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martedì 17 dicembre 2019

Come imprimer lo sacro amor per la lettura ne' cuori de' fanciulli


Spesso vagando per la rete mi imbatto in consigli e suggerimenti che si propongono di aiutare i genitori e gli insegnanti di ogni ordine e grado nella difficile missione di avviare le nuove generazioni verso l'amore per la lettura; un po' per motivi professionali e molto per curiosità li leggo sempre con attenzione e talvolta con una certa perplessità: a tutt'oggi e nonostante sia lettrice assai entusiasta non sono poi così convinta che i giovani debbano amare la lettura, vuoi perché credo che, per sua stessa definizione, l'amore sia sentimento assai anarchico e vada un po' dove gli pare, vuoi perché mi sembra evidente che, anche senza amare la lettura, si possa vivere benissimo e con grande soddisfazione.
Ritengo invece del tutto indispensabile (e le indicazioni ministeriali concordano con me) che i giovani in questione imparino a venire a capo di un testo scritto senza difficoltà, e sono fermamente convinta che, se non acquistano questa capacità, la felicità o anche lo scorrer sereno della loro vita futura potrebbe incontrare grossi ostacoli.
Si tratta comunque di distinzioni del menga: indipendentemente dal fatto che amino o schifino la lettura come passatempo, alla scuola di base, che è quella in cui lavoro io, i ragazzi devono leggere, e parecchio, per amore o per forza (meglio se per amore, naturalmente).

Tutti questi autori di nobili consigli comunque convergono su un punto, e cioè che la lettura per diletto non vada imposta né debba essere vissuta come obbligo cui adempiere nel tempo libero, e soprattutto che deve essere fine a sé stessa, non oggetto di faticosi compiti, sunti, schede eccetera; e su questo principio base sono assai d'accordo, anche perché di fatto ognuno ama quel che gli pare e solo quello. Insomma, in classe si fa quel che dico io (leggendo parecchio, con una scusa o con l'altra) ma fuori di classe e una volta eseguiti i compiti assegnati, i fanciulletti devono essere liberi di leggere o non leggere come meglio li aggrada.
Nella mia funzione di bibliotecaria dunque cerco di adempiere a entrambe le finalità mettendo a disposizione dei nostri pregiati alunni nella biblioteca letture di ogni genere e tipo e anche letture senza parole, variate e gradevoli, spesso ben provviste di illustrazioni eccetera.

Quest'anno, alla riapertura della biblioteca scolastica della scuola media di St. Mary Mead mi sono trovata però davanti a scene piuttosto curiose. I ragazzi delle prime sono entrati nella biblioteca, hanno ascoltato le mie sommarie spiegazioni su com'era organizzata la suddetta biblioteca e infine hanno proceduto a un esame della medesima, piluccando qua e là. 
Poi hanno cominciato ad avvicinarmi con strane domande.
"Posso non prendere un libro?"
Sì, certo, puoi. Questa è una biblioteca, non una tagliola, se non trovi niente che ti ispira non prendi niente e amen.
"E se poi il libro non mi piace?".
Se non ti piace lo riporti a scuola e ti scegli qualcos'altro, oppure lasci perdere e non prendi un bel niente. Questa è una biblioteca, non una tagliola.
"Questo libro mi interessa, ma ho paura che non mi piaccia tutto"
Non vedo il problema: leggi quello che ti interessa e lascia perdere il resto.
"Ma posso farlo?"
Certo che sì, non vedo il problema.
"Posso prendere Geronimo Stilton?"
Certo che sì, abbiamo messo i Geronimo Stilton appunto perché chi vuole li legga.
"Posso prendere in prestito un fumetto?"
Ehm, sì; in effetti li abbiamo messi sugli scaffali appunto con questa speranza.
(Va detto sono molto fiera della mia sezione a fumetti, perché essa non esiste: i fumetti sono sparsi a seconda dei generi e degli argomenti, per meglio evidenziare il fatto che essi sono letture come tutte le altre.
"Il fumetto è un medium, cioè un mezzo espressivo, e serve a sviluppare argomenti di ogni genere" spiego sempre con grande fermezza a chi mi chiede dov'è la sezione fumetti (e anche a chi non me lo chiede affatto). Sto persino pensando di smantellare la sezione Disney, e solo il fatto che certi volumi di storie non saprei davvero dove infilarli nella bislacca classificazione che ho adottato mi ferma, per il momento).
"Ma dopo dobbiamo portare il riassunto?"
Assolutamente no: questa è una biblioteca, non una tagliola.
Piano piano ha cominciato a svilupparsi nel mio pur fiducioso cuoricino il forte sospetto che, laggiù nelle scuole elementari, i maestri indulgessero a pratiche perverse seviziando dolorosamente i poveri libri della biblioteca scolastica, tanto che mi ero perfino ripromessa di meditare seriamente sulla possibilità di affrontare l'argomento con gli insegnanti in questione - una variante diplomatica del "Scusate, ma davvero fate di queste stronzate quando date in prestito a questi poveri innocenti i libri della vostra biblioteca, fargli fare la scheda, spiegare che devono leggere tutto eccetera? Guardate che non siamo più nell'età della pietra e il povero lettore ha i suoi diritti, garantiti dalla Costituzione, e soprattutto continuando così quei poveri bambini avranno i crampi allo stomaco alla sola vista di un libro!". 

