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martedì 6 novembre 2018

Haeretica - Sulla utilità e le didattiche finalità dello insegnamento della historia

Questa bella canzone di De Gregori non risponde alle domande del post, ma può essere comunque utile farla ascoltare con attenzione agli alunni, perché spiega bene un concetto molto importante: la storia PRESENTE è fatta da tutti noi, volenti o nolenti.
Quanto alla storia passata, la questione è un po' diversa.

Qualche mese fa Tenar si soffermò in un un post sulle difficoltà per l'insegnante di gestire una materia complessa come Storia a un giovanissimo pubblico digiuno dell'argomento, domandandosi tra l'altro perché insegnare storia, a prescindere dal fatto che sono pagata per farlo - anche se a lei, come a me, insegnare storia piace molto.
La domanda mi perplime da quando studiavo volenterosamente storia dall'altra parte della barricata - perché è una materia che ho sempre studiato molto volentieri anche se raramente raccattavo qualcosa di più di un dignitoso 7 (e del resto era giusto così perché non la studiavo certo in modo regolare). 
Mi piaceva molto, però: leggevo romanzi storici, mi appassionavo alle biografie dei personaggi più illustri, amavo le descrizioni della vita quotidiana del passato, guardavo con piacere gli sceneggiati e i film storici (soprattutto quelli inglesi, che sono sempre fatti molto bene) e ne parlavo volentieri con mia madre, che è poi quella che mi ha trasmesso questa passione. Cominciai già dalla fine delle elementari a leggere semplici testi divulgativi, per poi orientarmi su scelte più complesse e raffinate dove i miei non potevano aiutarmi più di tanto perché all'epoca il filone divulgativo non era ancora di moda e in libreria non si trovava molto per i giovani stomaci in formazione. Ricordo ancora l'entusiasmo con cui lessi e rilessi Civiltà sepolte di Ceram e il bellissimo racconto degli scavi della tomba di Tutankamen.
Le letture storiche sono sempre continuate, in una forma o nell'altra - e oltre a una laurea a sfondo storico, a un piano di studi pieno di esami storici e un diploma alla Scuola di Archivistica ho lavorato per qualche anno in un centro di studi storici. Tutto ciò mi permise di affrontare con grande noncagance le prove SISS di storia, dove presi dei voti decisamente alti, nonché di insegnare Storia improvvisando senza difficoltà nelle supplenze brevi. 
Naturalmente, da quando insegno, ho una scusa ulteriore per approfondire qua e là e ogni estate mi procuro in biblioteca qualche vasto tomo, di solito collegato alla storia del Novecento che è quella dove ero più sguarnita; e naturalmente il bonus-scuola che ancora ci viene assegnato mi ha permesso l'acquisto di qualche volume piuttosto caro.
Tutto questo per dire che magari sono una pessima insegnante di Storia, ma la preparazione è buona e continuamente rinfrescata e la materia mi piace assai. Le mie lezioni sono ricche, varie e assai colte:  faccio ampio uso della LIM per brevi filmati, quadri e immagini, disserto piacevolmente su vita quotidiana, abbigliamento, questioni dinastiche, scandali dell'epoca (di qualunque epoca) e via dicendo.
Insegno Storia molto volentieri, non mi pesa l'aggiornamento e scelgo i manuali di storia da adottare in base a rigorosi criteri didattici ma anche disciplinari; di solito le classi sopportano con una certa benevolenza e qualcuno si appassiona pure. Lavoro molto sulla preparazione di base, cioè cerco di spiegargli che certe cose un tempo erano davvero differenti da ora: le luci, i trasporti, i rapporti sociali, i rumori, le condizioni igieniche, l'abbigliamento e le forme di corteggiamento, che per chi è digiuno della materia mi sembrano cose più importanti della maggior parte delle date.
Quando però da qualche alunno arriva puntuale la domanda (non sempre polemica) sul perché si studia la storia, non so mai cosa rispondere se non "Io la studio perché mi piace e sono curiosa, ma perché sta nei programmi ministeriali non saprei proprio" - mentre invece non ho nessuna difficoltà a spiegare perché vengono insegnate tutte le altre materie, in particolare l'utilissima Geografia per cui ho trovato la risposta standard "perché ci aiuta a capire il mondo intorno a noi e a seguire i notiziari".

