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martedì 5 luglio 2022

La Prima Sfigata alla scoperta di Firenze (con sciopero annesso)

La prof.Murasaki, un po' preoccupata cerca di sorvegliare la sua vivace classe che fa merenda in piazza della Signoria, a Firenze. Sullo sfondo, palazzi rinascimentali e ottocenteschi, negozi dal taglio moderno e perfino una tradizionalissima carrozzella.
Il 30 Maggio la Prima Sfigata avrebbe finalmente fatto la sua prima Uscita Didattica. Niente di eccezionale per carità, una semplice gitarella in treno a Firenze con meta a Palazzo Vecchio, dove una brava e paziente guida che collaborava con gli enti cultural-didattici l'avrebbe portata a vedere qualche monumento di Firenze Medievale: Orsammichele, Loggia del Porcellino, Palagio di parte Guelfa, l'Arte di Calimala, il tutto accompagnato da qualche pizzico di storia delle istituzioni e storia dell'arte per una passeggiata di poco più di un'ora; ma dopo tre anni di reclusione a tutti noi sembrava un evento di portata davvero grandiosa.
Prima di tutto le scartoffie-da-uscita - che, intendiamoci, constano di un modulo in cui gli insegnanti comunicano alla Segreteria che il giorno X andiamo nel posto Y alle ore W e contiamo di ritornare entro l'ora Z, più una autorizzazione per ogni singolo alunno in cui le famiglie vengono informati che quel giorno la loro prole andrà nel posto Y, che loro sono d'accordo e che sanno di dover pagare la cifra necessaria per il mezzo di trasporto, retribuzione della guida eccetera. 
Visto che maneggiamo minorenni, entrambi questi moduli hanno tutte le ragioni di essere ma ritrovarceli davanti, dopo tre anni, ha lasciato storditi anche gli insegnanti di più lungo corso.
Diamo dei moduli per l'autorizzazione a uscire e i genitori ce li rimandano firmati. 
Ma allora stiamo uscendo sul serio!
Oh trauma! O difficoltà inaccessibile!
Saremo all'altezza di sì grave incarico?

Il treno, come mezzo di trasporto per le gite, presenta un sacco di vantaggi: per assicurarselo basta fare un biglietto, senza appalti né preventivi, non fa venire la nausea a nessuno e inoltre ha dei prezzi fissati in autunno che le FFSS non possono (o forse non vogliono) aumentare fino all'autunno prossimo, al contrario dei pullmann che han tirato fuori richieste abbastanza assurde, dato che benzina, gasolio e GPL sono sì aumentati, ma non ancora quadruplicati.
Infine per il treno esiste una simpatica istituzione chiamata Biglietto Comitiva, e per colmo di grazia la Prima Sfigata, essendo una Prima ancora molto giovane, ha circa due terzi degli alunni che devono ancora compiere i dodici anni. Così un paio di settimane prima del Gran Giorno sono andata a prendere il biglietto, scoprendo per l'occasione che avremmo speso molto meno del previsto.
Tutto bene dunque?
Non proprio. E infatti il Sabato precedente la mia gentile accompagnatrice di Sostegno mi scrive per avvisarmi che Lunedì ci sarebbe stato lo sciopero nazionale dei treni.
"Naturalmente non hai ancora fatto il biglietto, vero?"
"Naturalmente l'ho fatto da una settimana" rispondo. E del resto, se volevo chiedere il rimborso del biglietto, dovevo pur calcolarlo in base a qualcosa che andasse al di là di una generica previsione.
Tuttavia la storia dello sciopero non mi convinceva. I treni avevano già fatto uno sciopero pochi giorni prima, e non è che possono farne due a settimana.
Una rapida indagine mi tranquillizza: quelli in sciopero sono gli autoferrotranvieri, strana categoria dal nome complicato e in cui la parte ferro genera spesso dolorosi equivoci. Ma si tratta, in sintesi, di tram e corriere e autobus, e si sa che i tram vanno su rotaie di ferro, perché farli viaggiare su rotaie di resina o di chewingum avrebbe degli inconvenienti.
"Tutto a posto. Probabilmente quel giorno non ci sono tram, ma a noi non interessa perché giriamo a piedi".

