Il mio blog preferito

sabato 29 giugno 2013

Buon viaggio, Margherita



Quando da bambina volevo fare l'astronoma per mia madre fu facile citarmi il precedente di Margherita Hack - fiorentina doc e parte di quei circoli che per anni anche i miei avevano frequentato (del resto, negli anni '50 e '60 Firenze era una specie di salotto, e tutti conoscevano quasi tutti).
In quegli anni le donne che si occupavano di astrofisica non erano molte, nemmeno nei romanzi di fantascienza (dove al più si trovavano le mogli degli astrofisici, e qualche volta le fidanzate) e l'astronomia era una scelta insolita per una signora, ma lei ha sempre avuto l'insolita caratteristica di vivere a modo suo. Il manifesto elettorale qui sopra ne è un esempio: molti candidati si fanno fotografare con la famiglia o lo sfondo della libreria o della panoramica della città dove si candidano, mentre lei si fece fotografare con un bel gattone (dall'aria indipendente quanto lei) e palesemente molto felice di tenerlo in collo. Con gran gioia l'avrei votata, se non fissi stata purtroppo nell'altra circoscrizione elettorale.

Amava le stelle, i gatti e la vita - tre cose che in fondo sono una sola con tre diverse immagini. Ha vissuto bene ed è sempre stata curiosa. E se la morte è solo un passaggio, non dubito che il suo viaggio stia continuando nel migliore dei modi.

venerdì 14 giugno 2013

Lo specchio di Dio - Andreas Eschbach

Questo libro è entrato nella mia vita in modo abbastanza anomalo, perché mi è stato consigliato da un libraio; ed è molto raro che un libraio abbia occasione di parlare con me, perché quando vado in libreria mi ingegno di scansarli e preferisco fare da sola. Tuttavia nelle librerie di paese succede anche questo, soprattutto se il libraio è una persona simpatica e disponibile, e quando ho visto che erano più di 500 pagine per 6.90 euro ho deciso di comprarlo anche se non lo avevo già letto, invece di cercarlo in biblioteca. E dopo aver finito le più di 500 pagine ho concluso che, tutto sommato, ho fatto bene.
Durante le prime cento pagine in realtà ero dubbiosa, perché c'era qualcosa che non riusciva a catturarmi nella struttura della storia e nei personaggi - e tuttora penso che sotto questo aspetto si poteva fare di meglio, anche se non saprei dire bene come. La trama comunque è originale e mi è sembrata anche molto ben risolta. 
Il libro è stato pubblicato in Germania nel 1989 e la storia è ambientata in quegli anni. Siamo in Israele, una terra dove ad ogni metro e ad ogni passo trovi un potenziale sito archeologico di grande interesse storico, e dove l'archeologia è politica (ed ecco, al potenziale politico dell'archeologia non avevo mai dedicato un pensiero, e avevo fatto molto male). Ogni scavo e ogni ritrovamento sono infatti legati alla questione ebraica nonché a complesse questioni teologiche.
Durante uno di questi scavi - non il più importante, né il più prestigioso - un ritrovamento molto particolare lascia pensare che, forse, da qualche parte è stato nascosto nientemeno che un video che filma Gesù di Nazareth. Il direttore degli scavi ferma tutto e cominciano le indagini, nel più grande segreto - di quei segreti noti solo a poche decine di persone.
Il committente degli scavi cerca di ricavare soldi da questa possibilità.
Un giovane volontario degli scavi, autore del ritrovamento e informatico rampante, cerca di condurre ricerche per conto suo in modo da bruciare sul tempo il committente e ricavare per sé soldi da questa possibilità.
Uno scrittore tedesco di fantascienza, specializzato in storie sui viaggi nel tempo, è stato convocato nemmeno lui sa bene perché dal committente e segue la vicenda con interesse relativo.
Un frate francescano cerca di avvisare la Chiesa perché provveda a ricavare nuove conoscenze.
La Chiesa cerca di regolarsi nel modo più opportuno (per la Chiesa).
Due giovani fratelli ebrei, di cui una volontaria negli scavi e l'altro tecnico nel laboratorio di analisi dei reperti, cercano di capire cos'è successo, mossi soprattutto da interesse scientifico (ma senza dispiacersi alla prospettiva di ricavarne dei soldi).
Un tecnico tomologo e molto credente è interessato (almeno lui!) principalmente all'aspetto religioso della questione.
I monaci di un piccolo monastero sperduto nel deserto collaborano alla vicenda mossi da interessi puramente religiosi, e anche se non sanno quasi nulla della vicenda sono quelli che hanno le idee più chiare sulla questione.

