John William Gosward Il favorito (1901) In rete l'immagine è associata a Penelope, non si sa perché. Però c'è un delizioso gattino rosso, dunque perché no? |
Nonostante l'Odissea abbia la fama di un poema ricco di avventure assai varie, due terzi del poema sono dedicati a raccontare di come Ulisse riuscì a liberare casa sua da un paio di centinaia di cavallette umane dette Proci* che mangiavano a sue spese. Nessuno però si preoccupa di spiegarci come sia stato possibile che si fosse creata quella curiosa situazione che sembra sfuggire ad ogni logica.
Partiamo dall'inizio: una mattina Ulisse, con scarso entusiasmo, lasciò la reggia di Itaca con dentro la giovane sposa Penelope, cui era legato da profondo affetto, e un bambino ancora molto piccolo, tal Telemaco. A Itaca vivevano anche i genitori di Ulisse: la madre Anticlea e il padre Laerte.
La partenza di Ulisse creò dunque un vuoto di potere: il bambino era piccolissimo, la madre ci aveva il notevole inconveniente di essere donna e quindi il potere non lo gestiva e Laerte... boh, Laerte era senz'altro stato il re di Itaca a suo tempo, ma forse in un qualche momento, magari in occasione del matrimonio, aveva passato il trono al figlio. Sta di fatto che nell'Iliade, se non ricordo male, il re di Itaca era Ulisse, ma nell'Odissea lo troviamo che si è ritirato a vita privata in un suo podere e non si immischia più nelle vicende di corte.
Passano gli anni, parecchi. Per prendere Troia ce ne vogliono dieci, poi tutti i greci cercano di tornare a casa, con alterne fortune. Per Ulisse il ritorno però si presenta sin dall'inizio piuttosto complicato e, dopo una serie di traversine, si ritrova incastrato dalla ninfa Calipso che se lo tiene per sette anni nonostante lui non apprezzi granché. Quando finalmente gli dei ci mettono una buona parola Ulisse è lontano da casa da circa vent'anni e da tempo è scomparso da tutti i radar, tanto che quando Telemaco va in giro a cercarne notizie trova ottima accoglienza, tutti si profondono in grandi elogi di Ulisse ma non riesce a raccattare una notizia che sia una.
Penelope dunque è presumibilmente vedova e a un certo punto (dopo sedici anni, quindi quattro anni prima del ritorno di Ulisse) la reggia di Itaca viene praticamente invasa da un paio di centinaia di cavallette umane sotto forma di pretendenti - i famosissimi Proci, oggetto di giochi di parole di dubbio gusto da parte di intere generazioni di studenti.
Penelope non vuol saperne di risposarsi ma non è in condizioni di opporre un netto rifiuto: perché è una donna, perché a Itaca c'è un vuoto di potere, perché... Ad ogni modo i Proci danno per scontato che l'assenso alle nozze debba darlo lei. Ma si dà per scontato che un assenso lo debba dare per forza, perché a Itaca c'è un vuoto di potere.
Ora, il punto è che in teoria a Itaca non c'è nessun vuoto di potere: il piccolo Telemaco che prendeva ancora il latte quando il padre è partito, dopo vent'anni è cresciuto (la stessa Atena lo esorta infatti a darsi una mossa nel primo libro, in uno dei discorsi più confusi di tutta la letteratura greca - e meno male che è la dea della politica e dell'ingegno, oltre che della guerra).
A venti anni perfino secondo la nostra cultura si viene considerati adulti, almeno secondo la legge**: si vota, si è eleggibili per svariate cariche, si svolgono lavori di una certa responsabilità eccetera. Se il padre di mestiere fa il re ed è considerato morto a vent'anni si diventa re, se non è sicuro che il padre sia morto si diventa quantomeno reggenti.
A Itaca però la sovrana è - sarebbe - Penelope: nel suo primo colloquio con lei, quando è ancora travestito da povero mendicante, Ulisse la chiama appunto re e la loda per la fertilità dell'isola e i suoi numerosi armenti.
Che c'entrano gli armenti col potere reale? C'entrano parecchio, all'epoca il re era anche il garante della fertilità. Ma un re, da sempre, deve fare anche qualcosa oltre a emanare buone vibrazioni, e ci si aspetta che governi. Penelope invece passa le giornate nei suoi appartamenti e quando scende e dice qualcosa alle cavallette il figlio di solito la rimprovera e dice che deve stare nelle sue stanze a badare alle cose da donna.
E lui, a cosa bada?
A lamentarsi dei Proci.
In conclusione a Itaca abbiamo un ex re, un potenziale re perfettamente in grado di prendere il posto del padre e pure una regina, forse vedova e forse no. I capi di stato a disposizione mi sembrano più che sufficienti a garantire un saldo governo all'isola, specie considerando che la madre non mostra in alcun momento un pur minimo desiderio di far le scarpe al figlio.
A proposito: perché la madre dovrebbe risposarsi?
Non per dare un erede alla corona, visto che l'erede c'è già ed ha pure una età accettabile per fargli fare il re.
Non perché desidera sposarsi. Per carità, dopo vent'anni di attesa il desiderio di rifarsi una vita sarebbe più che comprensibile, ma per tutti i 24 libri del poema risulta che Penelope vorrebbe sì un marito, ma solo nel senso che rivorrebbe indietro quello che aveva già.
