Il mio blog preferito

lunedì 31 ottobre 2022

Un Halloween normale? Chissà...


 Il condominio freme e i bambini si stanno bardando per la tradizionale caccia agli zuccherini.

Io invece sto lucidando la Nimbus 2000 per scappare altrove in cerca di sereni conviti. 

Buon Halloween a tutti, soprattutto ai gatti neri; felici zucche a tutti e possa questo Halloween finalmente normale preludere a un lungo periodo di quieta normalità.

(Dopotutto, sperare non costa niente e fa bene)


venerdì 28 ottobre 2022

Racconti di fantasmi - Montague Rhode James (con supplemento tolkieniano)

Durante gli anni 80 la casa editrice Theoria si dedicò senza risparmio a tradurre e pubblicare un gran numero di classici inglesi, anche molto famosi, di cui a malapena in Italia si era vista traccia. Tra i pregiati frutti di cotale lodevole impegno ci fu anche questo volume, che comprai a scatola chiusa visto che si trattava di un autore vittoriano e i vittoriani per i fantasmi hanno notoriamente un certo tocco, o per meglio dire hanno canonizzato il genere. E poi a me le storie di fantasmi piacciono molto.
I racconti di fantasmi contiene tutta la produzione fantasmatica di M. R. James, che è divisa in cinque diverse raccolte: I racconti di fantasmi di un antiquarioAltri racconti di fantasmi di un antiquario, Uno spettro scarno e altre storie, Avvertimento ai curiosi, Ultimi racconti e in appendice c'è anche un testo intitolato Storie che ho tentato di scrivere che contiene appunto una serie di tracce che non hanno mai decollato.
Al momento il volume completo è disponibile nell'edizione Newton, e costa anche molto poco. Non so però se si tratta della stessa versione. Circolano poi in libreria una certa quantità di selezioni e qualche edizione della prima raccolta I racconti di fantasmi di un antiquario. Non so perché quella è stata ristampata e le altre no, visto che qualitativamente non mi sembra migliore delle altre né molto diversa. Misteri dell'editoria.

Montague Rhode James era uno scrittore inglese, e dunque non c'entra niente con Henry James, che gli è quasi contemporaneo e ha scritto pure lui un sacco di racconti di fantasmi, anche se con un tratto molto diverso. Per continuare poi a parlare di scrittori americani ce n'è uno, non sprovvisto di una certa qualche fama nel campo dei racconti dell'orrore e della letteratura fantastica in generale, che invece da M.R. James ha tratto spunti e ispirazione, e ha sempre dichiarato di apprezzarlo molto: H. P. Lovecraft.
In sintesi, M.R. James rientra (in Italia) nel club degli Illustri Sconosciuti ma ha lasciato la sua bella traccia anche nella letteratura contemporanea.

