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mercoledì 28 marzo 2012

Note di informatica scolastica

Il prof. Jorge a Moria, intento a fermare la connessione ASDL che minaccia di raggiungere i computer della scuola di St. Mary Mead

Esistono scuole con laboratori informatici scintillanti, doppia ADSL perforante, stampanti fotoniche, mouse senza cavi, programmi aggiornatissimi e senza virus, il tutto curato da abili professori che con magico tocco rimediano i rari inconvenienti che talvolta intervengono perfino lì - roba di un attimo, pochi abili gesti e la primavera brilla di nuovo dopo la breve pioggerella. 
Nessuno bestemmia, in quei laboratori, e molti lavorano. Producono slide, bigliettini, brochure, file multimediali con delicati effetti grafici e sonori, colorano e sfumano immagini, montano sofisticate presentazioni.

Poi ci sono scuole che hanno laboratori diversi. St. Mary Mead, per esempio: poche macchine grigie lasciate indietro da Annibale quando abbandonò in fretta l'Italia annegano in un groviglio di cavi e cavetti dove perfino Arianna si sarebbe persa e non parliamo di Teseo. Alcuni mouse sono senza palle, altri senza cavi, altri senza pile. Alcuni computer sono senza mouse, altri senza tastiera, molti senza stampanti. Alcune stampanti sono senza cartucce, altre senza cavi. Alcuni cavi sono senza computer. Molti computer sono senza internet. Non c'è un solo programma che abbia visto una licenza legale sia pure in fotografia. Ci sono almeno sette diverse versioni di Word e tre diverse versioni di Power Point. Alcuni antivirus sono stati portati da Carlomagno quando scese in Italia e sconfisse i Longobardi, e all'epoca erano aggiornatissimi. Polvere e ditate regnano sovrani, E alcune macchine hanno subito il devastante passaggio di Cristaccecami. Virus di ogni tipo prolificano festosi.

Nonostante le apparenze, non è un laboratorio abbandonato a sé stesso: c'è chi lo cura. Anche noi abbiamo il nostro professore dedito alla cura dell'apparato multimediale della scuola. E' il professor Jorge. Il suo sogno, da sempre, è complicare oltre ogni dire la vita di chiunque desideri in qualche modo accedere alle rutilanti prospettive didattiche offerte dall'informatica moderna - e tale sogno è da considerarsi tutt'altro che irrealizzato. Tutto deve passare attraverso di lui, sennò si offende. Più esattamente, tutto deve fermarsi davanti a lui, sennò si offende. Ha poche occasioni di offendersi, devo dire.
Non sappiamo se e quando si occupa delle macchine, ma di solito si nota subito il suo passaggio dall'apparire di nuove password finalizzate ad impedire l'entrata di chiunque in qualunque apparecchiatura o programma.
Se c'è un problema (e capita assai spesso che ce ne siano, il che non è sorprendente) promette che se ne occuperà. Non ora, che ha lezione. E dopo deve andare a casa, e domattina non può, ma comunque se ne occuperà. Prima o poi.
Sì, lo sa che nell'aula multimediale non arriva internet. Non sa perché. Se ne occuperà quando può. Sì, è vero che nella stampante dell'aula di informatica manca il toner, farà presto un fax per chiederlo in segreteria. Sì, aveva già sentito dire che i mouse erano senza pile. Avrebbe chiesto al più presto di provvedere. E passano le settimane.

Anni fa era costretto a fare qualcosa perché il programma della scuola prevedeva l'offerta formativa di due ore di informatica a settimana, ma con i tagli della Gelmini informatica non c'è più e il nostro laboratorio, che anche prima non era in gran salute, va spegnendosi in una lugubre agonia.
L'aula multimediale va parimenti spegnendosi: il proiettore è pallido e fioco, il computer oppresso sotto il peso delle più strane password, il suono arriva male perché una delle casse è dentro un armadio ed è impossibile spostarla perché il cavo è troppo corto, internet ogni tanto sparisce; lui scuote la testa e spiega che non ha idea del perché, fin quando qualcuno ricorda che basta cambiare la tastiera* costringendolo ad accettare a malincuore il triste evento del ritorno della rete.

