Il mio blog preferito

lunedì 28 febbraio 2022

La terribile minaccia del Fantaprof

Tre fantaprof si avviano verso la fantascuola

Sabato mattina. Sorseggio pigramente un ottimo caffè navigando paciosa tra i vari blog (in questi mesi sono sempre terribilmente indietro). 
Poi, in un momento di perversione, decido di guardare anche la posta della scuola, giusto per togliermi il pensiero: da qualche tempo infatti il fine settimana in quella casella è molto tranquillo.
A dire il vero una mail c'è, ed è della sera prima.
Il soggetto è "Fanta prof". 
Apro, blandamente incuriosita. 
Abbiamo dei prof fantasmi? Abbiamo dei prof fantascientifici?
Chissà.

A scrivermi è l'insegnante di Spagnolo, e la mail che ha ritenuto opportuno inviarmi è quantomeno insolita.
Racconta in tono assai allarmato che gli alunni della Prima Sfigata stanno giocando al fantaprof. Ha ritirato dei bigliettini e ha scoperto che erano le schedine su noi prof con i vari punteggi. Ho chiesto spiegazioni e hanno ammesso di giocare al fanta prof.

"Maccheccazz!" è stata la mia spontanea reazione mentre il caffè rischiava di andarmi di traverso.
Ma sul serio? Davvero qualcuno mi manda una mail allarmata per raccontarmi che gli alunni fanno le schedine su di noi per darci i punteggi?
Lo fanno tutti. Lo hanno sempre fatto. Lo facevo io, l'han fatto mio padre e mia madre. I nonni no, perché di scuola ne han vista davvero poca, salvo la nonna materna. Ma insomma, è alquanto improbabile che anche lei abbia frequentato dodici anni di scuola senza fare scalette o punteggi o raccolte di frasi memorabili. Qualche classe più disinibita anzi alla fine dell'anno o del ciclo di studi condivide questa preziosa documentazione anche con gli insegnanti (immagino dopo aver dato un po' di ripulita).

La collega, desiderosa di informarmi su sì nuovo fenomeno, mi ha anche mandato un link.
Scopro così che si tratta di una roba più articolata di quella che usava ai miei tempi, con proposte di schede e di punteggi, sull'onda del FantaSanremo (di cui, ammetto, ignoravo del tutto l'esistenza). Numerosi siti sono dedicati non tanto alla questione, quanto a vari modelli di schede.
Ne scorro uno e scopro che il mio punteggio deve essere parecchio al di sotto dello zero assoluto, perché per ogni volta che il prof sbaglia un nome vengono tolti dei punti e io, povera me, ne ho sempre sbagliati a vagoni, tanto che ho preso l'abitudine quando mi presento alle nuove classi di fargli un discorsetto di scuse preventivo pregando per carità che non si offendano.
Misteriosamente, tolgono dei punti anche quando l'insegnante apre una finestra. E qui mi viene da protestare: soprattutto in tempo di pandemia le finestre devono essere aperte a scadenze regolari per cambiare l'aria, ed è un dovere che adempio con molta coscienziosità, vuoi per tutelare la salute di tutti noi, vuoi per evitare che la mancanza di ossigeno renda i miei amati alunni più sonnolenti di quel che già sono per colpa delle mie malefiche lezioni.
Ma insomma facciano un po' come credono, dopotutto il gioco è loro e se lo gestiranno come più gli sembrerà opportuno.

La frase successiva della mail mi racconforta e riapre verso nuove speranze nel genere umano: infatti Spagnolo riferisce di aver parlato della spinosa questione con la prof. Bipolar che, vivaddio, afferma di averne sentito parlare in Terza ma di non averci dato molta importanza. Tre Urrà per Bipolar!

"Penso che parleremo tra noi prof a scuola lunedì" è la minacciosa chiusa della mail.
"Penso che parleremo tra noi di qualcos'altro!" è la mia risposta. Poi cerco di ammorbidirla un po'. Dopotutto, immagino che le intenzioni della collega fossero buone. Quel che mi sconcerta però è che lei è giovane, molto giovane.
Possibile che non abbia mai giocato ai rustici precedenti del FantaProf?

Ma non è finita: in serata arriva anche la mail della collega di Sostegno che mi informa della Gran Questione, che è stata anche presentata sul gruppo di What'sApp. Mi guardo bene dal chiedere come sia stata commentata la faccenda e osservo che, per quanto mi risulta, la cosa non presenti alcun tratto di illegalità, ma medito con sconforto che anche i migliori tra noi possono avere dei curiosi cedimenti. Lei mi era sempre parsa persona di grande buon senso. Ma si sa che ogni tanto anche Omero si assopisce.

