Le lettere di Natale si scrivono in corsivo o in stampatello? Ah, saperlo, saperlo... |
E' chiaramente una domanda-trappola, di quelle fatte per perdere il tempo, testare un insegnante o anche ridere un po' alle sue spalle.
Modestamente, con le domande-trappola sono piuttosto brava. Sul corsivo poi...
"Oh, è un tipo di scrittura che è nata tra il II e il III secolo d. c, Immagino vada bene come qualsiasi altra scrittura" rispondo svagata mentre apro il registro elettronico.
Mi guardano un po' spiazzati (la mia risposta, per quanto storicamente inappuntabile, tendeva appunto a spiazzarli) poi la fanciulletta prova a spiegarmi che si riferiva al parlato corsivo.
"Ah, quello" rispondo sempre più svagata "Immagino che uno parlerà come gli pare. Se posso darvi un consiglio, però, forse è meglio che non lo usiate quando fate le interrogazioni. Qualcuno di voi deve giustificare?".
Ai miei occhi la vera incertezza che nutro sul corsivo è "perché diamine usare un aggettivo tradizionalmente legato alla scrittura per indicare un particolare tipo di pronuncia che allunga le vocali?". Ma, di nuovo, sono scelte individuali e magari andrebbe chiesto all'inventrice di cotale idioma.
Veniamo invece al corsivo propriamente detto, ovvero quella tipologia di scrittura nata tra II e III secolo d. C. in cui il calamo si stacca dalla carta (o pergamena o papiro) solo in poche occasioni e non ad ogni lettera.
Sulla Gran Questione legata al corsivo avevo già esposto il mio pensiero in uno dei primi post di questo blog, nel lontano 2008. Da allora la mia opinione non si è spostata di mezzo millimetro e continuo a lasciare assoluta libertà ai miei alunni nella scelta del carattere con cui desiderano esprimersi, consapevole tra l'altro che quel che oggi accettiamo come corsivo è una specie di carolina dove le legature scarseggiano assai.
A St. Mary Mead comunque la questione al momento è oggetto di gran diatriba e coinvolge anche le Perfide Maestre delle elementari, ree tra l'altro di non insegnare il corsivo ai nostri ragazzi.
In sintesi: ormai da qualche anno alcune insegnanti di Lettere si lamentano non tanto del fatto che i ragazzi che ci arrivano non scrivano in corsivo, quanto del fatto che il corsivo proprio non lo conoscono e non lo sanno quindi usare. Di ciò si sono lamentati più volte con le insegnanti delle elementari nelle riunioni della Commissione della Continuità. A quanto pare però le insegnanti delle elementari non hanno mai preso atto della richiesta di insegnare il corsivo agli alunni. La cosa è vissuta come una grandissima carenza da parte loro ed è occasione di grandissime lamentele nella nostra Sala Insegnanti. Quando una volta ho provato a chiedere timidamente che differenza faceva mi è stato ululato in risposta che ciò era una gravissima mancanza di manualità e perdita del patrimonio culturale - il che mi sembra una sciocchezza ma in fondo che ne so? Se voglio scrivere in corsivo sono stata messa in grado di farlo, e in effetti è con quel corsivo imbastardito di stampato che usa adesso che scrivo il diario, le liste della spesa, le correzioni sui compiti e i biglietti di auguri per Natale e i compleanni e anche le annotazioni sui libri.
Conosco il corsivo, dunque posso scegliere di (non) usarlo, mentre non posso scrivere in giapponese perché il giapponese non lo conosco, nonostante il nom de blog che mi sono scelta.
Tuttavia secondo me non è esatto dire che alle elementari di St. Mary Mead non insegnano a scrivere in corsivo, perché tutti gli anni le prime medie possono vantarsi di includere nelle loro file un gruppetto che scrive in corsivo (in prevalenza femminile, direi) ma ammetto di non avere mai fatto caso se poi continuavano ad usarlo.
Inoltre abbiamo avuto due anni di pandemia, in cui spesso erano diffidati dal mandare compiti non scritti al computer, e dove si sono alquanto domesticati con la tastiera. Sta di fatto che ormai a mano scrivono sempre meno, e qualcuno, credo, col passare degli anni si posiziona sullo stampato (più spesso in capitale, ma a volte anche in minuscolo. E lì sarebbe da capire dove finisce il corsivo è comincia invece lo stampatello, perché la cosa non è sempre così chiara. I dislessici, ma anche gli stranieri più altri casi particolari spesso sono esentati in partenza dal corsivo. E, ripensandoci: perché tutti mi chiedono sempre all'inizio della nostra conoscenza, se possono scrivere in stampatello? E perché qualcuno non me lo chiede?