I racconti sono stati scritti tra il 1893 e il 1930, mi sembra di capire al ritmo di uno all'anno, e M.R. James li scriveva per leggerli a Natale intorno al fuoco* ad amici e studenti dei college dove insegnava. Non ha mai scritto altro che storie di fantasmi per quanto riguarda la narrativa, ma è stato un illustre e stimato medievista e ha partorito un congruo numero di saggi di storia e letteratura. Gli archivi erano il suo pane e molti dei protagonisti o narratori delle sue storie sono studiosi, giovani o meno giovani, e spesso impegnati in varie ed erudite ricerche.
Il volume contiene 33 storie (più l'ultima), più o meno intercambiabili tra loro e con una certa aria di famiglia all'interno. Non si tratta però di storie ripetitive - il che ha del prodigioso, avendo avuto sempre cura l'autore di mantenersi in un canone con regole molto precise. Tutti questi racconti (a parte forse un paio) lasciano al lettore un senso di sottile angoscia e di inquietudine e una forte tendenza a guardare con sospetto anche gli oggetti apparentemente più innocui tra quelli che ci circondano**. Sono, di fatto, racconti dell'orrore e il concetto di ghost è inteso in una accezione decisamente ampia: non incontriamo solo persone vissute molti o pochi anni fa che portano rancore per i più vari e magari giustificabili motivi, ma tutta una schiera di alberi sospetti, gatti neri (due, e di fatto non fanno niente tranne esistere. Detto e non concesso che davvero esistano), fogli che si scrivono da soli, finestre che riescono ad essere aperte nonostante tutto, capelli insidiosi, tappezzerie decisamente pericolose, ragni oversize molto demoniaci, cespugli poco raccomandabili, cavalli discutibili, gradini pericolosi, case di bambole animate, stampe che narrano storie agghiaccianti, entità vendicative, ombre che sfidano ogni legge dell'ottica, tappeti e guide che se ne vanno per i fatti loro eccetera, e ci sono anche vicoli e strade che davvero è meglio non percorrere e persone che spariscono e non vengono mai più ritrovate, oltre a un quantitativo di scheletri più o meno completi davvero notevole.
Normalmente le storie cominciano in atmosfera molto serena, e spesso e volentieri il protagonista è un molto rispettabile studioso appassionato di ricerche storiche che, appunto nel corso di una ricerca storica, finisce per trovare molto di più di quel che stava cercando, vuoi che si tratti di oggetti o di manoscritti; talvolta si limita a riferire qualche storia del tempo passato di cui è venuto più o meno casualmente a conoscenza, talvolta si ritrova decisamente inguaiato e non sempre riesce a cavarsela. Quasi sempre comunque abbiamo un iniziale momento di pace idilliaca, magari accompagnato a qualche bellissimo paesaggio inglese - ma, scopriamo, niente sulla faccia della terra è più insidioso di un bellissimo paesaggio inglese, in particolar modo durante i lunghi pomeriggi d'estate o nelle belle sere di primavera.
Alla fine dei racconti il lettore non ha mai le idee davvero chiare su cosa sia successo davvero, ma quasi sempre ha la vaga impressione di aver capito l'insieme - salvo poi incontrare notevoli difficoltà quando cerca di rimettere insieme i tasselli perché, gira e rigira, manca sempre qualcosa. E' infatti teoria apertamente dichiarata di M.R. James che il lettore non deve capire tutto - immagino perché una precisa ricostruzione dei fatti sia a modo suo rassicurante e non lascia quindi al lettore quel sottile senso di angoscia di cui quasi sempre si va a caccia quando si legge un racconto dell'orrore.

Infine una notarella letterario-filologica-culturale: a quel che sembra nella cultura anglosassone i ragni sono portatori del Male e in qualche modo collegati con le streghe. Mi rendo conto che non è di quelle scoperte che sconvolgono la vita, ma in effetti non ci ero mai arrivata, anche perché nella cultura mediterranea i ragni sono magari non amatissimi quando te li ritrovi in casa, ma guardati senza troppa ostilità e talvolta perfino considerati di buon auspicio e portatori di futuri guadagni, senza contare la tradizione mitologica che li vuole discendenti da una figura della Grande Dea, Aracne, trasformata appunto in ragno dopo aver perso una sfida nell'arte della tessitura con Atena. Da notare che la sfida fu persa non perché Aracne non tessesse a meraviglia, ma perché si divertì a tessere tutta una serie di sciocchezze fatte dagli dei.
Comunque sia era una bella ragazza, con un nome che la collega all'Arianna di Teseo che alla fine venne invece trasformata in una corona di stelle, abile tessitrice e vittima di un maleficio di Atena - insomma, una storia tra donne.
Sta di fatto che i racconti dell'orrore anglosassoni pullulano di ragni, in particolar modo quando entra in scena una strega, e si tratta di ragni chiaramente inviati dal demonio, senza contare che una cartolina di Halloween non è degna di questo nome senza qualche ragno. Tutto ciò ai miei occhi illumina di nuova luce (...beh, luce per modo di dire, visto che i ragni a quanto sembra sono solerti servitori del tenebrosissimo dimonio) i ragni di Tolkien, tutti discendenti da una Grande Madre, Ungoliant, che aiutò nientemeno che a seccare gli Alberi della Luce a Varda (il tutto senza dimenticare l'Aragog di Harry Potter, che comunque è maschio e in realtà è solo una creatura interessante, secondo i personalissimi parametri di Hagrid).
Colpevolmente, le antologie scolastiche raramente si occupano di M.R. James (e, se dobbiamo dire la cruda verità, sono parecchio avari anche quando si tratta di H.P. Lovecraft, che è un vero scandalo). Visto che i diritti editoriali di entrambi sono ampiamente scaduti immagino che il problema consista nella lunghezza, anche se in entrambi i casi si tratta di una lunghezza molto relativa e molto adatta ai tempi della scuola - a meno che il vero problema non stia nel fatto che fanno abbastanza paura; io comunque li ho elargiti spesso ai miei alunni, e sempre con grande successo. Mi sento di raccomandare in particolare Una storia dei tempi di scuola, ambientata in un college e che praticamente qualsiasi Seconda o Terza che mi sia passata tra le mani ha avuto il piacere di apprezzare, ma anche Cuori strappati e La mezzatinta hanno riscosso i loro bravi successi e quest'anno potrei provarci pure con La casa di bambola animata che contiene tra l'altro anche una garbata parodia del tema del traghettatore vincolato al suo traghetto ma che cerca di liberarsene.

