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mercoledì 15 dicembre 2021

Diario di Natale - 13 - Il Natale si addice a re Artù

Yule Stag, di Briar.
Nelle Nebbie di Avalon si ricama molto sul tema del re-cervo, sacro e pure sacrificato.

La lettura più tipica per me durante le vacanze di Natale sin dai tempi del liceo è quella delle storie della Tavola Rotonda. 
Quando ero bambina sulla Tavola Rotonda non si riusciva a trovare niente se non qualche patetico riassuntino - per dirne una credo di aver scoperto l'esistenza di quel personaggio tutt'altro che secondario che si chiama Galvano soltanto al liceo. C'erano i riassuntini per bambini, accuratamente espurgati (te ne accorgevi subito. Perché anche i bambini sapevano come cosa nota che Lancillotto e Ginevra ci avevano una relazione preferenziale di un qualche tipo, di cui il marito di lei Artù era ampiamente a conoscenza) e c'erano quelli per adulti, altrettanto corti ma dove si parlava di Lancillotto e Ginevra più un misterioso Galeotto che non era un carcerato ma che veniva citato nelle note del passo di Dante su Paolo e Francesca.
Qualche film americano, anche. Soprattutto uno, uscito nel 1963 


che non è mai stato tra i miei preferiti ma insomma non credo si possa definire brutto.
(In realtà La spada nella roccia versione Disney è tratto, abbastanza fedelmente, dal romanzo di Whyte Re in eterno che era stato sì stampato negli anni 60, ma, sospetto, solo in edizione sforbiciata e che Mondadori si decise a ripubblicare solo nel 1989, quando ormai mi ero laureata).
Al liceo però il professor Blasio ci accennò ai romanzi della Tavola Rotonda di Chretien di Troyes, che circolavano dagli anni 50 nella collana dei classici Sansoni e che - wow! - erano presenti nella biblioteca del liceo. Due giorni (e no, non era Natale, anche se era comunque inverno) dopo il suo casuale accenno li tenevo in mano e finalmente cominciai a capire qualcosa di quello strano mondo che conoscevo soltanto a piccolissimi spizzichi.
Fu amore a prima vista. Per mia gran fortuna proprio in quegli anni, forse sulla scia del successo che Tolkien cominciava ad avere, forse perché alla fine perfino tra gli editori italiani c'era un po' di vita, cominciarono ad apparire storie sulla Tavola rotonda: rifacimenti moderni, ma anche testi medievali tradotti e talvolta perfino con un pochino di introduzione critica. Pian pianino cominciai a capire di che si trattava, e spesso le letture sono avvenute nelle vacanze di Natale, probabilmente perché era proprio sotto Natale che tutti gli anni veniva pubblicato qualcosa - oppure perché l'ispirazione all'acquisto arrivava sempre per me sotto Natale, vai a capire. Comunque molto spesso a Natale mi ritrovo qualcosa di arturiano in mano, talvolta messo appunto da parte appunto per leggerlo intorno a Natale perché ormai l'imprinting è quello, e forse quell'imprinting mi è stato dato dalla lettura della Grotta di cristallo la notte del 23 Dicembre, a vacanze di Natale appena avviate, cui seguì subito un rifacimento del Malory ad opera di, nientemeno, che Steinbeck - che è assolutamente l'unica cosa che ho letto e probabilmente mai leggerò di costui, che di solito si occupa di temi che mi attirano quanto un leone può essere attratto da un piatto di broccolini lessi fumanti.
Anni dopo, sempre a Natale, arrivò Le Nebbie di Avalon - un libro che ha avuto un'eco straordinaria ma che non mi ha mai convinto molto; però mi venne regalato da una persona molto cara con un bellissimo biglietto di auguri in scrittura gotica. La chiave di lettura, se non ho capito male, era contrapporre la versione tradizionale della storia, narrata dal punto di vista maschile, ad una versione al femminile e pagana dove le vicende venivano gestite da lontano da un gruppo di donne altamente magiche; in pratica una narrazione in chiave femminista della Tavola Rotonda, o così venne interpretata dalla critica. 
Devo ammettere che il senso dell'operazione mi è sempre sfuggito, un po' perché le storie della Tavola Rotonda ai miei pur sensibili occhi non sono mai apparse come maschiliste, ma soprattutto perché la confraternita segreta delle donne magiche perde sistematicamente una battaglia dopo l'altra. Visto che si tratta di una leggenda, e per giunta di una leggenda che è stata raccontata in molti modi diversi, non si poteva far vincere la parte "buona", delle donne pagane, contro quella cattiva e maschilista della Chiesa?
Del resto, anche sulla contrapposizione tra cristianesimo e culti pagani nelle storie di Re Artù mi sembra che ci sia ancora parecchio da indagare, e per giunta senza troppe speranze di venirne a capo. Tanto per cominciare non abbiamo le idee molto chiare su quando è nata la leggenda di re Artù, e forse nemmeno sulla cristianizzazione dell'Inghilterra, che quando venne invasa dai pagani angli e sassoni era cristiana. Il lavoro fu poi rifatto ai tempi di Gregorio Magno perché la zona inglese si era abbastanza dimenticata di essere stata cristiana, ma insomma tutto l'insieme non è proprio tra i più chiari - anche perché per quei secoli si va avanti parecchio a tastoni avendo poche fonti scritte, e per giunta anche quelle poche sono spesso piuttosto misteriose. 
A dire il vero tutto l'impianto della leggenda sembra molto, molto intrecciato tra elementi cristiani, elementi pagani e soprattutto tantissimi elementi altamente efficaci sul piano narrativo, e le teorie che raccontano dell'arrivo di una Chiesa oscurantista che stravolge tutto dando una verniciata cristiana a leggende pagane non mi convince molto - o quanto meno, va pur ammesso che si tratta di una verniciatura dove l'intonacatura era stata preparata con molta, molta cura e che risulta piuttosto impermeabile alle macchie di umidità.

