La marcia imperiale da Star Wars è senz'altro un classico.
Eseguita dalla Wiener Philarmoniker lo è ancor di più
Girando in rete mi sono imbattuta nel Classical Book Tag, ovvero una serie di domande sul rapporto con i classici che per un certo periodo hanno imperversato su YouTube tra i vlog dei lettori.
Senza un vero perché ho deciso di farlo anch'io, ed ecco le mie risposte.
A proposito: non mi sembra sia stata data una specifica definizione di quel che si intende per libri classici - una buona idea, a mio avviso, perché così ognuno ha interpretato questa parola a modo suo, e così farò anch'io.
Chiamo "classici" tutti i libri scritto e/o pubblicati fino a 50 anni fa e che abbiano avuto una certa risonanza. Insomma i libri vecchi e che, in un qualche tempo o per qualche motivo sono stati famosi o oggetto di studio accurato, non necessariamente per chissà quale grandioso merito letterario.
E' una definizione come tante, dubito che ci siano molte persone disposte ad approvarla ma la approvo io, e questo mi basta.
Detto questo, credo che i classici che andrò a citare siano considerati classici un po' da tutti. Harry Potter dunque non è (ancora) un classico - anche se non dubito che lo diventerà visto che si è lasciato dietro una bella e consistente scia e che l'eco della sua fama, a più di 25 anni dalla sua prima pubblicazione, non accenna a spengersi.
Non tutti i classici sono sempre stati universalmente definiti classici: Shakespeare per esempio, Inghilterra a parte dove è sempre stato tenuto in grandissima considerazione, ha conosciuto una lunga eclissi ed è tornato di gran moda in Europa solo con il romanticismo. Omero ed Euripide invece sono sempre stati ritenuti classici molto blasonati, ma nel medioevo erano conosciuti solo di nome là dove il greco non era conosciuto, per non parlare del povero Menandro che è stato recuperato solo di recente dopo una buona quindicina di secoli di oblio.
Ce ne sono a vagoni!
Il primo che mi è venuto in mente è I miserabili di Victor Hugo. L'ho letto tutto, e in qualche punto devo perfino ammettere che mi è piaciuto - le prime trenta pagine che dedicava a un argomento, intendo. Poi cominciavo a sbuffare invocando a gran voce che per pietà ci desse un taglio e passasse a qualcos'altro, anche perché quando addenta un concetto costui lo ripete non so quante volte e sempre con parole diverse.
Ho sbuffato molto, quando lo leggevo. Sembravo una locomotiva di quelle dell'Ottocento.
Decisamente non il mio genere.
Poi c'è Il giovane Holden, che è tanto apprezzato ma che ho letto sprofondando ad ogni pagina in un sempre più vasto oceano di indifferenza, e sempre annoiandomi a morte.
C'è poi una gran quantità di classici che non ho letto perché non mi piacevano - cioè ho stabilito per partito preso che non mi interessavano. Chissà se a torto o a ragione?
Le ultime lettere di Jacopo Ortis, anche. Foscolo mi piace molto quando scrive in versi, ma l'Ortis proprio non lo reggo.
Non sopporto nemmeno Cuore, ma soprattutto perché lo trovo una lettura tossica per i ragazzi. Letto da un lettore adulto, non è né meglio né peggio di tanta roba che circolava all'epoca.
2. Di quale epoca storica ti piace leggere?
Non amo molto il periodo classico, ovvero l'antichità greca e romana, a volte nemmeno quando è raccontata dagli scrittori del periodo. Dall'alto medioevo all'Ottocento mi piace tutto. Il Novecento come sfondo non mi interessa: troppe guerre, troppe dittature, troppi morti. In effetti, ora che ci ripenso, anche la letteratura del Novecento non mi piace granché a parte qualche eccezione, tranne per quel che riguarda la letteratura fantastica.
Ho una certa predilezione per le storie del Sei-Settecento - probabilmente per l'imprinting che mi hanno dato Angelica e I tre moschettieri che sono i primi romanzi storici che ho letto.
3. La tua fiaba/favola preferita
Difficile scegliere: le fiabe mi sono sempre piaciute moltissimo e ne ho lette a tonnellate. Diciamo che se la giocano L'acqua della vita e Pelle d'asino, con una certa preferenza per la prima: la parte dove la principessa prepara la strada lastricata d'oro per il cavaliere che deve tornare, dicendo di portare al suo cospetto solo colui che cavalcherà diritto al centro della strada riconoscendo che è stata fatta per lui mi piace troppo.
Anche La piccola guardiana d'oche, che mi sembra una storia deliziosamente assurda, soprattutto la parte con le tre gocce di sangue parlanti. C'è senz'altro qualcosa che non capisco, lì dentro, ma non so cos'è.
4. Un classico che ti dispiace di non avere ancora letto
Il Lancelot-Graal ovvero il ciclo della Tavola Rotonda. Per fortuna Einaudi ha pubblicato già tre dei quattro volumi, e quando arriverà anche il quarto potrò tuffarmici dentro. Ho già letto la versione degli Oscar, ma temo che fosse solo una selezione.
5. I 5 classici che vorresti leggere al più presto
Odissea, Eneide, Orlando innamorato, La regina delle fate, I demoni.
