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martedì 13 novembre 2018

Di cosa parliamo quando parliamo di fascismo?


Pinocchio fascista: uno dei frutti più strampalati della Repubblica di Salò, quando il fascismo mostrò i suoi aspetti più stravaganti.

Quando in classe arriviamo al fascismo cerco sempre di fornire un po' di sfondo agli alunni: vita quotidiana, qualche spezzone di Cinegiornale, manifesti pubblicitari e di propaganda, qualche canzone (alcune tra l'altro non sono nemmeno male, se si riesce a trovare una versione con un audio decente).
Nei primi tempi questi link venivano da siti del tipo "fontistoriche.com" oppure "circolodeglistorici.it" e magari era specificato che non c'era una finalità politica, ma solo informativa - il tutto seguito da commenti molto civili e solo qualche occasionalissimo "Duce per sempre!" o roba del genere.
Adesso vengono da link come "Veneriamomussolini.oraepersempre.org" oppure "vivailfascismo.it", e le fonti sono precedute da scritte deliranti. mentre i commenti contengono zuffe memorabili tra gente che spiega che il fascismo è stato il miglior periodo della storia italiana e altra gente che va lì a strepitare che il fascismo era il male assoluto - questi ultimi perdendo palesemente il loro tempo perché a ragionare con quelli di "vivailfascismo.it" palesemente non c'è vittoria.
Del resto, né gli uni né gli altri sembrano minimamente interessati a un qualche tipo di analisi storica, superficiale o approfondita che sia: sono solo episodi di tifoseria dove ognuno arriva col suo bandierone ultras e cerca di strillare più forte degli altri; nel complesso uno spettacolo davvero penoso, ma negli ultimi tempi sembra stabilito che chi va su YouTube lo fa solo per schizzare odio e livore, che al confronto su Facebook sembrano tutti baronetti inglesi.

In tanti hanno osservato che questo tipo di frange estremiste di nostalgici c'erano anche prima, solo che si muovevano nei loro circoli e non trasparivano all'esterno - in pratica, tendevano a mimetizzarsi, mentre oggi sbandierano le loro preferenze fasciste a piena canna e senza alcun tipo di ritegno.
C'è del vero in questa analisi, ma non si tiene conto di alcuni dettagli, primo fra tutti quello cronologico.
Il fascismo si è affermato in Italia tra il 1922 e il 1943, più la coda della Repubblica Sociale che arrivò fino al 1945. Stiamo insomma parlando di un fenomeno storico ormai vecchio e che sempre meno persone possono ricordare fisicamente: i repubblichini, proprio come i partigiani, sono ormai una razza in via di estinzione, e i nostalgici del fascismo che postano su YouTube non sono veri nostalgici, non avendo mai vissuto un singolo giorno di fascismo: si tratta  per lo più di ragazzi e giovani adulti che giocano a fare i nostalgici di qualcosa di cui non hanno alcuna conoscenza diretta, e nemmeno indiretta (salvo quel tipo di conoscenza di qualcosa che si impara ascoltando le favole della nonna accanto al caminetto). La loro ignoranza in materia risulta del tutto evidente dai commenti, perché rievocano un fascismo che lascerebbe assai sorpreso nonché colmo di doloroso stupore Mussolini in persona, se potesse ritornare su questa terra e accedere alla rete. Non siamo più alla fase in cui quando c'era lui i treni arrivavano in orario e la mafia era stata sconfitta e ai lavoratori vennero date pensione e tredicesima: siamo a un tempo situato nell'età dell'oro, quando nei fiumi scorreva latte e miele, gli italiani venivano sempre per primi eccetera (mentre nessuno ricorda mai le colonie estive, che secondo me furono una cosa assai utile e che aiutò molto a migliorare la salute dei giovinetti in crescita, e che giustamente nessuno si sognò di abolire nel dopoguerra). D'altra parte, tra i denigratori del fascismo, nessuno ricorda più le delizie del surrogato di cioccolato e delle scarpe di coniglio (quanto al caffé di cicoria, in realtà conta i suoi estimatori anche nelle frange della sinistra più estrema).
Insomma, il fascismo vero è rimasto appannaggio degli storici, ma agli ultras l'analisi storica non è mai interessata.
Personalmente sono assai favorevole ad ogni forma di revisionismo storico, purché basata su un corretto esame delle fonti. Imparare che il fascismo ebbe anche i suoi sprazzi di luce e che l'antifascismo ebbe i suoi lati oscuri non può che farci bene - ma da qui a farneticare ce ne corre.

