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venerdì 20 dicembre 2019

Sherlock Holmes: di Natali e abbazie - Enrico Solito


Come tutti gli appassionati di Sherlock Holmes sanno, il magro canone del più famoso investigatore di tutti i tempi si limita  a quattro romanzi e a una sessantina di racconti, e di questo possiamo incolpare solo sir Arthur Conan Doyle, che non ha dalla sua la scusante di una morte precoce né di uno scarso successo della sua produzione holmesiana o particolari problemi del tipo blocco della scrittura o simili: infatti costui ha scritto immani quantità di roba di vario genere e qualità, ma solo raramente e in modo del tutto occasionale si è dedicato alla produzione di storie su Sherlock Holmes.
E tutto ciò è una vera ingiustizia - anche perché. ammettiamolo: non è che trascurava Sherlock Holmes per dedicarsi a scrivere l'Amleto o Guerra e pace, e senza quei quattro romanzi e sessanta racconti molto probabilmente oggi il suo nome oggi sarebbe noto a pochi specialisti del periodo e il suo nome confinato nelle note di qualche poderoso saggio del tipo Vasta analisi della letteratura vittoriana: tutto quel che avreste voluto sapere sugli scrittori dell'epoca e anche molto di più pubblicato in tre tomi nella collana "Nessuno si senta escluso".
Insomma, sin dai tempi in cui Conan Doyle era vivo i lettori hanno scalpitato e rumoreggiato per avere più Holmes, finché alla fine han deciso di applicare il buon vecchio criterio del "Chi fa da sé fa per tre" e si sono messi a scrivere storie in proprio. E nacque così il celebre Canone Apocrifo di Sherlock Holmes, dove si sono cimentate grandi firme del giallo e della letteratura*, scrittori stimabili e gente che se invece di prendere la penna in mano si fosse data all'ippica o alla botanica non avrebbe suscitato rimpianto in alcuno. 
In questo filone molto variegato sono comprese numerosissime storie decisamente stravaganti che il buon Sir Arthur Conan Doyle non si sarebbe mai sognato di scrivere,  nemmeno sotto l’influsso di  generose dosi di cocaina, e che spesso stravolgono completamente il canone attribuendo all’amatissimo detective un’assai cospicua serie di relazioni sentimentali con l’uno e con l’altro sesso  (con eventuali figli), avventure paranormali, viaggi nel tempo e molto altro che mi manca il cuore di riferire, e dove il principale sogno della gran parte degli autori sembra sia mettere a confronto Sherlock Holmes con Jack lo Squartatore la cui possibile identità comprende ormai una vastissima serie dio possibilità che vanno dall'erede al trono di Inghilterra allo stesso Holmes.
Enrico Solito, stimato neuropsichiatra infantile nonché lodevolmente impegnato nel sociale, rientra nella categoria "stimabili scrittori" e, oltre agli apocrifi holmesiani vanta una piccola produzione di romanzi storici ambientati negli ultimi due secoli. Nel fandom holmesiano internazionale gode di eccellente reputazione, in Italia e all'estero.
Il Nostro  ha scelto una strada dall’apparenza comune e scontata, scrivendo una serie di "apocrifi autentici”, per assurda che possa sembrare la definizione: storie perfettamente in linea  col canone di Conan Doyle dove l’ambientazione storica è impeccabile nei minimi particolari e nelle quali il suo Sherlock Holmes (ma anche il suo Watson, e questo è davvero raro) sembra appunto uscito da un racconto di Conan Doyle.
Ne viene fuori un canone parallelo a quello autentico, ricco di citazioni e rimandi di vario tipo, molto amato dagli appassionati ma tutt’altro che facile da reperire se non in formato elettronico. Perfino le mie amate biblioteche toscane, ormai da tempo strettamente collegate tra loro per fornire all’aspirante lettore quasi tutto quello che costui possa desiderare, offrono molto poco; quanto alle librerie, ormai da gran tempo le vecchie edizioni e le vecchie ristampe sono straesaurite.
Finalmente però qualcuno si è preso carico del triste caso. No, non il Giallo Mondadori - che pure ha inaugurato una collana riservata appunto agli apocrifi di Holmes  che racchiude una non modica quantità di materiale davvero orripilante e che a Solito ha offerto ben poco spazio - bensì la casa editrice Teaser LAB che gli ha riservato i primi dodici volumi della collana “I gialli di Crimen”. Il primo volume è uscito nel gennaio di quest’anno e l’ultimo (la collana ha cadenza mensile) uscirà nel gennaio dell’anno prossimo.
Particolare non trascurabile: i volumi arrivano in edicola. Secondo particolare assai gradito: a richiesta spediscono gli arretrati e indicano anche come richiederli su apposito sito.
La collana ristampa tutta la produzione holmesiana di Solito (due romanzi e un buon  numero di racconti, scritti nel corso di più di venti anni) e in ogni volume l’autore racconta nella prefazione i vari e gustosi retroscena che hanno portato alla stesura dei testi. Come chicca aggiuntiva, a puntate nei volumi di racconti c’è anche “L’enciclopedia di Sherlock Holmes”, redatta a quattro mani da Solito e da Stefano Guerra (altro grande esperto del fenomeno mediatico Holmes e tra i fondatori dell’associazione culturale “Uno studio in Holmes” che ha naturalmente anche la sua brava pagina su Facebook) dove con gran cura, ma anche senza alcuna paura, vengono esaminate tutte le questioni collegate o collegabili al grande detective ed esposte le più  varie teorie sulle sue origini, la sua vita, la sua ascendenza e financo la sua la discendenza.

