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mercoledì 13 aprile 2022

La grande fortuna di essere musicisti

Quella che passerà alla storia come l'operazione militare speciale della Russia in Ucraina presenta invero dei tratti piuttosto insoliti, tra cui quello di essere una guerra raccontata (anche) dai social, e nei più vari modi. 
A tal proposito vado adesso a raccontare una storia molto edificante che, nella follia delle infinite voci di corridoio che si rincorrono, presenta la curiosa caratteristica di essere rigorosamente vera e controllabile passo per passo.

Il protagonista di questa vicenda si chiama Andriy Khlyvnyuk, ha 42 anni, è sposato e padre di una bambina.
Ha anche una splendida voce e infatti fa il cantante in un gruppo, i BoomBax: una rock band ucraina assai apprezzata in zona russa,anche se decisamente sconosciuta da noi, almeno fino a qualche settimana fa.
Pochi giorni prima dell'invasione russa i BoomBax fecero un concerto nell'ormai tristemente celebre teatro di Mariupol, per poi partire per un tour negli USA.
Quando Andriy seppe che il presidente dell'Ucraina Zelensky aveva indetto la mobilitazione totale dei cittadini abbandonò il tour e tornò in patria e fu proprio in occasione di questa sua scelta spontanea che molti in occidente appresero della sua esistenza in vita. Al momento lavora nella polizia di Kiev pattugliando la città e si è anche preso qualche scheggia di granata ma nulla di molto grave, a quel che ho capito.
Siccome è un marito, un padre, un bravo cittadino ma anche e soprattutto un musicista, appena arruolato si fece un piccolo video: vestito in divisa, nella piazza della cattedrale di Santa Sofia, con la cupola dorata in sottofondo, cantò a gola spiegata una canzone ucraina molto famosa - una quarantina di secondi a dir tanto. Poi postò il video su Instagram.
Il video fu un grande successo e in tanti, ucraini ma anche russi, bielorussi, lituani, moldavi eccetera lo postarono e ripostarono rimbalzandolo sempre con grande successo tra un social e l'altro.


La canzone all'apparenza non è una canzone di guerra - anche se è stata scritta proprio durante la Grande Guerra nel 1914, da Stepan Charnetskii; paragona la gloriosa Ucraina ad un viburno rosso che è stato un po' maltrattato ma che presto rifiorirà più bello di prima. Di solito è cantata con un certo struggimento, mentre Andriy ne dà una versione vivace, allegra e soprattutto determinata - insomma, una perfetta rappresentazione della resistenza ucraina come la vediamo da quaggiù.

Il viburno non è una pianta conosciutissima da noi; o meglio, da una trentina d'anni è diventato molto di moda nei giardini ma probabilmente è chiamato in altro modo, se pure è chiamato. Ad esempio  i miei genitori piantarono una sontuosa siepe di viburno in giardino ma mai tale parola venne pronunciata in famiglia, a quel che ricordo, anche se tutti eravamo molto fieri di quella bella siepe lussureggiante.
Non solo ha dei bei fiori bianchi e rossi che poi diventano bacche rosse e blu, ma a un certo punto dell'anno le sue foglie passano da un verde lucido ad un altrettanto rosso lucido
Confermo che è una pianta molto forte e di una resistenza davvero encomiabile: sopporta il freddo, sopporta il caldo e continua risolutamente a farsi la sua vita alla faccia di tutti. Ad ammalarsi non ci pensa nemmeno. Persino io, credo, potrei tenerne una senza ammazzarla nel giro di pochi giorni come faccio inevitabilmente con qualsiasi vegetale mi passi tra le mani.

