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domenica 31 luglio 2022

Le generazioni X, Y e Z e le tematiche LGBT+ (post sostanzialmente inutile)

Fino a pochi anni fa per mostrare di essere persona educata&aggiornata un generico atteggiamento di disponibilità verso gay e lesbiche era più che sufficiente - insomma, bastava evitare termini tipo malattia e perversione, non raccontare in pubblico barzellette sull'argomento (che sono tra l'altro di una pesantezza indicibile) e auspicare un generico futuro di comprensione e tolleranza.
Negli ultimi anni la questione però si è molto complicata: prima sono arrivate le comunità LGBT, e fin lì passi ché son solo quattro lettere e una volta che ci si è abituati allo scioglilingua la sigla vien giù bene; ma questa sigla ormai indica tali e tante variabili e possibilità che davvero, signora mia, non se ne viene più a capo -  in particolare il settore transgender è un vero campo minato che comprende una quantità terrifica di sfumature in continuo e perenne aumento. Personalmente sono rimasta abbastanza indietro e dispero di venirne a capo perché ogni volta che mi sembra di essere infine arrivata a capirci qualcosa, ecco che arrivano nuove casistiche e possibilità di cui tenere conto.
Per  mia fortuna lavoro in un settore molto conservativo, ovvero la scuola, ma appena metto il naso fuor di lì mi ritrovo retrocessa a relitto disinformato dell'età della pietra e vorrei tanto che ci fosse una sigla che si potesse tradurre con "mi sta bene tutto, ma proprio tutto, ditemi voi come volete essere chiamati e io vi chiamerò così". 
Ma in fondo sono una Boomer  e che sia rimasta indietro fa parte del naturale corso delle cose. 
Tuttavia, temo di dover dire, i miei colleghi di generazione X, Y e Z non sono messi molto meglio di me e non è a loro che posso rivolgermi per districarmi dalle domande più spinose, anzi ho spesso l'impressione che siano nelle peste perfino peggio di me, e non solo a livello di nomenclatura.
A questo proposito racconterò due fatterelli piuttosto insignificanti, a uno dei quali non ho nemmeno assistito, e raccontarli non porterà ad alcun costrutto: li racconto solo perché mi va, e comincio appunto da quello che conosco solo per via indiretta.
Una mattina la Prima Sfigata mi racconta che Spagnolo - una bella ragazza che ha passato da poco la trentina - per spiegargli l'albero genealogico della casa reale e da lì i vari nomi che si danno alle varie tipologie di parenti appunto in spagnolo, li aveva accoppiati in matrimonio. La Prima Sfigata però ha un piccolo gender gap, nel senso che ci sono due maschi in più rispetto alle femmine, e quindi due ragazzi si trovavano senza la loro legittima consorte.
Qualcuno suggerì il rimedio più ovvio, che credo sarebbe stato accettato senza proteste anche quando le medie le facevo io, negli anni 70, ovvero "Facciamo sposare due maschi" - e i due maschi si stavano appunto accingendo di buon grado a ritrovarsi uniti in matrimonio (cosa peraltro legalizzata in Spagna sin dal lontano 2005) ma l'insegnante aveva bruscamente escluso tale possibilità borbottando qualcosa del tipo "meglio morti".
Richiesta di un parere svicolai dicendo che mi sembrava una posizione un po' troppo drastica e provvidi prontamente a cambiare argomento, evitando con cura in seguito di chiarire la faccenda con Spagnolo, in base alla regola che è sempre meglio non fare domande perché a volte c'è il rischio che ti rispondano. In cuor mio però pensai che, se proprio l'argomento per la mia collega era così spinoso e il suo punto di vista tanto unpolitically correct, sarebbe magari stato più accorto da parte sua consultare l'elenco degli alunni e controllare che maschi e femmine fossero in numero pari decidendo prima come regolarsi.