Visto il periodo dell'anno, per presentare questa collana ho scelto il terzo volume della serie, intitolato Di Natale e di abbazie. Quasi tutti i più celebri investigatori del giallo classico (e anche quelli più moderni, mi sa) hanno almeno una storia ambientata a Natale, ma il canone classico liquida la questione col bel racconto Il carbonchio azzurro, che più di una delle mie classi ha avuto il piacere di apprezzare. The Sherlock Holmes Christmas Carol è un po' più crudo (insomma, c'è un cadavere con relativo omicidio) ma come tutti i racconti di Solito contiene, oltre ai vari rimandi al canone classico (compreso il motivo per cui un determinato racconto non poteva essere ignoto alla polizia, che Holmes illustra con garbata autoironia) ci sono altri graziosi ami lanciati al lettore: per esempio uno degli investigatori è il sergente Tibbs, delizioso personaggio felino protagonista della Carica dei 101, film dove l'episodio più importante si svolge appunto nei giorni intorno a Natale. 
Il volume contiene anche la seconda parte dell'enciclopedia di Holmes, ovvero la lettera B - dove, oltre al prevedibile Baskerville abbiamo la possibilità di imparare come burro, brandy e banche vengano utilizzati nel canone di Conan Doyle.
Questo volume, come tutti gli altri dodici della serie, è perfetto per il tempo di Natale, quando stare in casa a riposarsi leggendo una bella storia di Sherlock Holmes è uno dei grandi piaceri della vita, tra un panettone e un pandoro (ma senza sdegnare ricciarelli, panforte, struffoli e torroni).

Con questo post partecipo al Venerdì del libro di Homemademamma e auguro buone feste di Natale a tutti gli appassionati lettori che passano di qua.

* Ellery Queen e Stephen King, tanto per fare due nomi

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto interessante, me li cerco. Dopo un paio di acquisti incauti ho abbandonato il revival holmesiano del giallo mondadori al suo destino, non vedo l'ora di provare questi, grazie! Lurkerella

Kukuviza ha detto...

Come hai la capacità tu di promuovere un libro nessuno mai. Sappi che ho poi letto "Il mistero dei tre corpi" di cui tu hai parlato qualche mese fa e me mi è molto piaciuto.
Tornando a Holmes, non so come mai non ho praticamente mai letto nessun apocrifo se non un libro dove però il tipo di enigmi erano di tipo molto ma molto scientifico. Non mi aveva del tutto entusiasmato qando l'ho letto perché l'equilibrio tra narrazione e scienza mi sembrava molto sbilanciato, anche se probabilmente l'intenzione dell'autore era dichiaratamente più rivolta all'aspetto scientifico che a quello holmesiano in sé.
Comunque prima o poi dovrò decidermi anche con gli apocrifi.

Kukuviza ha detto...

"Il problema dei tre corpi", no il mistero.

Murasaki ha detto...

Oh, "Il problema dei tre corpi" è un libro comunque piuttosto carico di misteri... anche perché per un buon terzo non si capisce letteralmente dove stiano andando a parare!
Ma in tema di Sherlock Holmes: hai presente il film di Wilder "La vita segreta di Sherlock Holmes"? (nell'improbabile caso che tu non l'abbia presente rimedia appena puoi): ebbene, nemmeno quello è un vero apocrifo perché nella Societò Holmesiana è considerato abbastanza canone ^_^

la povna ha detto...

Su The Private Life Coe ha scritto un pezzo magistrale, che è uno dei suoi pochissimi pezzi brevi (conteggiando sia racconti sia non-fiction). Te lo consiglio, se non lo conosci, e siccome ne sono stata io la prima traduttrice in Italia se vuoi te lo posso mandare.

Kukuviza ha detto...

Sì ho visto l'anno scorso la vita segreta. Il film in sè non so se mi è piaciuto, mi è sembrato un tantino complicato dal punto di vista della trama, ma mi è piaciuta tantissimo, ma tantissimo l'interpretazione di Robert Stephens.

Murasaki ha detto...

@ la Povna:

SÌ, SÌ, SÌ!
Aspetto fiduciosa, sarebbe un bellissimo regalo di Natale. E grazie infinite, saggi su Holmes ne leggo sempre volentieri, e Coe mi piace molto!

@ Kuku:
capisco benissimo: ai miei occhi Robert Stephens in Private Life È Sherlock Holmes.