In tutti i casi è una donna greca, più o meno, e quindi quel che vuole per il suo letto non è generalmente oggetto di interesse per nessuno. La donna greca era sotto tutela perenne, per quel che se ne sa. Per l'appunto però non stiamo parlando di una donna greca del V secolo a.C., dove un pochino almeno conosciamo il sistema legislativo. Stiamo parlando di una donna del XII secolo a.C. (forse, pare, sembrerebbe) di cui viene narrata la storia in un poema forse scritto nel IX secolo a.C. che però potrebbe essere anche l'VIII, sempre a.C. Sulle leggi dell'epoca (o meglio, delle epoche) si sa proprio pochino, e di diritto matrimoniale men che meno, e nemmeno sappiamo se la donna era davvero sempre sotto tutela perenne.
Comunque, le donne sotto tutela perenne erano e sono guidate in generale da un uomo della famiglia: il padre, il marito o il fratello, oppure il figlio.
Del padre di Penelope nell'Odissea si dice soltanto che esiste e gode buona salute. Dei fratelli sappiamo da altre fonti che sono tre, pure loro in buona salute.
Però la donna greca ai tempi di Omero veniva comprata: il marito pagava cospicua dote e se la portava via. Si suppone che da quel momento fosse roba sua e che padre e fratelli naturali perdessero i diritti su di lei. Forse.
In realtà Atena, nel suo confuso discorso a Telemaco, gli dice che se lui, Telemaco, pensa che la madre dovrebbe riprendere marito, deve rimandarla ai genitori che decideranno la dote e le cercheranno un nuovo marito - che a quel punto non dovrebbe impicciarsi più di tanto della corona di Itaca, si suppone.
Telemaco vuole che la madre si risposi? Sì e no. Penelope, sempre nel colloquio con Ulisse travestito, gli racconta che a suo tempo avesse chiesto esplicitamente alla madre di non risposarsi, ma che in seguito ha cambiato idea e adesso sarebbe contento che la madre si risposasse, così i Proci si leverebbero dai piedi e la smetterebbero di banchettare a loro spese. Il ragazzo però si dimostra piuttosto sprovveduto se pensa che davvero i Proci se ne andrebbero, una volta che Penelope se ne fosse scelto uno: è chiarissimo che costoro trovano la situazione troppo comoda, e in effetti si sono organizzati molto bene: pranzo e cena a palazzo, e dopo cena si ritirano con le ancelle per divertirsi un po'. In effetti alle ancelle i Proci piacciono molto di più che a Penelope, e qualcuna ha perfino avviato delle relazioni stabili.
Qualche riga dopo, Atena poi spiega a Telemaco che dovrebbe trovare un marito alla madre, una volta che abbia la certezza che il padre è morto, e questa è l'unica parte del suo discorso che abbia un po' di senso.
I Proci però non vanno a corteggiare Telemaco dicendo "Dai tua madre a me". Vanno da Penelope. Che non vuole sposarsi e li tiene a bada con vari pretesti e con la sua famosa tela. Quindi forse Atena sta farneticando.
A un certo punto del poema Penelope dice che ai suoi tempi chi voleva sposare una donna portava doni alla famiglia e alla donna stessa, per ingraziarsi tutti quanti, e non stava a ingozzarsi a spese della futura sposa. I Proci ammettono che quel che è giusto è giusto e le portano dei doni, ma non per questo smettono di mangiare a palazzo.
Nessuno troverebbe da ridire se un bravo figlio, desideroso di compiacere la madre che vorrebbe un po' di compagnia dopo aver dormito per diciannove anni in letto vuoto, si impegnasse ad accontentarla. Ma, ripeto, i Proci non vanno a stressare Telemaco, bensì stressano Penelope. Di Telemaco tollerano a mala pena l'esistenza in vita, e anzi all'inizio del poema entrano nell'ordine di idee di levarselo dai piedi, dimostrando con ciò di essere gli unici ad avere almeno un briciolo di buon senso: eliminato il figlio, si tratta solo di forzare Penelope a sposarsi per prendere possesso del regno.
Dunque Telemaco non è considerato l'erede del padre. Forse che a Itaca è mal visto?
Niente affatto. A Itaca tutti si lamentano dei Proci che mangiano a sbafo e tutti garantiscono a Telemaco il loro appoggio. Se c'è una fronda filoprocese, Omero si è dimenticato di farcene cenno.
In compenso nessun Proco offre a Telemaco una qualche sorella da sposare, che potrebbe essere un buon sistema per impossessarsi del regno di Itaca.
Telemaco potrebbe risolvere la situazione con l'aiuto dei capi di Itaca, che si riuniscono pure in parlamento quando li chiama. Oppure, volendo, potrebbe andare dal padre di Penelope e chiedere un aiutino per liberare il palazzo dalle cavallette umane. Oppure mettersi d'accordo con loro, visto che Penelope assicura, sempre nel solito colloquio con Ulisse travestito, che i suoi di lei genitori la stressano perché si risposi. Oppure lo potrebbe chiedere ad Atena, quando se la trova davanti che gli fa la predica.
Non fa né l'una né l'altra cosa. In effetti non fa nulla se non andare in giro a cercare notizie del padre (che a sua volta è l'unico suggerimento che Atena è stata buona a dargli, pur sapendo benissimo che Ulisse è ancora vivo e addirittura sulla strada del ritorno).
D'accordo, siamo tutti consapevoli che i poemi cosiddetti omerici sono stati fatti con la tecnica del copia&incolla e quindi presentano qua e là un po' di incongruenze, ma secondo me qua si esagera.
* "pretendenti", nelle traduzioni più moderne e letterali - e grazie a queste nuove tradizioni i giochi di parole son finiti come d'incanto
**la mamma che prepara la colazione in tre portate al figlio trentenne non conta: una volta ben coccolato, il figlio esce di casa e va a dirigere aziende, organizzare festival del cinema, elaborare sistemi informatici su scala nazionale eccetera. Le coccole familiari sono una cosa, la posizione nella società è un'altra
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