Il finale spariglierà le carte e cambierà molte vite, riportando tutta la questione al suo vero centro: che è, per l'appunto, Gesù di Nazareth o, prima ancora, la ricerca che ogni individuo fa nella sua vita - non la ricerca di dio ma, prima di tutto, di sé stesso; ed è un finale che riconcilia con tutto il romanzo, con l'autore e con la vita in generale (almeno, per me è stato così).
La lettura è piacevole, non appesantita da questioni teologiche e rimanda a diversi filoni di narrativa. E' fantascienza, ma di un tipo non molto tradizionale. Non si richiedono al lettore particolari interessi spirituali né conoscenze scientifiche: è soltanto una storia d'avventura, con un messaggio forte ma ben inserito.
Per adulti (diciamo sopra i 25 anni). Molto adatto alle letture estive, ma può funzionare in qualsiasi momento si abbia un po' di tempo libero da dedicare alla lettura.

Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma, e auguro un felice fine settimana di riposo a tutti quanti.

giovedì 13 giugno 2013

L'anno è finito, andate in pace (ultimo giorno di scuola)

La scuola di St. Mary Mead l'ultimo giorno di lezione (nelle intenzioni degli alunni)

Per l'Ultimo Giorno di Scuola quest'anno, almeno nelle prime, i nostri amati allievi sembravano più orientati su legittime festicciole in classe che verso i consueti gavettoni; e naturalmente tutti noi insegnanti abbiamo prontamente autorizzato ogni festeggiamento possibile, ma in cuor nostro sapevamo tutti che gli stomaci umani hanno ahimé dei limiti, e che perfino per dei giovinetti dagli undici ai quattordici anni mangiare cinque ore di fila è arduo. Una volta spolverate le torte e dato fondo a biscotti e patatine viene voglia di fare qualcos'altro - per esempio dei gavettoni.
Comunque per la prima ora mi ritenevo al sicuro e anzi avevo saltato la colazione onde dare un piccolo aiuto nel momento (arriva sempre) in cui le pur valide mascelle dei ragazzi avessero avuto un attimo di stanca.
Ma nella Seconda dell'Approfondimento non c'era niente da mangiare, né una patatina né una caramella. Così, consegnati gli ultimi quaderni, mi accingevo ad accogliere l'onesta proposta di andare fuori a frescheggiare quando è entrata la prof. Palmina con i compiti per le vacanze.
E che compiti! Due paginate fitte di istruzioni con una serie di esercizi e testi uno più soporifero dell'altro, almeno ai miei occhi. E una raccomandazione "Pensate che c'è perfino chi i compiti delle vacanze non li considera obbligatori e non li fa!" col tono di "Non ci crederete, ma c'è perfino chi pensa che due più due fa cinque".
Ma come diamine avremo fatto noi, ai miei tempi, senza compiti per le vacanze, mi domando non per la prima volta. E sì che ci spiegano sempre che a quei tempi la Scuola era Seria. Ma, per seria che fosse,  le vacanze duravano quasi quattro mesi e di compiti non ce ne davano - e ci tengo a chiarire che chi è convinto in cuor suo che i compiti per l'estate non sono obbligatori ha tutta la mia comprensione.
La nostra uscita fuori si riduce insomma a una ventina di minuti scarsa. No, niente palloni, proclamo. Ci sono solo venti minuti e per la campanella devono essere già in classe, che c'è Matematica che rende le ultime verifiche.
Cinque minuti dopo ci raggiunge la Prima d'Ogni Grazia Adorna, munita di abbondanti palloni (loro staranno fuori più di un'ora). E allora vada per i palloni, e amen.
Ad ogni modo, al suono della campanella la Seconda è disciplinatamente ai banchi, in attesa degli ultimi compiti di Matematica. Saluto e raggiungo l'aula della Seconda Effervescente, dove c'è un caldo torrido e pure il catafalco in posizione: infatti stavano vedendo Timeline sulla LIM.
Mi rassegno alla sauna, restituisco le verifiche sull'Inno d'Italia, mi congratulo con loro per l'ottimo risultato, poi li lascio a vedere il film e mi rimpiatto buona buona in fondo all'aula, in un banco vuoto,  lavorando ai registri mentre loro guardano il film, che non sembra nemmeno male - tanto che mi riprometto di prenderlo in biblioteca, durante l'estate. 
Anche lì, né una caramella né un singolo pop corn.
Finalmente arriva l'ora di buco, in cui mi precipito a stampare e fotocopiare la mia bella bibliografia - mi è costata molte ore di lavoro ma ne vado assolutamente fiera: un cocktail con dentro classici, sempreverdi, capolavori, romanzi storici e perfino un po' di attualità. Faranno come credono, ma spero con tutto il cuore che leggano Gaiman*. 
Un'altra mezz'ora passata a combattere con i registri, poi è il momento di raggiungere la Prima d'Ogni Grazia Adorna, con cui chiuderò la lunga mattinata. Lì, finalmente, un'accoglienza rispettabile: torte, biscotti, pacchi di patatine e pop corn per ogni dove e ragazzi visibilmente stremati a forza di mangiare e del tutto elettrici che per prima cosa mi chiedono "Prof, possiamo fare i gavettoni?".