Con questo post commemoro il Venerdì del Libro ed auguro buone letture e un tenebroso Halloween a chiunque passi di qua.

*del resto, i racconti di fantasmi per gli inglesi sono un genere natalizio per eccellenza e non a caso il Racconto di Natale per eccellenza è appunto una storia di fantasmi.
** al tema è anzi dedicato uno degli ultimi racconti La malignità degli oggetti inanimati.

mercoledì 26 ottobre 2022

"E gli insegnanti di Lettere sono i peggio di tutti!"

In autunno, nel boschetto, gli scoiattoli raccolgono ghiande e gli insegnanti progettano

Tanto per cambiare, in Sala Insegnanti ci si lamenta.
Stavolta tocca alla prof. Chantelle, che quest'anno per sua sventura sta coordinando l'assemblaggio di tutti i progetti (pardon, tutti le "iniziative di ampliamento curricolare") delle medie di St. Mary Mead e Crifosso che van pagati con il Fondo d'Istituto
In teoria non dovrebbe trattarsi di un lavoro complicato: basta andare nella piattaforma di Google dove, in apposito drive, giace una cartelletta che accoglie le suddette iniziative di arricchimento curriculari. Ogni insegnante depone le sue, sì come un bravo coniglietto pasquale che porta le sue uova, ed ecco fatto.
Certo, c'è da riempire un modulo per ogni singolo progetto; e, come ogni modulo di quelli che circolano a scuola, ti chiede delle cose strane. 
Prima di tutto devi specificare a quale area di appartenenza nell'ambito delle attività di arricchimento afferisce la tua iniziativa di arricchimento curricolare. Per la cronaca, le possibili aree di appartenenza sono tre: Recupero, Potenziamento e valorizzazione delle eccellenze più il buon vecchio altro (specificare) che tante volte ha salvato tutti noi qualsiasi lavoro facciamo, e che va usato quando si fa  qualcosa che è rivolto a tutti gli alunni (ovvero quasi sempre).
Va poi indicato il campo/i di esperienza o nucleo/i tematico/i di cui il progetto si occupa e pure gli obiettivi delle Indicazioni Nazionali 2012 che si perseguono con il progetto in questione e, in apposito campo a parte, anche eventuali altri obiettivi*. Infine compare un misericordioso campo di testo libero dove spiegare in che consiste il progetto, e lì si parla finalmente dell'orticello di piante esotiche, del censimento nel bosco, del corso di teatro eccetera. Segue poi qualche ragionevole dato sugli insegnanti coinvolti, il numero di ore e i soldi che servono. Fine.
Quanto a me, da quando insegno ho compilato solo e soltanto il progetto per la Mostra del Libro, che è piuttosto semplice e ormai, dopo averlo fatto sette volte, lo potrei compilare anche in sogno; e dunque, quando venti giorni fa è apparsa la circolare che ci esortava con assai congruo anticipo a compilare i moduli per poi metterli nella cartella del Drive mi sono detta con solerzia "ah sì, domani lo faccio".