Poi un bel giorno la prof. Therral è arrivata in biblioteca con la Seconda Invasata al seguito. Tutti hanno fatto la confusione che fa ogni classe quando li portano tutti insieme in biblioteca, e tutti hanno preso il loro libro. Alla fine, in mezzo al mucchio di macerie che è di rigore in questi casi* la professoressa ha detto ad alta voce "Bene  ragazzi, per la settimana prossima ognuno di voi esporrà il libro ai compagni e preparerete la scheda".
In cuor mio ho sgranato gli occhioni. Ma come? E i Diritti del Lettore? E lo svincolo da ogni obbligo quando si legge? E...
Comunque non ho aperto bocca: in classe l'insegnante è sovrano e si gestisce la programmazione come meglio crede. Ma, certo, è chiaro che così il discorso dell'approccio ludico alla lettura va a farsi benedire.
Due settimane dopo ero per l'appunto in quella classe.
"Quando ci porta in biblioteca?"
Li ho portati due giorni dopo, utilizzando in tal modo un'ora di supplenza.
Bravi e buoni, si sono presi quasi tutti il loro libretto e poi si sono messi tranquillamente a leggere. Intorno a loro, il casino era molto blando. Alcuni sfogliavano la Storia d'Italia a fumetti, altri spulciavano la sezione della mitologia; qualcuno leggeva qualcosa insieme a qualcun altro. Siamo ritornati in classe in modo quasi disciplinato (che con quella classe è evento abbastanza insolito).
A quanto sembra, il loro rapporto con la lettura non è dei più schifidi.
Succede spesso, con le classi della prof. Therral.

*normalmente ci vuole almeno mezz'ora per risistemare la biblioteca, dopo il passaggio di una classe. Ma non batto ciglio e, riordinando il tutto, smoccolo solo molto moderatamente.

11 commenti:

Tenar ha detto...

Ehm... Mi denuncio. Anche i miei alunni devono esporre in classe, anche in modo creativo, il libro che hanno letto. Il mese scorso mi è arrivato anche un cartone animato artigianale al posto del classico riassunto. Do loro una lista quasi infinita di titoli tra cui scegliere e possono leggere in tutti i tempi morti che si creano in classe. Alla fine la mia impressione è che non tutti amino leggere, ma tutti hanno dei "doveri" scolastici che odiano di più. Tutti gli anni, poi, si crea un passa parola e un testo per oscure ragioni viene particolarmente letto e amato perché molto pubblicizzato da chi l'ha letto per primo. Quest'anno vanno forte Billy Elliot (abbastanza prevedibile, avendo parecchie aspiranti ballarine) e, meno prevedibile, Il Sergente nella Neve. Di questo mi è stata portata una sorta di mappa interattiva con il percorso di Mario Rigoni Stern e diverse finestrelle che si aprivano, mostrando i vari episodi narrati. Per altro questi lavori creativi non sono richiesti, non danno bonus in termini di valutazione e di certo io non ho insegnato loro a farli.

Murasaki ha detto...

Ma infatti, a quel che vedo la cosa può funzionare. Immagino dipenda dalla classe, e ognuno conosce bene le sue (comunque qualche volta l'esposizione in classe dei libri l'ho chiesta anch'io...)

dolcezzedimamma ha detto...

Io chiedo una scheda minima e poi discutiamo il libro in classe tutti insieme. Chi vuole fa un commento più lungo sulle proprie impressioni (che ovviamente valuto). Tutti propongono le citazioni che poi confluiscono nel "muro contro l'ignoranza". Anche i più refrattari partecipano.

la povna ha detto...

