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domenica 16 luglio 2023

Haeretica - Il gender non esiste! (soprattutto in letteratura)

L'immagine è presa da un autentico esercizio in rete. Da notare che tutte le risposte sono giuste, mentre il testo contiene un errore: il romanzo giallo non CI incentra, bensì SI incentra.

Una delle moltissime cose che mi perplimono nelle antologie per le medie sono le sezioni dedicate ai cosiddetti generi letterari.
I motivi sono molti, e alcuni mi sembrano piuttosto oggettivi. Ma il primo è del tutto individuale e pure (per me) un po' esistenziale: ai generi credo poco, alla letteratura specifica divisa in generi ancor meno e di fatto nella suddivisione in generi non vedo alcuna utilità, salvo forse per le librerie che in questo modo hanno possibilità di raggruppare prodotti simili a vantaggio del cliente che così può indirizzarsi verso lo scaffale di questo o quel genere - come in effetti faccio anch'io.
Del resto, quando vado a farmi un giro in libreria, non posso sperare che in mio onore disfino tutto per raggrupparlo secondo il criterio... boh, non ho un criterio specifico. Forse per secoli? Forse per paesi? La mia libreria è divisa appunto per paesi, con gli autori in ordine cronologico, e per argomenti. Piccolo particolare: la libreria dei miei genitori era organizzata così, e un po' per genetica e un po' per abitudine mi è sempre sembrato il modo migliore. Tra l'altro anche la classificazione Dewey delle biblioteche funziona grosso modo così (anche se all'interno delle sezioni si va in ordine alfabetico per autori e non in ordine cronologico).

In che senso non vedo l'utilità della divisione in generi? Nel senso che per me i libri si dividono in due grandi categorie: quelli che mi piacciono e quelli che non mi piacciono. Se mi piacciono, possono essere del genere che gli pare, se non mi piacciono idem. I generi narrativi non mi interessano, per me è comunque letteratura e la qualità la stabilisce il mio gusto individuale.
Di fatto, un'opera di narrativa, indipendentemente dal fatto che mi piaccia o meno, non appartiene mai a un solo genere. Harry Potter è senz'altro fantasy ma è anche un romanzo (diviso in sette volumi) di formazione, ha una forte componente politica, è nato come lettura per ragazzi, è un romanzo di scuola (più esattamente di college), è un romanzo di avventura e infine rientra nella categoria "sogno dell'Inghilterra": in pratica un romanzo vittoriano ambientato nei tempi moderni. Di fatto, buona parte della letteratura fantasy si può tranquillamente incasellare anche nelle categorie "avventura" e "formazione". Twilight , che abbonda di vampiri e lupi mannari, è stato (misteriosamente, ai miei occhi) classificato pure quello come fantasy ma sarebbe letteratura horror ed è soprattutto, oltre che una storia di formazione, una storia d'amore - in effetti il suo vero posto sarebbe forse nel cosiddetto genere "rosa".
I romanzi rosa sono una delle spine nel mio fianco: ebbene sì, sono romanzi d'amore, non necessariamente a lieto fine. Un sacco di classici rientrano nella categoria delle storie d'amore e hanno anzi stabilito i canoni di gran parte delle storie d'amore che ancora oggi leggiamo; e d'altra parte, oltre che romanzi di formazione e qualche volta di avventura, sono non di rado anche romanzi storici, o di scuola e qualche volta anche gialli.
Di fatto, l'unico genere letterario che solo raramente include romanzi storici credo sia la fantascienza - che di solito è ambientata nel futuro; ce n'è comunque parecchia ambientata nel presente o in un futuro molto vicino, e naturalmente abbiamo fantascienza gialla, fantascienza rosa e un sacco di fantascienza di formazione.
I generi, tutti i generi, sono nati a tavolino dopo che un certo numero di romanzi e racconti prodotti nello stesso periodo han mostrato di avere caratteristiche comuni. A un certo punto cominciarono ad andare di moda i romanzi storici - una gran bella invenzione, secondo me - che di solito erano romanzi di avventura e di amore (a secondo dei canoni dell'epoca in cui venivano scritti) ambientati in epoche diverse per dargli un tocco più esotico oppure per raccontare il presente dello scrittore senza compromettersi troppo - come per esempio succede ne I promessi sposi oppure ne Il nome della rosa.
E, guarda un po' i casi della vita, una volta che gli stati moderni ebbero preso forma e fu inventata la polizia, il processo con le testimonianze e tutto il resto, qualcuno cominciò a scrivere storie legate a delitti di cui si doveva scoprire il colpevole. Siccome gli inglesi sotto questo aspetto erano arrivati molto prima di altri paesi non ebbero difficoltà a scrivere gran copia di gialli ambientati nelle più varie epoche, soprattutto dal tempo dell'istituzione degli sceriffi in poi. Una volta che hai in mano il procedimento, naturalmente, puoi ambientare gialli in qualsiasi tempo della storia: basta rinunciare alla polizia e assegnare tecniche diverse all'investigatore di turno.
Ancor più insidiosa è la cosiddetta divisione in generi legata alla forma: il romanzo in versi, il romanzo epistolare, il romanzo a dialogo, il romanzo autobiografico... sono forme con cui puoi raccontare storie di ogni tipo. Perfino il fumetto, che all'apparenza si distingue dalla normale narrativa per un dato formale piuttosto forte, ovvero la narrazione anche per immagini, serve per raccontare storie di tutti i "generi".