Nel piccolo orticello della mia classe le cose vanno un po' meglio perché abbiamo la LIM dove un bel mattino è tornata la rete. La LIM che avevo a Hogsmeade era un po' più spartana di quella che uso adesso ma aveva una tastiera e un mouse senza cavi. Questa  invece è collegata a un computer dai molti cavi (che Cristaccecami si diverte a ingarbugliare e staccare) e la tastiera è malamente appoggiata su un tavolino da cui sembra impossibile muoverla perché i cavi sono incastrati. Usarla è un po' scomodo, ma lì dentro siamo cresciuti a una scuola che ci rende molto adattabili, quindi la usiamo lo stesso, con una certa frustrazione da parte del professor Jorge.

Una mattina il computer non si accende, e nemmeno la LIM. Chiamato prontamente in soccorso, il prof. Jorge racconta che era già successo l'anno prima "ma dopo qualche settimana il computer si era riacceso". Mi suggerisce dunque di fare così: aspettare. Magari riparte da solo.
Dopo essermi accertata che non sta scherzando (del resto, la parola "scherzare" non fa parte del suo vocabolario, e basta guardarlo in faccia per accertarsene) e che anzi è convinto di avermi dato un suggerimento assai sensato, suggerisco di prendere un computer ancora funzionante dal laboratorio.
Preso in contropiede mi spiega che non è così semplice, che le macchine in laboratorio sono poche e che è un lavoro complesso che va ben ponderato, anche perché le macchine in laboratorio sono poche.

A me, detto per inciso, del suo laboratorio non importa un accidente; tutto quello che voglio è che la mia LIM costosa, per quanto non più all'avanguardia, non vada sprecata, visto che sulla LIM faccio un sacco di cose, compreso il laboratorio di storia tutte le settimane. Così comincio a saltellargli intorno pregando, supplicando, strisciando, insistendo, tirandogli la manica...
...finché mi dice scocciato che se la metto su quel tono lui non fa proprio nulla e se ne va offeso.

Apro il mio cuore in Sala Professori, domandando tra l'altro perché costui si occupa di informatica se non ha nessuna voglia di occuparsi di informatica (domanda destinata a restare senza risposta, e non è che negli anni passati ci siano mancate le occasioni di porcela), poi mi attacco al telefono e chiamo l'ex Vice-Preside in cerca di conforto e aiuto materiale. Dalla cornetta esce una mano che mi fa pat-pat sulla spalla. Mi racconterà in seguito che nel disgraziato anno della sua VicePresidenza si procurò un gruppetto di macchine un po' usate ma in ottimo stato per il nostro laboratorio, che il professor Jorge lasciò vari mesi ad accumulare polvere in segreteria prima di rassegnarsi infine a montarle in laboratorio, e che quindi non aveva avuto alcuna difficoltà a comprendere la situazione.
Ad ogni modo il giorno dopo passa a prendere il computer rotto, lo ripara (era rotto l'alimentatore) e nel giro di tre giorni ho di nuovo un computer in grado di accendere la LIM.
Due giorni dopo il professor Jorge viene a offrirsi di sostituire il computer rotto con uno preso dal laboratorio. Lo ringrazio con un bel sorriso e dico che no, grazie, il problema è risolto.
Se ne va via un po' offeso.

Capisco di essermi fatta un nemico. Me ne sono fatti diversi, quest'anno.
Però ho un computer che si accende e si spenge, e una LIM che funziona. Molto meglio così che una LIM inutilizzabile e un collega non offeso nei miei confronti.
(E' proprio vero: con gli anni, a forza di fare questo mestiere, si diventa cinici)

*e cambiando la tastiera Internet ritorna. Non chiedetemi come sia possibile, non ne ho la minima idea. Ma la storia viene da una fonte non priva di attendibilità e rigorosamente astemia.

domenica 18 marzo 2012

Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire

La parola "mellifluo" deriva da "miele" - e con parole di miele spesso parla l'accorto Odisseo, quando si trova particolarmente inguaiato

Come si è forse evinto dalle poche osservazioni che gli ho dedicato, Cristaccecami è un caso piuttosto particolare e ha richiesto un considerevole dispiegamento di forze da parte della scuola. Al momento intorno alla sua piccola ma consistente presenza ruotano ben tre insegnanti di sostegno più un'educatore - e quest'ultima è di gran lunga il meglio pezzo della squadra.

