Come tutte le persone collegate in qualche modo a scuola e dintorni, anch'io ho ricevuto una buona quindicina di volte l'esortazione a mandare una mail da www.quirinale.it, sezione Posta, per chiedere al Presidente della Repubblica di non firmare il decreto Gelmini, con la promessa che se Napolitano ne avesse ricevute 20.000 forse non avrebbe firmato.
Da sempre la nostra bella rete è territorio ideale per le cosiddette catene di sant'Antonio e la diffusione delle leggende metropolitane. Avevo sempre pensato che a cascarci fossero soprattutto certi poveri diavoli, vittime dell'analfabetismo di andata e predisposti per la loro totale ignoranza a credere a qualunque cosa, dagli asini che volano alle promesse dei politici in campagna elettorale. Considerando però la rapidità con cui questa particolare catena si è diffusa e l'acriticità con cui è stata ripetuta di bocca in bocca e di cell in cell, forse dovrei rivedere le mie opinioni in proposito.
Le modalità di protesta vanno benissimo: intasare le caselle postali o i fax delle istituzioni è una pratica nata in tempi recenti che ha servito molte rispettabili cause - tra l'altro già da un paio di settimane circolavano inviti a spedire al Presidente una lettera per chiedergli di fermare lo smantellamento della scuola pubblica - e immagino che l'appello delirante sia una costola di quest'altra assai più sensata iniziativa (alla quale ho partecipato).
Però, anche senza una laurea e un master in diritto costituzionale, dovrebbe essere abbastanza noto che il Presidente della Repubblica è soprattutto una figura di garanzia sopra le parti e NON un libero battitore che firma o non firma leggi a seconda di come si alza la mattina. Può certamente farsi tramite della preoccupazione di una parte dei cittadini davanti alle minacce di smantellamento di un servizio importante come la scuola pubblica, ma le leggi le firma o non le firma in base a una serie di criteri piuttosto particolari che non hanno niente a che vedere con le sue preferenze o con 20.000 mail (e perché proprio 20.000 e non 100.00, che è una cifra più tonda? Chissà). Infine, al momento non esiste alcun "decreto Gelmini" da firmare, al massimo una legge Gelmini in via di approvazione in parlamento; e non c'è motivo di chiamare decreto una legge e viceversa.
Sia la presenza del numero che il fatto che l'appello parlasse di "decreto Gelmini" come di qualcosa ancora da firmare sarebbe bastato e avanzato per far capire che non si poteva trattare di niente di serio. Invece l'appello ha avuto diffusione rapidissima ed è stato accolto da gente che, almeno in gran parte, alla storia delle 20.000 mail ci crede davvero, tanto che dal Quirinale han dovuto mandare un comunicato che chiarisse un po' la questione (con in più un appello per gli insegnanti a "non aver paura del cambiamento" che francamente il buon Napolitano poteva risparmiarci).
Certo, lo spirito che ha mosso le molte migliaia di mail era quello del "Chiediamo la grazia al Presidente". Ma una classe di lavoratori (molti dei quali hanno perfino un'abilitazione per insegnare Educazione civica) che in teoria dovrebbe educare le future generazioni alla legalità e alla cittadinanza, dovrebbe saperne un po' di più. Il fatto che tanti di noi siano disposti a prendere per buona la prima bufala di passaggio dà certo l'idea del senso di impotenza che si è impadronito di noi - ma anche della dabbenaggine che ha contribuito a metterci nella presente situazione.
Forse, un buon corso di aggiornamento presso gli operai della FIOM, almeno per spiegarci le regole base dell'Arte della Protesta Coordinata...
2 commenti:
"Il fatto che tanti di noi siano disposti a prendere per buona la prima bufala di passaggio dà certo l'idea del senso di impotenza che si è impadronito di noi - ma anche della dabbenaggine che ha contribuito a metterci nella presente situazione."
Non è che semplicemente l'ignoranza regna sovrana anche fra chi queste cose dovrebbe spiegarle?
Gli insegnanti dovrebbero essere fra le persone più esperte di educazione civica eppure...
@Jakala
Osservazione più che valida.
Diciamo che una cosa non esclude l'altra?
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