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martedì 3 novembre 2020

Lunedì film - L'ultimo samurai (film per le medie)

 


Nonostante gli infiniti intralci di tutti i tipi, generi, forme e qualità, gli intervalli sfalsati e perciò onnipresenti, l'infernale valzer delle quarantene con infinite sostituzioni e annullamento delle sostituzioni e sostituzioni delle sostituzioni, i cambi orari e la cupa minaccia della Didattica a Distanza che incombe su tutti noi, la pioggia che scorre libera nelle aule e i trapani che imperversano, ogni tanto capita anche che si riesca a far lezione. 
Addirittura, con la Terza brillante mi sono ritrovata una tale quantità di ore che mi sono perfino concessa un film, complice una LIM che al momento funziona davvero bene. E, visto che gli avevo accennato al cambio di direzione con cui il Giappone aveva deciso di modernizzarsi, sotto la guida dell'imperatore Mutsuhito, cosa di meglio che questo film, per quanto un po' lungo (due ore e mezzo), che vanta una splendida fotografia, una bella sceneggiatura, un Tom Cruise in stato di grazia e una quantità sterminata di bellissime armature giapponesi che recitano benissimo, e che i poverini non hanno potuto ammirare al Museo Stibbert di Firenze per colpa del crudele lockdown della scorsa primavera?
Non era la prima volta che lo facevo vedere a una classe, ed ha sempre riscosso un gran successo. Così è stato anche stavolta.

Il film è del 2003, per la regia di Edward Zwick, e c'è dentro un sacco di Giappone, mediato dagli occhi del protagonista americano. Gli splendidi paesaggi giapponesi... sono in realtà forniti dalla Nuova Zelanda, dove conviene andare se si è affamati di verdi pianure e paesaggi scintillanti. Strano pensare che i miei due universi alternativi preferiti, ovvero Giappone e Terra di Mezzo vengono proprio da lì.
La storia è relativamente semplice: siamo nel 1876 e un ufficiale americano, assai traumatizzato dopo la guerra contro gli indiani (dove a traumatizzarlo è stata soprattutto la crudeltà con cui gli indiani sono stati sterminati) accetta di andare in Giappone per addestrare all'occidentale le truppe giapponesi dell'impero.
L'incarico, per quanto redditizio, non lo entusiasma, e ancor meno lo entusiasma l'ordine di andare troppo presto a combattere contro le truppe di un samurai che si sta ribellando all'imperatore. Le truppe, sostiene Nathan, non sono per niente pronte. Ma si sa che in questi casi c'è sempre qualche idiota che insiste per andare a combattere nonostante tutto, e quindi si parte.
Come da copione, le truppe imperiali davvero non sono pronte, e il combattimento finisce malissimo. L'ufficiale americano comunque non demorde, e catturarlo sarà una vera impresa, tanto che il comandante dei samurai decide di fargli grazia della vita e lo porta nel quartier generale delle sue truppe, dove l'americano ferito viene curato per poi scoprire che deve restare lì fino a primavera perché la neve blocca i passaggi.
Noi per la verità di neve ne vediamo abbastanza poca. Comunque l'ufficiale non può scappare e i suoi gentili carcerieri, una volta che le sue ferite sono guarite, lo trattano con bel garbo e gli insegnano anche a combattere à la japonaise, con i bastoni di legno. 


Quanto al samurai, che parla un po' di inglese, lo impegna in conversazioni assai filosofiche, mentre l'americano finisce per imparare il giapponese quanto basta per affrontare conversazioni essenziali ma a sfondo filosofico sull'onore, la lealtà, il percorso esistenziale, la morte e consimili. E tutti sono molto cerimoniosi e anche l'ufficiale americano impara a esserlo, e scrive molte riflessioni filosofiche sul suo diario.
In primavera, quando i valichi si riaprono, il samurai riporta il suo prigioniero in città, dove ne approfitta per parlare col suo imperatore, che lo tratta con grande rispetto ma si rifiuta di abbandonare il suo progetto di occidentalizzazione. Naturalmente i due non affrontano direttamente un concetto che sia uno, e si attorcigliano su raffinatissime riflessioni, ma la sceneggiatura è fatta talmente bene che anche lo spettatore occidentale capisce perfettamente di cosa stanno in realtà parlando dietro il velame de li versi strani.
E qualcuno cerca di uccidere il samurai, ma l'ufficiale lo salva... e ritorna tra le montagne con lui, per affrontare al suo fianco l'ultima battaglia contro l'esercito imperiale (ormai addestratissimo e perfettamente in grado di usare le armi occidentali, cannoni compresi).