E' possibile però che non sia stato detto molto, nella chat del gruppo, perché stamani in Sala Professori davvero si è parlato di altro, e forse un pietoso velo di silenzio coprirà il grave scandalo.

domenica 27 febbraio 2022

Il volo del calabrone

La Prima Sfigata alla sesta ora di Venerdì
Con la Prima Sfigata faccio ben dieci ore, ma l'orario mi ha molto favorito: prime ore Lunedì, Martedì e Mercoledì, seconda ora Giovedì...
...quinta e sesta Venerdì. 
E' cosa nota che già alla quinta ora, con una prima, si compiccia poco o niente. Figurarsi alla sesta, e figurarsi di Venerdì quando di seste ore ne hanno già fatte cinque nel corso della settimana. E con sette DSA, poi. 
Insomma, si tratta di due ore abbastanza complesse da sbarcare, ecco.
Venerdì scorso, dopo una sessione decisamente movimentata in cui ho cercato di spiegargli i vari mari e canali e stretti e golfi che circondano l'Europa, eccomi ad avviare la parte più spinosa del programma di Grammatica, ovvero i pronomi.
Gli faccio vedere la tabella dei pronomi personali, come sempre divisa in tre colonne: la prima colonna per i pronomi personali forti, la seconda divisa in due parti per i pronomi deboli e quelli enclitici.
"Vedete quella seconda colonna divisa in due? Il vero problema dei pronomi è tutto lì. Sono piccoli, piccolissimi ma terribilmente pungenti, come quelle zanzare piccolissime che vi pungono tra le dita".
Tutti rabbrividiscono al pensiero.
"Sono perfidi, perfidissimi! Arrivano in silenzio e zak...".
"Prof, lei è allergica ai calabroni?" chiede Dotto.
Sospiro.
"Credo di no, non mi hanno mai morso. Però una cosa va riconosciuta, a onor dei calabroni: non arrivano in silenzio per coglierti di sorpresa. Sono perfino più rumorosi di una prima alla sesta ora costretta a fare i pronomi enclitici".
Di nuovo un brivido di terrore percorre la classe, mentre io ho una improvvisa ispirazione.
"Ecco, c'è anche un pezzo che li descrive".
Frugo su quella grande invenzione che è YouTube e scodello il volo del calabrone.
L'effetto va al di là delle mie più rosee speranze: la classe si racqueta e calma, molto interessata. Qualcuno batte le mani a ritmo, qualcuno si muove a tempo.
Così glielo faccio sentire anche in versione fisarmonica.
Pisola, che quel giorno è in DaD, mi chiede di scriverle il nome del pezzo e l'autore.
Ed eccoci qui, dopo cinque minuti di buona musica, calmi e paciosi, che affrontiamo con pazienza i pronomi enclitici. Nel giro di venti minuti abbiamo finito la pagina degli esercizi e anche fatto un giro di frasi.
Poi, certo, ci vorrà ben altro; ma intanto è un inizio.
E dunque una volta in più ecco la riprova che la potenza della musica è tale da ammansire perfino le bestie feroci, come ben sapeva Orfeo.
E un sentito ringraziamento a Rimsky-Korsakov (che pare che con questo brano non descrivesse uno dei nostri calabroni ma son dettagli).

giovedì 24 febbraio 2022

Intorno a te, o albero / felici noi danziamo (anche a scuola, soprattutto a scuola)

Oleg Federov (Ucraina) - Fanny Cats

                  
Nel cortile della scuola media di St. Mary Mead ci sono alcuni alberi. Cipressi, soprattutto, ma anche uno di quegli alberi sempreverdi a forma di vero albero, con robusti rami che si aprono tutto intorno al tronco. E un giorno Vercingetorige mi ha chiesto il permesso di provare a salirci.
Sono quasi sicura che è vietatissimo arrampicarsi sugli alberi per i ragazzi, ma l'argomento non è stato mai sfiorato nelle varie discussioni legate al regolamento, come del resto non è mai stato detto che è vietato salire sul tetto. E quello, in effetti, è proprio il classico albero su cui ci si può arrampicare senza rischio né difficoltà, se appena si ha una vaga idea di come ci si arrampica sugli alberi. Così, dopo breve meditazione, ho detto di sì. In quel momento, come quasi sempre nel corso della vicenda, la classe era sola in virtù degli intervalli scaglionati che tuttora imperversano.
Con mia grande sorpresa Vercingetorige non riesce ad arrampicarsi. Mi guardo bene dal dare consigli perché il mio curriculum di arrampicatrice di alberi si limita ad un paio di olivi molto bassi quando ero ancora bambina e insomma non è un argomento in cui mi senta in grado di dar lezioni a nessuno e azzardo solo un vago "Beh, magari puoi riprovarci più avanti" rallegrandomi per aver scansato il pericolo, fatto bella figura con poca spesa e soprattutto non essere finita davanti alla corte marziale a rispondere della mia sciagurata imprudenza.