So che esiste un prontuario di risposte anche per la fatidica domanda "perché studiamo storia"; il punto è che non mi sono mai sembrate valide, anzi le trovo singolarmente idiote.
Perché la storia si ripete?
Cazzate, la storia non si ripete mai. Nessun uomo si bagnerà due volte nello stesso fiume, e figurarsi se possiamo rivivere la rivoluzione francese o la seconda guerra mondiale.
O forse perché la storia passata ci insegna a interpretare il presente?
Cazzata ancora più grossa, a mio (non molto) modesto avviso; caso mai vale il discorso opposto: tendiamo a leggere e reinterpretare la storia passata alla luce della storia presente, per esempio immaginando un prospero Regno delle Due Sicilie saccheggiato dai Piemontesi ai tempi del Risorgimento, o una solida coscienza nordista nella Lega Lombarda ai tempi della battaglia di Legnano o una nascita della "borghesia" che si verifica non meno di cinque volte dal medioevo in poi a seconda della corrente storiografica cui aderisci - e non sempre sono operazioni fatte in malafede o da sciocchi sprovveduti e ignoranti. La storia passata è un caleidoscopio che gira e gira e ogni decennio si rinnova alla luce di nuove fonti e di un nuovo presente. La presa della Bastiglia continua ad essere avvenuta il 14 Luglio 1789, ma il modo con cui ci si arriva cambia in continuazione, così come la valutazione che viene data di tutto quel periodo.
Oppure perché gli alunni imparino a identificare il rapporto causa-effetto che lega gli avvenimenti tra loro?
Beati loro, se ci riescono! Anche tralasciando l'infinito numero di domande senza risposta (perché Hitler invase la la Russia? Perché i nostri Padri Costituenti vollero il bicameralismo perfetto? Perché ogni tanto i popoli impazziscono e cercano di sterminare i loro vicini di casa con cui fino all'anno prima sembravano andare d'accordissimo?) che tuttora affliggono e sempre affliggeranno gli storici, qualcuno è davvero sicuro di aver capito perché intorno al Mille l'Europa rifiorì e quali furono esattamente le cause della crisi del Trecento? Per tacere della caduta dell'impero romano che a volte viene ritardata dall'avvento del cristianesimo che invece altre volte ne è una delle cause principali. E qualcuno mi sa dare una vera causa per la nascita e l'enorme successo dell'Islam che nel giro di pochi anni cambiò completamente il mondo occidentale?
Siamo seri: a malapena siamo in grado di abbozzare una spiegazione sul perché abbiamo scelto questa casa invece di quest'altra - ma si è trattato di un processo che conteneva tante di quelle varianti e variabili (il proprietario aveva fretta di vendere, lo zio del nonno del proprietario dell'altra casa si era detto contrario a svendere per quel prezzo, i titoli in banca erano andati male e mi sono ritrovata qualche migliaia di euro in meno sul conto, il giardino aveva una bella atmosfera, la terrazza aveva una veranda simpatica, c'erano un sacco di piastrelle gialle... - ché anche le spiegazioni di eventi all'apparenza semplicissimi sono piene di se e di ma. E queste sventurate creature dovrebbero intuire con ragionamento logico perché scoppiò la Guerra dei Cento Anni di cui sentono parlare per una decina di giorni scarsi?