Pòle essere che in questi anni il rapporto con la scrittura sia cambiato?
Forse sarebbe il caso di chiederglielo.
4 commenti:
Molto semplicemente: sempre più felice di essere in pensione e potermi disinteressare di codesto problema. E anche di molti altri. Ma una domanda me la pongo: non sarà che le maestre non insegnano più il corsivo perché costa troppa fatica, oppure non sono in grado di farlo perché esse stesse loro non lo conoscono?
E in ogni caso, sì, il corsivo è ottimo esercizio per la coordinazione oculo manuale, nonché palestra ortografico grammaticale, obbligando a riconoscere maiuscole e usare convenientemente accenti, virgole, apostrofi e punti fermi. Per non parlare dell'educazione estetica. Non ditemi che leggere un bel corsivo elegante e preciso non assomiglia alla contemplazione di un bel ricamo. Ma questo mondo di merletti e manualità è destinato a scomparire, ben lo sappiamo. Salvo poi rimpiangerlo, magari tra venti o trent'anni.
E poiché mi si vuole anonima, mi firmo
Ornella
Quando gli alunni (purtroppo spesso)mi chiedono se possono usare lo stampatello, io rispondo di NO , e la cosa finisce ĺì. Devo dolorosamente ammettere che spesso la grafia è incomprensibile e sì, è vero, a scuola non si insegna più. Di tre figli, l'ultimo scrive in aramaico, al punto da non capire la sua stessa scrittura...
@ Ornella:
In realtà, a quanto ho scoperto, le maestre fanno il loro dovere. Tuttavia sono figlie del loro tempo ed è possibile che anche loro nella vita normale usino un corsivo con forti influssi dello stampatello minuscolo. E sì, un bel corsivo si legge sempre volentieri, ma mio padre per esempio scriveva un corsivo che ai miei occhi è sempre stato assolutamente incomprensibile, per tacere delle celebri ricette mediche che mi sono sempre domandata come facessero i farmacisti a capire (forse fanno un corso apposito di Paleografia Medica, chissà...).Comunque le cartolerie di lusso hanno bellissimi set di pennini e inchiostri colorati che ogni tanto guardo con desiderio - ma se li hanno vuol dire che qualcuno glieli compra, e magari li usa anche. All'università avevo un amico che aveva comprato una stilo col pennino tagliato per scrivere in gotica - e in gotica prendeva anche gli appunti durante i corsi! Insomma, esiste anche un movimento contrario che predilige scritture più complicate di un banale stampatello.
E per quel che riguarda l'anonimato... è una mattana piuttosto recente di Google, e sinceramente rimpiango molto i bei tempi andati dove chiunque poteva commentare i blog senza sottoporsi a umilianti riti di riconoscimento.
Buon 2023!
@ Filippo:
Dunque per te il corsivo è un potenziale carattere di stampa, e non credo tu sia l'unico a vederla in questo modo. Del resto molto corsivo diventa poi materiale per la stampa - poniamo, una raccolta di lettere o un diario, possono essere corsivi quanto ti pare, ma al momento di metterli a stampa diventano tutti testi in stampatello.
Anch'io invidio molto chi riesce a prendere dei bellissimi appunti in corsivo, ma tutti i miei appunti a mano sono una sorta di foresta di simboli. Ricordo però dei compagni di corso all'università che prendevano degli appunti veri, in pratica delle dispense in corsivo. I maledetti li dividevano persino in paragrafi, e qualcuno ci metteva pure dei titoli o sottotitoli. Vabbé, c'è chi può. Io, decisamente, non posso.
@ Dolcezze:
Non credere, si può scrivere anche in uno stampatello molto disordinato e quasi illeggibile. Io comunque, grazie ai miei due corsi di paleografia, leggo tutto, e le rarissime volte in cui non ci riesco di solito è perché la frase è costruita talmente male che non riesco a orizzontarmici. In quei casi chiedo lumi e l'autore del groviglio scuote la testa e dice che non ci legge (e a quel punto evito accuratamente di infierire).
Posta un commento