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mercoledì 1 marzo 2023

Quando il Lettore non capisce (o almeno così dice)

Asterione in versione Cavalieri dello Zodiaco

Due sere fa, poco prima di scivolare nel sonno, improvvisamente mi affiorò un pensiero dal fondo della coscienza. "Ma che essere inqualificabile sono! Non gli ho ancora fatto leggere La casa di Asterione*! Devo assolutamente fare ammenda al più presto"
La casa di Asterione entra ed esce dalla mia vita a scadenze del tutto irregolari, e a tutt'oggi è l'unica cosa che ho letto di Borges. Me ne parlò un amico, ai tempi dell'università, nel corso di una telefonata che verteva su argomenti che nulla avevano a che fare con la letteratura né con la mitologia greca. Incuriosita, andai a cercarlo nella biblioteca di casa, lo lessi e lo trovai estremamente fascinoso.
Molti anni dopo, quando già insegnavo, riaffiorò nella mia mente senza un apparente perché. Lo fotocopiai, lo portai in classe e riscosse un discreto successo. Da allora lo propino occasionalmente alle mie classi, che lo hanno sempre apprezzato. Non a tutte le mie classi, in effetti, solo quando mi viene in mente. Per quanto ricordo, l'ho trovato in una sola antologia ma secondo me meriterebbe maggior fortuna perché, di fatto, è la storia di un ragazzo in piena crisi adolescenziale - oltre ad essere anche molte altre cose. Voglio dire, non credo che quando l'ha scritto Borges avesse in mente come lettore ideale un alunno di seconda media, ma il bello dell'arte è appunto che raggiunge bersagli imprevedibili al suo autore.

La mattina dopo sono corsa prontamente ai ripari: una brevissima ricerca mi fornì una versione in PDF che stava comoda comoda in due cartellette in A4. Ne stampai adeguato numero di copie e stamani sono entrata col pacco croccante in mano e l'ho prontamente fatto distribuire dopo essermi accertata che ricordassero la leggenda del Minotauro e di Arianna. La ricordavano, tutti.
Quando ho questo tipo di ispirazioni di solito provo sempre un certo tremore durante la distribuzione: Andrà bene? Sarà il momento giusto? Stamani invece ero molto tranquilla.
Ho fatto fare una prima lettura, durante la quale mi sono accorta che diverse parole suonavano strane. Del resto, la traduzione ha più di sessant'anni, ci può stare. Nessuno ha interrotto, e la classe era avvolta in quello strano silenzio assorto che indica... non saprei dire esattamente cosa indica, stamani secondo me indicava un insieme di fascinazione e stupore, ma anche un certo grado di dolore.
Ho fatto fare una seconda lettura chiedendo di avvisarmi quando non capivano qualche parola. Questo ha complicato abbastanza la faccenda, soprattutto lo stilobate che l'ineffabile nota ci spiegava essere la parte del tempio che si appoggia sul crepidòma. Grazie, adesso sì che abbiamo tutti le idee più chiare!
Qualche sorpresa, anche "Che vuol dire superbo?".
Eh, mica facile. Ma com'è che questi sono arrivati in seconda media senza conoscere LA SUPERBIA? Non le fanno più, le liste dei peccati capitali?
Evidentemente no, e la superbia è un vizio assai stigmatizzato al giorno d'oggi, ma in effetti lo chiamano di solito con altri nomi.
E il redentore? Eccheccazzo, nessuno a catechismo gli ha spiegato cos'è un redentore?***
Evidentemente i catechisti han scelto espressioni più colloquiali, e insomma il redentore è toccato a me.
Ho illustrato le varie parole, poi una terza lettura, stavolta fatta da me**.
E ho chiesto un piccolo esercizietto veloce veloce, da farsi da soli o ion compagnia, a scelta: associare qualche parola ad Asterione, al racconto, alla casa, poi una sintesi del racconto in massimo quindici parole. Avevo elaborato il tutto mentre salivo verso la scuola. 
L'ultima domanda però non era prevista: Pensi di aver capito il significato del racconto? mi sono ritrovata a chiedere senza un perché.
"Non è necessario fare una analisi dei motivi, basta dire Sì o No" ho avvisato.
Gran brulichìo e fervore nei banchi. Qualcuno ha chiesto se tristezza e depressione erano sinonimi. Qualcuno elaborava strani avverbi legati alla solitudine, prontamente redarguito dal vicino. Li covavo con gli occhi, soddisfatta.
Poi sono passati non tanto alla correzione quanto alla semplice lettura delle parole. Abbondano solitudine, tristezza, angoscia, pazzia, incubo ma anche un certo compiacimento e della bontà per Asterione; la casa viene associata alla paura, al vuoto, al pieno, alla bellezza, allo sconforto, all'incantesimo. 
Le sintesi vanno da La casa di Asterione ad un bel Vita quotidiana di Asterione. Il racconto ha trasmesso un po' di tutto, solitudine e tristezza in primis.
E tutti, come un sol alunno, hanno risposto un convintissimo NO all'ultima domanda. No, non hanno capito il significato del racconto. Qualcuno lo sottolinea con cenni della testa assai marcati.
Del resto, sono in buona compagnia: un giretto in rete mi ha mostrato diverse interpretazioni, e nessuna coincide del tutto con la mia. In effetti nemmeno io sono sicura di averlo capito a livello razionale.
Bene così - li rassicuro - L'autore scrive quel che vuole, ma dopo che l'ha scritto l'interpretazione appartiene al lettore, e può cambiare a seconda del tempo e della circostanza, ma comunque è roba sua.
Era davvero necessario dirlo? 
Credo di no, ma l'insegnante tende sempre a voler avere l'ultima parola, e non ho ancora capito se questo rassicura gli alunni o li innervosisce. Forse dipende dalle circostanze.
Ad ogni modo, per essere una classe che ha appena sprecato un'ora e passa della loro preziosa vita a leggere, postillare e commentare un testo che non hanno capito sembrano tutti piuttosto soddisfatti. Praticamente stanno facendo le fusa.
Lezione molto gratificante, ad ogni modo, ed è da stamattina che me la tiro in cuor mio (o, per meglio dire,  ne vado assai superba).