La richiesta mi sconcerta: non ho difficoltà a comprendere chi fa i gavettoni nonostante il divieto degli insegnanti, comprendo anche i rari esemplari che non ne fanno, ma quelli che pretendono di farli con la benedizione esplicita del docente sfuggono alla mia capacità di comprensione.
E ancor di più sfugge a tale mia (evidentemente inadeguata) capacità Musica, che gli ha appunto permesso di farli nel cortile alla seconda ora. Comunque...
Prima una bella fetta di cheesecake, poi una buona dose di dolce al mascarpone e cioccolato (assicurano di avermeli lasciati apposta); un paio di biscottini svedesi, di quelli che forse c'è qualcos'altro oltre al burro ma è in dose minima (in realtà Ingrid giura che sono fatti con l'olio. Comunque sono ottimi), patatine, aranciata, i miei adorati pop corn...  e gran spiegamento di lacrime e fazzoletti perché han salutato probabilmente per l'ultima volta Matematica.
Mentre mi strafogo li lascio piangere e cantare lodi di Matematica, che lodo a mia volta. Dopo che i fazzoletti han fatto il loro dovere (e che io sono passata ai salatini) gli passo la bibliografia con tutte le istruzioni del caso, prima fra tutte di non farne di niente se non gli va, e avvisando che Harry Potter manca solo perché è dato per sottinteso e che si suppone che sappiano che esiste Harry Potter anche senza che venga l'insegnante di lettere a dirglielo,** ma si tratta comunque di lettura caldamente consigliata a tutti.
Finite le istruzioni e le richieste di chiarimenti sono tornati quasi normali. 
L'aula invece è piuttosto vissuta. "Adesso qualcuno va a farsi dare una granata..." esordisco.
Mi guardano sbalorditi. "Una... granata?"
Un folle dubbio mi attraversa la mente.
"Certo, per pulire".
"Prof, ma cosa intende per granata?"
Il folle dubbio si fa più consistente "Una scopa. Una di quelle robe con un manico e una spazzola in basso per spazzare".
Racconfortati dal fatto che la loro insegnante non li stata esortando a distruggere la scuola a colpi di bombe a mano tutti si mettono a far ordine: chi spazza, chi toglie con lo spray le tracce di crema dai banchi, chi imballa amorevolmente avanzi, piatti e bicchieri puliti avanzati e mi chiede che farne (mando tutti dai custodi: i biscottini svedesi e l'avanzo di dolce al mascarpone ci saranno di gran conforto Lunedì, quando noi insegnanti saremo di nuovo a scuola per gli scrutini), chi decide che sono la destinataria ideale di un mezzo pacco di caramelle avanzate nonostante il mio suggerimento di lasciarle nell'armadio per l'anno prossimo...
Lindi e ordinati, con le loro bottigliette vuote, scendono fiduciosi verso il cortile (siamo addivenuti ad un compromesso: possono fare i gavettoni ma solo fra loro e riempiendo una sola volta le bottiglie). Lì  scoprono che i rubinetti dei bagni della palestra sono chiusi, come in cuor mio sospettavo.
Li autorizzo ad andare su a riempire le bottiglie. Il problema è che in cortile ci sono altre due classi, cui è stato rigorosamente vietato di fare i gavettoni. Cerco di placare i colleghi assicurandoli che è solo per qualche minuto, ma l'esempio è contagioso, e parecchi delle altre classi salgono con fare noncurante ai bagni dei piani alti per riempire le bottiglie; addirittura, il perfido Wasp le ha già riempite almeno tre volte!
In cuor mio non lo trovo così grave, comunque faccio coscienziosamente il mio dovere e alla quarta volta che scende con le  bottiglie piene Wasp mi trova sulla porta; con un sorriso dolcissimo gliele sequestro, le vuoto e le accartoccio. Wasp protesta un po' con scarsa convinzione, poi va a giocare a pallone con gli altri. Lo spogliatoio dei maschi è praticamente allagato, ma questo è un must di ogni fine anno.
La Terza della prof. Quadrella comunque non tira gavettoni né cerca di farlo e neppure gioca a palla: le ragazze piangono disperatamente, i ragazzi le prendono in giro ma sembrano assai provati a loro volta.
Ahimé, la nostra classe, la nostra bella classe. Ahimé, le nostre medie, le nostre amate medie. I nostri amati compagni. I nostri adorati professori, oh, come faremo senza di loro?
La prof. Quadrella, oltre a un'infinità di baci e di abbracci, ha ricevuto anche una di quelle lettere d'addio traboccanti di affetto e complimenti che allungano di vent'anni buoni la vita degli insegnanti. Ostenta un atteggiamento sportivo ed esorta la ragazze a non pendersela tanto, ma in cuor suo gongola assai. Io e la Ghirlandai osserviamo con finto distacco che sì, anche noi abbiamo avuto delle terze, e ci andavamo pure abbastanza d'accordo, ma tante smancerie a noi non le hanno mai fatte. In realtà tutti troviamo la scena piuttosto divertente (compresi i salici piangenti, credo).
Infine la campanella suona. Dagli zaini spuntano miracolosamente nuove bottiglie piene, e schizzi degni delle fontane di Versailles allietano gli alunni appena varcato il cancello.
Con un sospiro di sollievo i docenti risalgono verso la fresca, rilassante e quasi silenziosa Sala Professori.
L'anno scolastico è morto, evviva l'anno scolastico!