Il secondo fatterello rientra senz'altro nella categoria spetteguless. Due anni fa, quando ci presentarono gli alunni delle future prime, una delle insegnanti delle elementari parlando di uno di loro ci spiegò, in modo assai contorto, che costui aveva degli atteggiamenti gentili, quasi femminili, e che quindi c'era la possibilità che fosse gay; ci consigliarono dunque di tenere d'occhio la situazione perché avrebbe potuto ritrovarsi ad essere oggetto di bullismo per questo.
Lo sventurato finì nella Seconda Capricciosa, dove chiunque che non sia una iena idrofoba corre in effetti forte rischio di essere bullizzato, indipendentemente dalle sue preferenze sessuali. Il ragazzo si distinse tuttavia non tanto per eventuali atteggiamenti femminili (qualsiasi cosa si possa intendere per "atteggiamento femminile") quando per una forte tendenza ad evitare lo scontro; si tratta insomma di un esponente della categoria "armonizzatori". Com'è noto armonizzare la Seconda Capricciosa sarebbe affare complicato anche per un buddha, ma il ragazzo finora è riuscito se non altro ad evitare di scornarsi con o recare ingiuria a chiunque, e credo sia stato preso ad esempio da un paio di alunni emotivamente normali che han finito per imitarlo, con buoni risultati.
Comunque sia, con tutto quello che c'è da dire e da deprecare sulla Seconda Capricciosa e sulle sue notevoli gesta, ho notato che ad ogni Consiglio di Classe si riesce sempre a trovare un angolino di tempo per discutere la possibilità che l'alunno in questione sia o non sia gay, con suddivisione del Consiglio in tre diverse scuole di pensiero che sostengono che lo è, che non lo è e infine che, essendo ancora nella fase latente non lo sappia ancora - teoria, quest'ultima, che mi sembra abbastanza improponibile ma vai a sapere. Ad ogni modo il giovinetto ha dei buoni rapporti anche con le ragazze e questo, misteriosamente, sembra un argomento a favore sia della prima che della seconda possibilità, stante che la possibilità che sia semplicemente una persona che tende ad andare d'accordo con tutti praticando la parità di genere non è stata finora presa nemmeno in considerazione altro che da me, che in questi cantucci di discussione evito financo di ricordare che esisto, in base al principio che l'orientamento sessuale degli alunni è questione di cui ai Consigli di Classe non ci si dovrebbe impicciare. Tuttavia, se esponessi cotale mia balzana teoria contribuirei alla discussione, e non voglio farlo, e così me ne resto in dignitoso silenzio mentre in testa mi frulla la Grande Domanda "Ma non è che sono solo e soltanto affari suoi?".
In quel Consiglio sono la Decana, e ne consegue che tutti gli altri componenti (alcuni dei quali sono cambiati dall'all'anno scorso ma non sono stati sostituiti da insegnanti meno impiccioni)) fanno parte delle generazioni X, Y e Z - tutta gente che dovrebbe quindi in teoria avere ampiamente superato l'idea che essere o non essere gay debba necessariamente costituire un problema o faccia qualche differenza, salvo nel momento in cui ti cerchi un partner.

Niente di quanto ho raccontato ha valore statistico, e come ho detto la scuola è ambiente assai conservatore. Tuttavia niente dovrebbe impedire, anche se sei conservatore, di metterti un tappo in bocca al momento opportuno.
Credo. Forse. Mi sembra.

6 commenti:

Tenar ha detto...

