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venerdì 3 marzo 2023

Il piccolo popolo - H. Beam Piper


Questo libro entrò nella mia vita mentre facevo ancora le elementari, alla fine degli anni 60, quando i miei lo pescarono dalla libreria di casa e me lo passarono. Lo divorai in un pomeriggio, piangendo disperatamente in un paio di punti molto commoventi, ma ne serbai un bel ricordo.
Quella riprodotta qui è la copertina della prima edizione di Urania (di cui mio padre, appassionato di fantascienza, faceva gran collezione) pubblicata nel 1962 e tradotta quasi in tempo reale in italiano. La copertina di Karel Thole, una volta tanto, è tutto sommato piuttosto fedele: nel romanzo si parla di piccoli esseri pelosi, che a un certo punto (per un tempo molto breve) si ritrovano sconsolati in detenzione. 
Naturalmente non siamo sulla Terra bensì sul pianeta Zarathustra, colonizzato da poco dalla solita Federazione o Confederazione terrestre che andava per pianeti, anche perché il pianeta di origine era ormai piuttosto malandato - ma non invivibile - dopo, si suppone, qualche guerra atomica o problemi legati all'inquinamento. 
Siamo nel settimo secolo dell'era atomica, ci sono le atronavi e la federazione terrestre ha delle leggi legate all'esplorazione spaziale che dichiarano colonizzabili per lo sfruttamento solo i pianeti che non sono abitati da razze intelligenti, mentre quando la razza intelligente esiste, questa va protetta ed aiutata ad evolversi sotto l'amorevole guida degli umani.
I quali umani, settimo secolo dell'era atomica o meno, vivono esattamente come gli americani di quegli anni. Ovviamente sono tutti bianchi (l'unico di pelle scura è nato su un pianeta che non è la Terra) e ovviamente l'unica donna presente nel libro è giovane, carina, matrimoniabile e lavora come psicologa occupandosi molto del tribunale dei minori, anche se verso la fine del romanzo si scoprirà che ricopre anche un altro ruolo, un po' meno scontato.
Vedere il futuro con gli occhi degli anni Sessanta fa uno strano effetto: i filmati si registrano su supporto e si spediscono dopo averli impacchettati, nessuno manda l'ombra di una mail, addirittura c'è gente che scrive a macchina su carta! E ci sono anche i veridicatori, ovvero congegni che. attraverso l'analisi delle onde cerebrali stabiliscono con assoluta certezza se stai dicendo o no la verità e sono proprio come quelle macchine della verità che negli anni 60 andavano tanto di moda nei romanzi di spionaggio  simili: grossi sedili dove si sedeva il malcapitato di turno e poi gli mettevano l'elmetto di metallo e gli elettrodi alle tempie. Mi sembra di ricordare che venissero usate talvolta durante gli interrogatori (solo col consenso dell'interrogato, credo); in tribunale comunque non sono  mai entrate e da tempo se n'è persa traccia. Invece nel settimo secolo dell'era atomica ci sono, e le loro testimonianze sono considerate al di sopra di ogni sospetto.

Zarathustra ha grandi foreste e grandi miniere ed è di recente colonizzazione. Non risultano razze intelligenti e la fauna non è delle più originali MA già nelle prime pagine del libro Jack Holloway, anziano cercatore di pietre preziose che vive una esistenza piuttosto solitaria di cui è molto soddisfatto accumulando una sua piccola fortuna, trova davanti alla sua porta un piccolo animaletto assai pelliccioso e molto disponibile a fare amicizia con lui.
"Chi sei tu?" si domanda Jack. E subito stabilisce "Sei un Tuttopelo, ecco cosa sei".
Tuttopelo non mostra di avere niente da ridire sul suo nuovo nome e accetta di buon grado il cibo che Jack gli offre, per poi sistemarsi a dormire vicino a lui.
Ben presto Jack scopre che Tuttopelo ha anche un piccolo attrezzo da caccia, che usa per cacciare e uccidere (e spolpare) i grossi e antipatici granchi giganti che circolano sul pianeta e sono in deplorevole aumento negli ultimi anni, poi lo vede adattarsi facilmente agli attrezzi legati alla civiltà. Tuttopelo non parla, se non a suon di yeeek! ma ben presto Jack si accorge  che ragiona, e anche molto bene. Così comincia a filmarlo e prepara una relazione sul suo nuovo amico che invia ai suoi amici scienziati, perché secondo lui Tuttopelo fa parte di una razza intelligente.
La storia si snoda tranquilla per un po': gli scienziati, ma anche i poliziotti di pattuglia, imparano a conoscere e a simpatizzare con Tuttopelo, e ben presto con i Tuttopelo: perché il nuovo amico di Jack sparisce per un giorno per poi tornare con un gruppetto di amici tra cui un piccolo, piccolo Tuttopelo Baby. I tuttopelo tuttopelo Holloway (come verrà in seguito chiamata la specie dal primo biologo accorso a vedere la nuova meraviglia, hanno infatti due caratteristiche base: sono estremamente socievoli e ispirano una irresistibile simpatia a tutti gli umani che incontrano. O quasi.
La questione infatti non è così semplice come sembrerebbe: i funzionari della potente compagnia Zarathustra, che praticamente possiede il pianeta e ne dirige lo sfruttamento,  vengono ben presto informati della possibile esistenza di una razza intelligente sul pianeta, che dal loro punto di vista rappresenterebbe una vera iattura: il pianeta verrebbe cambiato di classe e la Compagnia Zarathustra dovrebbe rivedere tutto il suo contratto di concessione e perderebbe gran parte dei suoi incassi.
Inizia quindi un conflitto tra gli amici dei Tuttopelo (scienziati, poliziotti e quant'altro) e i detrattori dei Tuttopelo, che cercano di screditare la possibilità che si tratti di una razza intelligente anche se nessuno di loro lo crede veramente  perché un breve incontro con un Tuttopelo basta a convincere qualsiasi essere raziocinante che i Tuttopelo sono anche loro una specie assai raziocinante anche se non sanno parlare e, a quanto risulta, nemmeno sanno accendere il fuoco (imparano comunque ben presto a maneggiare l'accendino di Jack e Tuttopelo si mette anche a fumare la pipa, il che ai nostri occhi di cittadini del Terzo Millennio non sembra poi una grandiosa dimostrazione di intelligenza - ma negli anni 60 del secolo scorso il fumo non era minimamente demonizzato, anzi era considerato un indubbio segno di civiltà).
Gli antipaticissimi funzionari della compagnia Zarathustra  cercano dunque di difendere il loro portafoglio commettendo anche molte azioni tutt'altro che encomiabili tra le quali alcuni ignobili rapimenti di Tuttopelo, mentre gli amici dei Tuttopelo li difendono a spada tratta. La cosa finisce alfine in tribunale - il quale tribunale funziona naturalmente secondo le consuetudini anglosassoni.
Abbiamo quindi in un colpo solo un romanzo di amicizia e di avventura che verso la fine diventa anche un romanzo giudiziario, con tutti gli "Obiezione, vostro onore!" del caso. Ebbene sì, il Bene prevale sull'Interesse Commerciale e i Tuttopelo vengono riconosciuti come razza raziocinante, mentre lo status del pianeta cambierà e la Compagnia Zarathustra dovrà attaccarsi al treno (o forse in questo caso sarebbe meglio dire "all'astronave") e farsene una ragione, il tutto grazie a un Giudice Impeccabile e a due abili avvocati, uno dei quali perde non per suo demerito, perché è bravissimo, ma perché costretto a lavorare per una causa persa in partenza.