*e ora che ho letto Coraline lo spero ancora di più
**e infatti in classe c'è anche una potteriana, che mi ha fatto un tema assai interessante sui vari tipi di incantesimi

lunedì 10 giugno 2013

Di quanto e come sia dura la fine dell'anno scolastico per il povero insegnante (specie quando è AUPP*)

(...ma solo se se è rimasto del cervello da mangiare - il che non è detto)

Il primo anno che insegnavo, la fine della scuola piombò su di me come un falco su una preda spaurita. Ma, mi dissi, era il primo anno, era normale che tutto mi sembrasse complicatissimo. Negli anni seguenti certo avrei imparato come organizzarmi a puntino per concludere l'anno in tranquilla serenità.

Negli anni successivi infatti diventai più vecchia e saggia, e soprattutto più esperta. Imparai dunque che la fine dell'anno scolastico è inevitabilmente un gran casino, e che tutte quelle cose che ti cascano in testa alla fine della scuola le puoi fare solo e soltanto alla fine della scuola. Certo, qualcosina per limitare i danni si potrebbe fare, ma poco.
Per esempio, il Dirigente Scolastico di turno potrebbe anche evitare di concentrare nelle ultime settimane tutto quel che non è stato fatto nei tre mesi precedenti, compresi improbabili corsi sulla sicurezza (sì, ogni riferimento alla Nostra Preside è da considerarsi del tutto casuale e involontario). E il MIUR potrebbe evitare di spostare ogni anno più in là la data del corso per chi fa l'anno di prova - oppure metterlo direttamente a Luglio, ad anno di prova finito. Ma a parte questo, più di tanto non si può fare.

I PEI di fine anno vanno fatti a fine anno, perché non puoi tirare le fila della programmazione individuale degli alunni certificati a metà Marzo. 
Puoi cercare di restare in pari con i registri, e quindi ritrovarti solo col minimo indispensabile da scrivere per chiuderli; ma le cose più complesse da fare, ovvero decidere il voto da mettere sulla scheda e contare le assenze, le puoi fare solo a scuola conclusa, massimo due-tre giorni prima.
Ecco, le assenze. Mi piacerebbe proprio sapere cosa passava per l'ammasso di gelatina impropriamente chiamato "cervello" di chi ha deciso di far segnare le assenze agli insegnanti, quando poi per decidere una bocciatura si contano in giorni. A che accidente serve scrivere sulla scheda che Crodegango ha fatto cinque ore di assenza a Italiano e due a Tecnologia, dal momento che né le une né le altre pregiudicano minimamente il suo anno scolastico? Se proprio vogliamo aggiungere qualche dato in più per tener compagnia al singolo, riduttivo  numerino della valutazione finale, non potremmo metterci qualcosa di più interessante, tipo "E' molto migliorato in primavera" o magari "Il nuovo taglio di capelli gli sta davvero bene"?
La valutazione finale non puoi farla, ahimé, se non quando hai tutti i voti. Siccome i voti si continuano a dare fino alla fine, perché fino alla fine si fa lezione, la valutazione finale la puoi dare solo a scuole chiuse, o al massimo i soliti due-tre giorni prima. Inoltre, soprattutto per chi ha molte classi, capita sempre quella che a Maggio devi rincorrere con la reticella da farfalle per acchiapparle, perché un Martedì hanno la gita scolastica, il Martedì seguente ci sono le prove Invalsi, e il Martedì dopo tu hai qualche intoppo per cui non puoi fare nulla, e ti ritrovi sull'orlo di Giugno a fare la verifica che cumula due mesi di lavoro e ti senti pure in colpa e spieghi, calendario alla mano, a qualsiasi collega passi di lì che tu non saresti un/a scioperato/a e non è dipeso da te ridurti così all'ultimo momento (mentre il collega, di solito comprensivo e chiacchierino, ti ascolta con un quarto di orecchio perché in cuor suo sta componendo la Verifica Riparatoria da fare il giorno dopo nella stessa classe).
D'altra parte le Invalsi, per quanto esasperanti e farraginose, vanno pur fatte in un periodo che in qualche modo si avvicini alla fine dell'anno, se servono a stabilire come è funzionato l'anno in questione. 
Così fai le Invalsi, e poi correggi le Invalsi, e hai passato una mattinata fuori dalle tue classi, che era l'ultima cosa al mondo che ti serviva a metà Maggio. E non è una roba che puoi minimamente anticipare.
Lo stesso discorso vale per le verifiche finali. Chi fa Italiano può arrangiarsi con i temi (io ho preso l'abitudine di fare l'ultimo tema dell'anno nei primi giorni di Maggio, così non disturbo nessuno dei colleghi delle altre materie e posso correggere con calma). Ma non si vive di soli temi, e salta sempre fuori qualcosa che va fatto dopo che hai assegnato e financo corretto l'ultimo compito.
Sabato 1 Giugno mi si è offerta la gustosa opportunità di un blocco di tre ore (una delle quali era una sostituzione) e così ho potuto fare la Comprensione del Testo di fine anno cui avevo quasi rinunciato in cuor mio: lettura integrale di Rikki-Tikki-Tawi dal Libro della Giungla con ampie domande a risposta apertissima. La Prima di Ogni Grazia Adorna non è di quelle classi che si tira indietro se c'è da scrivere, ed ecco che l'ultimo fine settimana se n'è andato a correggere un pacco di compiti dove ben due hanno usato il secondo foglio protocollo (non so cosa faranno in Terza, di questo passo. Consegneranno la risma intera, magari scritta anche sui margini?) - e per mia buona sorte ben quattro di loro erano assenti, il Signore li benedica e gli dia gioia.
E poi c'erano le relazioni. Se la gita di fine anno la fai davvero a fine anno (la Prima dei baronetti inglesi la fece a Febbraio, ma a quei tempi avevo una collega di Matematica molto creativa per organizzare le gite. E comunque quest'anno, facendola banalmente ai primi di Maggio, se non altro hanno beccato una delle poche giornate di sole utilizzabili), e il Progetto Multiculturale finisce verso la fine dell'anno, e se perfino le Gare Sportive della Vallata le fanno verso la fine dell'anno, è ovvio che le relazioni non le posso chiedere a Marzo. Quindi c'erano tre pacchi tre di relazioni da correggere. D'accordo, sarebbe bastato non dargliele da fare, ma sono l'insegnante di italiano e ogni tanto devo fargli scrivere qualcosa, giusto? 
E insomma, senza correggere tutta quella roba il voto finale non potevo tirarlo fuori, e tantomeno scriverlo nella tabella degli scrutini.