Quando è cominciato questo Supremo Disprezzo della Storia?
Personalmente lo daterei all'inizio dell'Era Berlusconiana, quando l'allora Cavaliere si inventò un rischio di dittatura comunista in arrivo da cui era ben deciso a salvare l'Italia: com'è noto nel 1993 il comunismo era in forte crisi di trasformazione, mentre la destra aveva avviato una faticosa metamorfosi per diventare una rispettabile Destra Liberale rinunciando al culto del defunto duce.
Tuttavia l'operazione di Berlusconi riuscì, e nacquero due fronti rabbiosissimi che gridavano al Complotto Fascista e al Complotto Comunista al minimo pretesto, e talvolta anche senza pretesto alcuno. I tentativi di revisionismo naufragarono nell'idiozia più totale, fino a sostenere che durante la Resistenza i comunisti erano stati una percentuale del tutto risibile e che chiunque avesse praticato un qualsiasi pur labile fiancheggiamento ad Alleanza Nazionale andava marchiato come "fascista" senza speranza alcuna di redenzione anche se era nato trent'anni dopo la caduta del fascismo e quindi "fascista" non poteva proprio essere, con tutta la migliore buona volontà del mondo.
Col passare degli anni i due fronti si sono incattiviti sempre più, e se a sinistra qualcuno dava segni di aver almeno distrattamente scorso qualche libro di storia generale, lo schieramento cosiddetto "di destra" continuò a straparlare di comunismo eversivo.
Non è colpa della scuola, e tanto meno dei libri di scuola - che dedicano ormai regolarmente i loro box alle foibe oltre che alle Fosse Ardeatine. Un pochino di più è colpa della scansione del programma di storia, che fa sì che in terza media ci si fermi subito dopo la proclamazione della Repubblica Italiana, dopo aver chiuso la seconda guerra mondiale in affanno e confusione (anche perché tra 1943 e 1946 la storia, soprattutto in Italia, è decisamente confusa e complessa). La mia generazione si fermava più o meno alla Marcia su Roma, ma i nostri genitori e nonni potevano facilmente aiutarci a riempire i buchi. Adesso invece i genitori dei nostri alunni sono nati in pieno boom economico e molti non hanno nemmeno intravisto la guerra in Viet Nam. La ferita del Ventennio resta lì, in suppurazione ma ben nascosta e coperta sotto cumuli e strati di cascami di leggende metropolitane e creatività maldestra - e nessuno ricorda mai che quel periodo è stato soprattutto dannatamente scomodo non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa, e che quindi c'è ben poco da rimpiangere e molto da essere sollevati per essere nati parecchio dopo.

Dunque non credo sia esatto dire che in Italia sta tornando il fascismo: il fascismo non può tornare, perché è un fenomeno ormai irrimediabilmente datato. Al contrario del concetto di genocidio, che attraversa i secoli mutando qualche aspetto superficiale ma restando sempre molto simile a sé stesso, il fascismo è inchiodato a precise coordinate storiche destinate a non ripetersi*, non più di quanto possano ripetersi le città-stato della Grecia o le signorie della fine del Medioevo.
Quindi niente fascismo: solo una spaventosa ignoranza storica unita a uno spirito di tifoseria che lascia veramente il tempo che trova e una mancanza di buon senso davvero allarmante, contro la quale al momento non si vede rimedio a tempi brevi.

*con questo non intendo dire, naturalmente, che in Italia non potremo avere altre dittature, ma solo che saranno comunque diverse dal fascismo.

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