L'anno scorso scoprii per caso (grazie al tanto bistrattato Facebook) che esiste una Festa Mondiale del Gatto. Da aggiungersi, ça va sans dire, alle varie Feste del Gatto che mi industrio a commemorare ogni anno.
Questa però è piuttosto misteriosa, e si fatica a trovarne tracce anche nella loquacissima rete, che pure quanto a gatti non si è mai fatta mancare niente. Ufficialmente sarebbe stata creata nel 2002 dalla Ifaw, ovvero l'International Fund for Animal Welfare, che però non ne parla nella sua pagina. Inoltre, le prime tracce in rete risalgono al 2007 (e sono pochine).
Perché una nuova Giornata del Gatto, visto che ne abbiamo grande abbondanza sia di nazionali che di internazionali?
Chissà.
Da qualche parte spiegano che è stato scelto il mese di Agosto perché proprio in quel periodo le famiglie vanno in vacanza abbandonando i poveri micetti per la strada. La cosa però non mi convince molto perché nemmeno in Italia ormai andiamo tutti in vacanza d'Agosto, figurarsi nel resto del mondo, e per quel che ne so la tradizione di abbandonare cani e gatti per le vacanze è abbastanza passata di moda. Non che sia scomparsa del tutto, ahimé, ma non mi risulta legata specificamente alle vacanze estive.
Comunque la festa esiste, visto che qua e là se ne trovano sporadiche tracce, e così ho pensato di dedicare un piccolo post alle molte impronte che i gatti hanno lasciato nella storia della musica, cominciando con tre brani rigorosamente classici (ma sono disponibile ad ampliare il post).
Cominciamo da un misterioso brano, che era nel repertorio di un coro dove cantavano diversi miei amici e che amava pescare tra le canzoni inglesi. È un brano di tale Richard Brown, autore del Seicento, e pubblicato nel 1733. I miei amici secondo me lo cantavano meglio, ma anche i Lumina non se la cavano male
Racconta la storia di un gruppo di gatti che si riuniscono for innocent purring, ovvero per fare le fusa tutti insieme. E cosa succede se in questo idillio notturno arriva un cagnaccio? Sì, certo, l'innocent purring si trasforma all'istante in una scena ben più animata.
Pochi anni dopo Domenico Scarlatti compose la sua Fugue du chat (ma il titolo è posteriore). La leggenda racconta che il musicista, che aveva effettivamente un gatto che amava curiosare sulla tastiera dove il suo umano lavorava, trasse ispirazione da una delle sue acrobazie feline per il tema portante della suonata. Il brano è stato scritto per clavicembalo, ma guarda caso diventò famoso nell'Ottocento, quando veniva eseguito su pianoforte - e secondo me su pianoforte acquista una sua grazia tutta felina e molto elegante.
Infine un pezzo molto famoso: il Duetto buffo di due gatti, di Rossini. Ne esistono infinite versioni, cantate da grandi cantanti e anche una versione animata di Lele Luttazzi
ma la mia preferita resta questa, cantata da due voci bianche vestite di bianco
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