La battaglia finale si svolge in modo assai nobile ed eroico e l'ultimo samurai realizza il sogno di ogni aristocratico giapponese, ovvero una morte onorevole, mentre l'ufficiale americano mette su famiglia nelle montagne (con la sorella del suo amico). Finale molto rasserenante, che comprende anche una scena dove l'ufficiale va a trovare l'imperatore e in un certo lo riconcilia con il suo amato nemico (perché il samurai ribelle e l'imperatore si amavano molto, e in realtà il samurai... combatteva contro l'imperatore per la gloria dell'imperatore, cosa di cui l'imperatore era perfettamente consapevole. Del resto è noto che Sono Pazzi Questi Giapponesi).
La storia è vera?
Abbastanza, anche se per amor di sceneggiatura certe cose sono state un po' ritoccate. Per chi vuole approfondire comunque ecco una recensione dal punto di vista storico, dove si conviene comunque che come film funziona a meraviglia.

Ultima nota: mentre lo rivedevo sono rimasta molto colpita dai cavalli, nobili e bellissimi animali sacrificati nell'ultima eroica carica dei samurai contro le armi occidentali (che in realtà non andò proprio così, ma fa niente). E mentre meditavo sulla crudeltà di portare i cavalli in guerra, intorno a me era un fiorire di fanciulle che si disperavano per i cavalli, mentre i fanciulli osservavano seccati che, insomma, c'erano anche degli uomini lì, possibile che si preoccupassero soltanto dei cavalli?
Naturalmente anch'io ero d'accordo con le fanciulle, ma ho potuto rassicurare tutti quando sui titoli di coda è apparsa la celebre frase "nessun animale è stato maltrattato per questo film".
E in cuor mio riflettevo che in vita mia ho visto decine di cavalli morire sullo schermo e mai prima d'ora mi ero posta il problema. Decisamente, il nostro rapporto con gli animali sta cambiando.

2 commenti:

Kukuviza ha detto...

Devo dire che non pensavo che questo film potesse essere adatto per le scuole medie. E' vero che una cosa fatta bene, è comprensibile a tutte le età, ma avevo dei dubbi sulla lunghezza e anche sulla "lentezza" (non in senso negativo) a cui si è sempre più disabituati visto il ritmo sempre più serrato dei film e soprattutto i giovani spettatori sono abituati a ritmi veloci.
Comunque è ora che me lo riguardi perché l'ho visto quella volta al cinema e poi non più.
Sui cavalli al cinema... forse nei film western li si vede soprattutto cadere, le scene mi sembrano meno incentrate sui cavalli e non fanno dunque particolare impressione. Forse nei film storici di ultima generazione li si vede di più nei momenti tragici. Interessante questa diversa preouccupazione uomini/cavalli in maschi e femmine.

Murasaki ha detto...

In realtà non è molto lento, ci sono diverse scene d'azione anche piuttosto concitata e anche le scene statiche durano poco e portano verso qualcosa. Soprattutto, è fatto bene nel suo complesso: la storia si segue, il ritmo è quello giusto... considera che una terza va verso i 14 anni, hanno già una serie di coordinate piuttosto complesse e possono seguire un po' di tutto, senza contare che oggi qualcosa sul Giappone lo sanno tutti (trent'anni fa non era così).
In realtà mi venne in mente di farlo vedere la prima volta perché lo aveva fatto vedere una collega... e lo aveva fatto vedere perché glielo aveva suggerito un ragazzo, che lo aveva a casa e l'aveva già visto.
I giovani spettatori sono abituati a ritmi veloci (direi frenetici) perché è quello che gli fanno vedere nelle sale ma apprezzano anche cose diverse. E poi c'è classe e classe, naturalmente.
Sulla diversa preoccupazione maschi/femmine per i cavalli non saprei dirti, stavolta è andata così. In effetti le altre due volte che l'ho fatto vedere nessuno si preoccupò dei cavalli, ma è stato qualche anno fa. Considera che durante il lockdown è sempre stato detto (e fatto) che le colonie feline, cioè qualcosa di semiufficioso, avevano diritto ad essere badate e i gattari siono andati in giro con le loro sporte di cibo come prima e più di prima - e di fatto le colonie feline sono semiufficiose ma protette da apposite leggi, ma è una cosa piuttosto recente.