Stasera, con il gruppo di colleghe che abita a Lungacque, sono andata alla Fiaccolata per la Scuola nella Grande Città. Fiaccolata un po' anomala perché senza fiaccole (decisione del sindaco) ma in compenso abbondavano cartelli, striscioni, bandiere e soprattutto esseri umani; un lungo corteo che si è snodato nella strada principale della Grande Città, fino alla gloriosa piazza del municipio - che da noi si chiama Palazzo Vecchio e sia di giorno che di notte fa sempre una gran bella compàrita.
C'era un po' di tutto: insegnanti in pensione, genitori che andavano in rappresentanza di figli che erano di turno all'ospedale, bambini, giovani studenti, insegnanti in servizio di tutte le categorie e di tutte le età, universitari - almeno quattro generazioni. Tutti abbiamo ritrovato persone perse di vista da anni o da poche ore. C'era la professoressa universitaria che gestiva il corso di storia della SSIS - un essere di singolare arroganza e maleducazione, che mi ha salutato con grande slancio e che ho squadrato dall'alto in basso con palese disgusto per poi voltarle le spalle; c'erano una buona quindicina di persone che mi han salutato con altrettanto slancio e che ho ricambiato di cuore, salvo cercare invano di ricordare chi fossero (già non sono mai stata fisionomista, figurarsi dopo cinque anni di supplenze brevi in una ventina di scuole più un corso SSIS e una certa militanza in un'associazione di precari); c'erano una ventina di persone che ricordavo benissimo chi erano e con cui ho scambiato ricordi e notizie al volo. C'era anche VicePreside, insieme a un altro gruppo di colleghi, che portava un bel cartello pieno di numeri più la scritta "Qualcuno sta dando i numeri?".
"Giusto te, Murasaki" mi ha salutato "Prendi il cartello". E io l'ho preso, ricordando vagamente quelle fiabe dove il traghettatore di un fiume è condannato a traghettare gente finché non trova qualcuno che accetta di tenergli il remo per un attimo (e che poi si troverà condannato a traghettare finché non troverà qualcuno etc. etc.). Infatti il VicePreside è subito sparito nella folla senza farsi rivedere.
Il cartello era evidentemente fatto in noce massello nazionale, perché pesava un bel po', ma io, che mi ero molto lamentata della mancanza di un cartello, bandiera o striscione che fosse, l'ho portato fieramente per una buona mezz'ora finché non abbiamo raggiunto l'appuntamento col nostro autista. Domani il cartello-souvenir farà bella mostra di sé nella sala insegnanti di St. Mary Mead, e per la prossima dimostrazione vedrò di farmi una bandiera.
Ma non azzurra, anche se è il mio colore preferito.
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