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venerdì 10 dicembre 2021

Diario di Natale - 8 - L'avventura del carbonchio azzurro - Sir Arthur Conan Doyle

Cominciamo presentando le indiscusse protagoniste della vicenda, ovvero le oche di Natale.
L'immagine è di Lynn Bywaters.

Un altro nome per me indissolubilmente associato a Natale è Sherlock Holmes, una lettura che ho praticato volentieri molte volte e in tutti i periodi dell'anno ma che ho assaggiato per la prima volta appunto a Natale, quando sotto l'albero i miei lasciarono l'omnibus Mondadori con quattro delle cinque raccolte di racconti.
Il carbonchio azzurro però era con la prima raccolta, quella che accompagnava i quattro romanzi e che comprai qualche mese più tardi. Comunque è una storia assolutamente natalizia, assolutamente vittoriana (e il Natale come lo conosciamo deve parecchio all'Inghilterra vittoriana) e pure a lieto fine, cosa non comunissima nelle storie di Sherlock Holmes che spesso e volentieri cominciano con un cadavere e proseguono di conseguenza.
Qualche volta l'ho fatta leggere in classe appunto la settimana prima di Natale, e ha riscosso un certo successo. Si tratta di un racconto piuttosto vario che presenta una indagine complessa, vari colpi di scena e un certo sottofondo da favola (la gemma rinvenuta casualmente in un animale che sta per essere cucinato è un classico soprattutto nelle fiabe orientali).
Per chi volesse leggerlo, c'è anche la versione in rete

Il racconto presenta diversi spunti di riflessione, a partire dal titolo: perché carbuncle in inglese è una parola piuttosto infida, che sta a indicare il"carbonchio" comunemente conosciuto anche come "antrace", ovvero una malattia infettiva non delle più leggere, ma anche pustole e foruncoli e infine le gemme di color rosso scuro, come i granati e i rubini spinelli. 
Il carbonchio della storia comunque è azzurro, il che non sembra avere molto senso, e infatti anche gli esegeti holmesiani più integralisti ammettono che si tratta di una contraddizione in termini (ovvero una sciocchezza) di Conan Doyle. Qualche traduzione si arrangia con scelte del tipo "diamante azzurro" e "rubino azzurro". Ad ogni modo si tratta di una pietra di eccezionale valore, rubata a una contessa ospite dell'Hotel Cosmopolitan di Londra, ma che viene poi rinvenuta, come nelle favole, nel gozzo di un'oca - una bella e grassa oca di Natale.
In Inghilterra, almeno in quel periodo, a Natale si mangia l'oca e appositi gruppi di oche venivano allevate e debitamente ingrassate per avere delle carni morbide e saporite alla fine di Dicembre; anzi era consuetudine per il bravo capofamiglia  andare in campagna a scegliersi la sua oca qualche settimana prima, da uno dei molti piccoli allevatori che intorno Londra allevavano il loro gruppo. Altri, meno perfezionisti, si limitavano a mandare la serva (o la massaia) di casa al mercato a comprare l'oca qualche giorno prima per poi arrostirla per la festa oppure si iscrivevano a un "club dell'oca", dove con una piccola quota settimanale era possibile ritrovarsi una bestiola adeguatamente nutrita per le feste.
Non credo che in Italia esista la tradizione dell'oca di Natale; di sicuro il pennuto per noi più associato ai pranzi di Natale è il cappone con relativo brodo, ma abbondano anche i polli arrosto, di solito in compagnia di arista, rosticciana e roast-beef, magari anche con qualche piccione, mentre in America fanno il tacchino farcito con castagne o frutta (che, ahimé, non l'ho mai mangiato per quanto ne abbia incrociati parecchi nei romanzi, film e telefilm).
Quanto a me, l'oca non l'ho mai mangiata, né a Natale né in altre occasioni, e  sarei anzi molto curiosa di sentire che sapore ha.

