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martedì 30 settembre 2008

Letteratura a tastoni


"Io non faccio letteratura" proclamo sempre con grande fierezza ai colleghi perplessi "A volte leggo dei brani di autori italiani, se sono appropriati per la programmazione".

E infatti nei programmi si parla genericamente di "brani di grandi autori di letteratura italiana", o qualcosa del genere, non di Storia della Letteratura.
L'argomento è spinoso, e ogni insegnante di lettere delle medie ci ha le sue personali e granitiche convinzioni, che non gliele schiodi nemmeno col Black&Decker. E chi trova indispensabile Manzoni, e chi Svevo, e chi Pavese e chi Foscolo.
Io depreco, depreco sempre, in silenzio. Manzoni è del tutto inadatto a stomaci sotto i sedici anni, andrebbe fatto al triennio. E Svevo nemmeno. E Montale, povere creature, cosa ci capiscono in Montale?
Di fatto, quando un autore è sinceramente apprezzato dall'insegnante, ai ragazzi arriva. Si attiva una sorta di alchimia per cui intere classi apprezzano Manzoni, Svevo e pure Montale (e Foscolo, si capisce).
Certo, non sempre. A volte l'insegnante è di una noia mortale e i ragazzi imparano ad avere in uggia Manzoni e Boccaccio e chiunque altro. Ma il punto è che l'insegnante non sa di essere di una noia mortale. Magari lo è diventato col tempo. Magari lo è solo con quella classe.
E chi lo sa?

D'altra parte: ti ritrovi a fare una lezione sui duelli nel Seicento. C'è quel passo dei Promessi Sposi dove c'è proprio un duello; anzi, non è un vero duello, però fa capire tutta una serie di cose legate ai duelli e alla mentalità dell'epoca... quattro paginette, non mordono mica, no?
C'è il tema del lavoro minorile. Che oggi guardiamo dall'alto in basso il Pakistan che costringe i suoi poveri bambini a cucire palloni e tappeti per pochi soldi a orari interminabili, ma anche noi, poco più di cent'anni fa... E quasi sempre dall'antologia salta fuori Rosso Malpelo - e se poi non salta fuori, ci sono sempre le fotocopie.
E poi il Risorgimento, la Patria, l'Eroe Romantico... in effetti un paio di sonetti di Foscolo non ci starebbero male... dopotutto questi ragazzi non sanno nemmeno cos'è un sonetto, un garbato accenno si potrebbe anche fare...

Così stamani, senza costrizione alcuna, io, che ho sempre sostenuto che Foscolo va lasciato per le superiori mi sono ritrovata ad ammanirgli "In morte del fratello Giovanni". Con tutte le domande del caso.
Cos'è la speme?
Cos'è questa storia del "cenere"? L'avevano cremato?
Perché "quiete" è scritto con due puntini sulla i?
Com'era morto, il fratello Giovanni?
Perché sulla tomba del fratello Giovanni ci andava solo la mamma, anzi "la madre"?

Ovviamente il commento dell'antologia era fatto con i piedi. Anzi, partiamo dalle basi: sia il Fratello Giovanni che Zacinto erano nel volume grande dell'antologia e non nel volumetto "Letteratura" (dove ci stavano solo una descrizione della vita di Foscolo decisamente sciatta e un pezzo dei Sepolcri piantato là come un carciofo).
Pe ogni strofa c'era una specie di trasposizione in prosa, nemmeno tanto esatta.
Non capisco perché alle superiori i ragazzi abbiano diritto ad un ampio apparato lessicale, storico etc. etc. e alle medie gli spetti solo una sintesi di sintesi fatta male.
Non c'è un obbligo preciso di fargli il Fratello Giovanni; ma se glielo metti in antologia, dovrai pur considerare che c'è una discreta quantità di cose che i tuoi lettori NON sanno, e che non sanno perché nessuno gliele ha dette. Non puoi sperare che le imparino per magia, mossi a mirabile comprensione dagli immortali versi del poeta; perché loro, al momento, negli immortali versi del poeta non ci capiscono nulla, e continueranno a non capirci nulla se non glieli spieghi punto per punto. Con pazienza. Con chiarezza. E a tastoni.

Come glielo fai, il Fratello Giovanni? Beh, partiamo con la lettura.
Ma dopo la mia impeccabile lettura ho alzato gli occhi e già sapevo (le classi hanno un modo tutto loro di comunicarti i loro sentimenti) cos'avrei visto: svariate paia di occhi sgranati.
"Non ci avete capito niente".
"Niente" confermano.
Non è un problema, in fondo sono lì per spiegarglielo. L'importante sarebbe capire COME.
E mentre andavo avanti a tastoni (questo non lo sanno, questo nemmeno, devo ricordarmi di chiarire anche questo e quest'altro) una parte di me si domandava se avevo poi avuto questa grande idea, mentre un'altra parte inviava oscure maledizioni agli insegnanti di italiano della SSIS che han cercato più volte di spiegarmi come impostare un modulo su Dante per le superiori (cosa che era decisamente alla mia portata) ma si sono ben guardati dall'accennare agli eventuali problemi che si possono incontrare spiegando testi più complessi alle medie (cosa che in effetti è molto più difficile).

Considerando come lavoravano alla SSIS, probabilmente è andata meglio così.

E se proprio mi impunto a fargli il Fratello Giovanni, vale sempre l'antico detto toscano "Mar vorsuto un fue ma' troppo".

2 commenti:

lanoisette ha detto...

1) anche tu la SSIS! :)

2) anch'io faccio una serie di scelte inevitabili, sulla letteratura: pochi, ma buoni - e sensati.
Ad esempio, niente "5 maggio", ma "Marzo 1821" per l'idea di nazione e il patriotismo. E di solito è un successo.

3) io lascio perdere l'"apparato critico" delle antologie delle medie. preparo tutto su testi liceali o universitari, scegliendo e sfoltendo, naturalmente!

4) finalmente hai inserito il link del blog nel tuo profilo splinder! ora ti linko! :)

MELCHISEDEC ha detto...

Ciao Murasaki! Apprendo che sei collega. Piacere!
Il sonetto di cui parli è di "facile" portata, penso che per ragazzi delle medie possa andare bene. Mi sembra giusto conciliare i nostri amori letterari con i Programmi e la classe che si ha davanti.
Alla prossima e grazie per la visita!
Melchisedec