Nelle antologie per la scuola media quando si arriva alle sezioni dedicate ai "generi" il problema è esattamente lo stesso di tutta la parte che l'antologia dedica alla storia della letteratura, ovvero una superficialità che sconfina spesso nel più assoluto ridicolo. Molto più sensato sarebbe scegliersi dei temi o degli argomenti e infilarci dentro un po' di testi senza preoccuparsi del genere. Tuttavia l'imperativo categorico di far studiare "i generi" (di cui in verità le indicazioni ministeriali non si occupano né tanto né poco e che dunque è uno di quei fardelli che la scuola si trascina dietro senza un perché) è sentito con tanta forza dagli insegnanti di Lettere che non ho mai osato esternare cotali mie ereticissime idee in presenza dei colleghi e mi limito a non adottare l'antologia se non in prima quando, non sapendo ancora di che morte si va a morire, un volume che racchiude un po' di testi brevi di vario tipo può fare parecchio comodo, soprattutto nei primi mesi.
Veniamo ordunque a raccontare cosa si intende nelle antologie delle medie per "generi".
Il romanzo rosa di solito non c'è, ed è un vero peccato perché l'argomento interesserebbe parecchio l'utenza.
Il fantasy da qualche tempo viene fatto in prima, visto che ben si attacca alle favole - e io le favole le faccio sempre, in quantità industriale, perché mi piacciono e ne conosco tante.
In seconda c'è il giallo e l'horror. In terza si fa la fantascienza, credo perché viene considerata più difficile - il che non sempre è vero; infine spesso c'è una sezione sul romanzo storico in letteratura, che serve di solito da introduzione per i Promessi Sposi.
Per ogni genere vengono indicate delle caratteristiche che mi fanno regolarmente venire l'orticaria - una particolarissima forma di orticaria psicologica di cui soffro con grande facilità ma che fortunatamente su di me non ha ripercussioni fisiche, visto che finora non ho mai sofferto né di orticaria né di allergie alimentari di alcun genere.
Partiamo dalla figurina con cui apro il post: l'alunno deve scegliere fra tre diverse possibilità la caratteristica base di un romanzo giallo. Piccolo e insignificante particolare: tutte le tre risposte sono giuste: un romanzo giallo si incentra sulla soluzione di un enigma o di un mistero, ma anche sulla scoperta di un crimine e a volte sulla ricerca di un serial killer. Certo, se si parla di un giallo della scuola "classica", ovvero scritto tra la fine del XIX secolo e i primi trent'anni del XX, si tratta soprattutto di risolvere un mistero, e spesso infatti nei titoli dei gialli compare la parola mistery o mistero. Abbondano comunque i serial killer (basti pensare all'immane quantità di apocrifi di Sherlock Holmes dedicati alla caccia a Jack lo Squartatore) e, soprattutto nei cold case, si tratta di scoprire che una misteriosa fuga con l'amante o suicidi conclamati o morti all'apparenza naturali sono stati in realtà omicidi di cui è opportuno scoprire l'autore.
I romanzi o racconti di fantascienza non hanno necessariamente a che fare con le astronavi e sono spesso trattati di sociologia o di antropologia più o meno ben camuffati, qualche volta includono un mistero da risolvere, spesso contengono almeno una storia d'amore e non di rado sono ambientati in scuole o accademie militari e non di rado sono romanzi di formazione - spesso comunque si basano soprattutto sull'incontro con il diverso ed evidenziano i pregiudizi della nostra epoca. Altrettanto spesso sono storie che descrivono uno scenario alternativo che viene sviluppato anche solo per curiosità.
Piccolo particolare: i testi scelti sono tutti degli anni 50 o 60 del secolo scorso e che io sappia non si parla nemmeno della saga di Guerre stellari. D'accordo, La sentinella è un bellissimo racconto, di quelli che lasciano il segno, Asimov è davvero bravo, ma è possibile che dopo di lui non sia più stato scritto niente di interessante? Mi permetto di dissentire, pur non essendo certo una grande esperta del ramo.
