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lunedì 24 luglio 2023

Lunedì film - Il mio vicino Totoro (film per le medie)

Nel 1988 il grande Miyazaki, di cui lingua umana non riuscirà mai a cantare lodi adeguate, decise nella sua immensa benignità di elargirci questo nuovo capolavoro. Sto sviolinando in questo modo perché, pur avendo sempre apprezzato molto ogni film di Miyazaki che mi è passato sotto gli occhi, quando ho visto questo ho sempre avuto l'impressione che ogni singolo fotogramma sin dall'inizio proclamasse a gran voce "Io sono un capolavoro!". Dipende probabilmente dalla luminosità tutta particolare che emana, e da una sorta di carica vitale che trasmette. E' possibilissimo che non faccia a tutti questo stesso effetto, ma a qualcuno deve pur averlo fatto, perché la casa di produzione ha scelto proprio il Totoro come suo marchio.
Siamo negli anni 50 e una famiglia composta da un giovane padre e due giovanissime figlie si trasferisce in una casa in campagna non troppo lontano da Tokyo, per stare vicino alla clinica dove è ricoverata la madre (tubercolosi, sembra di capire) e andarla così a trovare più spesso.
Il padre, uno studioso che lavora per l'università di Tokyo dove va un solo giorno alla settimana, dedica molto tempo alle due bambine ed è un uomo molto solare, aperto e ricco di immaginazione. Le due bambine sono decisamente vivaci e l'idea di essere finite in una casa diroccata gli piace molto. La casa li accoglie con entusiasmo moderato, e i nerini del buio (detti anche corrifuliggine) si rintanano abbastanza schifati dalla situazione. Tuttavia, dopo una bella pulizia e qualche lavoretto di restauro il posto si rivelerà piacevolissimo e i vicini molto accoglienti e gentili.
Durante una delle sue prime passeggiate la sorella più piccola si ritrova in una specie di galleria interna formata dalla vegetazione che circonda un enorme albero di canfora, e lì vede uno strano essere molto affascinante, con cui fa amicizia:
Il padre le spiegherà poi che ha conosciuto un Totoro, probabilmente lo spirito protettore della zona. Il giorno dopo nel corso di una passeggiata i tre cercano di ritrovare la tana del signor Totoro ma la galleria sembra scomparsa. Il padre spiega alla figlia che non sempre il signor Totoro ha viglia di farsi trovare ma ad alta voce lo ringrazia per la gentilezza che ha mostrato verso la sua bambina.
Il signor Totoro comparirà anche in altre circostanze e una sera le due figlie lo trovano alla fermata dell'autobus dove erano andate a prendere il padre, con l'ombrello perché pioveva. Per aiutarlo a ripararsi dalla pioggia gli prestano il loro secondo ombrello, in una delle scene più famose dell'animazione giapponese.
Il signor Totoro naturalmente non sta aspettando l'autobus di linea bensì un mezzo di trasporto molto più particolare, ovvero il nekobus (gattobus in italiano)
che tra l'altro viaggia molto più veloce dell'autobus normale.
Ma, scopriranno le due bambine, il signor Totoro sa anche volare, una delle tante scene memorabili del film è appunto il volo notturno con lui (o meglio attaccate a lui)
Passano le settimane, la madre migliora e dovrebbe tornare a casa per qualche giorno, ma proprio il giorno prima dall'ospedale di Tokyo telefonano all'unico telefono del paese (una scena squisitamente vintage, a parte l'angoscia delle due sorelle) per chiedere al padre di richiamarli. L'insieme è più che inquietante e anche quando il padre spiega che il ritorno della madre è solo rimandato per colpa di un raffreddore la sorella più piccola, spaventata a morte, sparisce dopo aver gridato alla sorella maggiore che già una volta avevano detto che si trattava di un leggero peggioramento e poi la madre era stata via per mesi.
Gli abitanti della zona cominciano a cercare la piccola per tutti i campi e tutte le strade ma della bambina non c'è traccia e si comincia a temere un incidente. Alla fine la sorella maggiore, dopo un pomeriggio di ricerche inconcludenti, corre all'albero di canfora e invoca l'aiuto del Signor Totoro - che accorrerà prontamente e riuscirà facilmente a trovare la sorellina che, partita di corsa per portare all'ospedale alla madre una pannocchia di mais particolarmente bella e nutriente, si era ben preso irrimediabilmente persa. Il Signor Totoro chiamerà il Gattobus, che porterà le due sorelle proprio accanto all'ospedale, dove lasceranno la pannocchia sul davanzale della camera della madre, proprio nel momento in cui questa sta spiegando al padre che appunto si era trattato solo di un raffreddore e presto sarebbe potuta tornare davvero a casa, e infatti sembra stare davvero molto meglio rispetto alla prima visita che le avevamo visto fare dalla famiglia.