E passiamo a Storia e Geografia. Certo, le interrogazioni si possono fare anche prima; ma è serio decidere un voto a Giugno quando l'ultima interrogazione è di due mesi fa? A Maggio, nei limiti del possibile, va rifatto un giro completo, e se la classe è numerosa non è affatto semplice - senza contare che io ho idee antiquate e ritengo che una materia orale debba essere valutata principalmente su prove orali e non su compiti a crocette. Però...
Insomma, eravamo arrivati alle soglie del 1848. E così Martedì 4 Giugno i poverelli si sono sciroppati la mia consueta lezione sull'Inno d'Italia come introduzione al Risorgimento prossimo venturo, con tanto di testo proiettato sulla LIM e avviso di andare a riguardarsi il tutto sul sito del Quirinale (no, non potevamo andarci in classe, e nemmeno ascoltarci l'Inno d'Italia in versione completa, magari con corredo di Marsigliese e inno russo e filmatino da Casablanca dove i Perfidi Tedeschi cantano la loro perfida canzone e Humphrey Bogart ordina di suonare la Marsigliese e i tedeschi se ne vanno via imbufaliti, il tutto per spiegare meglio cos'è un inno nazionale e quante funzioni può avere: perché ormai da tre mesi non abbiamo più Internet, con grande irritazione collettiva). E siccome volevo che questo pre-Risorgimento gli restasse ancorato dentro per quando avrebbero fatto il Risorgimento vero, ovvero a Settembre, la mattina di Giovedì 6 Giugno gli ho fatto una verifica - che è pure andata molto bene, ho scoperto la notte del 6 Giugno mentre correggevo sentendomi molto coscienziosa e AUPP*.

Infine ci sono i Compiti per le Vacanze. Io, com'è noto, non do mai compiti per le vacanze (cioè, quasi mai), ma secondo me la Prima d'Ogni Grazia Adorna potrebbe forse migliorare i suoi problemi di punteggiatura mediante un sano esercizio di lettura. Però non do compiti per l'estate. Mai, o quasi mai. Magari qualche consiglio per la lettura...**
E insomma il pomeriggio del 6 e del 7 Giugno li ho passati componendo una bibliografia di 35 simpatici titoli, avendo cura di sceglierli quasi tutti reperibili nella biblioteca locale, ognuno con qualche riga di riassunto e spaziando tra vari generi e qualità.
Ecco, questa è una cosa che avrei potuto preparare prima, mi sono detta mentre smoccolavo col copia e incolla e dieci finestre aperte sul computer (una per il file, una sul catalogo della biblioteca di St. Mary Mead, una per il sistema bibliotecario della provincia, una sul sito della Feltrinelli per controllare che il libro fosse reperibile in libreria, una per cercare i titoli e le altre tre per raccattare le trame in rete); ma anche lì, si fa presto a dire: perché era qualche mese che avevo in mente di dargli una piccola lista di libri tra cui scegliere se decidevano di voler leggere qualcosa consigliato da me, ma soltanto il 5 Giugno pomeriggio i primi titoli si sono degnati di affiorare, e solo il 6 mattina ho capito come volevo strutturare la cosa. Perché, non posso che riconoscerlo, sono anche un impiastro di notevole levatura. E, ça va sans dire, AUPP.