Come stavo raccontando, il video rimbalzò in rete in lungo e in largo e pochi giorni dopo Andriy ricevette una telefonata da David Scott, un musicista del Sud Africa che come nome d'arte si è scelto The Kiffness e che fa brani di quel tipo che si chiamano campionature - una tecnica curiosa che prende suoni o pezzi di altri brani e li ritocca variamente. Tra le altre cose ha fatto cantare anche un gatto e un cane, per intendersi. Comunque gli chiese il permesso di lavorare su quel piccolo video, e il ricavato dei diritti d'autore sarebbe stato devoluto alla causa ucraina. 
L'autorizzazione fu concessa e ne venne fuori un tipico video dei giorni nostri, dove il musicista suona dalla sua stanzetta accompagnando con la tastiera Andriy che canta nella piazza, prima con  batteria, poi con una base e infine con la sua voce raddoppiata, e ci mette anche un assolo di tromba. Il video è corredato dal testo in ucraino e in inglese e da notizie varie sul musicista e sul fatto che il ricavato servirà a finanziare la resistenza ucraina. 
Ne è venuto fuori un  brano molto partecipato, con un bel piglio agguerrito e di grande impatto.


Al momento  conta sei milioni di visualizzazioni (in rapida e costante crescita) ma è stato caricato in lungo e in largo anche in molti altri canali e ogni mattina mi racconforta mentre prendo il caffè - perché è una canzone che riesce ad essere insieme solenne e molto vitale. Sul piano finanziario inoltre i risultati sono stati decisamente lusinghieri.
A sua volta questo video è stato campionato nei più vari modi ma anche cantato in altre lingue slave, e insomma i più vari cori e gruppi si sono lanciati a farne versioni con o senza Andreiy.

E poi un giorno Andriy ha ricevuto una nuova telefonata, stavolta da David Gilmour - sì, il chitarrista dei Pink Floyd. Anche lui gli chiedeva il permesso di usare il video eccetera eccetera. Perché i Pink Floyd hanno ufficialmente chiuso l'attività da molto tempo, ma Gilmour e Mason volevano  fare qualcosa a sostegno della causa ucraina. Tra l'altro Gilmour e Andriy si erano quasi conosciuti a Londra qualche anno fa in un concerto di solidarietà legato alla causa bielorussa; o meglio Gilmour aveva suonato con i BoomBox mentre Andriy era rimasto a casa per problemi di visto.
La canzone è uscita l'8 di Aprile, e proprio come nella campionatura di The Kiffness, i musicisti hanno lavorato senza Andriy ma usando il suo video. Oggi si può fare, e in qualche modo funziona tutto lo stesso: Hey Hey Rise Up non è certo una canzone cui manca l'anima.


Siccome ci sono di mezzo i Pink Floyd (o almeno due terzi di quel che resta dei Pink Floyd) ne è venuta fuori una roba molto più seria: studio di registrazione, immagini della guerra, una piccola introduzione con un coro slavo che accenna la canzone eccetera. La struttura del video comunque è molto simile a quella di The Kiffness anche se la batteria non è affatto sintetica e l'assolo è di chitarra e invece di riprendere la melodia originale in un certo senso la continua e la amplia.
Il video di Andreiy, leggermente rallentato, assume un tono molto più solenne e sfumato ma anche il senso di una volontà inflessibile. Il risultato è più struggente e solenne, ma altrettanto glorioso e ricco di speranza.
Inutile dire che il successo è stato vieppiù lussuoso e i diritti d'autore meglio che mai.

Una canzone (tre canzoni, nel caso specifico. O forse molte di più, perché le versioni del viburno rosso che imperversano in rete sono ormai infinite) fa molto di più che raccogliere fondi per una nobile causa perché riesce a parlare del passato, del presente e del futuro nello stesso tempo, toccando quelle zone del cuore dove solo la musica riesce ad arrivare.
E tutto ciò senza i social non sarebbe mai stato possibile.

2 commenti:

Romolo ha detto...

Bellissima storia. Ho sentito la versione dei Pink Floyd, senza sapere però tutto quello che c'era dietro

Murasaki ha detto...

Anch'io sono partita da lì ^_^