Molto si è detto, scritto e mormorato sugli insegnanti di sostegno che, vuoi per la delicatezza del lavoro che svolgono, vuoi per tendenze innate che li hanno appunto portati a scegliere cotal lavoro, sovente mostrano tratti assai originali e in più di un caso appaiono necessitare a loro volta di un abile ed esperto sostegno. Gli insegnanti di sostegno di Cristaccecami non costituirebbero un valido esempio per sfatare tali voci.
Per spiegare meglio la situazione li chiamerò A, B e C. A è stato nominato per primo e questo lo ha portato quasi automaticamente al ruolo di Caposquadra nonché di Intermediario Consueto con la famiglia del ragazzo, con cui trattare non si è sempre rivelato facilissimo. B è stata nominata più di un mese dopo; quanto a C, dopo aver sostenuto Cristaccecami per i tre anni precedenti, quest'anno è stata assegnata al secondo Certificato della classe (un caso piuttosto light che per alcune materie, tra cui le mie, segue una programmazione solo un po' addomesticata rispetto al resto della classe, e che non ha mai dato l'ombra di un problema disciplinare); in realtà si occupa del suo legittimo allievo solo nei ritagli di tempo e la maggior parte delle sue ore è stata dirottata su Cristaccecami. E' dunque quella che lo conosce meglio e che ha avuto un rapporto molto lungo e continuativo con la famiglia, ed è convinta di avere una sorta di preminenza morale sulla squadra in qualità di Esperta del Caso.
I rapporti tra A, B e C non sono dei migliori; dirò anzi senza mezzi termini che fanno abbastanza schifo. Dall'inizio dell'anno hanno avuto a questionare tra loro e con la famiglia in una notevole quantità  di occasioni. Aggiungo che la famiglia, avendo compreso benissimo la situazione, sfrutta la cosa senza ritegno e ne approfitta per seminare ulteriore discordia: la  loro teoria infatti è che Cristaccecami è un caso piuttosto ordinario, basta saperlo prendere, e il Sostegno con cui stanno parlando è sempre quello con cui ha dei problemi perché, appunto, non lo sa prendere. In pratica, quando parlano con A spiegano che con B e con C non ci sono problemi, se parlano con C spiegano che il ragazzo ha problemi solo con lei eccetera.
Dicevo dunque che A, B e C questionano spesso e volentieri. A parla male di B e di C con i genitori del ragazzo e con me, B parla male di A e di C e dei genitori di Cristaccecami con me (fermo restando che in generale chiacchiera molto meno degli altri) e C parla male di tutti, senza distinzione, non solo dei colleghi di sostegno e della famiglia di Cristaccecami, ma di quasi tutto il resto del personale docente e non docente e degli allievi della scuola, con me e con chiunque sia presente - e non ho idea di cosa dica di me quando non ci sono, ma evito con ogni cura di indagare perché dubito assai che siano buone parole. Tutti e tre inoltre si rivolgono spesso e volentieri alla Nuova Preside perché sbrogli i loro conflitti gerarchici, e solo la singolare capacità di defilarsi della nostra dirigente ha impedito che più volte il tutto culminasse in una zuffa degna del villaggio di Asterix, con tanto di lancio di pesci non sempre freschissimi.
In mezzo a tutto questo l'Educatore cerca con tutte le sue forze di tenersi fuori dalla questione, limitandosi a fare il suo lavoro: da anni lavora nella scuola di St. Mary Mead, per molti altri anni conta di lavorarci ancora e non ha il minimo desiderio di inimicarsi nessuno là dentro. Inoltre è una donna saggia ed accorta e, quand'anche avesse una propensione per il pettegolezzo, sul luogo di lavoro la reprime senza pietà ed evita di mostrarne la più pallida traccia. Come conseguenza, ogni tanto i tre sostegni dicono male anche di lei a chiunque abbiano a disposizione. 
Ad esempio con me. In effetti io sono la spalla dove più spesso vengono a piangere: la Nuova Preside, come ho già detto, ha un singolare talento per scivolare via, ma è anche molto aiutata dal fatto di essere quasi sempre in Sede, a venti chilometri di distanza. Anche la Vicepreside è sempre in Sede. Io no. Io sono lì, e quest'anno ho un orario piuttosto fornito di buchi. 
Di tendenza, questi buchi li utilizzerei per la programmazione, i registri e per chiacchierare con i colleghi: la Sala Professori di St. Mary Mead è grande, luminosa e amichevole, e gli insegnanti la usano volentieri per parlare tra loro scambiandosi notizie e impressioni sui ragazzi, con grande vantaggio reciproco. Ma quest'anno una buona parte di questi buchi se n'è andato nell'ascoltare A che si lamenta di B, C che mi riferisce che B ha telefonato alla Nuova Preside e che lo ha riferito ad A che le ha detto che non va bene perché doveva prima parlarne con lui e che B invece ha detto, quando le è stato riferito che A aveva detto... il tutto chiedendomi apertamente di prendere posizione con A conro B, con B contro A e C, con C contro A... e via e via.
In qualsiasi altra circostanza avrei mandato già da tempo sia A che B che C a Fanculo, in modo chiaro e inequivocabile, ma stavolta non posso: come tutti gli insegnanti curriculari vivo nel terrore che qualcuno dei tre si impermalisca quanto basta per prendersi un permesso per malattia e sparisca  nel nulla lasciandoci nella merda più totale e del tutto impossibilitati a far lezione - perché quando Cristaccecami è in classe, di far lezione non se ne parla nemmeno e ormai siamo in terza e a fine anno c'è l'esame. E A ha dei problemi in famiglia, B ha diritto alle centocinquanta ore e C ha un bambino piccolo, dunque volendo potrebbero defilarsi quando vogliono e l'averlo fatto con estrema parsimonia è senza dubbio un titolo di merito per loro e un motivo per tutti noi di grande riconoscenza.
Quindi ascolto con pazienza, blandisco, simpatizzo, cerco di mediare... e senza ritegno accetto che ognuno dei tre dica male degli altri guardandomi bene dal tentare di difendere l'assente. Praticamente mi sono trasformata in un barattolo di miele. Un barattolo di miele che evita con cura di approfondire le questioni e indagare al di là di quel che viene detto, naturalmente - che quando si fanno domande, c'è sempre il rischio che qualcuno risponda.
E conto i giorni alla rovescia, come i carcerati e i militari di leva. E' dall'inizio dell'anno che conto i giorni.
In God We Trust.