Gli alunni, poverelli, sono indifesi nelle nostre mani. Gli insegniamo che l'impero romano cadde per colpa dei barbari, o dei romani che erano diventati decadenti, o dei cristiani, e che Carlo Magno inventò l'Europa, o la Francia, o la religione di stato, e loro abboccano come carpe. E che altro potrebbero fare, sottoporre tutto ad un ampio e serrato esame delle fonti (che non saprebbero dove trovare né come valutare)?
Gli abbiamo insegnato che l'Italia si unì perché Dio lo volle e più avanti perché lo vollero gli inglesi o in generale alcune potenze occidentali, che gli inglesi non ebbero l'Illuminismo perché lo avevano già avuto un secolo prima, che i francesi ebbero la rivoluzione francese perché incapparono in alcune annate con pessimi raccolti, che Benito Mussolini era inviato dal Signore, che Benito Mussolini era al soldo degli industriali italiani... loro ascoltano,  a volte, cercano di memorizzare e magari ci fanno anche degli schemi, poi ci ripetono più o meno passivamente o sensatamente quel che gli abbiamo detto, a seconda di quanto l'han capito e di quanto glien'è fregato di capirlo.
Con Geografia possono applicare senza problemi quel che leggono o gli diciamo alla vita di tutti i giorni (i dazi contro la Cina, l'effetto serra, l'inquinamento dei fiumi, la sovrappopolazione di alcune aree, l'elevata produzione di agrumi nelle zone a clima caldo ma non troppo secco), l'italiano e l'inglese li usano regolarmente, sentono parlare assai di selezione genetica e di interventi sul DNA... ma la colonizzazione dell'America del Sud, l'impero cinese in crisi, la storia delle crociate non sono questioni di grande interesse ai loro occhi, e non influiscono più di tanto sulla loro vita quotidiana. Perché devono perdere tempo a studiarle?
"Perché così ha deciso il Ministero dell'Istruzione. Io invece ho deciso che dovete essere in grado di riassumermi in modo sintetico, sensato, preciso e coerente la storia della rivoluzione americana, e se non lo fate prenderete un bellissimo quattro".
In pratica, uso Storia come prova di esposizione di un testo tecnico, insistendo assai sulla precisione del lessico specifico. Dubito che il Ministero l'abbia messa in programma per questo, ma io qualcosa di utile con quelle due ore devo farci e non posso contare solo sull'innata curiosità dei ragazzi per il tempo passato, perché una buona parte di loro ne sembra del tutto priva - il che non è detto che sia un male o un bene, è solo una constatazione.
A conti fatti dunque trovo che Storia sia una materia tutto sommato inutile ma molto dilettevole quando piace, e mi sforzo come posso di trarne un qualche utile espositivo, senza preoccuparmi troppo che imparino la versione "giusta" perché tanto alle superiori e all'università e nella loro vita futura gli smantelleranno quasi tutto quel che hanno imparato alle medie, proprio com'è successo a me - che ho finito per trovare affascinante e divertente questo gioco di trasformazione. 
Oppure di storia non si occuperanno mai più, e non è detto che saranno cittadini negligenti o inconsapevoli solo per questo.

