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venerdì 27 marzo 2020

Papà Gambalunga - Jean Webster


Quello che vado oggi a presentare è un classico intramontabile - anche se, a dire il vero, non conosco una singola persona che l'abbia letto a parte me.
Quando l'ho letto la, prima volta? Sono quasi sicura che sia stato alle elementari, quando avevamo la biblioteca di classe. Non posso averlo preso in biblioteca perché quando ero ragazza le biblioteche di quartiere non c'erano - eppure sono sicura che mi è passato almeno tre o quattro volte tra le mani, in edizioni diverse, e probabilmente la prima che ho letto era la più completa.
Infatti questo classico per ragazzi che non è affatto nato come tale e al più, forse, si potrebbe ascrivere alla misteriosa categoria che va sotto la generica etichetta di "letteratura femminile" (di fatto è un onesto "romanzo per tutti") in Italia è sempre stato relegato tra i classici della letteratura per l'infanzia, o meglio per ragazze, e sempre è stato sforbiciato in tutte le sue edizioni.
Forse per la sua eccessiva lunghezza?
Ma no, in questa edizione ben spaziata, con i disegni dell'edizione originale e una serie di note tutto sommato quasi tutte superflue si fanno 260 pagine circa. Qualsiasi ragazzina di dodici anni (e forse anche di dieci, se ha un po' di inclinazione per la lettura) ne viene a capo in un paio di giorni.
Forse per le scenate scene di sesso estremo che contiene?
No. Raramente è dato trovare un romanzo dove il sesso abbia sì picciola parte.
Forse per scene di dissolutezza, dissipazione e vizio?
Neppure. Niente droga, non sono sicura che l'alcool nemmeno sia nominato, nessuno gioca d'azzardo, nessuno viene maltrattato, non c'è ombra di violenza né alcuno sprezzo per la religione.
L'America è un paese felice, vien da pensare, dove il peggio che ti possa capitare è finire in un orfanatrofio - dove non soffrirai fame, freddo o percosse, solo una notevole inedia intellettuale dal momento che ti è sottratto ogni stimolo intellettuale - beh, quasi, perché comunque nessuno può privarti della possibilità di pensare e ci sono cervelli che riescono a sopravvivere anche se privi di ogni nutrimento esterno.
Ad ogni modo questo povero libro, più maltrattato di un orfanello in un libro di Dickens è stato finalmente onorato di una traduzione completa e integrale e pubblicato l'anno scorso dall'editore Caravaggio in un rispettabile formato tascabile con copertina cartonata al prezzo tutto sommato accettabile di circa 16.00 euro. L'ho riletto con gran piacere e ho scoperto che avevano tagliato la parte più interessante: quella in cui la protagonista impara a costruirsi una certa indipendenza.
Una ragazza che vuole essere indipendente economicamente, pur avendo un benefattore alle spalle che le offre tutto quel che le interessa su un piatto d'argento? Addirittura che vuole restituire i soldi che costui ha speso per la sua istruzione?
Immagino che l'abbiano trovato sconveniente. 
Dove andremo a finire, signora mia, se le donne decidono di guadagnarsi da vivere pur avendo la possibilità di risparmiarsi tal fatica mantenendo il decoro?

La storia è abbastanza nota e oggetto di una discreta serie di film sin dai tempi della sua prima pubblicazione (1912) e nel 1991 anche di un anime di cui non ricordo di avere mai visto nemmeno un fotogramma ma che gode di buona reputazione nel giro:
Jerusha Abbott è una povera orfanella, cresciuta in un istituto di carità. Nessuno l'ha mai adottata ma la bambina andava bene a scuola e così il consiglio direttivo dell'ente benefico gli ha pagato un po' di studi per poi tenerla nell'orfanotrofio come donna di fatica, bambinaia, ripetitrice eccetera, insomma una tuttofare senza stipendio che si può usare a piacimento.
Uno dei benefattori, però, colpito dal senso dell'umorismo che ha mostrato in un tema a scuola ha deciso di pagarle gli anni del college. In cambio la ragazza dovrò scrivergli delle lettere dove racconta la sua vita - e appunto le lettere sono quelle che compongono il romanzo, un romanzo epistolare del tipo più classico, dove la storia è vista solo attraverso gli occhi della protagonista.
Papà Gambalunga è il nome che lei decide di dare al suo sconosciuto benefattore, che non le scriverà mai una riga ma che, alla fine il lettore si accorge, è entrato in scena piuttosto presto nel romanzo.
Al momento dell'agnizione ci accorgiamo così che il benefattore ha tentato un esperimento simile a quello di uno dei personaggi de La scuola delle mogli di Molière: allevarsi una ragazzina lontano da possibili concorrenti per poi prenderla in moglie. Ma siamo in America e anche da un college femminile è possibile che una ragazza impari a costruirsi la sua vita e riservi qualche sorpresa al suo "benefattore" uscendo di sua volontà dall'incubatrice.
Papà Gambalunga, nella sua versione misteriosa e fantomatica fa un po' i capricci, li fa anche nella sua versione più reale, ma Jerusha (che decide quasi subito di cambiarsi il nome in Judy) lo smonta con grande candore, una logica inappuntabile e una calma fermezza. Alla fine le cose andranno come voleva Papà Gambalunga, ma Judy nel frattempo si sarà costruita una vita a modo suo.
Judy è un carattere solare, giocoso, allegro, affamata di vita e soprattutto di letteratura. Al college impara le buone maniere, il programma dei corsi, si costruisce una cerchia di amicizie e soprattutto una cultura, partendo dai classici che si leggono da bambini e che nessuno le ha mai dato in mano e placando così la fame accumulata in tanti anni di bigio orfanotrofio. Per tutto il tempo però non dimentica di essere una orfanella che dovrà imparare a vivere con le sue forze. Il piacere con cui vive tutte le scoperte e i divertimenti di cui l'orfanotrofio l'aveva privata si trasmette al lettore trasmettendogli una visione solare dl mondo. È uno di quei romanzi che cura e guarisce senza impegnare troppo il lettore anche quando, come in questo periodo, è un po' depresso per circostanze esterne.
Consigliato sempre e comunque.

