Siccome sotto Natale anch'io, come tutti, non ho assolutamente nulla da fare e anzi dispongo di tempo libero in quantità davvero sovrabbondante, ho deciso di associarmi a una catena di Blogmas, ovvero di blog temporaneamente dedicati al Natale.
A dire il vero fino a due giorni fa ignoravo totalmente l'esistenza di questa nobile istituzione, e ne sono venuta a conoscenza solo grazie a Dolcezze, che a sua volta si era associata e lo comunicava in un grazioso post dedicato a un calendario dell'Avvento alternativo da lei confezionato in uno dei suoi molti momenti liberi (perché anche lei non ci ha nulla da fare, particolarmente da un anno a questa parte).
Visto che questo blog è un diario, trasformarlo in Blogmas è piuttosto semplice: mi basta appunto scrivere un po' di post dedicati a Natale.
Argomenti non dovrebbero mancarmene: Natale a scuola, i miei ricordi di Natale, le letture di Natale, il vaccino di Natale, le compere di Natale (sperando che smetta di piovere perché andare per mercatini di Natale sotto la pioggia che viene giù a torrenti davvero non è cosa), e via nataleggiando.
Oggi è Venerdì e se il Venerdì del Libro esistesse ancora farei probabilmente un post sulle mie letture; quindi comincerò parlando di una delle storie di Natale che preferisco: Zio Paperone e il ventino fatale.
Cominciamo con le note filologiche: la storia è stata scritta e disegnata nel 1951 dal grandissimo Carl Barks e il titolo originale è A Christmas for Shacktown. In italiano conta una gran collezione di titoli, tra cui Paperino e il ventino fatale e Paperino e il trenino della felicità ed è stata ristampata qualche decina di volte nelle più varie edizioni e collane. In rete appare e scompare ma in questo momento è disponibile ed è pure in versione colorizzata.
Per chi invece vuole approfondire la questione con notizie sui vari seguiti della vicenda, commenti critici e altro, la rete offre anche questo.
Io invece la lessi in bianco e nero in un adorabile Oscar Mondadori intitolato Vita e dollari di Paperon de' Paperoni che contava prefazioni di Dino Buzzati e Mauro Gentilini e che presentava il papero miliardario sin dalla sua prima apparizione nel Canto di Natale della Disney (altro classico natalizio); e, ora che ci penso, quell'Oscar mi è stato regalato proprio a Natale quando ero bambina. Mi piacque moltissimo sin dalla prima lettura ed è una di quelle storie fatte così bene che il messaggio arriva assolutamente completo qualsiasi età abbia il lettore.
Paperopoli, scopriamo, ha anche una baraccopoli (schack significa appunto "baracca", ma in italiano venne tradotto con la geniale denominazione di "Sobborgo Agonia") abitata da personaggi che sembrano usciti di peso dalle più tristi pagine di Dickens o, visto che siamo in America, di Alcott: bambini poveri e stracciati, genitori poverissimi e malandati, sorrisi anemici e carichi di sofferenza, tanto freddo e parecchia fame arretrata. E' un mondo parallelo alla prospera e benestante città che siamo abituati a conoscere e quando Qui, Quo e Qua lo attraversano per caso tornando da scuola, un giorno in cui manca poco a Natale, si sentono come tre grassi porcellini.
Nei tre giovani paperi scatta la solidarietà verso i loro coetanei che per Natale non si aspettano niente perché consapevoli che niente c'è da aspettarsi. Per Paperina, che per tutto il racconto gira con colbacco e manicotto di pelliccia, è invece "un'occupazione per le dame del suo club" che hanno così una buona occasione di dedicarsi alla raccolta dei fondi mediante collette, vendite di beneficenza e tutto quell'armamentario da dame di carità che all'epoca era ancora molto diffuso (anche se in Italia lo conoscevamo soprattutto dai romanzi perché da noi la beneficenza è sempre stata gestita in modo piuttosto organizzato dalla Chiesa e dallo stato). Per Paperino infine è una scocciatura in più, visto che lui si ritiene a sua volta povero - e a livello di disponibilità liquida ha pure ragione. Per Paperone, infine, si tratta di roba che non lo riguarda, anche se alla fine i suoi insopportabili parenti gli riescono a strappare venticinque dollari, che scucirà però solo se tutti gli altri paperi gli dimostreranno di averne raccolti altri venticinque.
La raccolta di quei venticinque dollari necessari, insieme a quelli di Paperone, per comprare un trenino ai bambini del sobborgo Agonia (il pranzo di Natale è stato infatti finanziato delle dame del club di Paperina, ma tutti sono consapevoli che per rendere felici i bambini poveri il pranzo non basta e ci vuole anche un regalo) occupa una buona parte della storia ed è ricca di colpi di scena; tutti si danno da fare a modo loro: Qui, Quo e Qua raccolgono la loro parte spalando la neve dei vicini (un altro tratto che mi affascinò per il suo sapore esotico, visto che a Firenze bambini di buona famiglia che spalavano la neve per denaro non ce n'erano, e non solo perché la neve scarseggiava), Paperina vende un merletto, Paperino invece raccoglie i suoi in modo molto travagliato e ci riesce solo grazie a una comparsata di Gaston de' Paperoni, che appare come guest star - ma alla fine tutto si sistema, i soldi finalmente ci sono e la vicenda sembra ormai incamminata verso un finale molto edificante quando... improvvisamente l'intero contenuto del deposito di Paperon de' Paperoni sprofonda in una voragine senza fine da cui è assolutamente impossibile tirarlo fuori - come attestato da una lunga pergamena redatta dagli esperti e intitolata Resoconto sull'immane sciagura di Paperon de' Paperoni, che ripensandoci è stata la prima pergamena della mia vita.