Ma già il giorno dopo Vercingetorige torna alla carica "Credo di aver trovato un sistema per arrampicarmi. Posso provarci?".
Impossibile dire di no, a quel punto. E con pochi e rapidi movimenti, partendo da un altro punto, la breve arrampicata viene conclusa stavolta con successo. Gli passo la merenda che mi aveva chiesto di tenergli, e la mangia sull'albero.
Comprensibilmente, è molto soddisfatto di sé anche se cerca di non darlo troppo a vedere.
Nick Gustafson - Cat In A Tree
Tutto bene?
Quasi, dal mio punto di vista. 
I compagni, che gironzolavano lì intorno senza dar l'aria di guardare, accorrono festosi. Lui scende, risale, gli fa vedere come si fa. 
E tutti vogliono riprovarci.
Lo spettro della corte marziale incombe su di me. Dalle finestre occhi curiosi ci guardano con aperto interesse. Pochi minuti e sarò bollata come il disonore della scuola, radiata dall'albo e mandata in prigione.
Tutti salgono con successo.
Come dio vuole, finisce l'intervallo.
Rientrata in classe spiego "Vedete, Vercingetorige oggi ci ha ricordato una lezione molto importante: quando non si riesce subito a fare bene una cosa, a volte è solo perché sbagliamo il punto di partenza. Lui ci ha pensato, ha riprovato e ci è riuscito. Le cose non riescono sempre alla prima, ma non per questo ci si deve scoraggiare e rinunciare". 
La classe ascolta interessata e tributa un piccolo applauso a Vercingetorige.
Con mia grande sorpresa nessuno dei colleghi mi rimprovera o rampogna. In effetti, nessuno mostra di essere al corrente di quanto è successo.
E tutti quegli occhi curiosi alle finestre? Nessuno dei ragazzi ha commentato ad alta voce?
Boh.

Il giorno dopo le ragazze vengono a chiedere di provare anche loro.
Come faccio a dire di no?
Del resto, sono anche più leggere.
Prima sale una, poi un'altra, una non ci riesce, le altre le danno consigli e alla fine ci riesce anche lei...
Di nuovo le finestre si popolano di occhi interessati.
Io però sono un po' meno terrorizzata. Ormai ci sono saliti quasi tutti, su quel benedetto albero, fosse permesso o meno dal regolamento. Posso almeno dimostrare con i fatti che la cosa non è poi così rischiosa. Magari non mi licenziano.

Il giorno dopo all'intervallo piove, e stiamo al chiuso.
Due giorni dopo non piove ma ha piovuto tutto il giorno precedente e tutta la notte.
Stavolta rispondo alla richiesta con un bel no "Il tronco è scivoloso e bagnato, secondo me non è una buona idea".
Passa qualche giorno e il tronco è di nuovo asciutto.
E Vercingetorige torna a chiedere il permesso di arrampicarsi.
"Ma sì, vai pure".
Nuova sorpresa: non ci riesce.
Ci rimango male.
"Ma secondo me l'altra volta non partivi da lì. Dovresti fare come hai fatto la settimana scorsa".
Gli altri danno consigli. Vercingetorige ci riprova con successo. 
La classe intorno approva. Ma...
"Professoressa, non riesco a scendere".
"Ma certo che ci riesci, ci sei sempre riuscito!" ribatto indignata.
Ma no, ha paura.
Tutti danno consigli. I minuti passano.
A un certo punto comincio a prendere seriamente in considerazione il fatto che alla fine ci toccherà chiamare i pompieri. E già mi vedo a spiegare "No, non si tratta di un gatto, è  un ragazzo di prima media".
I commenti dei pompieri cerco di non immaginarli, ma sospetto che dopo la Preside non verrà a farmi i complimenti per le mie innovative tecniche didattiche.
Come dio vuole, Vercingetorige alla fine scende. Ed è piuttosto scosso dall'avventura.

E questa è la fine della Saga dell'Albero. Nessuno ha chiesto più il permesso di salirci e dunque può darsi che alla fine il mio stato di servizio non subirà grossi danni e nessuno si sentirà moralmente obbligato a portarmi le arance in prigione.
Probabilmente questa storia reca in sé un insegnamento, ma davvero non saprei dire quale.

Due giorni dopo sono stata aspramente redarguita da una collega perché gli permettevo di giocare con una piccola palla morbida.
Che è permessa dal regolamento.
"Ma non è abbastanza morbida! E poi quando giocano urlano e disturbano le altre classi che fanno lezione!"
"Guarda che durante l'intervallo urlano sempre. E lo stesso vale per le altre classi".
"Ma facciamo che quando giocano a palla fanno più rumore? Se non giocassero a palla ne farebbero meno"
"No".