giovedì 8 marzo 2012

Differenze in genere


Alcune classi sono a conduzione maschile, altre a conduzione femminile. 
Ci sono anche classi che non hanno una conduzione particolare ma sono semplicemente un gruppo ben armonizzato dove maschi e femmine convivono gioiosamente - i Baronetti Inglesi di St.Mary Mead erano così, e insegnarci era molto rilassante. E ci sono classi dove ogni singolo individuo passa il suo tempo ad azzuffarsi con gli altri e a dirne male, in totale e assoluta parità di genere, e insegnarci è molto stressante - ma  per fortuna sono relativamente rare.


La classe dei Tordi di Hogsmeade era a forte conduzione maschile o, per meglio dire, c'erano solo i maschi. Le femmine (nient'affatto inferiori per numero) praticamente non esistevano, se non come oggetti squisitamente ornamentali - funzione cui potevano adempiere senza problemi, essendo per lo più molto belle. Era implicito che tutti dovevano studiare il meno possibile, ma per le ragazze era addirittura un imperativo categorico. C'erano due sole eccezioni: la Sognatrice, che quando ne aveva voglia (il che avveniva abbastanza di rado) studiava a fondo, arrivando qualche volta a lambire l'otto; va detto però che  era abbastanza estranea alla classe e piuttosto incline a fare quel che voleva, indipendentemente dagli usi e tradizioni locali. L'altra eccezione era Leprotta, ragazza studiosa e diligente che riusciva sempre a mantenersi esattamente sul sette, né più né meno. Dico "riusciva" perché era chiaro che, consapevole o meno che ne fosse, si fermava arrivata al sette: infatti le poche volte in cui si trovò davanti a qualcosa che non era possibile risolvere solo con un onesto e diligente studio, affrontò la difficoltà e la superò brillantemente, mostrando una pericolosa capacità di avventurarsi fino all'otto e oltre (capacità che era sua cura smorzare non appena l'emergenza era passata). Insomma, evitava in tutti i modi di farsi notare.
I maschi (altrettanto belli delle ragazze) si azzuffavano tra loro per il dominio del branco, ma era sottinteso che le femmine dovevano sottostare alla loro superiorità - o almeno, le femmine sembravano assolutamente convinte che vigesse questa regola non scritta.
In Terza, sistemate a dovere tutte le questioni gerarchiche, venne implicitamente stabilito che, in onore dell'esame, era lecito studiare a fondo per i maschi che lo desideravano, e infatti il gruppo dei maschi fiorì come un cespuglio di rose con brillanti risultati, mentre le femmine rimasero tenacemente attaccate ai loro cinque e mezzo-sei con qualche sporadico sette.
Siccome a Hogsmeade ho insegnato in tutte le classi, posso aggiungere che altrove non mancavano ragazze brave e anche bravissime, determinate e ambiziose. Ma tra i Tordi non ve n'era traccia. Era, diciamo, una scelta di classe.


