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domenica 30 gennaio 2022

Dormire, forse sognare (cronache inquiete di un periodo inquieto)

Ogni insegnante in questi giorni vorrebbe essere così. E forse ogni essere umano, anche.

Il rientro dopo le vacanze di Natale è sempre un momento delicato, ci dicono. Soprattutto quando avviene di Lunedì. Soprattutto quando mancano tre settimane alla fine del quadrimestre. Soprattutto quando la pandemia imperversa per ogni dove. Soprattutto quando si hanno un sacco di colleghi in quarantena perché hanno il padre, i figli, il marito, l'amante o tutto il giro di parenti e congiunti al completo positivi e loro stessi medesimi sono positivi.
Soprattutto quando tutte queste invidiabili circostanze si presentano insieme, maravigliosamente intrecciate in un dedalo inestricabile.

In mezzo a tutte le circostanze soprelencate, del tutto imprevedibili e ingestibili a livello individuale anche dai docenti più previdenti e coscienziosi (perché il virus arriva come e quando gli pare, e per strano che sia non presenta preavvisi né manda prenotazioni, e del resto che si trattasse di un virus assai screanzato s'era già avuta contezza da millemila piccoli e grandi indizi) ve n'è una che, unica fra tutte, era prevedibile e prevista. Nascosta come una peonia tra le rose, è tuttavia facile da isolare.
La fine del quadrimestre.
Sì, proprio lei. 
Stavolta il Covid non c'entra: tutti gli anni in questo periodo* il quadrimestre finisce, e ci sono da fare le medie dei voti, i prescrutini e gli scrutini. E già anche in circostanze normali gran parte degli insegnanti ha ogni anno la precisa impressione che costoro, ovvero i prescrutini e gli scrutini, siano stati inventati due sere prima da qualche buontempone in vena di scherzi di pessimo gusto e se li sente piombare addosso come ladri nella notte.
Stavolta però davvero in tanti stiamo cascando dal pero con un fragoroso STUMP!.
E ci guardiamo indietro balbettando smarriti "Ma io non credevo... non sapevo... non pensavo... e accidenti a me, cosa ho fatto negli ultimi due mesi? Dove sono spariti i miei voti e le mie verifiche?".
Già, cosa abbiamo fatto negli ultimi due mesi?
Essenzialmente abbiamo cercato di sopravvivere, tutti.
E un giorno si arriva in classe e mancano metà alunni perché sono in quarantena con la febbre alta / a vaccinarsi / a fare il tampone / ammalati di qualcosa che non sia il Covid, e allora si rimanda la verifica. Il giorno dopo l'orario è ridotto perché mancano i colleghi, e guarda caso le nostre ore sono tra quelle eliminate. Due giorni dopo in quarantena, a sorpresa, siamo entrati noi e dunque di nuovo niente verifica. 
Nel frattempo non è stato possibile interrogare né Asdrubale, né Cornelia né tantomeno Scipione o Drusilla perché sono andati a fare il tampone e/o il vaccino, la scuola non aveva linea oppure il microfono non gli funzionava - e sì, saranno tutte scuse, ma chissà perché quando piove i ragazzi in DaD si scusano molto più spesso che nei giorni di bel tempo, e comunque la linea continua a saltare anche a noi. Magari nel centro di Milano l'interrogazione in rete viene bene, e ne siamo tutti contentissimi per chi insegna o studia lì, ma da noi in provincia interrogare in rete non è proprio il massimo anche se a volte non si può fare diversamente.