giovedì 17 febbraio 2022

17 Febbraio 2021 - Giornata Nazionale del Gatto

Come ogni 17 Febbraio, ritorna la festa italiana del gatto, nobile animale che allieta con la sua dolce e confortevole compagnia tante delle nostre case.
Per questa lieta ricorrenza ho deciso di omaggiare una specifica tipologia di gatto che, con mio dispiacere, non ho mai potuto annoverare nel mio assortimento: il gatto rosso - anche se posso pur sempre contare su Fiammetta, che è una soriana a sprazzi rossi.
Il colore dei gatti in realtà conta poco per il carattere: ogni gatto funziona a modo suo e si tratta di una creatura troppo individualista per farsi influenzare da un casuale accidente come quello del colore del mantello. Tuttavia, in base alla mia personale esperienza e a testimonianze varie da me raccolte, il gatto rosso presenta almeno due caratteristiche specifiche.
La prima, ahimé, è di essere piuttosto raro. Anche i soriani rossi sono tutt'altro che comuni, ma un gatto con il mantello ben aranciato come quello della foto qua sopra è una rarità. Per questo motivo chi cerca un gatto rosso di solito deve cercare a lungo e con attenzione, e raramente basta bussare al gattile vicino a casa - anche perché i pochi fortunati che hanno un gatto rosso di solito se lo tengono ben stretto e si guardano bene dall'abbandonarlo.
La seconda caratteristica si collega a quanto detto sopra: il gatto rosso è raramente abbandonato ma più facilmente abbandona, perché solitamente è un gatto di carattere molto dolce e affettuoso e dispensa affetto a qualsiasi umano gli capiti di incontrare. Non è quindi insolito che l'umano che si trova così omaggiato pensi "Oh, povero micio così strofinoso, evidentemente stai cercando una casa. Sarà mia cura fornirtene una al più presto", e mosso dalle più pure e caritatevoli intenzioni prende il micio e se lo porta a casa, mentre l'infedele fusa con gran convinzione.
Si tratta inoltre di un gatto molto amichevole con gli ospiti di casa, e sembra vada particolarmente d'accordo con i bambini - ma in questo caso parlo solo per sentito dire.

Visto che si tratta di un gatto così propenso all'amore, e che in questi giorni ricorre la festa degli innamorati, aggiungo dunque un quadro forse ispirato alla storia di Romeo e Giulietta, oppure, chissà, a una qualsiasi storia dove la bella sta al balcone e l'innamorato sale verso l'agognato premio.

Gli auguri comunque valgono per tutti i gatti, e siccome questo è un blog inclusivo sono come sempre estesi d'ufficio anche ai diversamente gatti.
Con un doveroso ringraziamento a Pensierini, che mi ha ricordato questa bella ricorrenza di cui mi stavo completamente dimenticando permettendomi di rimediare in tempo utile - perché, come credo di aver ripetuto fino allo sfinimento, in questo periodo tendo a dimenticarmi davvero di tutto (ma non di omaggiare le belle gatte che vivono con me, quello continuo a farlo sempre e comunque).

domenica 13 febbraio 2022

Murasaki e i Sette Dislessici (con qualche riflessione generica sul tema)

 

Alla presentazione la classe fu presentata come un disastro completo con un paio di elementi validi capitati lì per caso in mezzo a tanta desolazione. Non che le altre classi, a ben guardare, si presentassero molto meglio, ma la Prima Sfigata vantava una serie di primati statistici: su venti alunni ben dieci richiedevano documentazione a parte per questioni varie, e in particolare contavamo sette dislessici sette.
Il mio primo pensiero, davanti a tanta devastazione, fu sul come mai i DSA si fossero improvvisamente più che raddoppiati, dato che fino all'anno scorso erano in media uno o due per classe.
In questi casi il primo sospetto che viene è che siano cambiati i medici della ASL che certificano la dislessia. Ma un attento esame delle fonti mi ha permesso di constatare che no, si tratta sempre dei soliti medici dell'ASL che conosciamo da anni e della solita cooperativa riconosciuta dall'ASL che altrettanto da anni è in contatto con noi. Insomma, i nomi in calce alle diagnosi erano gli stessi che vediamo da tempo. E che gli era preso, che si erano messi a distribuire certificazioni di dislessia come fossero briciole per gli uccellini?
Il secondo pensiero fu che le nostre nuove prime sono figlie della pandemia, che ha acuito disagi esistenziali di tutti i tipi - non solo negli alunni, ma anche nei genitori. E, forse dovremmo aggiungere, anche negli insegnanti, ché alla fine sono esseri umani come tutti.

