Stampa dedicata alla Repubblica Romana (quella di Garibaldi). Sullo sfondo, monumenti dell'età classica e chiese. |
Passate le prime settimane, quando la triste situazione dei poveri ucraini in fuga dalla guerra aveva commosso tutti gli italici cuori e non potevi fare due metri per strada senza imbatterti in un cartello che indicasse che lì si raccoglievano cibo, abiti, coperte e medicine per i profughi ucraini, la guerra è lentamente scivolata verso lo sfondo dell'immaginario collettivo, anche perché sul terreno la situazione è piuttosto statica anche se si continua a combattere furiosamente. Nel frattempo ha cominciato a incombere lo Spettro della Mancanza del Gas per il prossimo inverno - non (solo) per gli ucraini, ma anche per noi.
In molti han cominciato dunque a chiedersi se non sarebbe il caso di sfilarsi con eleganza da tutta l'intricata faccenda lasciando Russia e Ucraina a scannarsi per conto loro, e va prendendo piede la domanda "Perché Russia e Ucraina non si mettono a un tavolo e non chiudono questa stupida guerra, che non sta portando da nessuna parte?".
La risposta, purtroppo, è che entrambi i paesi non hanno la minima intenzione di trattare la pace se prima questa guerra non l'hanno vinta: la Russia con l'annessione di tutta l'Ucraina, l'Ucraina cacciando ogni singolo soldato russo dal loro territorio; e trovare un punto di mediazione tra queste due posizioni è al di fuori della portata di qualsiasi trattativa.
Va così prendendo piede in alcuni ambienti la teoria che la parte più debole (ovvero l'Ucraina) dovrebbe dare prova di ragionevolezza venendo incontro alla controparte e accettando la sua sconfitta, del resto inevitabile. Tale teoria resta comunque del tutto accademica perché l'Ucraina non mostra in alcun modo di voler ammorbidire la sua posizione, riassumibile nella frase "I russi devono andarsene di qui, senza se e senza ma".
Lo sciocchezziario che circola sui social a questo proposito farebbe perdere la pazienza anche a un gatto buddista e ha naturalmente portato a una serie di contrapposizioni da tifoseria: abbiamo i Servi degli USA contrapposti ai Putin Boys (da una parte coloro che approvano qualsiasi scemenza e cattiveria gli USA decidano di fare, cui vengono rinfacciate implacabilmente tutte le guerre fatte dagli USA negli ultimi vent'anni e che ci vogliono costringere a un gelido inverno; dall'altra i Servi Prezzolati dei Russi che appoggiano la dittatura e l'invasione); poi ci sono i Pacifinti contrapposti ai Guerrafondai (i primi deprecano che si spendano soldi per l'invio di armi all'Ucraina quando la Costituzione italiana ripudia la guerra, i secondi vogliono invadere la Russia per lavare col sangue l'onore ucraino infranto) e via sproloquiando. Una volta però che si esce dal dorato mondo dei social e dei partigiani arrabbiati gli argomenti si fanno un po' meno demenziali, va pur detto.
Personalmente sono schierata a pieno campo con i servi degli USA e pure con i guerrafondai, e siccome mi sono ritrovata a suo tempo a criticare assai le guerre degli USA in Afghanistan e in Iraq (e pure quella in Viet Nam) e fosse per me spedirei più che volentieri oggi stesso in qualche buco nero qualsiasi arma di livello superiore alla cerbottana e ai coltelli da cucina, ho riflettuto a lungo sulle circostanze che mi han portato a prendere una posizione così lontana dalle mie consuete.
Tra le tante riflessioni che ho fatto in merito ce n'è una di Alto Valore Storico e Culturale legata alle varie tipologie di invasione. Niente di molto nuovo, per carità, ma ho deciso di esporla.
Abbiamo dunque una guerra costosissima e assai sanguinosa dove due stimabili paesi sono ormai da tempo sull'orlo della bancarotta, se pure l'orlo non è stato già varcato da tempo. Perché i due contendenti non la piantano e non siedono a un tavolo della pace per porre fine a tanto scempio?
La cruda realtà è che entrambe le parti in causa non vogliono la pace, vogliono la vittoria. Completa, totale, assoluta. E la vogliono con tutte le loro forze - che vanno peraltro assai calando.
Gli ucraini vogliono che i russi sbaracchino, tutti, fino all'ultimo, lascino l'Ucraina e se ne vadano a Fanculo il prima possibile.