Copn questo post partecipo al Venerdì del Libro di Homemademamma e auguro serenità e forza d'animo a chiunque passi di qua.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Eccomi qua! L'ho letto da ragazzina, non ricordo quando, e l'ho letto ad alta voce finora alle mie due prime figlie. La più grande è rimasta delusa dall'epilogo, tanto che mi sono chiesta se fosse troppo "antico", ma la mia secondogenita l'ha apprezzato molto.
Non avevo pensato al tema dell'indipendenza, che pure viene fuori in modo forte. Judy è molto grata della possibilità che ha avuto ma non dà mai tutto per scontato e vuole darsi da fare. È un personaggio simpatico e alla fine fa piacere che la vita le sorrida. L'unica cosa che a me spiace un po' è che non emergano maggiormente i rapporti di amicizia; Judy ha delle amiche ma il lettore non arriva a conoscerle, sono poco più che dei nomi. Il fulcro dei rapporti è un altro.
È un libro a cui sono affezionata.
Paola

Murasaki ha detto...

@ Paola:
Bentrovata 😊 E così finalmente posso dire di conoscere qualcuno che l'ha letto.
La prima volta il finale deluse anche me, poi ho scoperto che la parte dove si crea il legame di Judy con... diciamo con "lui" era stata pesantemente sforbiciata. Ricordo benissimo che pensai "E questo chi e? Chi lo vuole?"
Verissimo che le amiche restino parecchio sullo sfondo, sembra che nell'anime invece si sia rimediato a questo aspetto. Tra l'altro Julia ci viene presentata come antipatica e snob ma vien da pensare che se continuano a frequentarsi per quattro anni a un certo punto sia diventata un po' meno antipatica...

Anonimo ha detto...

Credo di averlo letto nella collana Darling - dai che ve la ricordate, le copertine avevano sempre una faccetta di ragazza con trucco e acconciatura all'ultima moda - mia sorella se li scambiava con le amiche. Parliamo di almeno 40 anni fa, ero abbastanza piccola da fregarmene del lato romantico, un pochino inquietante, ma sicuramente il libro era sforbiciato. Ho visto anche il film con Leslie Caron e Fred Astaire, Nonno Gambalunga, inno alla gerontofilia e ai bauli armadio.
Anch'io avrei voluto uno sponsor che mi spedisse in una scuola così, con dei bagagli così. Ero disposta anche a ballare il tip tap, cosa, se ben ricordo, non richiesta nel libro. Dancing Lurkerella

la povna ha detto...

Eccone un'altra che l'ha letto!

Unconventional Mom ha detto...

Sicuramente l'ho preso in prestito alla biblioteca, ricordo di averlo.letto alle elementari... chissà se era una versione sforbiciata o integrale, non saprei.
Quasi quasi lo rileggo!
Grazie per la segnalazione.

Murasaki ha detto...

@ la povna:
Ammetto che ci speravo!

@ Lurkerella:
Naturalmente ricordo i Darling! E credo di averlo letto una volta anche in quella edizione - di fatto era un libro che non ho mai comprato perché non trovavo una edizione che non avesse l'aria ridicola.
Il film lo guardai con fascinato orrore: amo molto la danza classica, il tip tap non mi spiace affatto, approvo le contaminazioni, ma lo trovai orrendo - anche per l'inno alla gerontofilia: nel libro la differenza tra i due è una dozzina di anni, non cinquanta!

@ Unconventional Mom:
Rileggerlo vale la pena. Tra l'altro è un libro molto solare, quindi adatto a questo momento ☺️

minty ha detto...

Leggo in ritardo questo post. E mi unisco alla lista di coloro che hanno letto il romanzo. Me lo prestò la migliore amica di mia madre (la stessa che mi prestò anche Anna dai capelli rossi e vari libri di James Herriot). Forse lo presi perché ai tempi era già in circolazione l'anime? Boh, chi si ricorda... Di certo ero negli anni delle medie o forse nei primissimi di liceo. L'edizione non la ricordo, forse una Giunti-Marzocco o un AMZ?
Comunque il libro mi piacque, perché il personaggio di Judy è delizioso e molto positivo. Non sapevo l'avessero rieditato. Quasi quasi...

Confermo che l'anime era apprezzabile. Aveva un charades particolare, coi personaggi disegnati quasi tutti allungatissimi e longilinei, lo sviluppo della storia molto classico e sì, in esso le due amiche della protagonista avevano un ruolo importante.

Murasaki ha detto...

Possibili entrambe le edizioni, è un libro che viene regolarmente ristampato.
Grazie di aver aggiun to la tua testimonianza per questo classico misconosciuto!