Ad ogni modo arrivai al primo giorno di scuola avvolta in una gran nube di preoccupazione, e se normalmente quella strana entità che è la Classe Nuova mi incute sempre grandissimo e assai reverenziale timore, quel giorno si trattava piuttosto di terror panico.
D'altra parte si sa che lo show deve andare avanti, e nessuno show può andare avanti se almeno non comincia. Così entrai, salutai con bel garbo, feci l'appello, spiegai che per ricordare i nomi sono un vero disastro e dunque dovevano avere pietà per me, spiegai anche che il registro elettronico era sempre una entità ricca di incognite, chiacchierai, li feci chiacchierare, e come sempre mentre loro mi osservavano io osservavo loro.
E nulla, non sembravano poi così spaventosi.
I due giorni seguenti li passai a fare carotaggio: prova di lettura, prima lezione di storia, roba così. Poi passammo in DaD per una settimana - una prova che in un certo senso ci unì, come succede sempre con le traversie e traversine della vita.
E continuavano a non sembrarmi particolarmente spaventosi. Un po' sgrammaticati, questo sì. 
Un po' parecchio sgrammaticati, aggiungo, anche per essere una Prima di St. Mary Mead. D'altra parte gli ultimi due anni delle elementari erano stati abbastanza avventurosi.
Però avevano un certo qual tocco di uccelli da bosco e da riviera che li rendeva simpatici, e si adattavano con una certa facilità alle situazioni più insolite.

Quanto ai Sette Dislessici Sette, andrò ora a presentarli perché si tratta di un campionario invero assai variegato.
Gongolo: è un vero DSA a Denominazione di Origine Controllata: legge male e con difficoltà, tempi brevi di attenzione (d'altra parte è anche un maschio nato a Dicembre, quindi i tempi brevi li avrebbe comunque), scrive in stampatello con lettere enormi, ha problemi a incolonnare i numeri eccetera. In compenso usa benissimo i cosiddetti Strumenti Compensativi, fa delle mappe concettuali che sono una delizia ed espone proprio benino. A sorpresa, ha un ottimo rapporto con la scrittura. Consegna testi fluviali, tre parole per riga, e si vede che si diverte a scriverli. Ancora più a sorpresa, preferisce scrivere a mano che sul computer. 
"Ma guarda che se scrivi al computer c'è il correttore ortografico, tanti errori te li segnala lui" ho provato a dirgli; e così qualche volta mi manda i file dei compiti a casa. A scuola però preferisce scrivere a mano.
Bene, il cliente ha sempre ragione. Mi prendo le lenzuolate con le lettere enormi e amen. Fossero questi, i problemi della vita.
Dotto: legge bene, pure con l'espressione e seguendo la punteggiatura (un tratto piuttosto insolito in quella classe), scrive bene, qualche leggera difficoltà in Inglese. In effetti è certificato per Discalculia ma se la passa piuttosto bene anche a Matematica. Chissà?
Cucciola: due grandi occhi neri di velluto, sembra uscita da un cartone animato della Disney e le mancano solo le orecchie a triangolo e la coda a pennacchio. A leggere ad alta voce non è un granché, gli strumenti compensativi li usa il giusto ma si arrangia discretamente un po' in tutto, con qualche problema in più in Matematica. In miglioramento.
Mammola: bravissima ragazza, senza dubbio, abbastanza organizzata e molto disponibile. Scrive poco e non legge granché. Un tempo si sarebbe detto "un po' debolina ma si impegna". Anche per lei la difficoltà è soprattutto Matematica, oltre al fatto che non sempre capisce cosa deve fare. Non sono sicura di avere ancora capito che pesce è, ma nel dubbio le sconto i compiti più spesso che agli altri.
Pisola: per lei è molto adatta la definizione di fragile - oppure, come ama dire la prof. Spini, è ancora piccolina. Letteralmente: mostra un paio di anni buoni meno delle altre, e si stanca con una facilità estrema. Quando non è stanca (il che succede di rado) funziona bene. Questa tendenza alla stancaggine era stata rilevata già alle elementari. Le misure compensative servono il giusto, e c'è il fortissimo sospetto che il problema non sia nell'ambito DSA - tra l'altro l'ortografia è piuttosto buona. Insomma, c'è un problema ma non sappiamo quale, e nemmeno la famiglia lo sa anche se ha promesso di indagare. Il Consiglio di Classe prende quel che c'è, ma abbiamo tutti il sospetto che potrebbe fare di più, solo che non sappiamo come. La buona volontà è al di sopra di ogni sospetto, semplicemente è più piccola degli altri. Seguitelo voi, un programma di prima media a nove anni, poi mi verrete a dire. E anche l'orario di sei ore è un boccone piuttosto duro da ingoiare.
Stranolo: anche lui un DSA al di sopra di ogni sospetto, checché ne dica la famiglia: sillabe invertite, parole incollate, difficoltà nei calcoli eccetera. Funziona a modo suo, ma funziona. Evito di farlo leggere ad alta voce. Segue molto volentieri le lezioni, espone molto bene e ha una profondità emotiva e di pensiero decisamente fuori dal comune. 
Eola: è la nostra DSA fantasma. Dopo un cauto approccio abbiamo smesso di ridurle i compiti per casa. Legge bene, scrive bene e conta bene. Abbiamo consigliato alla famiglia di far rivedere la diagnosi, ormai piuttosto vecchia. Ha un PDP vuoto con una garbata dichiarazione di intenti del tipo "se ci saranno problemi useremo le misure dispensative". Ma problemi per ora non ce ne sono e se ne sta nella parte media della fascia alta, tranquilla come un topo nel formaggio.