Infine le relazioni di fine anno Quelle, in effetti, puoi avviarle con un po' di anticipo e ritoccarle negli ultimi giorni, in fondo il computer serve anche a quello. E infatti erano almeno cinque settimane che ogni giorno mi dicevo "Via, oggi pomeriggio comincio a imbastirle". E infatti mi hanno tenuto fedelmente compagnia per tutto il mio primo week end di vacanze, dal momento che non ne avevo ancora scritta una riga.

*Anche Un Po' Pirla. Un po' parecchio, aggiungo.
** spiegando, naturalmente, che è tutto facoltativo e che potevano anche leggere tutt'altro anzi che si facessero portare in qualche libreria ben fornita per dare un'occhiata, ma se non volevano non leggessero niente, per carità, e si godessero bene le vacanze. Insomma, potrebbe essere stato un lavoro lungo ma perfettamente inutile. Per mia scelta, per giunta. A questo proposito, vedi la nota sopra.

giovedì 6 giugno 2013

Un viaggio ben concluso (lo Hobbit, ancora)

Questa è la mappa di Thorin, figlio di Thrain figlio di Thror, con tanto di draghetto sul monte Erebor

A metà Novembre, finite tutte le fiabe e favole e miti biblici dell'antologia, in classe abbiamo iniziato la lettura integrale dello Hobbit, tre ore a settimana e nelle altre tre grammatica. 
Approvato dai genitori, a lungo atteso dai ragazzi, il libro ha riscosso un ampio successo di critica e di pubblico, popolando le nostre frasi di grammatica di draghi, di hobbit e di coppe d'oro tempestate di smeraldi. A Natale, con mirabile tempismo ma senza poterlo prevedere, eravamo arrivati esattamente al punto in cui è arrivato il il primo film della trilogia, diligentemente visto da tutti gli alunni (e qualcuno ha anche profittato dell'occasione per vedere o rivedere la trilogia del Signore degli Anelli). A Gennaio abbiamo poi proseguito fino a concludere felicemente verso metà Febbraio.
Il libro è stato letto quasi integralmente dai ragazzi: talvolta mi prendevo la prima mezza pagina, onde sfoggiare la mia morbida e ben modulata lettura espressiva (soprattutto alla quinta ora, quando erano irrequieti, serviva a calmarli; o forse ad addormentarli?) poi passavo la mano. Abbiamo tenuto una media che andava intorno alle dieci-undici pagine per lezione.
I libri stavano ben impilati nell'armadio, insieme al mio, che si distingueva subito per il formato più grande, la copertina in carta azzurra e l'aspetto un po' troppo vissuto. Nei giorni di Hobbit, e soprattutto di Lunedì, quando con loro avevo solo l'ultima ora,   arrivata in classe trovavo tutti pronti con i loro libri sul banco e il mio in bella vista sulla cattedra, col segnalibro del film del Signore degli Anelli che sporgeva, ed era un quadretto che faceva molto "seduti tutt'intorno al focolare".
Inizialmente gli facevo fare il punto di dov'eravamo arrivati e cosa era successo l'ultima volta, poi abbiamo smesso, non so nemmeno perché - o meglio lo so: era sostanzialmente una perdita di tempo.
A volte la lettura veniva interrotta da disquisizioni più o meno colte su hobbit, draghi, anelli e consimili (ma anche sui massimi sistemi). A volte cercavamo il punto preciso sulla mappa. Spesso interrompevano per chiedere il significato delle parole che non conoscevano - in effetti l'unico ritorno didattico visibile è stato un rispettabile ampliamento del lessico e una lettura ad alta voce decisamente migliorata.
Inizialmente avevo previsto tutta una serie di raffinati interventi didattici per inframmezzare la lettura, ma la classe sembrava godersela così tanto che mi è mancato il cuore, e ci siamo limitati a leggere, con qualche chiacchierata di intermezzo.
L'unica verifica seria che ho fatto è stata una comprensione del testo piuttosto complicata sul capitolo dell'Archengemma, che hanno svolto a casa, e il riassunto di un altro capitolo, sempre per casa (soltanto dopo ho scoperto che era il primo riassunto che le creature avevano fatto in vita loro: alle elementari non avevano ritenuto necessario iniziarli a cotale arte). Poi ci sono state tre prove di lettura, con tanto di voto e un mega-riassunto finale a coppie, una o due righe per capitolo.
Ho meditato di fargli fare una scheda e ho lasciato perdere. Ho meditato di dargli un tema sull'argomento e ho lasciato perdere. Ho meditato infine di lasciargli il buon ricordo di un libro letto per il proprio piacere e senza tagliole al varco, e mi sono detta che probabilmente anche il Professore avrebbe preferito così.