Ma torniamo alla prof. Chantelle che si lamenta. "Tutto il pomeriggio al telefono, una cosa da incubo. Alla fine l'ho spento perché magari dopo cena uno vorrebbe anche dormire".
"E chi era che ti chiamava?" mi informo incuriosita, pensando alla solita fila di genitori/responsabili di questo e di quello/operatori sociali eccetera che tanto spesso ci onorano di fitti colloqui telefonici su questioni del tutto infinitesimali.
"Insegnanti!" ruggisce la prof. Chantelle "Che naturalmente all'ultimo momento si sono finalmente decisi a fare il progetto che potevano tranquillamente fare nelle settimane scorse, e che non erano buoni nemmeno a scrivere il loro nome nel modulo. E quelli di lettere sono i peggio di tutti!".
Senza dubbio, convengo in cuor mio: invero noi insegnanti di Lettere siamo singolarmente capaci di perderci in una goccia d'acqua, ché già il bicchiere è di troppo grande vastità perché riusciamo anche solo a sperare di venirne a capo.
Tuttavia quel che mi perplime è altro.
"E dimmi, quando scadrebbe la presentazione dei progetti?"
"Ieri. Cioè, oggi, perché tra un'ora mando la cartella al responsabile".
"Oh... Scusa, sai dove posso trovare il modulo da compilare? Ti mando subito il mio".
Trovare il modulo è stata di gran lunga la parte più complicata della faccenda. O meglio, non tanto trovarlo quanto aprirlo in modo da poterci scrivere.
Compilato in circa sette minuti il modulo (dove, tra gli obbiettivi "altri" faccio scivolare anche un "Domesticare gli alunni all'approccio con i libri" perché, gente mia, a cosa altro serve organizzare una Mostra del Libro a scuola?) spedisco il tutto a Chantelle.
Il subject della mail, naturalmente è un doveroso Gli insegnanti di Lettere sono i peggio di tutti!".
Perché quel che è giusto è giusto, e io sono una Vera Insegnante di Lettere fin nelle midolla.
(Ma poi nella risposta Chantelle assicura che mi perdona).

* che poi, da quando esiste la scuola, gli obbiettivi sono sempre gli stessi tre: tenere buoni i ragazzi, farli divertire e cercare di insegnargli qualcosa di nuovo, anche solo su sé stessi e le loro capacità. 

domenica 23 ottobre 2022

Lo Gran Mistero de la Circolare Che Non Arriva (ma stavolta non è colpa della Segreteria)

Questo è il nostro Odisseo, costretto in casa per la mini-quarantena.
In mancanza di altri passatempi immagino che leggerà - una cosa che per fortuna gli piace molto.
                                
