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giovedì 25 settembre 2008

A mensa, a mensa!

Certo, non tutte le mense scolastiche si presentano così...

Nei miei cinque anni di supplenze brevi ho sperimentato varie mense, finendo per maturare la convinzione che la qualità del cibo di una mensa è inversamente proporzionale alle persone che ci mangiano.
Per "persone che ci mangiano" non intendo ragazzi e professori ma, più brutalmente, il famoso giro del magna-magna (espressione che irrita alquanto la mia delicata sensibilità, ma che in questo caso mi sembra abbastanza appropriata).
In pratica, grazie al complesso giro di appalti e subappalti, capita facilmente che in una mensa di città i genitori sborsino cifre considerevoli perché i loro figli NON mangino un pessimo pasto - perché le nuove generazioni saranno anche viziate, ma a chi non è sotto assedio la pasta stracotta, la carne tigliosa e le verdure surgelate di pessima qualità raramente risultano gradite, con la conseguenza che i ragazzi, dopo aver fatto tornei di Lancio della Mollica e di Nuoto nell'Acqua Minerale escono famelici e si precipitano sulle patatine che ogni scuola ritiene doveroso offrire a caro prezzo con un distributore automatico spesso assai più pronto ad ingoiare soldi che ad erogare il suo pur dieteticamente discutibile contenuto.
Sia chiaro che non voglio negare in assoluto la possibilità che alcune scuole di città offrano buoni piatti, dico solo che non mi è mai successo di assaggiarli personalmente. Ah, dimenticavo: ho uno stomaco da struzzo e mangio tranquillamente anche le suole di scarpe, il ghiaino e il soufflé di ragni - ma sono un essere umano e ho anch'io dei limiti.

In paese ci si conosce, spesso la scuola ha una cucina dove lavorare in proprio e insomma gli assessori sono costretti a limitare la propria innata rapacità, con la conseguenza che i genitori pagano meno e il risultato magari non è all'altezza dei più celebri ristoranti, ma insomma si lascia mangiare di buon grado.
A St. Mary Mead la mensa è più che accettabile, e a quel che mi han detto usa esclusivamente cibi biologici. Oltre ai cibi biologici ha anche dei cuochi piuttosto capaci (perché il cibo biologico magari è più sano, ma se non sai cucinare può fare schifo come qualsiasi altro tipo di cibo): la pasta è sempre al dente, i sughi sono fatti col criterio e la diligenza della buona madre di famiglia e in più qualche pastificio dei dintorni ogni tanto offre un obolo sotto forma di gnocchi o di ravioli di ottima qualità; il pollo arrosto, è decisamente migliore di quello di molte rosticcerie e anche se gli hamburger non mi entusiasmano, pare che abbiano una vasta schiera di sostenitori.
Naturalmente, volendo, si può trovare qualcosa da ridire anche lì - ad esempio sono stata più volte tentata di suggerire che, nel composto che spalmano sulla crostata, potrebbero forse prendere in considerazione l'idea di mettere anche un po' di frutta oltre allo zucchero - ma si tratta di pecche secondarie.
L'unico vero e drammatico punto di caduta rimangono i bastoncini di pesce, che ai miei occhi rappresentano un mistero incomprensibile. La cosiddetta panatura è una spessa crosta insipida e del tutto priva di croccantezza, pur essendo chiaramente stata fritta in olio arroventato, e quanto all'interno, si tratta di una ciunga che non ha in sé la benché minima traccia del sapore o della consistenza del più ordinario dei pesci bianchi. Per completare il disastro vengono serviti senza una sola goccia di limone. Insomma, sono all'altezza della più sfigata delle mense metropolitane.
Eppure i ragazzi li adorano e regolarmente tornano in processione a prenderli una seconda volta. Gli do la mia benedizione e mentre loro vanno mi godo la mia tripla insalatina fresca, doppiamente gustosa per il fatto che non ne ho dovuta lavare una singola foglia (perché, tra le altre cose, alla mensa di St. Mary Mead si ostinano a preparare enormi contorni di ottime verdure che i ragazzi snobbano e che solo gli insegnanti apprezzano).
Dopo aver mangiato un buon pasto e essersi fatti la loro mezz'ora di ricreazione (in un cortile all'altezza di qualsiasi penitenziario) i ragazzi sono dunque sazi, rilassati... e pronti a dare l'assalto alle patatine del distributore automatico.

4 commenti:

palmy ha detto...

Ommamma! Mi fai ricordare gli anni in scuole con mensa ma tipo pasto pronto da ospedale... ora da noi la mensa non ha più avuto il benestare della ASL, nel senso che l'anno prossimo dalla I media il tempo prolungato verrà fatto fuori... e dunque c'è un signore che porta pezzi di tavola calda (che in Sicilia sono pizzette, cartocciate, arancini e cose del genere) e panini. E devo dire che non va tanto male. Per le macchinette da quando abbiamo come Dirigente un ex insegnante di ed. fisica c'è stato il repulisti: no a Coca e Fanta, solo acqua. Niente patatine, solo barrette di cereali!

La prof ha detto...

Secondo approfondito studio dei miei alunni, i bastoncini di pesce son bastsoncini findus taroccati. Da qui la panatura cementificata e la mancanza di degno ripieno.
Nella nostra scuola (non ho più la mensa! tutte ore in classe!!), da tre anni, per seguire le indicazioi europee, alla fine del tratto in cui si raccolgono i piatti pieni di roba, c'è un disstributore con bibite varie: dalla coca all'ananas all'aranciata. Ottime con le lasagne.

Murasaki ha detto...

@palmy
cosa essere "cartocciata"? Mi trasmette l'impressione di qualcosa di (CHOMP!!) molto gustoso.
E credo che una vassoiata di pizzette e arancini sarebbe molto gradita anche a St. Mary Mead!
E sono d'accordo col DS salutista: non ho niente contro le patatine e la Cocacola, ma la scuola non è un supermercato e NON è tenuta a fornirle, secondo me; a meno che, magari, non si trovi in mezzo a un vasto deserto...

@laprof
I tuoi alunni hanno senz'altro ragione. Aggiungo l'ipotesi che gli pseudo-bastoncini siano prodotti nelle stesse fabbriche dove taroccano i Gucci e i Prada, e il ripieno sia fatto con gli scarti della lavorazione delle borse...

palmy ha detto...

Cartocciata essere pane in pasta a metà tra pasta della pizza e pan brioche rivoltolato su se stesso e ripieno di pomodoro, mozzarella e prosciutto. Cotta al forno.