dolci, croccanti, con gli occhi radianti di innocenza: gli alunni-draghetti croissant |
Per giunta, per finire di vedere il film dobbiamo entrare nell'account Netflix di un alunno, perché il DVD dell'insegnante che l'aveva avviato, dopo molti anni di onorato servizio ha deciso di funzionare soltanto nella traccia in inglese. E dopo da quello stesso account dobbiamo pure uscire.
I ragazzi avevano chiesto se c'erano film anche per L'Odissea e L'Eneide. Una piccola ricerca il giorno prima mi aveva confermato sì che ce n'erano diversi, ma che era tutta roba degli anni 60. Così gli spiego che anche i film hanno le loro mode e discutiamo un po' dei cambiamenti che la sceneggiatura ha fatto rispetto alle versioni più consuete. Spiego che non esiste una versione specifica della leggenda della guerra di Troia, che forse non è solo una leggenda ma grandi certezze in merito non ci sono, e insisto un attimo sulle storie che hanno sempre nuove diramazioni e cambiano e fruttificano variamente nel corso dei secoli.
Nel frattempo siamo tornati in classe e non so come mai siamo passati a parlare di gatti, e anche un po' di cani e parecchi ragazzi parlano dei loro gatti e cani. Poi passiamo ai maiali che nell'alto medioevo pascolano nei boschi, e io stessa non ho idea di come sia avvenuto il passaggio di argomento, che non ho forzato in alcun modo.
Da lì all'economia curtense il passo è breve e un paio di alunni mi leggono la sintesi che hanno fatto in proposito. Segno un paio di voti, rispondo a un po' di domande rigorosamente pertinenti alla storia altomedievale e registro l'offerta di una alunna che non ha fatto la sintesi perché vorrebbe fare una esposizione (quella, insomma, che nei tempi andati si chiamava interrogazione e che quest'anno accosto con grande cautela perché le prime sono sì piuttosto studiose, ma assolutamente non abituate a esporre).
Mentre ripongono libri e quaderni per avviarsi verso l'aula successiva prendo atto una volta di più che quella classe si distingue per la rara capacità di riuscire ad infilare in una singola ora una quantità immane di cose: più di una volta mi sono ritrovata, esaurito con tutti i crismi l'argomento che mi ero proposta di trattare, ad avere ancora del tempo a disposizione che ho impiegato facendogli fare gli esercizi di ripasso "così per la volta prossima avete i compiti già fatti" e dopo restava anche qualche minuto da aggiungere al risicato intervello che ci permetteva di uscire fuori in cortile.
Da notare che il tutto non è legato ad una implacabile disciplina, ma anzi tra i maiali al pascolo nei boschi e la contrazione delle città non manca il tempo per abbondanti intermezzi dedicati alle tipiche chiacchiere da Prima. Semplicemente, c'è il tempo per tutto.
Come sia possibile questo prodigio non lo so, ma certo non è per merito mio perché nelle altre classi il tempo non mi basta mai. Se però qualcuno riuscisse a distillare il misterioso principio che permette loro di utilizzare così bene il tempo, credo che il comune di St. Mary Mead diventerebbe il più ricco d'Italia (e naturalmente anche la scuola con gli alunni meno stressati di tutta la penisola).
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