Cos'ha in comune Artù con il Natale?
Parecchie cose. Corre voce che appunto a Natale sia nato; inoltre proprio il giorno di Natale apparve, davanti a una qualche importante chiesa di Londra, una roccia con dentro una spada dove era scritto "Chi mi estrarrà sarà legittimo re d'Inghilterra".
Com'è noto in tanti provarono, nessuno ci riuscì ma qualche anno dopo un ragazzino al seguito come scudiero del fratello, il cavaliere Kay che era venuto a Londra per farsi onore in un torneo, giusto la mattina di Natale si accorse che aveva dimenticato la spada di suo fratello nella locanda, tornò indietro per riprenderla ma la locanda era chiusa perché tutti erano andati a guardare il torneo e allora, girando molto sconsolato per Londra, capitò proprio nella piazza dov'era la spada nella roccia e pensò che in fondo anche quella era una spada e la prese, autoproclamandosi così re d'Inghilterra senza saperlo e senza averne la benché minima intenzione.


Com'è noto, ci furono inizialmente un po' di difficoltà e i vari baroni increduli davanti a quel ragazzino - che poi risultò comunque essere il discendente diretto dell'ultimo re - insistettero per rimettere la spada nella roccia ed estrarla di nuovo, per poi scoprire che l'unico che riusciva ad estrarla era, ahimé, proprio il ragazzino. Dopo parecchi tentativi i baroni si rassegnarono e incoronarono Artù re d'Inghilterra.
Il meno che si possa dire di questa storia è che suona piuttosto strana, a partire dallo scudiero che si dimentica di prendere la spada del cavaliere che assiste.
Ma ancora più strano è un torneo a Natale: se già ascoltare un Messiah di due ore e mezzo in una chiesa, che almeno ci ha un tetto, è una vera prova di carattere, non so immaginare cosa sia starsene tutto il giorno su una gradinata a guardarsi un torneo all'aperto a fine Dicembre. Nel migliore dei casi, il giorno dopo corte e popolo l'avrebbero passata a letto a curarsi il principio di congelamento con tisane e ponci. 
In effetti i tornei li facevano in primavera o all'inizio dell'estate, a quanto ci risulta.
La spada nella roccia estratta a Natale c'entra forse qualcosa col fatto che Carlo Magno venne incoronato imperatore la mattina di Natale?
Vai a sapere, ma è una vita intera che mi domando quanto si sono influenzate e incrociate le leggende dedicate a questi due re (unici sovrani di tutto il medioevo ad avere cicli cavallereschi a loro dedicati) dei quali solo uno è sicuramente esistito ma ha fatto comunque cose diversissime da quelle che vengono narrate su di lui nella leggenda.

Ad ogni modo, dopo sì natalizio avvio, ci si aspetterebbe che alla corte di Artù tutti gli anni il Natale venisse festeggiato in modo sontuoso e desse inizio alle più strabilianti avventure; ma al contrario non ricordo una sola storia della Tavola Rotonda legata al Natale. Non si pretende di vedere Lancillotto che appende le mele e le candeline mentre Galvano gli regge la scala, ma almeno qualche vago accenno ci potrebbe stare.
Invece no, le avventure cominciano sempre a Pasqua, il primo giorno di Primavera o addirittura a Pentecoste.

Comunque io leggo queste storie soprattutto nel periodo di Natale, e sempre con grande soddisfazione, anche e soprattutto perché sono un vero concentrato di tutto quel che mi piace in una lettura: le leggende, prima di tutto, e particolarmente a sfondo magico; poi anche le storie legate al destino e alla predestinazione. Inoltre prediligo in altissimo grado le storie d'amore, e in modo particolare quelle che vanno a finire bene e mi piace molto anche lo scenario medievale delle storie d'avventura, con tutte le descrizioni di armi magiche, armature magiche, castelli magici, fontane e boschi magici eccetera eccetera.
Naturalmente tutto questo mi piace in ogni stagione dell'anno. Resta il fatto che le storie arturiane mi scivolano tra le mani soprattutto nel periodo natalizio, magari con libri che stavano ad aspettare buoni buoni nel loro cantuccio da mesi se non da anni.

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2 commenti:

Kukuviza ha detto...

Sto leggendo con una certa fatica, o forse poco entusiasmo Le nebbie di Avalon. Ma sono ancora indietro perchè leggo a sprazzi, sono arrivata a dove Morgana e Artù hanno il rapporto rituale.
Invece mi incuriosisce La grotta di cristallo. Mi accende un ricordo che però non credo centri nulla, ma ricordo una specie di telefilm dove c'era una grotta di cristallo e vi succedeva qualcosa di magico.
Credo che proverò a leggerlo.

Murasaki ha detto...

@ Kuku:
Una serie di telefilm l'hanno fatta, ma non mi risulta l'abbiano mai tradotta in italiano. Per il resto sì, c'è una grotta di cristallo (nel senso di una grotta piena di cristalli, una specie di geoide in grande scala) ed è abbastanza magica, ma non in modo troppo appariscente, mi sembra che Merlino là dentro abbia soprattutto visioni - ad ogni modo l'ho trovato un romanzo molto bello.