Ho tenuto i riassunti in un cantuccio senza guardarli, poi li ho ripresi in mano pochi giorni fa per correggerli, come avevo programmato - e ho scoperto che, anche se parecchi di loro avevano fatto un lavoro egregio, tutti comunque erano cresciuti moltissimo in questi tre mesi e mezzo - come risultava dal confronto con le comprensioni del testo fatte la settimana scorsa e che stavo finendo di correggere.
Ieri gli ho riportato i micro-riassunti, muniti delle solite annotazioni e commenti, poi gli ho annunciato che un'ultima prova li aspettava al varco: un riassunto dell'intero libro, il più corto possibile ma dove ci fosse l'essenziale della storia. Avevo aspettato apposta la fine dell'anno, gli ho spiegato, perché a quel punto avrebbero dimenticato una parte della trama e dei collegamenti e avrebbero ricordato solo l'essenziale.
Blackie si è scusata dicendo che lei, che aveva saltato alcune parti perché a volte era mancata a scuola, giusto la settimana prima se lo era riletto tutto, e quindi se lo ricordava benissimo. E qualcun altro ha detto che nel frattempo si era comprato e guardato il DVD.
Dietro mie istruzioni hanno ripercorso la storia, con in mezzo una discussione sulla spada, l'anello e i bottoni strappati di Bilbo durante la fuga dalla caverna. Poi hanno improvvisato il riassunto mignon e naturalmente ho trovato qualcosa da ridire su ognuno di loro ma ho messo dei buoni voti perché stavano facendo una cosa decisamente difficile.

E a questo punto il nostro viaggio con la compagnia formata da tredici nani, un hobbit e uno stregone si è felicemente concluso, con i più sinceri ringraziamenti al Professore.
L'anno prossimo, probabilmente, toccherà ai fantasmi.

Quanto al mio Hobbit, decisamente pesto e ammaccato dopo questo intenso uso, verrà rilegato durante l'estate. Spenderò molto di più che a ricomprarlo nuovo, ma proprio non è possibile buttare via e rimpiazzare un volume con cui si è condivisa un'esperienza simile.

lunedì 3 giugno 2013

Dare un voto a un tema è un serio affare....

....non un passatempo per bagnanti discinti!

Perciò ogni insegnante di Lettere (come ben spiegato qui) ha i suoi criteri e i suoi rituali. Ed ecco i miei, che non cambiano molto quando invece che di temi si tratta di esercizi di scrittura o di compiti per casa.

Occorrente:
* tavolo ovale in legno chiaro in buona parte sgombro
* penna stilografica ben caricata con inchiostro verde smeraldo
* agenda di scuola
* libro di grammatica in cima alla pila di libri di scuola sulla destra del tavolo
* computer acceso nella stanza accanto, aperto su Google

Perché il computer? Beh, poniamo che scrivano di calcio o di cantanti diventati famosi da pochi mesi, o di trasmissioni televisive che lasciata a me stessa scanso come la peste, dovrò ben guardare di che si tratta e se i nomi sono scritti giusti, no? Poi ci sono le parole straniere e sì, durante una correzione viene anche il momento in cui chiedi a Google se davvero si scrive ascie o ingegniere, e financo se ti chiami Murasaki Shikibu.
L'agenda invece serve per controllare se l'errore di ortografia è pervicace, consueto o occasionale, e se gli esercizi personalizzati assegnati in precedenza sono stati regolarmente eseguiti, per segnare quelli assegnati durante a correzione e per annotare gli errori più ricorrenti. All'inizio dell'anno la uso moltissimo, verso la fine dell'anno la guardo appena.

Criterio 1:
Per avere la sufficienza il testo deve essere scritto correttamente. Magari scialbo, magari corto, ma corretto.

Criterio 2:
Se è molto corto allora dev'essere scritto davvero bene, per riuscire almeno a intravedere un qualche tipo di 6.

Criterio 3:
Un testo scialbo ma corretto può arrivare tranquillamente al 7 (difficile però che vada oltre)

Criterio 4:
Dell'aderenza al titolo me ne frega davvero il giusto (infatti do tracce molto vaghe e apprezzo gli sviluppi imprevisti)

Criterio 5:
Il contenuto alza il voto solo se il testo è scritto correttamente.

Criterio 6:
La mia indulgenza verso gli errori di ortografia cala vistosamente nel corso del tempo: ad un'iniziale pat-pat sulla spalla accompagnato da qualche esercizio di rinforzo e da apposita ri-spiegazione in classe (con eventuali esercizi collettivi) seguono esercizi più lunghi, annotazioni più brusche, voti abbassati, note alla famiglia perché gli esercizi vengano effettivamente svolti fino a quel santo e sovrano rimedio contro la distrazione che è il 5 seguito dal suo fratellino minore 4. Il tutto può essere integrato da cartelloni in classe, tabelle da tirare fuori al momento del compito eccetera. Per i dislessici posizioni ammorbidite, per gli stranieri posizioni inizialmente ammorbidite. Con questa tecnica di tipo Black&Decker, raramente il caso si rivela incurabile.
Naturalmente, gli errori hanno un peso diverso a seconda di chi li fa (ad esempio se normalmente qualcuno non azzecca un H nemmeno per sbaglio e improvvisamente in un tema ne sbaglia solo due non gli conto due errori, gli alzo il voto e mi congratulo con lui/lei per il gran miglioramento)

Criterio 7:
Scrivi per essere letto, ergo devi essere chiaro.