Ci riusciranno però le Giovani Marmotte, in una delle loro prime e memorabili comparse, grazie ad un trenino; chiaramente il trenino recupererà il denaro con i suoi tempi (172 anni, 11 mesi, 3 settimane e 4 giorni) ma nel frattempo col primo carico ha portato centomila dollari per i giovanissimi paperi, che potranno così pagare un Natale davvero sontuoso ai loro coetanei del Sobborgo Agonia.
Lettura e visione consigliatissima per l'avvincente trama ricca di colpi di scena ma anche per l'ambientazione insolita; è una storia estremamente natalizia dalla prima tavola all'ultima ed è dedicata alla preparazione del Natale più che al Natale in sé. E non è forse l'attesa del Natale parte integrante del Natale?
9 commenti:
Che meraviglia questa recensione! Conosco benissimo la storia, io l'ho letta su un grosso album di mio papà che raccoglie delle storie memorabili, che si chiama "Io Paperone" (c'è anche "Io Paperino", "Noi qui quo qua" e "Io Topolino"). Bisogna che la legga ai miei figli, grazie per avermela fatta ricordare!
Ma che bella condivisione! Grazie per aver aderito al Blogmas di Simona, perché, in questi tempi duri, parlare di Natale in tutti i cieli e in tutti i mari fa decisamente bene.
Se vuoi, metti il codice di Simona, così ti inserirà nel report settimanale
@Dolcezze:
Ti prego, SPIEGAMI: io il codice ero convinta di averlo già messo, c'è in fondo al post e pure nella colonnina a lato.
Ho sbagliato codice? L'ho messo nel modo sbagliato? AIUTO!
@ Paola:
Grazie! Mi sembra di ricordare che ci fosse anche "Io Pippo", mentre non avevo mai sentito parlare di "Noi Qui Quo Qua". Questa storia è americana (lo è davvero moltissimo) ma tra 1950 e 1975 la Disney, anche in Italia, ha fatto delle storie davvero belle sui temi più vari.
Tutto giusto! Stamattina non l’avevo visto😭
L’iniziativa mi pare molto interessante, ma ho notato che la promotrice di blogMas parla al femminile o meglio si rivolge a blogger femminile; un secondo problema è che io non ho Instagram, quindi non so se si possa ugualmente aderire all’iniziativa.
"Uno stupido e inutile trenino". Ah, che ricordi.
@ la povna:
Indimenticabile!
@ Mel:
La promotrice parla al femminile perché ha una cerchia femminile, ma sono sicura che accetta anche quote celesti.
Quanto a Instagram, nemmeno io ho l'account e ho scritto per chiedere, ma mi ha assicurato che non importa e infatti partecipo lo stesso. Qui di, se vuoi aderire, anche solo con un paio di post, non credo proprio che ci siano difficoltà :)
Indimenticabile e ce lo devo avere pure io Vita e dollari di Paperon de Paperoni. Mi pare che in quel volume ci sia anche quella dove Paperino e ZP lottano come pazzi con delle scavatrici, perché nella loro tontaggine non avevano capito che i nipotini volevano una scavatrice giocattolo e non scavatrici vere (certo che anche pensare di regalare una scavatrice vera a dei bambini o a chiunque... ma quanto storditi si deve essere?).
Quella del ventino in effetti è una storia "strana", c'è questo senso di angoscia per i bambini del quartiere agonia e, pur con le dovute proporzioni, si percepisce anche l'angoscia di Paperone, alle prese con quella voragine spaventosa.In altre storie, pur con le rogne che gli capitano, è di solito combattivo, in questo episodio è proprio attapirato in massimo grado. Me lo ricordo che fa colazione nella cucina di Paperino, cucina diversa dal solito anche quella.
Una storia famosa che però mi pare ristampata poco.
@ Kuku:
Oh sì, è quello e comincia proprio con la pazza storia delle scavatrici. La storia poi si conclude con Babbo Natale che arriva in versione guest star e rimette le cose a posto, dimostrando tra l'altro che esiste davvero e non è solo una storia per bambini come i due paperi avevano dato per scontato.
La storia è stata ristampata parecchio, ci dicono, ma hanno cambiato il titolo almeno tre volte quindi chi l'ha letta a partire dagli anni 80 la conosce con altro nome e vede il tutto ambientato a Shacktown (sobborgo Agonia secondo me rendeva molto meglio l'idea).
Paperone, nella scena della colazione, mangia a quatto palmenti pur nella sua depressione: "Nipote, questa è la terza o la quarta scodella di latte? Non lo vedo, perché ho gli occhi pieni di lacrime" l'ho sempre trovata bellissima.
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