I russi sono assolutamente imbestialiti perché gli ucraini han rifiutato con molta decisione di farsi invadere e vogliono averne ragione. Di fatto, secondo loro l'Ucraina non esiste ed è solo una parte della Russia che loro legittimamente stan cercando di riprendersi.
In queste condizioni, di trattare non c'è proprio verso. Le trattative non potranno cominciare se prima una delle due parti non è crollata trasformandosi in un informe ammasso di poltiglia.
Tutto questo per un italiano è davvero molto difficile da capire e nasce da una profonda differenza storica e culturale.
L'Italia è un paese che di invasioni si intende, e può vantare una competenza non banale e accumulata in molti e molti secoli di invasioni subite. Grazie alla nostra posizione geografica, sotto le Alpi e nel bel mezzo del Mediterraneo ci hanno invaso praticamente tutti quelli che passavano in zona, a partire dalla caduta dell'impero romano. Da noi sono venuti unni, vandali, ostrogoti e visigoti, bizantini (questi ultimi accampando pretesti molto simili a quelli dichiarati da Putin per l'Ucraina), longobardi, franchi, arabi, tedeschi, normanni, francesi, aragonesi, spagnoli, di nuovo francesi (con Napoleone),austriaci e in tempi recenti anche inglesi, americani e tedeschi in contemporanea.
Tutto ciò è stato molto scocciante ma abbiamo imparato che si sopravvive. Nel Cinquecento, quando francesi e spagnoli sembravano non avere altro in testa che venire a invaderci, è stato coniato anche il detto "Francia e Spagna, purché se magna", che è una variante del più sintetico "Pazienza, così va il mondo".
Tutte queste invasioni avevano però un tratto comune: venivamo invasi per ragioni di prestigio ed economiche, non per annullarci. A nessun popolo è mai venuto in mente di invaderci per annullarci. La nostra identità storica era fortissima. Nessuno dubitava minimamente che fossimo italiani e che lo saremmo rimasti, anzi venivamo invasi proprio in omaggio alla nostra identità. Molto lusinghiero, in effetti, anche se scomodo. Per tutto il medioevo gli imperatori diventavano tali solo dopo essere stati incoronati a Roma, e in tutto l'occidente si studia tuttora il latino a scuola in omaggio ai tempi in cui il latino era la lingua, prima dell'Impero e poi della Chiesa (ma la Chiesa se l'era scelta, la lingua latina, proprio perché l'impero romano quando cadde era cristiano).
L'Italia si portava dietro il grande e indistruttibile retaggio dell'impero romano, che quasi tutti i nostri invasori han cercato di ricostruire. Di fatto, l'impero asburgico che cadde solo nel 1918 era una costola derivata dal Sacro Romano Impero, fondato prima da Carlo Magno e poi da Ottone I che in qualche modo erano convinti di rifare l'impero romano. A nessuno, salvo forse ai bizantini che pure loro erano impero romano, venne mai in mente di farci dimenticare il nostro retaggio. Conquistare Roma era un conto, e l'han fatto in tanti; deromanizzare l'Italia non venne in mente a nessuno nemmeno dopo le più abbondanti libagioni, anzi chiunque conquistasse Roma se la tirava alla grande sentendosi assai ganzo. Eravamo deboli militarmente ma molto prestigiosi.
Ai tempi in cui eravamo i Romani invece eravamo noi ad invadere, ed invadevamo per assimilare i vari popoli, ma solo quelli che non avevano (ai nostri occhi) una storia importante. Arrivati a conquistare la Grecia (e l'Egitto e varie altre zone dell'Africa mediterranea) l'atteggiamento dei romani cambiava, ed era molto più rispettoso e sdilinquevole - anche se conquistavano pure loro, prendevano i tributi e tutto il resto. Ma il greco diventò la seconda lingua dei romani, nessuno pretese di cancellarlo. Anche i greci, che si erano rivelati più deboli militarmente, erano prestigiosissimi.
In tempi più moderni abbiamo ripreso a fare conquiste per assimilare i popoli; lo abbiamo fatto con l'Italia meridionale, con la cosiddetta piemontesizzazione - e i meridionali la presero malissimo. L'abbiamo fatto anche con il Tirolo e l'Istria, che furono terre di conquista dove i nomi delle città furono italianizzati; e l'abbiamo fatto, guarda caso, con l'impero italiano (Abissinia) dove gli sventurati etiopi erano sì deboli militarmente, ma per niente prestigiosi.