Il romanzo riscosse a suo tempo un discreto successo, sia negli Stati Uniti - dove venne anche poroposto per il premio Hugo del 1963 - sia in Italia, dove è stato ristampato più volte dalla Mondadori, anche in una collana per ragazzi. Dalla fine degli anni 70 è uscito dal catalogo (che mi sembra un vero peccato) e quindi si trova, con una certa difficoltà, solo in biblioteca e all'usato. Ha lasciato comunque la sua brava impronta perché oltre al seguito ufficiale Torna il piccolo popolo, dedicato soprattutto a una serie di domande sulla biologia e la struttura sociale dei Tuttopelo, conta una serie di seguiti di altri autori e anche una specie di rifacimento di John Scalzi - nessuno dei quali, ahimé, tradotto in italiano.

Piccola nota filologica finale: il titolo originale è Little Fuzzy. Se tradurre fuzzy, graziosa variante di furry (pelliccioso) con Tuttopelo è stata una eccellente trovata, il titolo Il piccolo popolo funziona peggio, specie al giorno d'oggi, quando in Italia sono arrivate decine di libri con un titolo del genere dedicati a fate e folletti (che nella tradizione anglosassone sono, appunto, "il piccolo popolo"). Invece la trilogia di Pratchett de Il piccolo popolo nell'originale si intitola in modo diverso e gli gnomi protagonisti sarebbero truckers (e non hanno alcuna pelliccia, mentre girano con lunghi berretti a punta rossi, o almeno così sembra dalle copertine) oltre a vivere un po' sulla Terra e un po' su Mondo Disco, da cui provengono.
Il romanzo tocca molti temi anche oggi di grande attualità, come i diritti degli indigeni, la colonizzazione, il concetto di razza ragionevole (il vero argomento del processo) ma è anche l'adorabile storia dell'adozione di un piccolo e pelliccioso animaletto che sa come farsi apprezzare, e chiunque abbia un animale da affezione non può che adorarlo e desiderare follemente di potersi prendere anche lui/lei un Tuttopelo. Per questi motivi l'ho preso come libro da leggere in classe per il progetto "Leggere, forte!" - e in effetti, essendo quasi introvabile, era l'unico modo per leggerlo in classe. La Seconda Sfigata l'ha gradito assai.

3 commenti:

Pellegrina ha detto...

Sembra carino, se le biblioteche lo avessero conservato

Elena ha detto...

La cosa brutta è che il tentativo di screditare popoli "alieni" viene fatto nella realtà anche con i luoghi, aree protette che vengono screditate in modo da poterle declassare per magari costruirci sopra oppure per sfruttarne le risorse, e non lo fanno solo i privati ma anche le amministrazioni pubbliche...per cui questo libro mi sembra davvero molto attuale.

Murasaki ha detto...

@ Pellegrina:
Qualche copia qua e là si trova, ma è vero che è stato un libro piuttosto dimenticato. Ingiustamente, direi.

@ Elena:
Il tema purtroppo è sempre stato attuale dal Cinquecento in poi, temo. Negli anni 60 però era meno importante lo sfruttamento delle risorse naturali e del territorio a danno degli abitanti... cioè, meno attuale di adesso se pensi all'India o all'Africa. Forse.
L'autore comunque è americano, e sul discredito degli abitanti indigeni aveva parecchio materiale da osservare anche a casa sua, se pensi che amerindi e neri hanno avuto il diritto di voto giusto in quegli anni. Insomma, rileggendolo mi sono accorta chesi trattava di un libro molto attuale, oltre che davvero piacevole alla lettura.