Io distinguo tra la lettura per diletto, che è loro, e la lettura come dovere scolastico, che è mia. Il libro è comune per tutta la classe, perché contribuisce a costruire un percorso che rigorosamente pensato per loro, costruito situazionalmente su di loro, pezzo per pezzo. Leggiamo un libro al mese. Alla scadenza del mese ci sono due ore di lezione di restituzione che è anche il raccordo di preparazione alla verifica, che avviene la settimana successiva. La verifica ha una prova di ingresso di riconoscimenti di passi dal volume, che è necessario superare per prendere la sufficienza.
Durante le due ore di restituzione, la discussione è guidata ma chiaramente emergono i temi che loro vogliono fare emergere, anche. Dunque tutti partecipano perché piano piano ogni tassello costruisce l'intertestualità generale di un percorso di lettura collettivo che come minimo dura tutto l'anno, e se va bene un biennio, un triennio o un quinquennio.
Sostanzialmente, funziona. Perché piano piano si coinvolgono nella costruzione di una epica di classe che appartiene solo a loro, e si riconoscono nel rispecchiamento della loro personalità collettiva offerto dalle singole letture comuni.

Sulla refrattarietà alla lettura, credo che, soprattutto all'inizio, sia perché non consente di 'esaurire' la lezione in una sola volta, e dunque di 'togliersi' il pensiero e questo specie all'inizio spesso sfastidia e stranisce. Ed è a mio avviso un altro dei pregi delle consegne di lettura. Insegna che non tutte le cose si preparano in una sola seduta di studio, anzi.

Anonimo ha detto...

"Questa è una biblioteca, non una tagliola" lo scriverei bene in grande sul bancone (della biblioteca). Mi piace l'idea di non relegare i fumetti in una sezione a parte, che pure ha una sua comodità. Però continuo a stupirmi di come i bambini piccoli amino istintivamente i libri e le storie e di come inizino a malsopportare la lettura subito dopo l'inizio della scuola primaria. La responsabilità degli insegnanti penso sia minima, ma è comunque un fenomeno preoccupante.

Anonimo ha detto...

In quanto bibliotecaria comincio ad adorare quegli insegnanti che danno lunghe liste di libri tra cui scegliere e mi permettono di trovare il libro giusto per il pargolo ingrugnito che ho di fronte. Ricordo una scena topica, con una madre che mi guardava disperata (mio figlio non MI legge) e io che prendo in mano Bar sport 2000 e comincio a leggere un episodio a caso, il ragazzino che sgrana gli occhi e mi dice “ma è scritto così? Ma, cioè, posso leggere un libro così? Figo!” Sua madre mi ha poi detto che girava per casa con il libro in mano sghignazzando. E quest’anno si è di nuovo lasciato guidare con una discreta fiducia.
Non ho costruito un lettore, ma almeno non l’ho demolito

Bridigala

romolo ha detto...

E' un grande rammarico con i miei figli, uno maturando, l'altra ormai universitaria. Io che sono un lettore compulsivo di libri e fumetti non gli ho passato neanche mezzo grammo di questa passione, anzi se voglio fargli un dispetto gli chiedo di leggere qualcosa. Leggono per obbligo, le cose scolastiche, ma se devono svagarsi, se devono far viaggiare la fantasia si mettono davanti ad un video. Mi ricordo con il maschio, quando era più piccolo e cominciava a vedere i film della Marvel e gli dicevo, "ma hai visto tutti i fumetti che abbiamo in casa, raccontano le stesse storie dei film!", la risposta era "ma io vedo i film! Che bisogno ho di leggerli?" Niente da fare, non ce la possiamo fare.

Murasaki ha detto...

@ Romolo:
Credo che ci sia un ramo dell'umanità che predilige le storie su schermo e un altro che predilige le storie fatte di parole. Non so su cosa si possa basare, perché entrambe le produzioni sono del tutto artificiali e su questa terra sono monopolio degli esseri umani. La televisione ha reso molto facile la fruizione delle prime, mentre i libri continuano ad essere a disposizione di pochi, nonostante tutto - io avevo certamente una propensione per la lettura, ma va anche detto che in casa mia i libri me li regalavano, me li pagavano e ne avevo tanti tra cui scegliere nella libreria di casa. La scuola è uno dei canali che può facilitare l'accesso ai libri, ma sotto questo aspetto spesso si mostra trascurata e le insegnanti di Lettere (me compresa) che dovrebbero a detta di tutti sbrigare la questione non sempre sono all'altezza per tutta una serie di motivi legati al carattere, all'indole, al modo di porsi con i ragazzi eccetera eccetera eccetera. La questione è complessa ma quello che preme A ME non è che tutti leggano per diporto, ma che tutti abbiano l'onesta possibilità di farlo senza sbattersi più di tanto. I tuoi figli, mi par di capire, questa possibilità l'hanno avuta in abbondanza e se non l'hanno usata, che ti devo dire, sono fatti loro. Capisco il tuo rimpianto, e al tuo posto lo proverei anch'io - ma d'altra parte mi risulta che è tipico dei figli funzionare a modo loro...