Col tempo e l'esperienza ogni insegnante impara ad affrontare con nonchalance i singoli inconvenienti - classe decimata per malattia, cambi di orario, laboratorio che quel giorno non si può usare, stampanti che han finito la cartuccia, colleghi malati all'improvviso da sostituire. Di solito però imprevisti e intralci, che pure sono pane quotidiano per ogni docente di qualsivoglia ordine, grado e materia, non si presentano a blocchi di dieci al giorno ogni giorno della settimana per settimane di fila.
Al termine della complicata mattina si arriva a casa con l'impressione di essere un panno appena centrifugato col programma normale anche se sul nostro cartellino c'è scritto che siamo indumenti delicati. Ci accasciamo in poltrona e mettiamo a scaldare il pranzo pensando "Adesso un piccolo riposino, poi si prepara tutto per domani e dopo si lavora su quei due pacchi di compiti che languiscono sul tavolo da quattro giorni. Una rapida cenetta e poi si comincia a lavorare sui giudizi, ché così arriviamo al prescrutinio ben preparati".
Nel migliore dei casi, il riposino qualche volta si riesce a farlo (purché non si abbiano figli in età scolare, e non perché i poverini vengano a disturbare con importune richieste di aiuto per i compiti o simili, quanto perché nelle loro chat è tutto un fiorire di allarmi e controallarmi su insegnanti in quarantena, compagni in quarantena, genitori parenti amici e amanti dei ragazzi in quarantena, laddove nei bei tempi andati si mandavano le foto porno e i vocali con la parodia dei loro insegnanti). 
Qualche volta si riesce anche a preparare il materiale per il giorno dopo, e talvolta perfino ad addentare qualche compito. Ma prima o poi entra in scena la chat di WhatsApp con tutto il suo carico di quarantene, vaccini, tamponi e malanni vari. Non avere WhatsApp in quei casi non è di nessun aiuto perché comunque tutto ciò si riverbera inevitabilmente sulla casella postale della piattaforma.
"Buonasera, siamo i genitori di Agilulfo. Purtroppo sua sorella è risultata positiva e siamo tutti in quarantena, inoltre Agilulfo ha la febbre e il mal di testa e da tutto il pomeriggio sta tossendo". "Buonasera, vi scrivo per avvisarvi che la prof. NorthSouth è risultata positiva al tampone in casa. Domani farà quello in farmacia, ma starà a casa e va sostituita. Murasaki, sei disponibile a fare due ore in più per sostituirla?" "Buongiorno prof, sono Amalasunta. Ho fatto il tampone e sono ancora positiva, quindi per altri dieci giorni devo stare a casa".
Eccetera eccetera.
La Preparazione dei Giudizi va a Ramengo, ridente città di mare, dove si spera prenderà il sole e si divertirà giocando a palla sulla spiaggia con le Preparazioni dei Giudizi delle altre classi, la correzione dei compiti è sospesa mentre l'insegnante, tra una mail e l'altra o tra una telefonata e l'altra si domanda "E che cavolo gli faccio, per altre due ore, a quei poveri ragazzi?" e ripesca la lezione sugli oceani prevista per la settimana seguente  e non ancora pronta perché "tantoc'ètempo".
E insomma, sono giorni complicati. E tutti siamo indietro per la chiusura del quadrimestre. 
Che, guarda caso, è domani.

Ci dicono che l'ondata sta passando. Un po' per volta. 
Ma intanto ci sentiamo tutti sotto assedio e meditiamo dolorosamente su quei due colpi di tosse che ci sono improvvisamente usciti dalla gola.

* di norma il 31 Gennaio. E tuttavia un anno, misteriosamente, finì il 28 Gennaio, e ce lo dissero quando già avevamo fatto medie e scrutini. Ma non ci spiegarono mai il perché, o almeno non ce lo spiegò il Preside che avevamo all'epoca.

martedì 25 gennaio 2022

Manuale del Perfetto Insegnante - Tecniche di sopravvivenza per Educazione Civica, ovvero Quando Ci Piace Vincere Facile

Non c'entra niente col post, ma è molto meglio della foto di un disastro ambientale! 
Cari colleghi,
siete stanchi&stressati, il carico di lavoro vi schiaccia, non riuscite a preparare in modo adeguato le vostre lezioni?
Ecco per voi una soluzione facile e molto pratica, che vi aiuterà per Geografia, Scienze, Tecnologia e in più vi fornirà qualche utilissimo voto per Educazione Civica, ché magari avete fatto un sacco di lezioni, magari sono pure state apprezzate, ma alla fine non avete in mano un voto che sia uno, perché siete stati tutto il tempo a discutere e approfondire ma niente interrogazioni vere.