Il Signor Totoro e i nerini del buio non sono gli unici esseri magici che le sorelle incrociano né l'enorme albero di canfora e la galleria di fronte che appare e scompare sono gli unici vegetali degni di nota, e tutte queste presenze che circondano la casa e i dintorni sono tanto amichevoli quanto disponibili ad armonizzarsi con gli umani - che a loro volta sembrano risentire favorevolmente dell'atmosfera conferita dallo spirito protettore a tutta la valle.
Il film dura 90 minuti, che per la scuola rappresenta quasi la perfezione e carica la classe di vibrazioni positive. Inoltre spiega molto bene il rapporto che dovrebbe instaurarsi tra uomini e ambiente, anche se di fatto le tematiche ambientali non sono nemmeno sfiorate di striscio. 
L'ho trovato molto indicato per una prima media, ma com'è noto i film di Miyazaki non hanno età e qualsiasi momento è buono per vederne uno - e questo in modo particolare.

8 commenti:

Elena ha detto...

Grazie per avermi ricordato la storia, ne avevamo già parlato mi pare, i l'ho visto da adulta e adesso mi è venuto in mente il perché non mi era piaciuto tanto...mi erano rimasti impressi solo i passaggi più "negativi": la malattia della mamma, il fatto che dovesse ancora rimanere in ospedale, avevo trovato un po' paurosa la scena della fermata dell'autobus di notte e questo gattobus un po' selvaggio... chissà, ognuno di noi percepisce e filtra le cose sulla base della propria sensibilità... evidentemente erano temi che mi toccavano particolarmente. Grazie per avermi fatto ragionare su questi ricordi.

Anonimo ha detto...

Un film meraviglioso e non sempre i ragazzi hanno la fortuna di conoscere Miyazaki. Chiara (ti seguo da tanto ma è la prima volta che commento)

Anonimo ha detto...

Attenzione: non è Totoro che porta le bambine dalla mamma, ma il gattobus arrivato a balzelloni nella notte che prima le fa ritrovare e poi le accompagna e le riporta a casa tutte felici. Poi vabbe' è uno dei miei film préfériti, di sicuro il preferito di animazione e di Miyazaki insieme a Le vent se lève. Pellegrina

Anonimo ha detto...

Totoro però chiama il gattobus quando Satsuki gli chiede aiuto. P.

Murasaki ha detto...

@ Pellegrina
Sì, lo so, ma ero convinta di averlo scrit... ok, correggo. Grazie!

Murasaki ha detto...

@ Elena:
Certo, ognuno valuta secondo la sua sensibilità. Io per esempio ho trovato angosciante appunto la parte delle ricerche della piccola, con sopra l'incubo della possibile morte della madre, e la scena alla fermata dell'autobus l'ho trovata solo molto carina. La prossima volta che guardo Totoro in classe mi informerò su cosa hanno sentito loro, ho sempre dato per scontato che fosse un film molto solare ma, appunto, la volta scorsa mi sono accorta che la scena delle ricerche mi angosciava, anche se sapevo già come sarebbe andata a finire - e forse ho raccolto le loro sensazioni, chissà.

@ Chiara:
Bentrovata, e sono contenta che tu sia uscita allo scoperto proprio sotto l'insegna del grande Miyazaki ^__^

Anonimo ha detto...

Anch'io ricordo una certa ansia legata al film, l'ho visto da adulta ed ero sicura che la mamma fosse morta. A mia discolpa posso citare un sacco di anime che sono il festival della sfiga. Lurkerella

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
Vero, e sto scoprendo anche che sono più di quelli che credevamo (prima o poi ci devo fare su un post). Ma con Miyazaki siamo abbastanza al sicuro, con una parziale eccezione per la principessa Mononoke