Riassumendo, i Sette Dislessici Sette possono dividersi tra:
due DSA che funzionano come i DSA standard degli esempi che ti fanno nei corsi, quelli che con un po' di misure compensative e dispensative fanno tranquillamente il loro miglio;
due DSA che boh, se lo dicono i medici saranno senz'altro DSA, e chi siamo noi per giudicare eccetera;
una DSA che se lo dicono i medici eccetera, ma probabilmente c'è qualche intralcio di altro tipo:
due DSA che forse devono solo crescere ancora.

Le diagnosi sono tutte partite in tempo ante-Covid, quindi la pandemia non c'entra - nel senso che le difficoltà scolastiche erano state rilevate in precedenza.
Naturalmente me le sono spulciate con cura, anche se il medichese è davvero un gergo infelice e sarebbe carino da parte di questi medici ed enti vari che la pagina di spiegazioni per gli insegnanti, che di solito è scritta quasi in italiano, contenesse qualche indicazione in più del "non fateli leggere ad alta voce e dategli più tempo per i compiti scritti".
Mi hanno colpito molto due punti: uno riguarda l'asse temporale e uno l'ortografia.  In pratica dicevano "rispetto agli alunni della loro età fanno più errori di ortografia della media (divisioni in sillabe, accenti, uso dell'H) e tendono a confondere nell'esposizione passato, presente e futuro".
Ma, naturalmente, i medici hanno esaminato solo chi avevano davanti. Di fatto, in quella classe gli accenti erano una roba del tutto sconosciuta* fino alla terza settimana di Settembre, e al di là di un corretto uso dei tempi verbali atti ad indicare la scalatura temporale c'è una tendenza davvero notevole a passare dal presente al passato al futuro nella stessa frase anche quando si raccontano eventi avvenuti in contemporanea**, per tacere di svariati altri errori. 
E dunque sorge il dubbio di fondo che se davanti a quei medici si fosse presentata l'intera batteria degli alunni delle elementari di St. Mary Mead, i DSA sarebbero stati un po' più di 60.
L'altro dubbio che viene spontaneo davanti a certi casi è che "una certificazione DSA non si nega a nessuno", e del resto mi dicono che si va affermando la scuola di pensiero che "qualche elemento di dislessia ce l'abbiamo tutti" (che, per quel che vale il mio parere, mi trova molto d'accordo***).
A tutto ciò segue un altra domanda: esistono casi in cui una diagnosi DSA viene revocata? Il mio universo scolastico comincia in prima media e finisce in terza, e che in quel breve periodo le diagnosi non vengano cambiate mi sembra abbastanza ragionevole. Però mi tornano in mente (e tutti ne abbiamo avuti) alunni classificati come DSA, con regolare certificazione e PDP pazientemente redatto ogni anno, che di fatto funzionavano benissimo anche senza applicare uno straccetto di misura dispensativa o compensativa che sia uno.

Pòle essere che in qualche caso, col tempo, le misure compensative le adotti spontaneamente il cervello, e che crescendo alcune di queste dislessie si annullino, come succede a volte con altri malanni e disguidi fisici?
Chissà.

* si tratta di una misteriosa caratteristica delle elementari di St. Mary Mead: l'accento non esiste. In tutte le altre elementari del regno qualcuno sbaglia ad accentare certi monosillabi, mentre da noi andero, lunedi e  perche sono la regola quasi universale (dio solo sà perche)
** e questo no, non è molto consueto nelle elementari di St. Mary Mead. Diciamo che succede a scadenze quinquennali.
*** sorvolando sulla mia patetica incapacità nel distinguere la destra dalla sinistra, ho sempre avuto parecchie difficoltà con le espressioni. La versione ufficiale era che "ero distratta". Ripensandoci però mi rendo conto che quando c'era da svolgere un problema o da lavorare con le lettere non mi distraevo mai.

sabato 5 febbraio 2022

Inequivocabili sintomi di stanchezza

Alla scuola media di St. Mary Mead siamo stanchi. Anzi, nemmeno stanchi. 
Sfiniti, accasciati, sopraffatti, inebetiti, appiattiti, spalmati.
Eppure non andiamo a spaccare pietre, non spostiamo travi, non scarichiamo navi, non trasportiamo casse piene di metallo.
Ma siamo stanchi, tutti stanchi, come nella vecchia pubblicità della Permaflex che non riesco a ritrovare in rete, dove una sorta di relitto umano con enormi occhiaie e un berretto da notte in testa vagava cantando con voce assonnata "sono stanco / tutto stanco" sull'aria di una celebre (all'epoca) canzone di Bruno Martino. A lui bastava un materasso Permaflex per riprendersi, noi abbiamo tutti (immagino) materassi piuttosto confortevoli e di ottima fattura ma lo stesso siamo stanchi in modo irreale. Immagino si tratti di stanchezza psicologica dovuta soprattutto al fatto che, tra positivi vecchi e  nuovi, sostituzioni vecchie e nuove, avvisi vecchi e nuovi eccetera non ci rimane tempo né disponibilità mentale per preparare delle lezioni decenti (i ragazzi comunque non sembrano avvertire la differenza, e reagiscono esattamente nello stesso modo di sempre, e anche questo forse è un aspetto interessante. Oppure siamo noi che siamo troppo stanchi per notare qualche differenza).
Certo, la fine del quadrimestre è sempre un momento critico e porta un carico di lavoro supplementare, e in più abbiamo avuto una serie di imprevisti di vario tipo, non solo e non tutti direttamente collegabili alla pandemia. Massantocielo, siamo davvero ridotti male.