Tutto iniziò in un grigio pomeriggio autunnale, mentre riflettevo sull'opportunità di preparare un approfondimento per la Terza sul disastro di Fukushima - e anche qualcosa sulle isole di plastica, visto che stavo per affrontare il tema degli Oceani.
Mentre vagavo pigramente per la rete mi accorsi che tutto quel che sapevo sulle isole di plastica negli oceani me lo avevano raccontato i miei alunni anno dopo anno - ed erano sempre assai documentati sulla questione, che ai loro occhi è di estremo interesse.
Io, lo confesso, delle isole di plastica nell'oceano un po' me ne frego. Certo, mi rendo conto che non è una bella cosa il fatto che ci siano, però non ci perdo il sonno. Loro invece...
Improvvisamente venni assalita da una Grande Illuminazione: visto che i ragazzi van matti per le questioni ambientali, perché non farle raccontare a loro?
In questo modo univo molti vantaggi:
1) Il mio lavoro si sarebbe limitato a scegliere da un vasto assortimento i disastri ambientali più appetibili e palatabili al giovane pubblico.
2) Il suono della mia voce, tanto bella quanto armoniosa* avrebbe riecheggiato un po' meno nell'aula. Un po' di varietà sonora, finalmente!
3) In Terza c'è l'esame, quindi lavorare su qualche piccola presentazione gli fa solo bene (e infatti gliene ho fatte fare diverse). Anche fare un po' di esercizio di esposizione in pubblico. Ancor più, un po' di esercizio di ricerca di materiale. Tra l'altro sulla ricerca autonoma del materiale in rete ci lavoriamo sin dall'inizio della pandemia, con risultati molto più lusinghieri di quelli conseguiti dalla Seconda Capricciosa, e assai maggior partecipazione emotiva da parte loro, che sono una classe normale con reazioni normali.
4) Non c'era da fare nessun controllo sulla reperibilità di materiale attendibile in italiano: ce n'era senz'altro da dare e da serbare e tutti i siti delle associazioni internazionali ecologiche ne fornivano a bizzeffe
5) Venti disastri diventava un po' stressante, forse; meglio dieci, da fare a coppie, col vantaggio supplementare di abituarli un po' a lavorare insieme - perché, siamo sinceri, in questi due anni lavoro di gruppo se n'è fatto pochino.

Dieci disastri dotati di un certo appeal si trovavano con uno schiocco di dita.
In un paio d'ore scarse di lavoro ho selezionato dieci Grandi Disastri causati dall'Intervento Umano sapientemente distribuiti su tutti i continenti extraeuropei: sbiancamento della barriera corallina in Australia, scioglimento dei poli, deforestazione nell'Amazzonia, Bhopal in India, isole di plastica nell'oceano, desertificazione del Sahel eccetera. E visto che il dibattito sull'utilizzo del nucleare sta riaffiorando ho messo anche Chernobyl (la Russia la faccio sempre in Terza, appunto per consentire a chi vuole di portarla all'esame e quest'anno, visto che eravamo rimasti indietro, si è aggiunto un rapidissimo sorvolo anche su Ucraina e Bielorussia)... 
Disastri ambientali, disastri ambientali ovunque.
Un altro quarto d'ora per preparare le coppie e assegnare gli argomenti.
"Siccome ci vorrà qualche lezione per esporre tutta questa roba, in questo modo nelle due settimane prima di Natale, quando tutti vi fanno fare mucchi e pacchi di verifiche scritte non dovrete lavorare per Geografia" ho spiegato con l'aria di chi porta in tavola un vino particolarmente pregiato.
Non ci sono state critiche né lamentele, e tutti han lavorato come castori. 