La classe di Cristaccecami è a totale e completa conduzione femminile. Le femmine sono un bel gruppo compatto e diligente, studiano sempre, hanno un comportamento quasi impeccabile, approfondiscono volentieri, chiedono quel che non hanno capito, si interessano seriamente a questioni tipo la differenza tra marxisno e marxismo-leninismo o tra nazismo e fascismo, si preoccupano di riuscire sempre e comunque a riconoscere una proposizione dichiarativa, mi segnalano le contraddizioni dei libri, mi chiedono consigli sulle letture. Prendono appunti. Prendono una marea di appunti, in modo del tutto spontaneo, e i loro libri sono una selva di post-it. Sono la contraddizione vivente del vecchio principio "la sottolineatura del libri è inversamente proporzionale alla comprensione del testo": sottolineano ed evidenziano in una selva di colori e di segnali, ma capiscono e sanno ripetere sia quel che c'è sul libro che le mie aggiunte. Mi domandano come possono rimediare a un misero sette e mezzo e non fanno misteri di volere voti alti. Sono totalmente immuni a ogni tentativo di sarcasmo da parte dei maschi, che guardano vistosamente dall'alto in basso, e mostrano ben scarsa inclinazione alla frivolezza a scuola. Le loro bacheche su Facebook sono sobrie ed eleganti. Hanno seguito il corso sulla riproduzione umana con interesse ed estrema compostezza, laddove i ragazzi si sono ammutoliti nella più vasta gamma di sfumature dell'imbarazzo che mai sia stato dato vedere all'insegnante di Scienze e nella consueta sfilata di risatine più o meno inconcludenti.


I maschi sono otto, esattamente come le femmine, ma con loro si entra in un pianeta diverso. Le ragazze sembrano appartenere ad un buon corso delle superiori, i ragazzi...
Esaminiamoli nel dettaglio. C'è Cristaccecami, che è un caso a parte. Poi abbiamo, nell'ordine: un certificato all'acqua di rose, di quelli che seguono quasi la programmazione normale, almeno in certe materie (vistosamente isolato dal gruppo); due dislessici all'acqua di rose, uno dei quali vistosamente isolato dal gruppo e l'altro solo moderatamente isolato. Poi c'è IntelligenzaPratica, un Disturbo dell'Apprendimento non meglio definito, vistosamente isolato dal gruppo. E l'orsetto Kumagoro, tutt'altro che stupido ma fermamente deciso a non studiare e a fare la minor quantità di lavoro possibile, il tutto in modo squisitamente cortese - vistosamente isolato dal gruppo. Viene poi Zelig, una creatura che senza dubbio dispone di una personalità ma che sembra un trasparente concentrato di luoghi comuni, e infine Oyster, misterioso, elusivo e bravissimo quasi suo malgrado. Le madri di Zelig e Oyster assicurano di non capire i loro figli e ci chiedono di farlo al posto loro - e assai volentieri noi insegnanti le accontenteremmo, se i due soggetti in questione non fossero così ben avvolti nelle loro barriere  immobili, infrangibili e invisibili.

I rapporti tra le due fazioni sono ridotti al minimo. Maschi e femmine formano due schieramenti compatti a mensa e negli intervalli; o meglio, le femmine formano un gruppo compatto, i maschi si dividono in due gruppi a loro volta tutt'altro che compatti.
Non sono una classe, questo è certo. Ho ruotato i posti più volte, mescolando le carte con varie combinazioni, insomma ci ho provato come potevo, ma non sono scoccate particolari scintille - se non nel gruppo delle femmine che si è vieppiù rinsaldato. Eppure in terza media la scintilla del Folle Amore per la Propria Classe scocca quasi sempre.
"Quasi", appunto.
E' facile dare la colpa a Cristaccecami - quando passi buona parte del tuo tempo-scuola a scansare squadre, bottigliette piene d'acqua e sputi può succedere che non ti rimanga molto margine per legare con i compagni; d'altra parte quest'anno Cristaccecami era quasi costantemente fuori classe con un Sostegno e l'ardua operazione di scanso delle squadre e degli sputi ha occupato molto meno tempo rispetto agli anni precedenti.

Comunque sia, passare un'ora col solo gruppo femminile (qualche rara volta è successo, soprattutto nell'ora di compresenza) è una di quelle cose che riconcilia un insegnante con la vita.