Quest'anno gli alunni positivi sono piuttosto rari, e provocano assai minore impazzamento rispetto aegli anni scorsi: chi è positivo se ne sta a casa in attesa di tornare negativo, di solito con sintomi molto modesti, mentre in classe insegnanti e alunni indossano a malincuore la mascherina FFP2 per dieci giorni dall'ultimo contatto stretto e operano una solerte autovigilanza. 
Naturalmente la ex-Prima Sfigata, ormai promossa in blocco a Seconda Sfigata, ha già conseguito il mirabile primato di due positivi, più un poveretto che risultava contatto stretto di un altro positivo e che fra una cosa e l'altra si è trascinato la mascherina per un paio di settimane in più degli altri. Insomma, al momento siamo campioni d'inverno.
Così qualche giorno fa, quando Odisseo mi ha scritto che era positivo per un tampone fatto a casa ho sospirato ma nemmeno più di tanto, e la vita a scuola è continuata tranquillamente.
Senza mascherina, perché il tampone a casa non valeva. Tra l'altro tutti han cercato di convincermi che la legge dopo il 30 Settembre era cambiata, e dunque la mascherina non si portava più; finché ho dovuto spiegargli che la legge era sì cambiata, ma solo per quanto riguardava i viaggi in treno, dove finalmente la mascherina non si porta più.
Naturalmente il giorno dopo Odisseo si è procurato un cosiddetto Tampone Ufficiale e mi ha comunicato il risultato, chiedendomi cosa doveva fare.
Io ho risposto "Niente di particolare, a parte avvisare la scuola; ma immagino che l'avrete già fatto".
Il giorno dopo mi sono presentata in classe con la FFP2 ma, siccome la circolare che ci intimava di mascherarci tutti non era ancora arrivata e faceva abbastanza caldo non ho insistito perché la tenessero anche gli alunni.
Il giorno dopo, appena aperto il registro, mi sono accorta con orrore che non avevo messo la mascherina. Stavo per fiondarmi in Sala Insegnanti per prenderla ma i ragazzi mi han guardato con fare protettivo e mi hanno detto "Ma no, prof, la circolare non è ancora arrivata, non importa che se la metta".
Ed era vero, la circolare non era ancora arrivata. Ma tu guarda la nostra Segreteria, se la sta davvero prendendo un po' troppo comoda. 
Comunque non ho messo la mascherina, nonostante un vago senso di colpa, e ho fatto lezione tenendoli un po' a distanza. E mi sono ben guardata dal chiedere perché in Segreteria non avevano fatto il loro dovere, caso mai non si sbrigassero a farlo.
In serata c'è stata l'elezione dei Rappresentanti dei Genitori - una blanda cerimonia che quest'anno comporta di nuovo una tranquiulla chiacchierata vis-à-vis con i genitori presenti. Chiedo notizie alla madre di Odisseo, che mi assicura che, dopo un paio di linee di febbre i primi giorni, Odisseo sta benissimo. "A proposito" aggiunge poi "Non dovevo avvisare la scuola, vero? Alle elementari basta avvisare le maestre".
Non ho la minima idea di come procedono alle elementari, ma so che noi abbiamo mandato apposita circolare con due indirizzi: uno per gli alunni e uno per gli insegnanti.
"Ehm no, avrebbe dovuto avvisare la scuola scrivendo all'apposito indirizzo". E a quel punto è fin troppo chiaro perché la Segreteria non ha fatto la circolare - mica si può sognare la notte che c'è un positivo alle medie, se nessuno glielo dice. Una volta tanto, sono innocenti come colombe.
La madre assume un'aria scocciata. D'accordo, la circolare era probabilmente scritta in circolarese, che è un linguaggio un po' ostico per i comuni mortali; ma, infine, la signora in questione non soffre di alcun handicap culturale e anzi sta tirando su suo figlio come se costui dovesse, minimo minimo, vincere per contratto almeno un premio Nobel (ma sarebbe meglio due).
"Abbiamo un indirizzo per segnalare?".
"Sì, credo vi sia arrivato con una circolare all'inizio dell'anno" - dico con dolcezza.
"Ah, le circolari..." sbuffa la signora vagamente schifata. E non dico che abbia del tutto torto, ma almeno una scorsa prima di cestinare la circolare, forse, poteva dargliela. Dopotutto, se gliele scriviamo, un motivo c'è.
Una madre mediamente sgarrupata le gira prontamente il link giusto. La madre di Odisseo lo guarda un po' schifata ma ringrazia.
Così il giorno dopo la circolare è arrivata e tutti ci siamo debitamente mascherati.
E no, Odisseo è più simpatico di sua madre, e anzi quest'anno ha fatto notevoli miglioramenti in proposito e si avvia anzi a diventare un essere umano nonostante il pesante retaggio che si porta dietro.