I risultati sono stati ottimi: per cinque lezioni mi sono limitata a piazzarmi lontano dalla LIM ed ascoltare e guardare pregevoli ricerche, regolarmente corredate, oltre che da foto impressionanti, anche da altrettanto impressionanti grafici e previsioni per il futuro, proiezioni economiche inquietanti eccetera, e ho imparato un sacco di cose - non necessariamente piacevoli da ascoltare, ma comunque interessanti. Dopo tutto, la vita non è solo un letto di rose.
Qualche volta sono anche intervenuta, con alcuni disastri che conoscevo meglio o che hanno origini più antiche e di cui ho narrato come sono stati vissuti dall'attenzione pubblica negli scorsi decenni. Ho anche fatto un accorato discorso sull'energia nucleare** con un ricco amarcord dei tempi di Chernobyl e successivi referendum.
Alla fine dell'ultima lezione, quella sulla foresta amazzonica, ho osservato blandamente "Direi che ho fatto un affare: ho imparato un sacco di cose, mi sono riposata e voi alla fine non vi siete annoiati più del solito a preparare queste cose".
Hanno ammesso senza remore che non si erano affatto annoiati.
E niente, a volte non c'è motivo di complicarsi la vita.

* è un complimento che mi è stato fatto più volte, anche da persone che non dovevano chiedermi favori né prestiti o altro.
** né pro né contro. Mi sono limitata a spiegare che sul nucleare tutti abbiamo la verità in tasca ma si tratta di un argomento decisamente complesso e quindi li ho esortati, prima di intascare la loro verità personale, di provare a informarsi con cura e da fonti attendibili, partendo dal concetto che non era un argomento facile da spiegare né da comprendere, anche per gli addetti ai lavori.

venerdì 21 gennaio 2022

La bandiera greca e lo scudo di Achille, ovvero annotazioni storiche non sempre molto attendibili (post tanto erudito quanto insulso)


Purtroppo non ho la minima idea di chi abbia fatto questo bel disegno, né quando né come

Terminata con la Seconda Capricciosa la regione balcanica, comprese Grecia e Macedonia del Nord, ho assegnato un compitino sulle bandiere dei sette stati della ex-Jugoslavia e della Grecia, alla quale la Macedonia del Nord è variamente collegata per motivi storici. C'erano delle coppie di stati tra cui scegliere e in molti hanno scelto appunto l'accoppiata Grecia-Macedonia del Nord.
Niente di imprevisto emerge sulla bandiera della Macedonia del Nord: lo stato è nato nel 1992 dopo una scissione abbastanza pacifica, la bandiera è stata ufficialmente adottata nel 1995 e c'è anche una storia interessante sul numero dei raggi del sole rosso che raffigura. Quando siamo arrivati alla Grecia però la questione si è rivelata molto più variegata.
Il mondo delle bandiere è complicato di per sé, e capita spesso di vedere spiegazioni diversissime sul significato di colori e simboli anche per bandiere relativamente recenti - ad esempio per la ruota al centro della bandiera indiana ci sono non meno di tre interpretazioni diverse che convivono, almeno loro, abbastanza pacificamente e non si escludono a vicenda.

Anche la bandiera greca offre non meno di due interpretazioni per ogni suo elemento, fatta salva la croce in alto a sinistra che indica la chiesa ortodossa, che ai tempi della dominazione musulmana gestiva scuole clandestine di greco permettendo così di mantenere il tutt'altro che insignificante patrimonio linguistico&culturale della tradizione greca.