La scuola è piuttosto conservativa, su questi aspetti, sì, cosa per altro molto triste per tutti quei colleghi che si trovano a glissare sulla propria vita sentimentale proprio per non gettare nel panico l'aula docenti (cosa che diventa sempre più triste quando il collega ormai è collega da anni e vorresti dirgli "ma porta anche tu chi vuoi alla cena/festa d'istituto e che chi è contrario si impicchi", ma siccome lui/lei ufficialmente non ha detto niente, io ufficialmente non so e il gioco del non detto dura per anni).
Il nostro piccolo angolo di mondo, però, ha avuto una bella sferzata con la classe delle "piantine". Quella che coordino, dove sono tutti carini e indifesi (e incapaci di apprendere in autonomia). Non puoi voler male a una piantina. Quindi abbiamo l@ nostr@ prim@ allun@ transgeder. Nata femmina, fin dall'asilo si identifica come maschio. Siccome il gioco del non detto qui si è affinato credo che sia seguit@ da un apposito centro, che è attivo in Piemonte, ma non ne ho la certezza. Fatto sta che la famiglia supporta. All'inizio metà consiglio di classe era sconvolto. Tempo due mesi e l'evidenza dei fatti si è imposta da sola. M. si presenta col nome femminile, usa fin'ora senza drammi il bagno femminile ma è a tutti gli effetti un maschio, nel modo di vestire, nell'atteggiamento, nelle nostre menti. Un ragazzino molto educato, tutt'altro che creatore di conflitto, con un naturale modo di porsi che ha fatto sì che non si sia sentita mezza presa in giro. Studiasse anche sarebbe tutto perfetto.
Però nella stessa classe abbiamo anche G., che si definisce pansessuale e ha, secondo la sua psicologa, la necessità di esprimere la propria personalità per uscire da quello che sembrava in prima un caso di mutismo selettivo. G. è venuta a scuola con le orecchie da elfo, con i capelli di ogni assurdo colore, con le catene che tintinnavano stile fantasma gotico. Il consiglio di classe ha stabilito che se M veste da maschio, G. basta che non si denudi e poi ci va bene tutto. Però che non si lamenti troppo se gli altri le dicono che è strana. Risultato? È una delle studentesse più popolari della scuola. Purtroppo da che è diventata popolare studia meno, ma non si può avere tutto dalla vita.
Di questo ha subito un po' il contraccolpo il povero G ("prof, non lo dica a nessuno , ma nel compito Fai il tuo ritratto come sovrano rinascimentale io mi sono messo gli abiti della Regina Elisabetta") che davvero ci è entrato in crisi, complice una famiglia molto meno aperta di quella di M ed è al momento la mia maggiore preoccupazione. Non che venga bullizzato (l'idea che le piantine bullizzino è già assurda di suo), ma che viva veramente male questa età di passaggio, per assurdo perché a scuola passa il messaggio che si va bene in ogni caso, anche con le orecchie da elfo, e a casa no. Ho proposto lo sportello psicologico, ma ovviamente i genitori non hanno voluto.
Insomma, l'arcobaleno è entrato in noi, che lo volessimo o no.
Ah, in tutta questa follia a fine anno è scoppiata la polemica sull'abbigliamento. Pantaloncini sì o no? Cioè, dopo le catene, la giornata dell'unicorno in cui si sono vestiti tutti da unicorno e le orecchie da elfo il problema erano i pantaloncini?
L'ultimo giorno di scuola qualcuno è venuto in costume da banana...

Elena ha detto...

Mamma mia che ansia povero ragazzo! Se a scuola è sereno, si comporta bene in maniera coerente con la sua età e ha un rendimento nella norma cosa importa se è gay, non lo è o forse non lo sa ma lo sa...gli fischieranno le orecchie!
Cioè, è molto bello che gli insegnanti si interessino dei loro studenti, mi pare che abbiano a cuore il suo benessere però cavoli!
È molto giusto comunque vigilare sulle dinamiche tra i ragazzi, non pensavo che gli insegnanti fossero così 007, però è rincuorante sapere che osservano così attentamente (forse non tutti però molti penso di sì) :)

Anonimo ha detto...

Team "mi sta bene tutto, eccetera " anch'io. E sono una delle persone meno impiccione che esistono, al limite del disinteresse. Tecnicamente non sarei ancora boomer, ma per i giovani lo siamo tutti dopo una certa età, perciò diciamo che sono boomer anch'io.
Figlia appena uscita dal liceo, figlio appena entrato. Noto che tra di loro, i ragazzi non hanno alcun problema a definirsi/riconoscersi come si sentono di essere, per quanto riguarda identità di genere, orientamento, e così via. I problemi insorgono con certi adulti, quelli retrogradi, che non vogliono accettarli per come sono. Ecco, questo è il motivo per cui io, che per carattere sarei riservatissima già sui fatti miei, figuriamoci su quelli degli altri, spesso prendo posizione dicendo chiaramente quello che penso. Voglio evitare che si ritorni al non detto della mia giovinezza, per cui fino ai miei trent'anni circa nessuna delle persone che conoscevo si è detta omosessuale, o bisex.
Già in famiglia alcuni amici dei miei figli si sentono dire che "è una fase", quindi nascondono pensieri, emozioni, domande, tutto di loro ai familiari. Almeno vorrei si rendessero conto che essere adulti non vuol dire automaticamente essere omofobi e retrogradi.
(Penso, ma qui tiro a indovinare, che potrebbe essere lo stesso nell'ambito lavorativo per colleghi giovani nei confronti di una decana...forse il silenzio può essere percepito come disapprovazione?)

Simona

Melchisedec ha detto...