L'Odissea forse la leggerò questa estate. La regina delle fate, se non si decidono a ristamparla, la vedo difficile per adesso. Tra l'altro non è facile trovarla nemmeno in biblioteca.
Sempre in tema di desiderata, mi struggo da tempo immemorabile per leggere qualche chanson de geste. In Italia è stata tradotta solo la Chanson de Roland, anche in versioni col testo a fronte. E basta, nient'altro. Invece il famoso ciclo carolingio era appunto un ciclo, lo scrissero per non meno di tre secoli e a me piacerebbe tanto leggerlo, non dico tutto ma almeno qualcosina. A quanto pare però questo mio interesse non è, come dire, granché condiviso...
6. Una serie o un romanzo preferito basato su un classico
Per cominciare Storie della storia del mondo, primo ed indimenticabile incontro con la mitologia greca e soprattutto con l'Iliade.
Poi l'Orlando furioso di Ronconi e il Marco Visconti , che è stato completamente riadattato e rimpolpato ed è venuto fuori una roba completamente diversa dal romanzo - guadagnandoci molto, in effetti. Ecco, il Marco Visconti quando lo lessi beccando per puro caso una vecchia edizione di fine Ottocento mi lasciò molto delusa - possiamo senz'altro definirlo un classico dimenticato, e sinceramente penso che ci siano i suoi bravi motivi se gli è andata così.
Non so se nelle intenzioni la domanda voleva includere le opere liriche, però io ce le metto lo stesso: la tetralogia di Wagner sull'Anello del Nibelungo, dove il libretto ricuce con pazienza e attenzione una serie di miti germanici, interpretati pure quelli in chiave romantica - una specie di Storie della storia del mondo in versione germanica - con l'unico inconveniente che dopo aver letto Storie della storia del mondo credo che nessuno sia mai rimasto deluso leggendo l'Iliade, mentre io quando leggo le saghe norrene trovo spoesso che mi manca... non so... qualcosa. Forse la musica?
Poi c'è lo Shakespeare rifatto da Verdi, tutte e tre le opere: Macbeth, Otello e soprattutto Falstaff. Sono venuti tutti e tre molto bene e c'è dentro tutto quel che ci doveva essere, mi sembra, e nel Falstaff c'è perfino qualcosa di più. Tra l'altro i libretti di Otello e Falstaff sono stati scritti da Boito, e quindi sono anche loro classici a pieno titolo.
7. Adattamento cinematografico/televisivo preferito
Ragione e sentimento di Ang Lee. In effetti lo trovo meglio del romanzo di Jane Austen. Sceneggiatura di Emma Thompson, immagino sia per quello.
E il castello errante di Howl, si capisce - il classico esempio di un film che non ci si stanca mai di vedere.
In generale tutti i film da Shakespeare mi piacciono molto, e ne ho parecchi - una piccola collezione che vorrei allargare.
8. Peggior adattamento cinematografico/televisivo basato su un classico
Quasi sempre anche negli adattamenti più infelici ci sono spunti molto interessanti.
Come eccezione a questa regola metterei il Gesù e il Romeo e Giulietta di Zeffirelli, che mi han fatto venire l'orticaria, senza se e senza ma (a sorpresa invece l'Amleto di Zeffirelli mi piacque molto).
9. Edizioni di classici preferite che vorresti collezionare
Ho sempre amato molto le edizioni di Adelphi, che tra l'altro in libreria stanno benissimo.
Ho apprezzato molto anche i Classici di Garzanti: avevano il formato e la carta giusta e non erano pesanti. Uso l'imperfetto perché negli ultimi anni sono un po' cambiati e adesso tendo a evitarli. Non mi dispiacciono i moderni Universale Feltrinelli, anche, che hanno un formato comodo e la carta del giusto spessore.
Non mi piacciono i Meridiani (carta troppo sottile, formato troppi piccolo), non mi piacciono i Millenni (troppo grandi e pesanti, carta troppo spessa), non mi piace la vecchia BUR che aveva il difetto di sbriciolarsi dopo qualche decennio, non mi piace quella più moderna che secondo me ha un formato troppo grande, non mi piacciono gli Oscar perché disapprovo il formato e lo stesso vale per i tascabili Einaudi, e non mi piace questo e non mi piace quello. Mi piace il formato delle edizioni grandi della Newton&Compton ma è scritto a caratteri un po' troppo piccoli e quando arrivi alle note della Commedia ti devi veramente mettere gli occhi in mano. E mi piacciono le edizioni rilegate del Club degli Editori, anche se non sono veramente una collana - ma c'è comunque un rapporto tra carta e scrittura piuttosto dignitoso: se leggono bene, ma non ti ci vuole un leggìo per reggere il peso della cultura.
Con i libri sono una vera palla, ammettiamolo. Finisce che prendo quel che c'è e pazienza. Tra l'altro cerco sempre le edizioni economiche per risparmiare spazio.
10. Un classico sottovalutato che consiglieresti
Se è un classico di solito non è sottovalutato - magari passato di moda, o con un pubblico ridotto, ma non sottovalutato. In Italia è stato per lungo tempo ignorato Trollope, ma adesso Sellerio sta rimediando.
Gli innamorati di Sylvia, forse, e i racconti di fantasmi di LaFanu, che in Italia nessuno ha ancora degnato di una edizione completa - ma in Inghilterra sono molto apprezzati.
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