Le righe azzurre indicano, a scelta, il cielo azzurro della Grecia o il mare, e non c'è dubbio che da quelle parti entrambi sono decisamente di un azzurro carico. Le righe bianche si collegano alla spuma del mare, alle candide nuvole o anche alla purezza dell'anima greca.
Le nove righe sono nove perché nove sono le sillabe del motto "Libertà o morte", oppure nove sono le lettere della parola greca che sta per "Libertà", ma forse c'è anche un riferimento alle nove Muse.
Fin qui, tutto regolare o quasi. Il problema arriva con la data di nascita della bandiera in questione - che di solito è uno dei pochi dati sicuri di una bandiera.
Stilicone mi spiega che la bandiera è nata nel 1992. Resto un po' perplessa perché mi sembra un po' troppo recente; ma forse è andata come per l'inno d'Italia, diventato ufficiale solo pochi anni fa dopo un periodo di adozione provvisoria durato più di settant'anni?
Ma subito dopo Teodora spiega compunta che è nata invece nel 1974 e Eudossia che è nata nel 1978. La cosa risalta in modo particolare perché i tre sono stati chiamati a fila. Per fortuna un rapido sondaggio tra i molti che han portato la bandiera greca non porta alla luce una quarta data. 
Io però sono piuttosto perplessa: d'accordo, la scelta delle fonti. Ma confesso che, davanti alla data di nascita di una bandiera nemmeno a me sarebbe venuto in mente di cercare una seconda fonte per la conferma, in quanto mi sembra uno di quei dati che si trascinano intatti anche nelle fonti più scalcagnate.
Ancor più perplessa però resto davanti alla notizia che i colori bianco e blu derivano dai colori dello scudo di Achille, poi usati pure da Alessandro Magno.
Che Achille venga preso a modello come eroe storico della Grecia ci può anche stare, e il piccolo dettaglio che dell'unità e indipendenza della Grecia non risulti minimamente essergliene mai fregata una benemerita minchia non è poi molto rilevante, visto che buona parte degli eroi nazionali hanno tratti marcatamente leggendari, a partire dal Balilla citato nel nostro inno nazionale.
Ma lo scudo bianco e azzurro?
Per lo scudo di Achille, in teoria, dovrebbe far fede Omero, che racconta nel dettaglio come nasce il suddetto scudo e l'infinita infinità di roba che ci è rappresentata sopra da Efesto che in esso fece molti ornamenti con i suoi sapienti pensieri; ma  di colori non si parla affatto se non per indicare quelli dei metalli che lo compongono: bronzo, stagno, oro e argento. E a ben guardare, anche se è noto che ai greci classici piacevano i colori accesi, non ricordo un solo brano si letteratura dove si parli di smalti colorati su metallo.
Esprimo le mie perplessità in merito ad una classe che ha chiaramente scritto negli occhi "A noi che ce ne frega? Già siamo andati a cercarci indicazioni sulle stupide bandiere che ci hai chiesto, sul serio ti aspettavi che ci facessimo delle gran domande sull'attendibilità dei dati?". E del resto una delle insolite caratteristiche di quella classe, secondo me, è proprio che manca di ogni tipo di curiosità e non ti fanno mai una domanda assurda nemmen per sbaglio. Chiaramente han messo sul motore di ricerca "bandiera greca" e han pescato la prima pagina che gli è cascata sotto gli occhi copiando distrattamente quel che c'era dentro - e purtroppo per alcuni non si è trattato della sezione Wikipedia sulle bandiere, che per quanto ne so è molto ben fatta. Ma, a dire il vero i primi siti sono delle robe piuttosto rispettabili e per trovare la storia dei colori di Achille, poi usati anche da Alessandro Magno, si deve andare su Travel Diary 19 - un sito probabilmente ricco di preziose informazioni turistiche ma che non mostra vistose pretese di accuratezza storico-filologica, a partire dal nome che si è dato.
Da dove salta fuori allora la storia dello scudo di Achille bianco e azzurro?
L'unico accenno che sono riuscita a trovare in rete riguarda il tentativo di dare una continuità da lontano alla coppia di colori bianco&azzurro, fatto comunque in epoca piuttosto recente:
"Molti studiosi greci hanno cercato di stabilire una continuità sull’utilizzo e sul significato dei colori blu e bianco, nel corso della storia grecaGli usi conosciuti includono un pattern bianco e blu sullo scudo di Achille, il collegamento con i colori della dea Atena, le bandiere dell’esercito di Alessandro Magno e presumibilmente bandiere bianche e blu usate durante il periodo bizantino, stemmi delle dinastie imperiali e delle famiglie nobili, uniformi e ovviamente anche altri utilizzi durante la dominazione ottomana." 

E tutto ciò mi è sembrato davvero interessante, perché il fenomeno della storia che viene continuamente ricreata mi ha sempre affascinato moltissimo.