8 commenti:

Hermione ha detto...

Io invece, alla tua domanda risponderei con la stessa risposta che hai dato al perché si studia geografia. Qualche giorno fa, ad esempio, sentendo al TG Corea del Nord, mia figlia mi ha chiesto se esistessero anche la Corea dell'Est dell'Ovest e del Sud. E allora le ho fatto una semplice spiegazione del perché ci siano due Coree. Vivendo in Italia, poi, è impossibile capire chi siamo senza conoscere la storia (per esempio adesso che sta studiando la Magna Grecia mio figlio inizia a capire perché i paesi limitrofi abbiano nomi greci e parlino un dialetto greco).
Poi è vero, crescendo mi sono resa conto che l'interpretazione dei fatti storici varia da corrente a corrente, ma sapere almeno che quei fatti ci sono stati, mi rende molto felice, perché mi pare di poter cercare di capire la realtà con maggior spirito critico.

acquaforte ha detto...

Penso che la Storia sia una delle materie più importanti e affascinanti (certo non un elenco di date e battaglie).
Sapere che un paese è lì, in quel punto del mappamondo, e parla quella lingua, ha quel tipo di governo, religione, costumi e strutture sociali, beh...bisogna conoscere la parte di storia che si interseca con i suoi vicini di mappamondo. E se il vicino era potente, ha cercato di colonizzarlo. Ciò ha portato sfruttamento, ma anche diffusione di idee, usi e costumi, nuove opportunità di conoscenza e di crescita (forse, qualche volta, chissà). E dove puoi insegnare questa interconnessione tra i vari Paesi (nuove filosofie di vita e guerre-distruzioni-genocidi compresi)?
I vincitori hanno sempre scritto la storia, spesso alterando o distruggendo documenti. Forse la storia di oggi sarà scritta sempre dai vincitori, ma distruggere i documenti è più difficile. La diffusione delle idee e degli strumenti per raccontarla c'è. E poi, non è la parte più affascinante il superamento continuo della versione "giusta", quello che tu chiami "gioco di trasformazione"? Perché negarlo ai virgulti, basta attrezzarli a riconoscere la struttura del "gioco".
La storia non si ripete, è vero (e menomale!); conoscere il passato forse ci insegnerà a correggere gli errori. Forse qualche anticorpo in più riusciremo ad averlo....troppi forse, vero? Sono una inguaribile ottimista .
Quindi voto SÌ per l'insegnamento della Storia, se è possibile fatta da uno/a storica entusiasta.

dolcezzedimamma ha detto...

Io credo invece che la scuola sia veramente magistra vitae. Conoscere il passato, i fatti, gli uomini, le conseguenze delle scelte giuste e sbagliate può solo far bene. Cerco di far capire sempre i rapporti causa-effetto e di presentare la pluralità di possibili verità. Parlo dell'obiettività mai obiettiva dello storico... e poi confido che si facciano un giudizio personale guardando alle fonti.
Anch'io condisco la storia con un po' di gossip e mi diverto pure. Sarà che insegno storia antica e medievale, ma qualcosa di curioso la trovo sempre

dolcezzedimamma ha detto...

Storia magistra, non scuola! (t9 o lapsus?)

la povna ha detto...

La mia insegnante del ginnasio ci rispose così, citando Cicerone con estrema non chalance, e io l'ho trovata, a 14 anni una risposta sufficientemente buona da averla fatta mia con i me stessa di ora:""Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum. Quid enim est aetas hominis, nisi eă memoriā rerum veterum cum superiorum aetate contexitur?". Detta al Professionale, ha l'enorme e non negoziabile vantaggio di far dedicare una mezz'oretta al latino, con enorme beneficio per tutti.

Murasaki ha detto...

Al momento mi limito a ringraziare i commentatori, perché mi state facendo vedere la questione da punti di vista molto diversi dal mio.
Del resto, questo è uno dei vantaggi di tenere un blog ^_^

Anonimo ha detto...

Non è mica tanto vero che la storia passata non insegni ad interpretare il presente (o il passato più prossimo, che insegna ad interpretare il presente), o ad identificare il rapporto cause-effetti.
Ad esempio, rimanendo in America, come si fa a pensare di poter non dico analizzare e/o spiegare, ma anche solo di avvicinarsi alla guerra civile americana se non c'è a priori una ricerca sulla società, sul pensiero, sulla cultura prebellica (ad esempio sull'ideologia jacksoniana, circa 1840)? E come si fa a capire Jackson e la sua Crociata (maiuscolo) per la distruzione di tutte le banche in generale, e della Bank of United States in particolare, se manca una ricerca sulla società, sul pensiero, sulla cultura antecedente a lui (ad esempio sull'Età dei Buoni
Sentimenti, circa 1820)? E come si fa a capire quest'ultima se etc. etc. etc.
E poi, la storia non si ripete? Spero che tu abbia ragione, perché allo stato attuale delle cose, siamo avviati a ripercorrere la parabola dell'Isola di Pasqua, su scala planetaria.

Simone

Ornella ha detto...

Quoto Simone e sottoscrivo, soprattutto l'ultima affermazione.