venerdì 14 ottobre 2022

Insegnando s'impara, ovvero l'Evoluzione di Murasaki

...una volta, qui, erano tutte Maldive

Dopo una piccola introduzione dedicata al pianeta Terra il primo argomento per la Geografia di Prima sono le montagne. La volta scorsa ho fatto vedere uno dei miei video preferiti, che mostra come è nata l'Himalaya, quando i continenti giocavano all'autoscontro.
Per la verità avevo trovato anche un piccolo video sulla nascita delle Dolomiti, ma non c'era stato tempo di vederlo, così l'ho tenuto in caldo e ho aperto con quello la lezione successiva.
Contrariamente al solito non l'avevo visto prima, a casa - tanto, sapevo già cosa diceva, giusto? Quattro minuti, un po' di rappresentazione al computer del poderoso scontro che aveva prodotto sì nobili montagne e qualche lamentela per i ghiacciai che vanno scomparendo. Funziona così, di solito.
A modo suo è stato un bene che non l'avessi visto, perché probabilmente l'avrei giudicato troppo tecnico e avrei lasciato perdere: sono prime ancora molto piccole, figlie della pandemia, non gli volevo buttare addosso troppe cose tutte insieme...
Il video infatti si è rivelato molto diverso da quel che avevo previsto. Si comincia, certo, raccontando della Pangea che si sfalda, ma poi si passa a raccontare una storia davvero particolare:
e così abbiamo scoperto che le Dolomiti, come probabilmente molte altre catene montuose, hanno una storia molto variegata: sono state un arcipelago tipo Maldive, poi per un po' sono state saline, han vissuto sott'acqua, sono riemerse in forma di palude per poi diventare un terreno molto umido dove i dinosauri pascolavano allegramente e si sono evolute in modo assai complesso fino a diventare montagne, con una fase dove anche i coralli (coralli sulle Dolomiti???) hanno avuto il loro bel daffare. E non si parlava affatto di ghiacciai che si scioglievano.
Insomma, quattro minuti molto intensi. I ragazzi guardavano straniti (piacevolmente assorti, però), ma anch'io sono rimasta assai sorpresa. Sono solo una povera insegnante di Lettere, so tante cose sulla letteratura medievale ma la geologia davvero mi manca, forse troppo.
Sì, certo, anch'io da bambina come tutti i miei coetanei sono andata in montagna a caccia di fossili perché lassù un tempo c'era il mare - che poi, se c'era il mare, parlare di "lassù" è abbastanza improprio; ma a nessuno di noi veniva in mente che non si trattava semplicemente del fatto che prima c'era il mare che poi si era ritirato, ma che ogni componente di quel paesaggio aveva influito sugli altri venendone influenzato a sua volta in un grandioso processo evolutivo.
Così, finito il video, ho spiegato:
"Vedete, il nostro pianeta è vivo e ha una storia molto complessa. Quando guardiamo le Dolomiti non ci viene così spontaneo pensare che un tempo sono state un arcipelago e poi una palude; invece quello che chiamiamo Terra ha una esistenza che conosciamo ancora solo in piccola parte, e che è ricca di svolte improvvise, come quella di qualsiasi essere vivente.  Quando avevo la vostra età eravamo abituati a considerare le montagne e un po' tutto il paesaggio come qualcosa di molto statico e non ci rendevamo veramente conto che si tratta invece di qualcosa in continuo divenire, come succede a tutti noi, solo con tempi molto più lunghi di quelli che riusciamo a concepire".
I ragazzi mi ascoltano. In realtà per loro il concetto non è così nuovo: anche se non avevano mai visto la ricostruzione della storia di una montagna da quando di mestiere faceva ancora la palude o l'arcipelago, sono comunque cresciuti in un mondo che con queste cose ormai è venuto a patti. Là dentro quella che ha avuto la vera illuminazione sono stata io; e, incrostata nei miei decennali pregiudizi e prevenzioni accumulati nel secolo scorso non l'avrei probabilmente mai avuta se 1) non avessi deciso di caricare sulla piattaforma un simpatico video di tramezzo per alleggerire un po' la lezione e soprattutto 2) se per una curiosa serie di circostanze non mi fossi trovata in cattedra e con una piattaforma informatica a disposizione.
D'altra parte, se si evolvono le montagne e gli arcipelaghi, immagino che ci sia speranza di evolvere anche per me.

sabato 8 ottobre 2022

La nuova, innovativissima didattica DADA - 9 - L'incredibile avventura dello scolaro che si chiuse in un armadio