Triste a dirsi, di tutto questo mi sono ben guardata dal parlare in classe perché sono sicura che nessuno di loro sarebbe stato interessato alla questione.
Ho invece avuto cura di precisare che la bandiera greca è diventata ufficiale nel 1978, dopo essere stata elaborata alla fine della dittatura dei colonnelli (nel 1974) sulla base di bandiere precedenti. Anche di questo non gli importava né tanto né poco, ma mi è sembrato il caso di precisarlo, insieme a una inutilissima ma doverosa esortazione a controllare meglio i dati.
Mettiamola così: io ho imparato un sacco di cose sulla bandiera greca e gli strani modi di ricostruirsi l'identità nazionale e mi sono pure riletta un bel brano di Omero, ma è stata una di quelle divagazioni erudite che non ha avuto alcuna ricaduta sull'insegnamento in classe - contrariamente a quel che succede di solito,  stante che questi dettagli ottengono di solito un gran successo e non di rado vengono ricordati anche ad anni di distanza.

domenica 9 gennaio 2022

Quarantena non bussa, lei entra sicura

 

Il presente anno scolastico si va sempre più configurando come una prova di carattere degna dei più perfidi cartoni animati giapponesi degli anni 70 - ma sotto certi aspetti anche un raffronto con i 300 di Sparta non ci starebbe male, e il fatto che la filiera dei tamponi in Toscana sia andata in tilt per sovraccarico non rende le cose più semplici.
Tamponi, tamponi ovunque, e procurarsene uno è un serio affare; averne il risultato, poi, peggio che mai.
Buona parte delle nostre classi ripartono con la cosiddetta didattica mista perché durante le vacanze in tanti si sono infettati, loro e le famiglie (oppure loro sì ma le famiglie no, o anche le famiglie sì ma loro no. Abbiamo il ventaglio completo di tutta la casistica dabile), nel senso che alle otto e cinque, salutati i presenti, apriremo il computer, compileremo il registro e poi inviteremo chi sta a casa a barbificarsi a farlo insieme a noi, che almeno gli teniamo un po' di compagnia.

Apriremo a scartamento ridotto, quattro ore invece di sei - perché, per quanto gli insegnanti di St. Mary Mead si distinguano per il loro esemplare senso del dovere e la dedizione alla causa, nessuno è capace di fare più di un'ora per volta. Con l'orario di quattro ore invece ci arrangiamo e riusciamo a colmare il gran vuoto che i tamponi hanno scavato nel nostro organico e pure tra i custodi*.
Qualcuno prevede che dovremo comunque cedere le armi dopo aver tentato di batterci con valore, e a breve ci chiuderanno. 
Qualcuno si augura che la fiammata delle feste, con tutti i suoi assembramenti, si smorzi per riportarci infine a numeri un po' più tollerabili. 
Qualcuno non esprime alcun parere e si comporta con quieta normalità senza concessione alcuna alla stranezza delle circostanze. 
Qualcuno cita Seneca: "Disprezza la pandemia: o finirà lei, o finirai tu" (Seneca lo scrisse riguardo al dolore, ma il concetto resta quello). 
Qualcuno scrive complicatissime circolari che partono sempre da Adamo tra i pruni per ripercorrere la storia dell'universo e infine dare qualche direttiva fumosa.
Qualcuno pensa che il primo requisito che andrebbe cercato  in un Dirigente Scolastico nei concorsi dovrebbe essere la capacità di sintesi, perché con tutto quel che c'è da fare in questi giorni dover fare pure l'esegesi della circolare dà sui nervi, ammettiamolo.
Vada come vada, domani si riparte.
In God We Trust.

* no, non ci siamo ancora ritrovati a pulire i pavimenti, ma temo sia solo una questione di tempo visto che sanificare si può, ma soprattutto sanificare si deve.

mercoledì 5 gennaio 2022

Un supplemento di auguri serve sempre

 

Per molti la notte più magica delle feste è questa.
Per certe scuole, poi, c'è un piccolo bonus di feste che ci aspetta, ancor più gradito del solito considerate le circostanze.
Auguri a tutti!

sabato 1 gennaio 2022

Buon 2022 a tutti!


 Sarà un anno zuccherino, dolce e pieno di regali?
(N.B. ho scritto REGALI, non "sorprese")
Chissà.
Comunque un gatto di buon augurio va sempre bene, e con i numeri in biscotto va ancora meglio.
Auguri a tutti!