Arriva il pomeriggio degli scrutini della mia sezione. Ci mettiamo tutti alle nostre postazioni; per una serie di motivi io sono a scuola, con l'unica distrazione di una  mug d'acqua fresca da bere a piccoli sorsi - insomma, nessuna motivo di distrazione, nemmeno le gatte sullo sfondo che si lamentano per questo, per quello o perché perdo tempo al computer.
Gli scrutini della Prima Sfigata si svolgono tranquillamente, anche se da qualche parte del mio inconscio mi punge la vaga impressione che Qualcosa è stato trascurato - ma è una sensazione troppo vaga per affiorare davvero in superficie. Riaffiora per una frazione di secondo ogni tanto, ma mai per un tempo abbastanza lungo perché riesca a realizzarla davvero. Del resto, si sa, sono stanca e i miei riflessi sono allentati.
Arriviamo alla Terza Chiassosa, dove c'è il problema di Sailormoon, di nuovo sparita dai nostri radar con la solita carrellata di scuse e di tamponi sempre negativi - e mentre sorseggio la mia mug di acqua fresca qualcuno osserva "Ma come mai Sailormoon ha delle assenze così basse, se non la vediamo quasi mai?".
E' vero, scopriamo con grande stupore. E tutti a dare la colpa al Perfido Argo che fa sempre casino, e dove andremo a finire di questo passo signora mia. Poi qualcuno osserva che nelle viscere di Argo la scheda dell'alunna registra invece un numero di assenze tanto alto quanto credibile, e allora sì, è proprio un problema di Argo che non riesce nemmeno ad essere d'accordo con sé stesso, e davvero dove andremo a finire di questo passo, signora mia?
Mentre continuo a sorseggiare perplessa la mia tazzetta d'acqua fresca, di nuovo il mio inconscio mi punge con un vago sospetto di qualcosa... ma sono troppo stanca per registrarlo a livello consapevole finché qualcuno osserva "Un momento, ma qui siamo sulla scheda di Sailor Mercury, che ha delle assenze molto basse perché in effetti ha sempre frequentato regolarmente".
Guardiamo aggghiacciate. 
Ebbene sì, stavamo stravolgendo completamente il quadro assenze di una alunna che non ha problemi di sorta, appioppandole una valanga di assenze non sue. E così scopro che ciò che pungeva vagamente la mia coscienza era l'aver visto che in cima alla scheda che stavamo massacrando a colpi di assenze era apparso più e più volte il nome di Sailor Mercury.
Lo sventurato compilatore corregge di nuovo sotto dettatura del coordinatore, prendiamo atto che il povero Argo una volta tanto sta facendo regolarmente il suo dovere e ci infiliamo tutti la nostra regolamentare busta di carta pagliata sulla testa per poi strisciare verso l'alunno successivo sentendoci, tutti, una gran manica di idioti (senza offesa per gli idioti, è solo un modo di dire).
Alla fine torno a casa (molto stanca, e chi l'avrebbe mai detto?), saluto le gatte, faccio un salto in rete ascoltando le ultime notizie, poi guardo distrattamente la posta della scuola...
E scopro una lettera della Responsabile Informatica: ci siamo dimenticati, niente meno, che di sigillare i giudizi. Costei chiede che li sigillino i coordinatori. E' una operazione veloce, basta pigiare un tasto, ma siccome è la prima volta che lo pigio, quel tasto, prima chiamo la Responsabile per una conferma, vai a sapere cosa succede se sigillo e tra due ore arriva l'avviso che no, non avremmo dovuto sigillare (capita spesso, da noi, che ci venga chiesto di fare una determinata operazione e due ore dopo salta fuori che non dovevamo farla perché nel frattempo Qualcuno dall'alto ha cambiato idea).
Invece no, è tutto regolare e devo sigillare. Così sigillo e decido che è tempo di andare a riposare insieme a un buon libro.
E tra una pagina e l'altra del libro rifletto.
Sono sei anni che facciamo gli scrutini col registro elettronico, che è sempre stato Argo - e, purché ci sia il collegamento in rete, si tratta di una procedura tutto sommato piuttosto rapida e sensata. E in questi sei anni abbiamo sempre sigillato quel che si doveva sigillare prima di chiudere lo scrutinio. In questi sei anni abbiamo cambiato diversi insegnanti, ma i due che gestivano gli scrutini di tutto il plesso sono sempre stati gli stessi, e non hanno mai perso un colpo.
La Preside era presente, e anche lei ha fatto ormai diversi scrutini con Argo - anche scrutini da remoto, ahimé.
Cioè, non avevamo l'ombra di una scusa o di un attenuante, se non quella di essere forse stanchi, ma di sicuro di fuori più di un tetto a pannelli solari.
E insomma cosa ne sarà di quei poveri ragazzi che ci sono stati dati in custodia, o dovrei piuttosto dire in balìa, davvero non so.