Le autorizzazioni delle famiglie han questo di bello, che c'è sempre qualcuno che le porta all'ultimo momento; nel nostro caso poi serviva una autorizzazione supplementare perché saremmo tornati un attimo dopo la fine dell'orario scolastico e dunque i genitori ci dovevano autorizzare a farli tornare a casa da soli. Naturalmente ci fu un gran rifrullo di mail dove i genitori mandavano all'ultimo momento la foto del tagliando firmato, ma infine, per essere una Prima Sfigata alla sua prima uscita dopo tre anni di reclusione, nel complesso le cose non erano andate male.
"Che seccatura" mi dissi al quarto e ultimo tagliando arrivato alle otto di Domenica sera "domattina dovrò stamparli a scuola prima di partire".
Ma c'era anche uno sciopero degli insegnanti, quel Lunedì. A dirla tutta era uno Sciopero dell'intero Comparto Scolastico, ma all'inizio nessuno lo aveva preso molto sul serio: noi tre Insegnanti Accompagnatrici non scioperavamo, e la cosa per noi finiva lì. Del resto, a St. Mary Mead si sciopera molto poco, di solito.
In quel fine settimana però, mentre io raccoglievo pazientemente tagliandi arrivati in ritardo, lo sciopero era improvvisamente montato come una meringa, al punto di coinvolgere anche le custodi. Così Lunedì, arrivata per tempo onde poter stampare le ultime autorizzazioni con tutta calma per poi fare l'appello e infine uscire col mio seguito di alunni più Arte più Sostegno come accompagnatrici mi sono trovata davanti a un cancello chiuso, insieme a un paio di colleghe un po' scocciate.
E allora?

E allora siamo andati all'entrata degli alunni, dove il primo capannello della Prima Sfigata si stava già radunando in fiduciosa attesa. Nel frattempo qualcuno stava cercando di contattare la preside che era cascata dalle nuvole con un fragoroso STUMP e non aveva molto chiaro cosa si dovesse fare. 
L'uso vuole, quando non c'è modo di far lezione, che i pochi insegnanti crumiri si radunino dove possono (nel nostro caso alle elementari) e lì stiano a pascolare se non sono stati abbastanza previdenti da portarsi dietro qualcosa da fare, fosse pure un lavoro a maglia.
Poi c'era Arte che aveva perso il treno ma prometteva di farsi trovare alla stazione di Firenze.
"Ma come fate ad andare alla stazione di St. Mary Mead senza di me? Siete sotto il numero legale degli accompagnatori!" ulula flagellandosi col filo spinato.
"Ebbene, correrò il rischio" prometto sprezzante del pericolo "E a dirla tutta abbiamo un sacco di genitori ad accompagnarci".
Anche i colleghi sembrano preoccupati per noi "Ma siete sicuri di poter andare? Non potete fare lezione..."
"Sì che possiamo, abbiamo la classe e abbiamo noi stesse che non facciamo sciopero. La scuola è chiusa, ma noi oggi non andiamo a scuola" proclamo vieppiù fieramente, sentendomi la settima reincarnazione di Giovanna d'Arco.
I crumiri mi guardano con qualcosa di simile a una vaga invidia negli occhi e ci augurano buon viaggio.
Il corteo di primini e di genitori si snoda lungo la via principale di St. Mary Mead.
"Ma proprio oggi dovevano fare sciopero?" chiede uno degli alunni.
"Ovviamente sì. Siete o non siete la Prima Sfigata?"
"Davvero lo siamo?" chiede il fanciullo interdetto.
"Tesoro caro, chi c'era a fare didattica a distanza il quarto giorno dell'anno scolastico? Voi".
"Ah giusto, dimenticavo".
E dunque andiamo tutti alla stazione onde attaccarci al treno.

