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sabato 18 dicembre 2021

Diario di Natale - 16 - Tu, neve scendi ancor / lenta / per dare gioia ad ogni cuor (Natale a Firenze)

 

La canzone citata nel titolo è Bianco Natale, traduzione di White Christmas di Bing Crosby*; o per meglio dire una delle due traduzioni, quella meno conosciuta e riservata di solito a piccoli coretti infantili. Io l'ho imparata appunto a sette anni, cantandola con la mia classe - 33 acute vocette femminili, e secondo me non ci veniva affatto male.
L'argomento che ho scelto per questo post è, appunto, la neve a Natale - ovvero qualcosa di cui non ho la minima idea.
Ho vissuto una parte della mia vita a Firenze e adesso abito nella provincia, ma in pianura, e di neve ne ho vista sempre poca.
Inizierò quindi spiegando che a Firenze e provincia abbiamo un clima piuttosto particolare, il cui motto potrebbe essere altra legge non vo' che il mio capriccio, in particolar modo in inverno. Da noi il clima è sempre stato completamente pazzo, e infatti fatichiamo a vedere gli effetti del riscaldamento climatico; perfino l'unica quasi-certezza su cui possiamo contare, e cioè che in estate si schianta di caldo, ha avuto le sue brave eccezioni, e abbiamo avuto anche anni di siccità e altri di clima quasi monsonico. In inverno poi, ogni giorno parte un treno. Ieri c'erano sedici gradi, oggi due, domani chissà, e quanto al Natale ne abbiamo avuti alcuni in cui dopo pranzo si mandavano i bambini senza cappotto a giocare sul prato.
 
La neve arriva, ogni tanto, in un periodo che va dal 31 Ottobre ai primi di Aprile, ma senza alcun tipo di regola. Arriva e basta, non tutti gli anni, diciamo in media un anno su quattro ma può fare anche tre anni di seguito (creando con ciò immensa delusione il quarto). 
Qualche volta dunque è pur possibile che sia arrivata anche a Natale, ma non nel dopoguerra. Quindi, di bianco Natale io non ho mai visto nemmeno l'ombra e lo conosco solo dalla televisione e dalle numerose immagini di Natali innevati che colleziono senza risparmio. Questa, per esempio:
Quando la neve arriva a Novembre o Marzo è una gran festa per tutti e i bambini impazziscono di gioia e fanno un sacco di palle di neve - anche i bambini ormai maggiorenni, intendo - ma non ci sono problemi per nessuno perché si scioglie in gran fretta sulle strade.
Quando la neve arriva in un momento più pertinente, per esempio a Dicembre o a Gennaio invece le cose vanno in modo molto diverso, perché non si scioglie per due-tre giorni e siccome non solo l'autista medio non ha la minima idea di come gestire una strada coperta di neve (con grandissima gioia dei carrozzieri) ma anche i treni vanno in crisi profonda, la zona si blocca quasi che la neve l'avessero inventata il giorno prima, tutti i treni collezionano ritardi assurdi e raggiungere il posto di lavoro è una vera impresa, e ritornare a casa dopo il lavoro è ancora più complicato - e questo non rende molto onore alla nostra bella regione perché d'accordo che in pianura la neve è un evento piuttosto raro, ma ci abbiamo anche noi le nostre brave montagne e dunque non capisco perché comuni e ferrovie ogni volta caschino dal pero e forniscano così deprimente prova di sé.

Un anno comunque la neve venne sul serio. Non era proprio Natale, anzi eravamo in zona Capodanno. Tornai tutta contenta a casa con i miei stivaletti con la para leggera perché, che bello, c'era la neve e addirittura stava attaccando! Gioia, giubilo, gaudio e delizia, un po' di neve in tempo di Natale!
E la neve infatti attaccò, ed era un bello strato. Poi cominciò a sciogliersi. E poi tornò. Un sacco di neve. Una quantità immane di neve. Quaranta centimetri, ci dissero.
E venne anche un freddo polare, per cui non solo non si sciolse ma ghiacciò tutto.
Quando scrivo "un freddo polare" non è del tutto una metafora: arrivammo a 22 gradi sotto zero, ovvero una temperatura che non avrebbe disonorato né Mosca né Stoccolma. 
I tubi gelarono, molte caldaie impazzirono - la nostra, per esempio, che pur andando al massimo notte e giorno non riusciva a darci niente più dei sedici gradi. Si creò anche la leggenda che il comune avesse diluito il metano perché non ne aveva abbastanza - dico che era una leggenda perché a casa dei miei amici la temperatura era normalissima, e non credo che il comune avesse deciso di diluire il gas solo per chi gli stava antipatico (e, quand'anche, non vedo operché avremmo dovuto stargli antipatici proprio noi).
L'Arno ghiacciò, come aveva già fatto altre (rare) volte:
e no, quella roba bianca non è schiuma.

Ma la cosa più spettacolare per noi fiorentini fu la statua del Biancone (nome attribuito alla statua in marmo di Nettuno per la sua notevole grandezza) in piazza della Signoria, che normalmente si presenta così:
e in quei giorni era invece così:
e infatti "andare a fotografare il Biancone" divenne subito l'ultima moda, anche se il problema era non restare troppo a lungo a fotografarlo, perché c'era il forte rischio di restare congelati e passare dal ruolo di fotografi a quelli di fotografati.
Dopo qualche gelido giorno, improvvisamente la temperatura ricominciò a risalire e nel giro di poche ore raggiunse i 12 gradi. Sopra lo zero, intendo.
Il resto dell'inverno fu tutto sommato del genere "tiepidino".

* una canzone dalla strana storia, e per chi volesse conoscerla basta andare da Una penna spuntata

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2 commenti:

Lurkerella ha detto...

La mia piccola città sta adagiata tra Modena Mantova e Ferrara. Tante volte noi siamo gli unici dove non cade un solo fiocco di neve, e tutto intorno infuria la bufera; in compenso dopo qualche anno di latitanza è tornata la nebbia.

Murasaki ha detto...

Una sorta di zona franca all'interno di un Triangolo Innevato, dunque. Na che ci fosse un qualche punto, in quella zona, che fosse libero dalla nebbia - seppure per breve periodo - è per me una notizia che ha dell'incredibile ^_^