martedì 1 febbraio 2022

Il morbo infuria, il pan non manca

La scuola media di St. Mary Mead affronta impavida l'assedio del perfido virus
Oggi ho deciso di affrontare per il mio blog un argomento fresco e nuovo, mai ancora trattato da alcuno riguardo alla scuola, ovvero la pandemia.
Nessuno è ancora riuscito a spiegarci se la variante Omicion sia più pericolosa delle precedenti o meno. Tuttavia, considerando che al momento abbiamo quattro volte i positivi raccattati durante le punte più aspre di questi due anni pur essendoci quasi tutti vaccinati insin nelle budella, sorge il sospetto che sia comunque un po' più contagiosa delle altre; e per quanto la piccola scuoletta di paese di St. Mary Mead abbia affrontato impavida tutte le tempeste, questa si sta rivelando molto più tempestosa delle altre - insomma, anche noi siamo sotto assedio.
In mezzo a cotanto tumulto, la Prima Sfigata, di cui ho l'onore e il piacere di essere coordinatrice, ha scelto una sua personalissima tecnica di resilienza che a modo suo si sta dimostrando efficace per consentirci un minimo di continuità didattica: i suoi positivi, per quanto sempre nuovi e numerosi, per i più vari motivi non contano mai.
Ha cominciato Teodora, che si è fatta positiva proprio sul finire delle vacanze di Natale. Ovviamente non contava, perché non era possibile che si fosse contagiata a scuola. E così alla prima ora del primo giorno di scuola dell'anno sono entrata in classe, ho fatto l'appello e mi sono collegata con lei. Non mi è sembrato un grande inizio, ma a conti fatti poteva andare assai peggio perché nella classe accanto alla mia qualcuno è arrivato, ha fatto due ore di scuola e poi è andato a casa perché stava male, non prima però di aver contagiato un paio di compagni - e così si sono fatti tutti la quarantena.
Poi c'è stata Cucciola, entrata in quarantena perché la sorellina era positiva. E tanto era positiva, la sorellina, che deve averla contagiata perché una settimana dopo è risultata positiva anche lei. Ma non contava, perché si era contagiata a casa.
Poco dopo è arrivato il momento di Dioniso, entrato pure lui in quarantena perché il fratellino eccetera. Svariati giorni dopo la famiglia manda a dire che il ragazzo non si era collegato quel giorno perché la notte aveva avuto trentanove di febbre. Ovviamente due giorni dopo è risultato positivo, ma pure lui non contava perché era a casa da qualche giorno.
Nel frattempo abbiamo avuto altre assenze, variamente motivate: Ulisse è stato ricoverato in ospedale, non per Covid bensì per appendicite, Bradamante si è presa una colossale influenza ma è stato provato al di là di ogni ragionevole dubbio che non si trattava di Covid e dunque è tornata a scuola... per due giorni, perché poi la madre è risultata positiva e adesso ci saluta ogni mattina dallo schermo di un computer. Naturalmente nemmeno lei conta, perché non è positiva bensì in quarantena cautelativa (e si annoia parecchio, dice).
Infine Gongolo. Lui si è sentito male Domenica, ha fatto il tampone a casa ed è risultato positivo. Venerdì invece stava benissimo, però non è venuto a scuola per fatti suoi - proprio lui che, in una classe che non siamo ancora riusciti ad avere al completo nemmeno per un giorno, ha collezionato due magre assenze in cinque mesi. E così nemmeno lui conta, perché nelle 48 ore precedenti ai sintomi non abbiamo avuto contatti con lui. 
Al momento ci colleghiamo con quattro alunni tutte le mattine, ma nessuno di loro conta. 
Stamani ho chiuso la lezione proclamando "Verrà il giorno in cui finiremo in DaD, ma non è stato oggi. Oggi noi abbiamo fatto scuola in presenza!" sentendomi molto Aragorn prima dell'assalto al Cancello Nero.

Tutto intorno a noi, occhi minacciosi e tamponi positivi ci guardano malevoli.
L'assedio infuria, ma quando cadremo potremo dire di essere caduti con onore (perché cadremo anche noi come tutti, non ho il minimo dubbio).