissimi, molti scritti in prima persona. Si tratta in effetti di un genere piuttosto gettonato.
Naturalmente c'è il fatto che questa esperienza è vissuta in Giappone, e si sa che il Giappone è un paese dove tutto viene fatto in modo piuttosto particolare.
Ma per quanto la cultura del tuo paese possa essere particolare, alla fine la gravidanza è un processo che segue le stesse tappe in tutte le parti del mondo: resti incinta, il bambino cresce e a un certo punto partorisci. Di solito.
Ecco, qui ci sarebbe molto da questionare su ognuna di queste tre tappe essenziali.
Per esempio la prima: resti incinta.
Ecco, per quanto ogni nascita abbia la sua storia, una gravidanza comincia sempre nello stesso modo: c'è un uomo (o un istituto di quelli che lavorano alla procreazione assistita) che fa la sua parte, e una donna che si ritrova un ovulo fecondato (qualche volta più di uno). Certo, ci sono racconti che contemplano altre possibilità ma, ammettiamolo, si tratta per lo più di leggende.
Ma qui è diverso: la signorina Shibata racconta "Ecco come rimasi incinta" - e segue una scena che si svolge nell'ufficio dove lavora.
Niente di strano, certo - fare un figlio con qualcuno che incontri nell'ufficio dove lavori è abbastanza comune. Ma qui la questione principale consiste in una serie di tazzine da lavare.
Un lavoro da donna, giusto? E l'unica donna dell'ufficio è la signorina Shibata.
La quale signorina Shibata improvvisamente scopre che l'odore del caffè, ora che è incinta, le dà la nausea, e anche quello del fumo - per tacere del fatto che in ufficio è vietato fumare.

La gravidanza inizia così. 
Poi la signorina Shibata stabilisce che non può lavorare troppo, visto che è incinta, e smette di fare gli straordinari, e questo le lascia improvvisamente molto più tempo libero. Meglio, così smette di nutrirsi di precotti e cura di più l'alimentazione - una alimentazione a base di prodotti freschi e genuini è molto importante, per una donna incinta e per chi cresce dentro di lei.
Ma una gravidanza è molto più di questo: è necessario preparare il proprio corpo al lavoro che sta intraprendendo. Corsi di yoga e di stretching, un po' di esercizio fisico, camminate.
Parlare con altre donne incinta aiuta molto: con quelle che hanno già avuto figli, certo, ma anche con chi, come te, non ne ha mai avuti. Si creano nuovi legami e amicizie. Si impara a riconoscere le altre donne incinta quando le incontri per strada. Mica tanto semplice, quando la gravidanza è appena agli inizi; eppure ci si riesce. No, non "ci si riesce": non si fa nulla perché succeda, succede e basta.
Ci sono le app che ti accompagnano, naturalmente, e ti spiegano passo passo come cambia il tuo corpo e come cresce il bambino. Si compilano schede e tabelle che ti aiutano a capire se tutto procede bene, ma ti permettono anche di sintetizzare quel che ti sta succedendo.
C'è la questione della scelta del nome del futuro bambino (che in Giappone è più complicato che da noi, perché oltre a scegliere il nome devi scegliere anche il modo con cui va scritto e pronunciato e gli ideogrammi che lo formano, ma questo chi legge manga lo sa bene).
Poi il bambino dentro di te cresce e incomincia a muoversi. A volte si muove moltissimo. 
E ci sono i controlli medici e le ecografie. Lo sbalordimento quando si vede per la prima volta quell'insieme di punti che è un bambino - il tuo bambino.
E c'è anche una anticipazione di quel che succederà dopo, in una bellissima scena che è l'ultima prima del parto (...prima del parto? Chissà...) dove una madre descrive con chiarezza e sincerità cosa può essere la vita quando hai un figlio piccolissimo.

E' un romanzo che parla di cosa è la gravidanza in una società maschilista come quella giapponese, e come può essere complicato il rapporto con il lavoro per una donna - non di una madre, di una donna. Ma è soprattutto un romanzo che parla del complesso rapporto tra realtà e immaginazione, e di come l'immaginazione possa a volte creare la realtà. Anzi, il tema principale è proprio questo: dove finisce la realtà, dove comincia l'immaginazione e quanto la prima possa essere influenzata dalla seconda. Un evento esiste quando c'è un osservatore ad osservarlo. Ma esiste di per sé oppure è la presenza dell'osservatore a crearlo?

Una lettura fresca e vivace, molto divertente e molto piacevole, con una prosa accattivante e molto ben scritta. 
Lettura consigliatissima a tutte le donne, anche (o forse soprattutto) a chi non ha figli e non ne avrà mai. Ma forse potrebbe essere molto interessante anche per un uomo, chissà. Dopotutto, tratta temi universali.

La copertina non c'entra niente, e credo che il titolo sia stato rimaneggiato. Se non ho capito male in origine era qualcosa tipo "Diario vuoto" oppure "Diario del vuoto".
Siccome è uscito da pochissimo, in rete non si trovano quasi recensioni. Spero che abbia successo ma non ne ho visto parlare da nessuna parte.