Quando si arriva alle caratteristiche del fantasy non si tratta più di una semplice orticaria, mi ritrovo regolarmente con una colossale orchite - fenomeno assai insolito in una dama che non ha mai avuto problemi di gender e che non solo dunque non dispone di testicoli, ma nemmeno ha mai desiderato averne, e se ne sta contenta col le sue brave ovaie, tra l'altro ormai andate in pensione dopo lunga vita lavorativa.
Il fantasy, non fanno che ripeterci le antologie, parla parla de la lotta del bene contro il male, dove naturalmente deve vincere il bene, per il quale il protagonista combatte senza tregua. Il tutto ignorando che il tema portante della saga di Harry Potter (oltre all'estrema importanza del libero arbitrio) è che il confine tra bene e male è difficilissimo da distinguere e che è estremamente facile, perseguendo con troppo zelo il male, ritrovarsi schierati in pieno dalla sua parte e per di più con l'assurda pretesa di farlo per difendere il bene, e che in Tolkien, anche nei film, la regola base è che nessuno parte cattivo, anche se a volte si cade (con possibilità di rialzarsi) e nessuno è buono per contratto ma solo per scelta, minuto dopo minuto, e soprattutto buttando allegramente nel cesso la grande abbondanza di letteratura fantasy che tratta spesso di tutt'altro: l'importanza di opporsi all'autorità e superare la tradizione, il problema di svegliare forze troppo forti per potere essere controllate, il rapporto con la natura, l'emancipazione femminile... anche nel fantasy c'è molta antropologia e molta sociologia, e negli ultimi decenni anche una sempre più forte tendenza a mescolarsi con la fantascienza.
Ah, e poi tra queste caratteristiche del menga c'è anche, sempre, l'ambientazione medievale citando tra gli elementi medievali i draghi e la magia (che non  mi risulta fossero più diffusi nel medioevo di quanto lo sono ora, e che si trovano in abbondanza anche nella letteratura classica - intendo quella greca e latina). Capisco che Il trono di spade abbia lasciato le sue belle tracce, ma allora perché non lo citano mai? E perché non spendere nemmeno mezza parola sulla urban fantasy, che è quella che più facilmente leggono i ragazzi?
Dopo queste descrizioni da Bignami dei poveri, regolarmente le antologie suggeriscono ai malcapitati insegnanti di Lettere (che raramente si intendono di letteratura di genere, limitandosi per lo più a leggere, giustamente, quel che gli pare a seconda dei gusti) e agli ancor più malcapitati alunni di scrivere un racconto di questo o quel genere, sorvolando allegramente sul fatto che scrivere un racconto, di qualsivoglia genere, forma e qualità è una roba piuttosto complessa che richiede comunque un po' di addestramento.
Vabbé, lasciando perdere il ciarpame delle caratteristiche di questo o quel genere, mettere i ragazzi a scrivere un racconto in effetti non morde, e può risultare molto catartico o comunque interessante. Dargli qualche paletto, tipo un inizio o uno scenario, o anche l'obbligo di scrivere solo parole di una determinata lettera dell'alfabeto è in realtà una forma di facilitazione perché li aiuta a scartare un po' di possibilità. E naturalmente nessuno obbliga né può obbligare alcun insegnante a mettere in pratica consigli assurdi, né gli impedisce in alcun modo di eliminare le parti più improbabili di questi suggerimenti per confezionare un compito su misura per la singola classe. In effetti non so bene nemmeno io perché mi sto lamentando - a parte forse il problema dello spreco di carta che moli libri di testo costituiscono (ma non c'è alcun obbligo di adottarli, in effetti).