*La casa di Asterione di Jorge Luis Borges è un racconto del 1959 contenuto ne L'Aleph, e si trova con estrema facilità in rete.
**No di solito si fa con una sola lettura e un paio di eventuali interventi miei per qualche parola. E' solo che in questo periodo sono in piena fase di Ampliamento del Lessico, e ho colto l'occasione.
*** Come ho già raccontato in vari post, St. Mary Mead è un paese molto chiesino. E naturalmente no, la domanda sul redentore non l'ha fatta il musulmano, che ha serenamente dedotto il senso di redentore dal contesto della frase.

4 commenti:

Tenar ha detto...

Devi assolutamente recuperare il resto di Borges! Anche se, è indubbio, La casa di Asterione rimane un caso a sé, perché è terribilmente Borges, ma anche estremamente immediato senza neppure dover ripassare mezza filosofia medioevale (un caso simile è "Il tema dell'eroe e del traditore", comunque meno immediato per i nostri alunni).
Anch'io lo propongo spesso. Non a queste classi, però. Queste classi sono casi disperati come mai mi era capitato. Ragazzi come si suol dire "di buona famiglia", seguiti, educati, silenziosi. Perché il fascismo si chiama così?
Alunno A - Perché Mussolini raggruppava le persone a fasci e le elgava con una fascia
Alunno B - Perché Mussolini di nome fasceva Fascio
Ecco, no, La casa di Asterione non è per loro.

Unknown ha detto...

Eh, ma magari fossero silenziosi! Invece vedo che parlano, eccome se parlano!
Tanta solidarietà è un abbraccio: anche questa notte oasserà 💙💙💙

Elena ha detto...

Una mia amica fissata con Borges mi ha regalato diversi libri, tra cui l 'Aleph... devo confessare che non mi piace...lo trovo estremamente ripetitivo, non il libro in sé ma proprio l'autore, capisco che questa sia un'affermazione tremenda per un insegnante, ma non so cosa farci. Appena riesco tento di rileggere questo racconto, magari dopo anni sono in grado di apprezzarlo, chissà.

Unknown ha detto...

@Tenar:
La sconosciuta di sopra sono io, Murasaki