Criterio 8:
La calligrafia è affar tuo e io non mi impiccio.

Criterio 9:
La scorrevolezza alza il voto perché accorcia il lavoro dell'insegnante.

Un po' di tempo se ne va con gli errori di lessico (soprattutto congiunzioni). A parte segnarli, indicare il giusto significato, infilare un esempio di uso corretto etc. qualche volta pianifico una (nuova) lezione supplementare.

Quando chi scrive passa dal presente al passato e viceversa nel bel mezzo di una frase sottolineo e abbasso il voto. Quando il salto avviene molte, molte volte chiaramente il voto si abbassa di parecchio. C'è di buono che questo è un tipo di errore che dopo un certo numero di frustate, rampogne e punti esclamativi carichi di biasimo sparisce improvvisamente senza quasi lasciar traccia di sé.

Quel che si porta via davvero un sacco di tempo sono gli errori di sintassi: prima di tutto occorre cercar di capire cosa effettivamente la creatura intendeva dire, poi in che modo la frase può essere raddrizzata e infine dove esattamente si trova l'errore (o gli orrori). Non ultimo dei problemi, infine, c'è da decidere come spiegare l'errore: perché a volte la situazione è davvero ingarbugliata e trovare il bandolo di certi periodi è anche quello un serio affare, e non un passatempo per bagnanti al sole. In quei casi scrivo a lato costruzioni alternative (anche più di una), magari con significati diversi.
Spesso si tratta di problemi legati ai pronomi (in quel caso avvio una lezione supplementare sui pronomi), ma a volte il problema di base è che chi ha scritto non ha ben chiaro cosa sta cercando di dire. Può essere un problema di crescita, può essere un conflitto interiore, in ogni caso si tratta di un problema al di là della mia portata. In quel caso abbasso il voto e spero in dio o chi per lui. In qualche caso chiamo lo scrivente fuori dall'aula e provo ad analizzare con lui la frase. A volte funziona.
In qualche caso, soprattutto se siamo in terza e ormai infilare una frase comprensibile dovrebbe pur essere alla portata della creatura, scrivo la frase anonima sullo schermo della LIM e la faccio correggere alla classe (se non ho la LIM provo a fare la stessa cosa alla lavagna, ma è molto meno efficace perché con la LIM puoi cancellare e riscrivere con più facilità).


Quando i problemi sono legati alla punteggiatura so che ivi sarà pianto e stridor di denti, perché intervenire sulla punteggiatura è molto complicato. E siccome la punteggiatura sbagliata rende la lettura molto faticosa, abbasso il voto senza remore e senza ritegno. Posso provare con qualche esercizio, naturalmente, ma la punteggiatura migliora solo quando lo scrivente si rende conto che è giunto il momento di migliorarla. Ripetere le regole corrette della punteggiatura invece non serve a molto, perché nessuno mentre scrive cerca di ricordarsi le regole di punteggiatura.

Commento il testo; approvo, disapprovo, annoto, mi congratulo per le soluzioni felici, aggiungo citazioni più o meno colte, solidarizzo, mi condolgo o mi congratulo a seconda di come va a finire la storia e così via. Che nessuno creda che io resto fredda e indifferente mentre mi raccontano i fatti loro!

Non commento mai le opinioni, ma il modo con cui sono espresse le opinioni sì. Oh, se lo commento!

In qualche caso, per compiti molto disastrati o per argomentazioni ben profonde rileggo, per controllare se ho seguito bene il filo del discorso (oppure se c'era un filo del discorso da seguire).

A quel punto il voto esce dal foglio protocollo e si spiega davanti a me, così come una farfalla apre le ali. Se le ali non sono ben aperte o, fuor di metafora, se ho dei dubbi, riguardo il testo e controllo gli errori, provando a fare una specie di bilancio.
Non vado mai sotto il 4 ma un paio di volte ho dato 10+.

Se la lettura è andata liscia e il tema è gradevolmente strutturato posso limitarmi a scrivere il voto, al massimo con un generico apprezzamento. Se il tema rientra nella pestifera categoria degli "interessante ma scritto male" lodo il tema senza riserve e spiego qualmente del mio profondo dolore e rincrescimento e infinito stracciar di vesti nel vedermi ahimé costretta ad abbassargli assai il voto. Se la storia raccontata o le considerazioni fatte sono particolarmente ben scritte sviolino assai sul ritmo e il garbo della scrittura. Se il voto è più alto del solito mi congratulo assai - insomma, mostro apertamente di prendermi assai a cuore la questione.

Infine metto i compiti in ordine alfabetico e trascrivo i voti sull'agenda, per poi concedermi una meritata sessione di caccia al tesoro su Facebook.