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venerdì 1 ottobre 2021

Il mio migliore amico è fascista - Takoua ben Mohamed


Per una serie di circostanze casuali sono finita a una presentazione di questo libro, al seguito di un'amica. Non avevo mai sentito nominare l'autrice, in quel momento ero piuttosto disinteressata ai problemi di integrazione degli stranieri in Italia e i miei pensieri erano rivolti soprattutto alla gustosa cenetta che mi aspettava una volta finita la mia marchetta di accompagnamento.
L'autrice comunque è una bella ragazza vivace e parla molto bene in pubblico. Sta di fatto che poco dopo ho preso il volume a una ragazzina che stava seduta (con doveroso distanziamento) nella sala piena quanto lo consentivano le leggi spartane di questo disgraziato periodo e gli ho dato una scorsa, non senza notare per prima cosa che l'editore era Rizzoli, ovvero un Grande Editore, e che la fanciulla che l'aveva disegnato e scritto era alla sua quarta pubblicazione e tanto fanciulla ormai non era più, avendo ormai trent'anni.
Via via che la ragazza parlava e che sbirciavo le tavole nel mio cuore di bibliotecaria si è fatta strada una certezza: dovevo procurarmi subito quel libro. All'istante e senza indugio.
Così ho guardato il sacchetto dei Fondi Neri, ovvero quei soldi in più che talvolta i genitori facevano scivolare nell'incasso della Mostra del Libro dicendo con un bel sorriso "Tenga pure il resto, tanto sono soldi per la biblioteca, giusto?". E io assentivo e mettevo in una scatolina a parte, usandoli per acquistare qualche libro usato che incrociavo ai mercatini delle varie sagre della ranocchia fritta o del cinghiale arrosto. Ahimé, dall'ultima Mostra del Libro sono passati ormai quasi tre anni, ma in compenso è stato un periodo in cui le sagre di paese si sono fatte abbastanza desiderare e insomma mi restavano giusto sedici euro e mezzo, che comunque la scuola mi avrebbe restituito. E dunque sono scivolata giù nella libreria, ho acquistato il libro e me lo sono pure fatto firmare con tanto di disegnino decorativo e di saluti agli alunni della media di St. Mary Mead.
Per una scuola media questo libro è assolutamente perfetto (anche se può funzionare bene anche per l'ultimo biennio delle elementari e almeno per il primo delle superiori), ma per un insegnante a caccia di spunti per Educazione Civica è praticamente una miniera d'oro.
C'è assolutamente tutto, e il fatto che questo "tutto" sia ricavato da una storia vera (e invero assai credibile) rende la miniera ancora più redditizia.

L'autrice racconta il suo primo anno alle superiori - un anno molto delicato per tutti gli adolescenti. Ma, oltre che adolescente, lei è immigrata e tunisina, e giusto per complicarsi un po' la vita ha deciso di portare il velo - non per imposizione della famiglia, ma perché le va.
"Non sono riuscita a capire il tuo rapporto con il velo" ha ammesso una delle insegnanti che presentava il libro, centrando senza saperlo il nucleo della questione: per tutto il libro la protagonista si ritrova circondata di adulti che vedono in lei una tunisina, una immigrata, una potenziale terrorista, una fanciulla oppressa dalla cultura maschilista e retrograda dei paesi arabi, una studentessa scontrosa e malmostosa, ma sempre dimenticando di avere a che fare prima di tutto con una adolescente a caccia di identità - come ogni bravo adolescente che si rispetti.
Perché una donna sana di mente dovrebbe portare il velo, se non perché costretta da una famiglia oppressiva o da imam rompiscatole e invadenti?
E perché un adolescente sano di mente dovrebbe starsene col berretto in classe, pur sapendo benissimo che la maggior parte dei professori dà in escandescenze e considera il berretto in classe una inqualificabile mancanza di rispetto?
Pur non dando in alcuna escandescenza, perché un alunno col berretto in classe per me è solo un alunno che gli va di portare il berretto in classe e allora se lo porti pure e buon pro gli faccia, anch'io mi sono posta questa domanda. 
La mia risposta è stata "Perché gli va". Sarà un segno di riconoscimento, sarà un modo per distinguersi, sarà una coperta di Linus, sarà quel che gli pare.
Per una tunisina immagino possa anche avere un aspetto da madaleinette - un modo per ricordare il suo paese. Chissà. Forse. In fondo, è solo un pezzo di stoffa, e a un pezzo di stoffa ci puoi attaccare quello che ti pare. E, ancora più in fondo, la cosa dovrebbe riguardare solo lei. Gli oggetti, i simboli e le appartenenze sono robe strane di per sé, ma a quell'età diventano una palude inconoscibile agli occhi stessi di chi si impaluda. Si sceglie qualcosa per vedere come ci sta, per vedere di nascosto l'effetto che fa, per distinguerci, per confonderci nel mucchio, per il piacere di scartarlo una settimana dopo, perché tutti ci dicono che non va bene e non è adatto a noi e per almeno altri duecento motivi, talvolta incomprensibili prima di tutto a noi (e tra i quali il piacere del gioco occupa un ruolo non del tutto irrilevante, secondo me).
E di fatto anche l'amico fascista che dà il titolo al libro si è scelto il ruolo di fascista per motivi che con i sistemi politici del secolo scorso hanno ben poco a che vedere.

In meno di 300 tavole - perché si tratta di una graphic novel, di quelle disegnate con uno stile dall'apparenza assai semplice e che scorrono velocissime alla lettura - c'è posto per la questione del velo e del terrorismo islamico, per tutti gli stereotipi che i poveri immigrati inconsapevoli (ovvero quelli che sono arrivati in Italia troppo piccoli per capire che stavano emigrando) si trovano addosso,  per il femminismo, per un piccolo episodio di cyberbullismo che precorre i tempi, per gli inevitabili problemi scolastici di chi non studia un accidente e nemmeno sta a sentire i professori perché è molto offeso con loro e ha una sola materia preferitissima dove va molto bene, per le amicizie con l'uno e con l'altro sesso, per una tipica famiglia mediterranea ricca di affetto e di comprensione (ma che evita di intromettersi troppo) e per una carrellata di professori che chiunque sarebbe lietissimo di non avere nel Consiglio di Classe (ma chissà se erano davvero così insopportabili? Gli occhi dell'Alunno/a a volte sono davvero spietati) oltre che, naturalmente, per i problemi di abbigliamento, nonché per le infinite dissonanze che attraversano la vita di chi appartiene a due culture diverse. Il menù è ricco e ben assortito, e ci si può pescare all'infinito.

Dedico questo post al Venerdì del Libro di Homemademamma che è ritornato in sordina, e forse c'è ancora e forse no, chissà; e consiglio il libro per qualsiasi biblioteca scolastica e per chiunque graviti nel mondo della scuola. Magari può interessare anche altre persone, non so - ma certo per la scuola è assolutamente perfetto.

3 commenti:

dolcezzedimamma ha detto...

Perfetto. Ora vedo se lo trovo

Elena ha detto...

Sembra molto interessante, grazie per la recensione, da come ne parli credo possa essere istruttivo anche per un adulto, lo metto in lista!

minty ha detto...

Grazie per la segnalazione! Nonostante ogni mese io sfogli 3-4 diversi cataloghi di "prossimamente" a fumetti, questo era passato completamente sotto il mio radar. E pare assai bellino... ^^