@ Bridigala:
La lista dei libri è un rispettabile compromesso, la lista dei libri OBBLIGATORI presenta una serie di inconvenienti. Io sono sempre stata una lettrice assai famelica, ma quando vedo certe liste di libri mi viene il latte alle ginocchia e sono sicura che anche all'età dei destinatari non l'avrei apprezzata. Ci sono dei libri che ho letto per pura forza di volontà, in circostanze particolari, ad esempio perché erano dei must - parlo di capolavoro universalmente riconosciuti, come il Canzoniere di Petrarca, Il giovane Holden o la trilogia di Calvino, le Cronache di Narnia, Cent'anni di solitudine, i Miserabili - e altri che mi sono rifiutata di prendere in mano, come 1984, Notre-Dame de Paris, i Buddenbrook, Sulla strada, il Deserto dei Tartari... grandissima sarebbe stata la mia contrarietà nell'essere costretta a prenderli in mano, e in qualche caso non avrei nemmeno saputo dire un motivo preciso. Con una lista di possibilità c'è sempre la speranza che la creatura trovi qualcosa che non gli dispiace - o che possa essere indirizzato sulla buona strada da qualcuno dei bravi bibliotecari in circolazione ^_^

Murasaki ha detto...

@ Dolcezze, la Povna e Tenar:
Tutto quel che scrivete è molto interessante, e ne prenderò doverosa ispirazione quando avrò di nuovo una classe cui insegnare Italiano. E chiederò anche alla prof. Therral come ha impostato il suo lavoro, perché spesso tira fuori delle idee interessanti. Nel frattempo vi ringrazio di cuore ^__^
La classica "scheda di lettura", di cui ho parlato a suo tempo, è una roba piuttosto insidiosa, e naturalmente va tarata sulla classe.

@ Anonimo:
Se sei lo stesso Anonimo che qualche mese fa mi mandò parole di conforto mentre lamentavo le mie difficoltà per organizzare la biblioteca, grazie, e se non lo sei grazie lo stesso. Qualcuno giura che l'amore per i libri cala dopo la primaria, qualcuno che cala dopo la secondaria e qualcuno, come me, tace perché i ragazzi li frequenta quasi esclusivamente tra i dieci e i quindici anni e in un ambiente ristretto, di quelli che non fanno statistica. Quel che vedo però è che l'atteggiamento cambia parecchio da classe a classe e da un anno all'altro, e quindi è possibile che in qualche modo gli insegnanti ci abbiano a che fare, ma il meccanismo è complesso e a volte mi sembra che vengano tratte conclusioni troppo facilmente. In fondo, abbiamo problemi abbastanza simili anche con la matematica (e, volendo, anche con la storia che in certe classi non va affatto di moda).

Gaber_Ricci ha detto...

Dall'altro lato della cattedra, e non avendo mai avuto problemi particolari a leggere (anzi), devo dire che l'imposizione della lettura ha rischiato di farmi smettere di leggere. Quanto meno, comunque, la prof. Therral lascia ai ragazzi la possibilità di scegliere cosa leggere: ricordo con terrore l'obbligo di riassumere "L'isola di Arturo"...

Murasaki ha detto...

L'isola di Arturo può piacere o non piacere, si sa... di fatto a me piacque molto quando la lessi a quattordici anni, ma da allora non l'ho più toccata e del resto odio quel tipo di libri. Il problema è che praticamente TUTTO può "piacere o non piacere" o meglio "essere leggibile o trasformarsi in un incubo che incombe, compreso Harry Potter che pure ha marchiato almeno due generazioni. Ed è un problema serio, per noi insegnanti, quando diamo da leggere qualcosa a casa. In classe non importa perché, tanto, non è prescritto che quel che si fa in classe debba essere divertente, ma come compito a casa cio vuole un po' di consenso da parte della povera creatura sottoposta all'obbligo, altrimentri non se ne viene a capo.
E immagino che chiunque abbia 8na cferta etù ricordi la saga di Charlie Brown e della relazione su "I viaggi di Gulliver"...