La mia posizione sarebbe molto netta, se si verificasse in consiglio un caso affine a quello che tu hai raccontato: non è affare del CDC impicciarsi dell'orientamento sessuale degli alunni. E lo dichiarerei apertamente e con chiarezza. Non si transige. Tutto cambierebbe se il giovane fosse vittima di bullismo. In questo caso non si potrebbe far finta di niente, anzi bisognerebbe agire.

Murasaki ha detto...

@ Mel:
Facile a farsi quando il consiglio di classe lo presiedo io; molto meno, ahimé, quando la direzione spetta ad altri...

@ Elena:
infatti, il problema è anche questo: ufficialmente molte discussioni sono fatte per meglio provare a indagare l'alunn* di turno, anche se spesso si sconfina nel pettegolezzo. Inoltre la scuola di St. Mary Mead è di quelle che cercano effettivamente di capire e sondare il malcapitato e l'ambiente in cui vive. In questi casi il confine tra chiacchiere di paese e discorsi effettivamente utili è piuttosto labile. Tuttavia il ragazzo in questione, anche se non studia moltissimo (ma se la cava piuttosto bene, nel complesso) sul piano emotivo sembra piuttosto solido e dunque non c'è motivo di indagare più che tanto la sua personale interiorità.
Quanto all'esplorare le dinamiche interne di una classe, alle medie è piuttosto importante: se il cosiddetto Gruppo o Ambiente Classe funziona bene, la classe funziona bene comunque, anche perché si aiutano, si sentono a loro agio e non hanno paura di sbagliare eccetera. In quella classe però siamo decisamente lontani da tutto ciò :(

Murasaki ha detto...

@ Tenar:
Come si dice in questi casi, grazie di aver condiviso con noi! Tra l'altro hai condiviso cose molto interessanti.

Qualche mese fa abbiamo deciso di rivedere la cosiddetta scheda di passaggio, quella che le elementari ci compilano e che, per come è fatta al momento, risulta utile quanto la tradizionale bicicletta per un pesce.
La prima casella da barrare è Maschio / Femmina. Ho provato a suggerire "perché non mettiamo anche "Altro"? Mi hanno guardato inorriditi, poi han detto che assolutamente no e che alle medie non succede. Non ho osato insistere - in effetti è vero che alle medie non succede, o meglio ancora, da noi non risulta ancora essere successo, ma visto che si insiste tanto per la scuola inclusiva, al giorno d'oggi limitarci alle due caselline tradizionali mi sembrava un po' antiquato.
In realtà sospettavo anche che alle medie talvolta succedesse.
E, a quanto mi sembra di aver vagamente intuito da quel che dici, alle medie effettivamente può succedere.
Immagino che succeda anche perché oggi queste cose hanno un nome e i ragazzi ne sentono parlare e quindi loro, e le loro famiglie, dicono "Ah, ok, si tratta di questo", che è senz'altro molto più comodo per tutti. E tutto sommato mi sembra che con M. vi sia andata di lusso, così come tutto sommato è andata piuttosto di lusso anche a G. che si è trovata in un ambiente che forzatamente si è aperto.
E mi domando se è proprio un caso che entramb* siano finiti tra le piantine. Se è stato fatto per sceklta, direi che è stata una scelta molto felice, anche perché, come osservi giustamente, le piante non bullano.
Quanto a quel che dici sui colleghi... sì, mi sento di poter citare almeno tre casi in cui nulla è stato detto dai diretti interessati e sì, è vero che dopo qualche anno dispiace che siccome niente è stato detto, niente possiamo dire a nostra volta. D'altra parte chi non parla, spesso evita perché diffida molto dell'accoglienza che riceverebbe, e mi spiace dire che questa diffidenza probabilmente non era priva di fondamento. Con l'andare del tempo immagino che sarà più facile per tutti.
Ameno, me lo auguro...

@ Simona:
Per quel che mi riguarda mi sento la coscienza immacolata, nel senso che ho sempre molta cura di far scivolare sia tra i colleghi che soprattutto nelle classi la mia posizione in merito. Però, come osservi giustamente tu, c'è un forte stacco generazionale, nel senso che chi è intorno a 40 anni o sopra tende molto a nascondersi, o a drammatizzare la questione. Sotto questo aspetto, le generazioni Alpha e Z se la passano molto meglio dei loro fratelli maggiori. Vivaddio, viene da aggiungere.