Gatti e armadi: un rapporto complesso
(comunque nel post non si parla di questo)
La nuova, innovativissima didattica DADA è infine partita, e dopo tanta autocoscienza sul sentirsi interiormente insegnanti DADA pur lavorando in ambienti assai convenzionali ci si sta infine concentrando sull'esteriorità della DADA (ovvero negli sciami di ragazzini che vagano rumorosamente da un punto all'altro della scuola) e sugli ormai mitici armadietti, ai quali ho deciso di dedicare questo post.
Costoro armadietti, in verità, avevano già mostrato qualche criticità quando erano stati sperimentati nelle ultime settimane dello scorso anno scolastico.
Punto primo: i lucchetti per chiuderli. I lucchetti di cui sopra non devono essere né troppo grandi  né troppo piccoli: nel primo caso non bloccano lo sportello, nel secondo impediscono di chiuderlo. La generica raccomandazione fatta a voce di portare un lucchetto da bicicletta di medie dimensioni non è stata sufficiente, in quanto i lucchetti da biciclette più consueti hanno vari formati e nessuno di noi aveva pensato a documentarsi sul formato giusto (ci avrebbe potuto, in effetti, pensare la ditta produttrice. E magari l'ha anche fatto, chissà, però nessuno ci ha fornito informazioni in proposito). E dunque nella prima settimana c'è stato un immenso rifrullo di lucchetti e qualcuno degli alunni ha messo su un piccolo assortimento di cotali utili oggetti, che prima o poi probabilmente gli farà comodo perché nella vita un lucchetto in più può sempre servire.
Secondo punto: la raccomandazione, sempre fatta a voce, è stata portate a scuola una chiave e l'altra tenetela di scorta a casa. Tuttavia non sorprenderà troppo forse il fatto che molti alunni girano tuttora con la coppia di chiavi e soprattutto che svariati alunni siano riusciti a chiudere nell'armadietto una o più delle chiavi. Di conseguenza appositi impiegati del comune sono già venuti almeno tre volte a scardinare armadietti e tagliare lucchetti.
E tutto ciò non è strano trattandosi di ragazzi in cui il senso dell'autonomia in questi ultimi tre anni è stato falciato senza pietà e che viaggiano portati dalla piena più totale. Sotto questo aspetto anzi trovo che la didattica DADA sarà molto utile perché li aiuterà a svegliarsi (almeno, si spera).
Punto terzo: gli armadietti presentano alcune criticità nel funzionamento, come ho detto io in tono assai forbito, ovvero sono dei grandissimi troiai come ha tradotto il prof. Curlock con l'efficace sintesi che spesso lo contraddistingue. Infatti la chiusura tende ad incastrarsi e ogni tanto* l'alunno di turno non riesce a chiudere l'armadietto perché la chiusura si blocca. Allora l'alunno chiama l'insegnante che a volte ne viene a capo e a volte no, e l'insegnante che non ne riesce a venire a capo corre a cercare soccorso dalle custodi, che prima o poi ne vengono sempre a capo, ma non subito e non senza molti e numerosi tentativi; e tutto ciò complica abbastanza le lezioni perché, infine, nell'armadietto ci sono anche libri e quaderni.
Punto quarto: gli armadietti tendono a scardinarsi lasciando l'alunno di turno con lo sportello in mano, così, senza un perché. Dopo qualche tentativo di solito si riesce a infilare di nuovo lo sportello sui cardini, ma davvero non è sempre cosa agevole e che riesce alla prima, e le dimensioni un po' perverse degli armadietti non aiutano.
Infine c'è un altro punto assai prevedibile, ovvero la tendenza della popolazione studentesca a giocarci, con gli armadietti - che sono piuttosto piccoli, in verità, ma non tanto che qualche alunno non riesca ad infilarcisi dentro, per fortuna finora senza provare a chiudercisi dentro - che sarebbe operazione piuttosto pericolosa, vista la tendenza di quegli strani armadietti a chiudersi, e magari pure a bloccarsi, anche quando non è stato usato il lucchetto.
Insomma possiamo serenamente affermare che gli armadietti di cui sopra presentano grandi margini di miglioramento; molto, molto grandi.