Il viaggio si svolge con assoluta regolarità. Sbarcati a Firenze scopriamo con piacere che c'è caldo, ma non troppo. In compenso è una giornata azzurra di una bellezza struggente.
Abbiamo un buco di un'ora e mezzo per percorrere il tratto che separa la stazione di Santa Maria Novella da piazza della Signoria.
"Molto bene" mi ero detta "Una volta tanto, all'inevitabile richiesta di fermarci da McDonald che da sempre viene rivolta dalle classi che scendono alla stazione centrale potrò finalmente rispondere con un fermo e aperto "" perché c'era tutto il tempo di fare colazione lì".
Così, una volta scesi dal treno e raggiunta Arte che ci aspettava in testa al binario dico:
"Possiamo andare con tutta calma verso Palazzo Vecchio. Volendo possiamo anche fermarci in qualche negozio, se volete. Ce ne sono diversi, per esempio Tiger".
Aspetto fiduciosa l'inevitabile richiesta di una sosta da McDonald. Arrivano invece diversi cenni di guaiolante entusiasmo all'idea di fermarci da Tiger. Qualcuno chiede se c'è una gelateria lungo la strada.
Riesco a non ridere e rispondo sobriamente che sì, qualche gelateria c'è - in effetti il centro storico fiorentino sembra un perenne Festival del Gelato, qualsiasi strada si prenda.
L'enorme insegna di McDonald campeggia dentro la stazione, con tanto di grosse freccione. Nessuno se la fila nemmen di striscio.
Discuto con Arte l'itinerario di uscita, confidandole che non sono mai riuscita a venire a capo del sottopasso della stazione, ma lei mi assicura che al contrario è perfettamente in grado di gestirlo. Abbiamo appena varcato i tornelli di uscita quando Vercingetorige mi chiede di fermarci da McDonald.
"Scusami caro, ma avresti dovuto chiederlo prima".
Resto però in attesa in caso qualcuno qualcuno appoggiasse l'istanza ma, niente: McDonald misteriosamente quel giorno non riscuote il benché minimo interesse da parte di alcuno.
Misteri della vita.
Ci incamminiamo nella sontuosa galleria del sottopasso, ammirando alcune vetrine, e sbuchiamo davanti a Santa Maria Novella. Un piccolo excursus di Arte che spiega come, misteriosamente, la Stazione di Firenze è stata progettata e costruita all'inizio del secolo scorso  in armonia con il lussuoso convento domenicano, e  indica anche da cosa lo si può vedere. Io tramecolo perché tale possibilità non mi era mai passata per l'anticamera del cervello anche se conosco molto bene l'uno e l'altro complesso architettonico e infinite volte ho avuto occasione di inquadrarli nella stesso colpo d'occhio, ma mi taccio dignitosamente contemplando una volta di più l'immane vastità della mia ignoranza in storia dell'arte. I ragazzi ascoltano e fotografano, si interessano di un paio di bancarelle di souvenir, percorrono la piazza che porta alla facciata della chiesa e sembrano assai soddisfatti della vita.
Tiger viene preso d'assalto. I ragazzi comprano numerosi fucili ad acqua e pistole ad acqua, qualche dolcetto, alcuni animaletti di gomma pucciosi, svariati post it e grappette, sei piccole bandierine colorate LGBT+, due ventagli sempre LGBT+ e simili indispensabili ammennicoli mentre io come sempre piombo come un falco sui quaderni e acquisto tra l'altro un demenziale quaderno coperto di lustrini cangianti. Usciamo tutti disgustosamente soddisfatti e ci accingiamo di buon grado a fare il nostro dovere didattico, non senza esserci fermati in una gelateria artigianale di via del Corso dove chiunque lo desideri può pascersi di gelato a suo piacimento mentre con Arte convengo che all'inizio dell'anno prossimo, Covid permettendo, dovremmo fare una visita più mirata a Santa Maria Novella.
Riprendiamo la strada, mentre le bandierine LGBT+ sventolano allegramente, e considerando che l'amore tra uomini era noto come "usare alla fiorentina" ai tempi del Rinascimento, tutto ciò è molto filologico.

Piazza della Signoria riscuote un certo consenso - soprattutto il cavallo della carrozzella che viene quasi preso d'assalto. Arte riprende la sua lezione mentre io cerco di capire dove devo andare per fare il biglietto e mostrare l'elenco degli alunni. 
"Siete tra le poche classi che oggi sono venute" mi dicono mentre compilano gli appositi moduli "Molti hanno fatto sciopero".
E infatti il centro si mostra piuttosto tranquillo per essere una calda mattinata di fine Maggio e il giro si svolge senza folle da fendere e senza rischi di seminare alunni in giro.
Con mia piacevole sorpresa la Guida punta più sulla parte economica che su quella artistica, dando il giusto risalto all'immane quantità di soldi che circolavano per Firenze nel medioevo. La pietra  dove venivano pubblicamente battute le natiche nude di chi truccava il peso delle monete riscuote un discreto successo, e ne approfitto per fare una piccola anticipazione letteraria su Dante, che riserva le pene peggiori proprio ai barattieri.
Finito il giro e ringraziata la guida, la classe si ferma sulla gradinata della loggia del Lanzi, assai coperta da impalcature per il restauro (sì come suole fare da molti anni a questa parte) a sventolare bandierine LGBT+,  sparare acqua sui compagni e a mangiare l'abbondante colazione che si era portata da casa. Avviso che pistole e fucili ad acqua non vanno portati a scuola pena sequestro, ma che l'ultimo giorno potrebbero costituire una graziosa variante dei soliti gavettoni senza rischiare il sequestro.
Poi con calma torniamo alla stazione, stanchi ma soddisfatti e un tantino accaldati - ma considerando che ci erano stati promessi 34 gradi direi che è andata davvero di lusso.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La mia Prima (altrettanto sfigata), ha fatto la sua UNICA uscita didattica il 1 giugno, ma la meta era a 400 m da scuola e il tutto ha impegnato solo tre ore , con successivo “regolare prosieguo delle lezioni”. Anche loro entusiasti e un po’ confusi…Speriamo di rientrare presto nella normalità.
Dolcezze

Elena ha detto...

..."tutto ciò è molto filologico" :)) non fa una piega! :)

Murasaki ha detto...

@ Dolcezze:
Speriamo davvero!

@ Elena:
Oh sì! ^__^

Romolo ha detto...

Però che belle le gite scolastiche!

Murasaki ha detto...

@ Romolo:
Oh sì, e te ne accorgi dopo che non le hai fatte per più di due anni ^__^