In questo racconto Holmes si esibisce in due pezzi di bravura. Il primo è quando, esaminando un cappello rinvenuto sul luogo di un agguato notturno ricostruisce la vita e il carattere del suo proprietario, arrivando anche a capire - sulla base di un indizio piuttosto valido - che sua moglie non lo ama più.
Il secondo è la ricostruzione del modo in cui un'oca si ritrova a mangiare nientemeno che un diamante, o rubino, o granato o quel che sia - una vivanda abbastanza insolita per un pennuto da allevamento. La ricerca lo porta al mercato di Londra fino a uno specifico e rabbioso rivenditore di oche che fin irà per servire su un piatto d'argento la soluzione.
Il ladro di gioielli, molto impaurito e pentito, viene perdonato purché consegni la refurtiva, sulla base di un altro ragionamento molto valido, e cioè che la prigione rischierebbe di trasformare una persona che fino a quel momento era stata onesta in un delinquente incallito.
Tutto quindi finisce bene: la contessa riavrà la sua non ben definita gemma (qualsiasi cosa sia è comunque una roba molto preziosa, dal valore di almeno 20.000 sterline - ovvero un patrimonio, considerando che il prezzo di un'oca di lusso va sotto lo scellino), l'uomo che aveva perso l'oca nel corso della zuffa la ritrova e forse grazie a questo farà pace con la moglie, l'operaio dell'Hotel Cosmopolitan ingiustamente accusato del furto della gemma verrà riabilitato, il fattorino Peterson mangia un'oca in più e il ladro, si spera, si ritroverà redento e se la caverà con un bello spavento.
Ultimo dettaglio: la gemma è rinvenuta nel gozzo dell'oca, quando Mrs. Peterson la pulisce dalle interiora prima di cuocerla. Solo che le oche non hanno il gozzo (sembra) e la gemma nel gozzo dell'oca, o meglio la presenza del gozzo in un'oca è ritenuto da alcuni l'errore più grave commesso da Conan Doyle nel corpus holmesiano.
La storia finisce con una cena a base di gallo cedrone arrosto - un altro volatile di cui il mio stomaco, purtroppo, non ha conoscenza alcuna.
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5 commenti:

Lurkerella ha detto...

L'ho letto con piacere, grazie. Ho mangiato dei salumi d'oca, alcuni anni fa, ma una bella oca arrosto mai. Credo mi piacerebbe molto di più del gallo cedrone, ma chissà. Questa cosa del carbonchio azzurro sembra un mezzuccio per aumentare la rarità della gemma, come uno smeraldo arancione- che fastidio. ma sbagliare l'anatomia di un animale da cortile! Vergogna. Il racconto però è molto grazioso e davvero adatto al periodo natalizio

Kukuviza ha detto...

Vorrei ricordarmi dell'episodio della bella serie di Granada con Jeremy Brett nei panni di Holmes. Mi ricordo che invece nella serie avevano reso leggermente natalizia la puntata tratta da "L'avventura della scatola di carbone", dove Holmes non inorridisce più di tanto alla vista di un orecchio mozzato all'interno di una scatola di sale, ma inorridisce molto di più alla vista di un alberello di Natale (spoglio, tra l'altro)

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
Sì, penso che il carbonchio azzurro fosse una specie di abbocco per il lettore. Quanto al gozzo dell'oca... io naturalmente ho sempre abboccato senza problemi, ho scoperto che era un errore soltanto perché mi è capitata sotto gli occhi la notizia mentre cercavo un PDF da allegare. E, ora che ci penso, potrebbe non essere vero. Credo che mi informerò da un veterinario.

@ Kuku:
Nel canone scritto non mi sembra ci siano altri riferimenti al Natale - e dunque non sappiamo cosa pensava Holmes degli addobbi natalizi. Ad occhio, è probabile che non ne andasse matto...

Elena ha detto...

Il carbonchio azzurro potrebbe essere uno zaffiro, rubino e zaffiro sono due diverse varietà di una pietra che si chiama corindone, e hanno composizione chimica molto simile...questa è la spiegazione che mi sono data io.
Nella nostra tavola di Natale posto d'onore (dipende dai punti di vista) l'ha sempre avuta la gallina faraona, buonissima!

Murasaki ha detto...

Elena:
Sì, per i comuni mortali gli zaffiri sono azzurri, i rubini rossi, gli smeraldi verdi e i diamanti bianchi, e sono tutte pietre ben distinte. In realtà scopriamo ogni tanto che le parentele delle pietre colorate sono molto più complesse e strette di così, e i colori possono variare, ma ce ne dimentichiamo subito, non so perché.
E deve essersene dimenticato anche Conan Doyle...