* ogni tanto un accidente, succede circa due volte al giorno quando va bene

giovedì 6 ottobre 2022

Aspettando che cada il governo (post molto più didattico che politico)

Il nostro penultimo (al momento) presidente del Consiglio dei Ministri
Per Educazione Civica cerco sempre di curare con attenzione la parte sulle istituzioni del nostro paese, nell'ottimistica speranza di evitare di ritrovarmi gli ex-alunni sui social che si lamentano "un altro capo del governo non eletto dal popolo! Vergonnia!!!" oppure "Il presidente della repubblica non deve firmare questa legge, mandiamogli una petizione!1!1!" (con relativo corollario di gente che giustamente si lamenta e scrive "Non ce l'ho con te ma con chi non ti ha insegnato niente a scuola"), e per farlo prendo spunto dai temi di attualità.
Così, con molto candore, un paio di settimane fa dissi alla Seconda Sfigata "Come sapete tra pochi giorni ci saranno le elezioni e dunque...".
Invece del solito blando e disinteressato silenzio, più che comprensibile in una Seconda, ne ebbi in risposta una gran serie di ululati.
"Cosa c'è che non va nelle elezioni?" chiesi sorpresa.
E tutti lì a disperarsi perché ci sarebbe stato un governo Meloni.
Cioè, stiamo parlando di una Seconda media figlia della pandemia e  che di solito disegna unicorni e cuoricini oppure parla di calcio. Ignoravo che avessero una coscienza politica così forte. E d'accordo che siamo in provincia di Firenze, ma insomma...
Tagliai corto il più in fretta possibile e addirittura meditai di non affrontare più l'argomento, ché davvero una discussione su Meloni in classe non mi sembrava cosa.
Tuttavia le cose sono ancora peggio di come mi era sembrato in quell'occasione.

Due giorni fa gli assegnai un piccolo testo scritto da fare in classe, su apposito quadernino dedicato appunto alla scrittura più o meno creativa. La traccia diceva "Scrivi una lettera a chi o a che cosa ti pare, su un argomento a tua scelta". Piuttosto innocua o così mi pareva.
E la sera stessa mi dedicai tosto alla correzione.
Primo quaderno, scrive Eola. Che manda una lettera affranta al presidente Conte, che avrebbe tanto voluto vedere a capo del nuovo governo e invece adesso al governo c'è una demone, per fortuna tenuta un po' a bada dal benefico Berlusconi, unico baluardo della nostra democrazia.
Evito con cura di commentare e passo al secondo quaderno, quello di Rachele. Che scrive a Salvini dicendo che lo trova molto simpatico anche se crede che colui non condivida le sue idee sulle persone di pelle scura e sugli LGBT* (entrambe categorie per cui lei simpatizza molto) e comunque a capo del governo c'è una donna-demonio e lei spera perciò che quel governo cada al più presto.
Di nuovo evito con cura di commentare, salvo segnalare un paio di accenti mancanti (durante l'estate gli errori di ortografia sono riemersi come bottiglie di plastica gettate in mare, e ci si dovrà lavorare su).
Per fortuna tutti gli altri scrivono al gatto di casa, all'amica del cuore, al calciatore preferito o roba del genere. Mi sembra comunque chiaro che le famiglie di St. Mary Mead stanno vivamente deprecando il risultato elettorale, e lo fanno forse con un linguaggio un po' sopra le righe. Loro diritto, indubbiamente.
Tuttavia è chiaro che qualche lezione sul funzionamento istituzionale si impone: se non altro deve risultare chiaro al di là di ogni ragionevole dubbio a questi giovinetti ancora implumi che nessun governo può cadere senza almeno aver pronunciato formale giuramento davanti al Presidente della Repubblica, e a questa prima, indispensabile tappa mancano ancora minimo tre settimane e un bel po' di procedure essenziali.
Ed altrettanto chiaro è che queste lezioni rischiano di essere invero più spinose di un cactus e non sarà facile evitare di dire pubblicamente cosa penso di un eventuale** governo Meloni, ché poi sono affari miei e lo stipendio non me lo danno certo per raccontare le mie idee politiche alle classi.

* ed è pur possibile che abbia ragione, in effetti.
** d'accordo, molto probabile - ma ciò che ancora non esiste non si può dare per certo, almeno mentre stai in cattedra.