Il titolo di questo post ha una doppia origine.
La prima parte è un modo di dire famosissimo per la generazione cresciuta dopo la mia, in quanto sottotitolo della Guida galattica per gli autostoppisti ovvero quel romanzo che comincia il giorno dopo che i delfini, che sono la specie dominante sulla Terra anche se gli uomini non l'hanno mai capito, hanno salutato l'umanità con grandi e giocose acrobazie (il cui significato era "Addio, e grazie per tutto il pesce") prima di abbandonare il pianeta che stava per essere distrutto e salire a bordo di una bellissima astronave che era appunto venuta a portarli via.
Il secondo è un modo di dire della vecchia e gloriosa tradizione popolare e viene usato nei casi in cui un problema, a lungo prospettato e temuto, si manifesta per davvero.
Passate le prime due, disastrose, quarantene di classe, la Preside Caramell ha meditato e ponderato, soprattutto sulla curiosa osservazione che dalla ASL le han mandato a dire: "E certo, i vostri insegnanti si mettono subito in quarantena. Nelle altre scuole non lo fanno". Sottinteso: "Siete un po' troppo scrupolosi". Così al Collegio ci è stato letto quando effettivamente dovevamo metterci in quarantena, ovvero se avevamo a lungo pomiciato con un alunno positivo o al contrario lui ci aveva sputato in un occhio (dopo essersi tolto la mascherina, ovviamente). Insomma se c'era stato un "contatto stretto" di una certa durata.
Qualora avessimo ritenuto di poter dire in piena purezza di coscienza che lo stretto contatto di una certa durata non c'era stato, allora bastava firmare una piccola autocertificazione in tal senso e potevamo continuare a farci onestamente la nostra vita, anche lavorativa.
Qualora avessimo ritenuto di poter dire in piena purezza di coscienza che lo stretto contatto di una certa durata non c'era stato, allora bastava firmare una piccola autocertificazione in tal senso e potevamo continuare a farci onestamente la nostra vita, anche lavorativa.
Sempre allo stesso Collegio avevamo votato un regolamento per la Didattica a Distanza che diceva in sintesi che, in caso di classe in quarantena, gli facevamo lezione dalla classe, noi in classe e loro a casa, con l'orario un po' sforbiciato per dargli congrui intervalli onde riposarsi gli occhi, e se gli insegnanti in quarantena erano disponibili potevano far lezione anche loro senza mancar di riguardo al nostro ormai preistorico contratto.
E pochi giorni dopo la Terza Brillante è entrata in quarantena, giusto quando avevo deciso di avviare una lunga serie di esposizioni su temi assegnati, da ascoltare pigramente mentre mi laccavo le unghie per poi criticarli che le slide non erano fatte bene o che avevano trascurato questo o quel punto essenziale - insomma un po' di sana routine, finalmente.
E il mio primo, preoccupatissimo pensiero è stato rivolto non già alla salute del povero contagiato, quanto alla telecamera della classe, che non era stata mai provata.
"Dovrebbe funzionare" mi ha rassicurato la paziente Responsabile Digitale. Poi mi ha spiegato, in caso che così non fosse, che potevo prendere questo o quel computer dove la telecamera era già stata ampiamente testata e metterlo in classe al posto del nostro.
Discussioni sulle casse. Ma non importavano, potevo prendere le cuffie che c'erano nel laboratorio di informatica nell'armadietto A sul palchetto B.
Creazione della lezione su Google Meet. Fitto scambio di mail con i ragazzi e con i colleghi.
In sottofondo la VicePreside che mi tampinava perché "mandassi il programma della settimana alla Preside". Il Piano Didattico, nientemeno, con tanto di tabellina dell'orario, in qualità di coordinatore.
"Quale tabellina di quale orario? Il regolamento prevede che facciamo l'orario regolare" rispondevo sempre più irritata.
Niente, lei voleva che mandassi la tabellina.
Ho mandato due righe dicendo che facevamo l'orario regolare. Avevo altro per la testa che perder tempo con le scartoffie.
La mattina dopo, tremante, tremebonda e assolutamente elettrica mi fiondo in classe, perché avrei avuto il grande onore di fare il taglio del nastro.
Sulla porta dell'aula un cartello "Vietato entrare".
"Che è 'sta roba?" mi son chiesta schifata strappandolo. Sono una Brava Insegnante, non ho tempo per le scartoffie, io, mi preoccupo soprattutto della didattica e del programma.
All'interno della classe funzionava tutto: le casse, le cuffie e pure la telecamera. Anzi, grazie al possente collegamento in fibra per la prima volta vedo non già degli ectoplasmi, ma dei ragazzi rosei e freschi. Molto perplessi, in verità.
Qualcuno va e viene come un'anima in pena, qualcuno alla fine entra con l'account del padre, della zia o del gatto.
Ma loro sono la Terza Brillante, hanno fatto (bene) tutti i compiti e hanno anche preparato le ricerche.
Non è proprio una lezione rilassante come speravo, ma funziona.
Dimagrita di un buon paio di chili esco infine dalla classe, dopo essermi preoccupata di lasciare ai colleghi un bel sanificatore onde pulire cattedra e computer, e incrocio la custode.
"Professoressa, ma sulla porta c'era un cartello. Nessuno può entrare in quella classe prima che sia stata sanificata da apposita ditta esterna".
Oh?
Ripensandoci, la cosa ha un senso. Specie se si sorvola pudicamente sul fatto che in quella classe, per quattro giorni, ovvero fin quando non è arrivato il risultato del tampone, senza sanificazione alcuna avevamo allegramente fatto lezione in presenza con tutti gli alunni (salvo quello in quarantena che aspettava il risultato del tampone).
Ma non ci avevo pensato. E nemmeno ci aveva pensato la Responsabile Digitale, o la VicePreside con cui avevo parlato dei miei patemi d'animo riguardo alla telecamera e che, pure lei, aveva provato a racconfortarmi.
Mi sono cosparsa di cenere sul capo e fustigata con una frusta imbevuta nel succo di ortica. E tutti han provato a confortarmi dicendo che non si poteva pensare a tutto.
E poi la vita è continuata. Chi è venuto dopo di me ha fatto lezione dalla biblioteca, che in questo periodo è un posto molto rilassante in quanto non ci va nessuno, nemmeno io - solo un po' di pioggia, ogni tanto, a sgocciolare lungo le pareti.
La quarantena è iniziata, evviva la quarantena.
2 commenti:
Vedo che siamo tutti nella stessa follia... Io spero di aver toccato il fondo con le lezioni da casa alla classe in presenza in cui vedevo solo la colonna dell'aula...
Che dire? Almeno non ci annoiamo...
Ah, la storia della colonna me la ricordo bene. Spero che grazie alle molte lezioni ascoltate adesso sia una colonna più colta, almeno lei ^_^
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