5 commenti:

pensierini ha detto...

Ma davvero non siete obbligati (concretamente o almeno astrattamente) ad adottare i libri di testo?

Elena ha detto...

Molto bello questo post. In assenza del libro di antologia porti tu dei brani da fare leggere agli studenti? Se non ho capito male in seconda e in terza non lo fai comprare... quando ero alle medie e alle superiori, la prima cosa che facevo quando a settembre arrivavano i libri nuovi era leggere tutti i brani del libro di antologia (a parte le poesie se non ricordo male), quindi poi durante l'anno per me era un rileggere. Mi piaceva probabilmente perché era un insieme di cose diverse tra loro per cui trovavo una certa varietà. In seconda media era comparsa una biblioteca di classe nell'armadio, dovevamo scegliere un libro e farne poi una specie di scheda. Invece la cosa bella del triennio delle superiori era quando il prof di italiano ci faceva leggere un libro e poi la prima cosa che ci chiedeva era se ci era piaciuto, diceva che era la prima domanda fondamentale da fare, ovviamente bisognava rispondere argomentando e poi da lì si partiva. Bello.

Anonimo ha detto...

La biblioteca comunale ha finalmente riaperto nella sede definitiva, molto ben restaurata. I libri sono divisi per genere, sicché gli amati Diari delle Dame di corte dell'antico Giappone ora sono nella zona "storie vere" sotto la D. Accanto non ci sono altri diari ma saggi di autori che cominciano per D. Magari gli altri diari erano fuori, ma condivido le tue perplessità

Anonimo ha detto...

Sono Lurkerella. Perplessità su come organizzare per genere senza confondere o scontentare nessuno

Murasaki ha detto...

@ pensierini:

Ebbene no: la questione venne a lungo discussa ai tempi della Riforma Moratti, quando avevo appena cominciato ad insegnare e risultò al di là di ogni ragionevole dubbio che il libro di testo veniva adottato, o non adottato, a capriccio del docente. A St. Mary Mead abbiamo svariate scuole di pensiero: il gruppo di Scienze ha smesso da tempo di adottare il libro e insegna la materia in modo laboratoriale, con l'aiuto di qualche dispensa e di un po' di appunti ma soprattutto con le osservazioni. Musica si limita a caricare un po' di spartiti (prima della pandemia dava le fotocopie), Tecnologia un po' lo adotta un po' no, dipende dalla programmazione (negli ultimi anni lavora parecchio di cibernetica), poi ci sono io che non prendo l'antologia tranne che in prima (ma a Scuola Città, ricordo, non la prendevano proprio, per scelta collegiale) e che a volte coltivo l'idea di smettere di adottare anche Geografia, ma in questo periodo ci sono diversi libri talmente carini che il problema è adottarne uno solo. Le lingue straniere e Matematica, che io sappia, lo prendono sempre. Altre materie che a volte non adottano sono Religione e Scienze Motorie.

@ Elena:
Lo facevo anch'io, di leggermi le antologie, ma erano molto belle e avevano dei brani molto più lunghi di quanto usa oggi.
Per aggirare il problema ci sono molte tecniche: prima di tutto le fotocopie, ma adesso con la piattaforma molti testi si trovano in rete e si possono caricare. Poi si può far comprare un libro o due, se la classe ha un po' di tablet o di lettori si può ricorrere ai testi elettronici, che costano poco o che non costano affatto nel caso dei classici con i diritti d'autore scaduti - la Foca Bianca l'ho caricata dalla rete per chi caso mai se la volesse rileggere, per esempio. In qualche caso ci sono anche articoli di giornale o testi presi dalla rete - una volta ho usato un post di Inchiostro, fusa e draghi, e in tempi lontani ho portato fotocopie di giornali. L'importante è che gli alunni abbiano abbondanza di testi di vario tipo su cui lavorare, ma per quello le moderne antologie sono più che altro un impaccio.

@ Lurkerella:
Questo è strano, di solito le biblioteche seguono la classificazione Dewey e i diari delle dame di corte (compreso quello della mia omonima) vanno nella sezione Letteratura giapponese. Ma in effetti gli scaffali vengono disposti senza particolari regole e c'è spesso una specie di divisione in generi per i testi più moderni... confesso però che la sezione "Storie vere" mi mancava.
D'altra parte per un certo periodo ho avuto in casa uno scaffale dedicato ai romanzi - non tutti i romanzi, ma alcuni romanzi scelti che a mio parere esprimevano la quintessenza della romanzità come la vedevo io. Così, solo perché mi andava...