In tutti questi casi ci mostrammo molto scarsamente rispettosi delle etnie non italiane, e infatti in quelle zone non fummo mai molto amati. L'Istria riuscì a buttarci fuori a pedate, profittando della seconda guerra mondiale; il Tirolo invece continuò a mostrare una vivace antipatia nei nostri confronti e siamo - più o meno - riusciti a rabbonirli solo facendone una zona a statuto speciale e con un sacco di garanzie con il bilinguismo e tutto il resto; adesso più o meno ci sopportano e hanno smesso di mettere bombe sotto il monumento della Vittoria, ma sono assolutamente consapevoli di non essere italiani.
I russi sono sempre stati un popolo piuttosto invadente. Il loro concetto di base, a quel che ho capito, era che chiunque aveva il diritto di essere conquistato da loro e di diventare russo, purché dopo si dimostrasse anche molto sottomesso. Gli slavi però non hanno mai gradito molto e avevano un punto di vista molto diverso sulla questione. Anche la zona baltica, e la Finlandia non hanno mai mostrato grande entusiasmo in merito.
E' tutta questione di punti di vista. I polacchi sono convinti di essere polacchi, gli ucraini si sentono ucraini. Hanno però imparato con buon metodo sperimentale di Galilei che diventare parte della Russia voleva dire parlare russo, essere russi e dimenticarsi di essere stati qualsiasi altra cosa, e non gli è piaciuto. Ogni volta che si presentava una pur minima occasione cercavano di ritornare ucraini, polacchi e quant'altro. Ognuno ci ha le sue fissazioni, loro avevano quella di non essere russi. Questo spiega anche perché i polacchi in questo momento appoggiano con tutte le loro forze l'Ucraina - in sintesi sanno che dopo toccherebbe di nuovo a loro e non ne vogliono sapere.
Farsi conquistare dalla Russia non vuol dire pagare tributi ma continuare a farsi la propria vita, come è sempre stato nelle invasioni subite dall'Italia: vuol dire essere russificati a forza e con ferrea determinazione. Putin ha dichiarato che l'Ucraina non esiste in quanto è una parte della Russia. Nelle zone conquistate non si sono preoccupati di riallacciare l'acqua e il gas, ma di (rullo di tamburi) rilasciare passaporti russi e cambiare i programmi della scuola. Storia, soprattutto, per insegnargli che l'Ucraina non esiste e non è mai esistita. Loro la chiamano deucrainizzazione - una specie di operazione di pulizia di primavera: prendi gli ucraini, li ripulisci ben bene, li rieduchi e dopo saranno russi. Tipo togliere gli scarafaggi dalle case, per intendersi.
A quanto ho capito è una vecchia fissazione, e dura da almeno un paio di secoli - sembra che la moda sia stata lanciata da Caterina la Grande.
Certo, un po' di ragionevolezza da parte russa potrebbe magari ammorbidire la situazione. Ma, per strano che sia, i russi si stanno comportando come se fossero gli ucraini ad avergli inflitto un grave torto resistendo all'invasione e mei territori occupati stan facendo tutto il peggio che può fare un esercito invasore. Attila e Genserico, al confronto, erano dei gentiluomini un po' troppo accomodanti.
Fino al 24 Febbraio del corrente anno gli ucraini erano un popolo diviso e litigioso tra loro. Dopo il 24 Febbraio un grande afflato nazionalista li ha unificati e adesso resistono con le unghie e con i denti. Non vogliono la pace dei sepolcri, vogliono tornare a vivere, e senza russi tra i piedi. Quindi non hanno la benché minima intenzione di rappacificarsi finché avranno russi tra i piedi.
Se ci sta bene è così, ma se non ci sta bene è così lo stesso.
4 commenti:
Perfetta disamina: niente da aggiungere. E ancora c’è chi si rifiuta di capire…(Dolcezze)
Purtroppo sì!
Ricordo sempre il mio prof del ginnasio, con cui stavamo 18 ore alla settimana (italiano latino greco storia e geografia), che ci diceva sempre "eh, la geografia è la cenerentola del liceo!". E infatti gli dedicava un'oretta settimanale, non a caso l'ultima del sabato prima dell'uscita!
Quando andavamo a scuola noi però credo che fosse meno importante, perché il mondo era abbastanza cristallizzato. In questi anni però mi sembra diventata una materia davvero importante.
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