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venerdì 23 luglio 2021

Il giardino dei musi eterni - Bruno Tognolini


Dove vanno i nostri amici non umani dopo la morte? Sì, sappiamo cosa succede alle loro spoglie mortali: smaltite dai veterinari oppure affettuosamente sepolte in qualche giardino, talvolta cremati e conservati amorevolmente dai loro umani in scatole o urne - oppure, in certe città, portate in qualche piccolo cimitero a loro dedicato.
Ma per loro, c'è anche qualcosa dopo la morte? Che ne è della loro anima?
Il giardino dei musi eterni suggerisce una risposta per questa domanda; ed è ambientato appunto in un piccolo cimitero dedicato agli animali di affezione.

La protagonista è Ginger, una splendida maine coon a pelo semilungo, morta di vecchiaia a 17 anni che appunto in quel cimitero si risveglia, e impara che sì, c'è vita dopo la morte. Eterna e infinita. E che lei adesso è diventata una Animam, ovvero qualcosa di molto più esteso della micia che era prima: mantiene la sua identità ma non ha più confini e può espandersi al di là del tempo e dello spazio sciogliendosi nel Tutto ma restando sé stessa. Diciamo che è una post-vita di concezione orientale, descritta in modo molto affascinante. 
Si fanno giochi che nemmeno l'agile corpo di una maine coon consentiva in vita e si stringono amicizie con altri animali di altre specie - cani e gatti, certo, ma anche cavalli, tartarughe, uccelli, pesci, porcellini, cavie e via elencando, perché ormai non si è più limitati né dall'Io né dalla propria specie. Si mantengono tuttavia le competenze sviluppate nel corso della convivenza con gli umani - a seconda dei casi informatiche, burocratiche, linguistiche e qualt'altro.
Non è una esistenza del tutto distaccata dalla ormai trascorsa vita mortale: perché ci sono mortali che riescono a vedere questi fanta-animali e a parlarci - umani, ma non solo. C'è una libertà infinita. C'è lo spazio infinito tutto intorno. Si possono vivere vite di altri animali, ma anche diventare nuvole, vento, luce. La pioggia non bagna ed è anzi molto piacevole per uno speciale solletico che fa, il freddo e il caldo non sono più un problema. Ospiti di lusso nell'universo, gli Animam conducono una vita estremamente piacevole.
Un concetto di vita-oltre-la-morte davvero suggestivo, direi anche invidiabile.

C'è una storia, naturalmente. Anzi, ci sono diverse storie intrecciate.
E' nello stesso tempo un romanzo di formazione, di avventura, un fantasy e anche un giallo con venature horror - oltre che una storia di animali, che è un sottogenere non classificato ma che attraversa la letteratura da almeno due secoli. E siccome è una trama piuttosto particolare e ben costruita non la racconterò. Dico solo che c'è un lieto fine - ma questo si può facilmente immaginare già dalle prime tre pagine: quello splendido clima di serenità e di luce che avvolge tutto il romanzo, come potrebbe portare altro che a un lieto fine di quelli davvero appaganti?
Un lieto fine, aggiungo, con un piccolo spiraglio per sviluppi futuri: perché in quel bel giardino pieno di Illuminati, c'è qualcuno più illuminato degli altri: le tartarughe. Chissà se Bruno Tognoli ha letto Pratchett? Sospetto di sì. Ma non è detto, perché le tartarughe sono animali Illuminati  e simboli di saggezza in molte culture, non solo in qualche occasionale romanziere inglese.

E' un romanzo corale, ma c'è anche una Protagonista. Una eroina, vien da dire. Una vera eroina di stampo tradizionale, non una di quelle eroine moderne in perenne crisi identitaria, smangiate da dubbi e dolori e complicazioni. No, Ginger è una vera eroina di stampo classico, come usavano nei romanzi dell'Ottocento. Bellissima, prima di tutto. Ma anche intelligente, osservatrice e capace di eccellenti deduzioni. Coraggiosa e salda di animo. Dotata di un carattere discreto, felpato, elegante. Abbastanza educata da cercare di non far capire quanto in cuor suo se la tiri per essere una maine coon purosangue; diciamo superba con discrezione, ma anche affettuosa e gentile. Un po' riservata. E' una gatta, dopotutto. E sì, sappiamo tutti che ci sono gatti espansivi, quasi un po' invadenti, pronti a fare amicizia con chiunque; ma sappiamo anche che non tutti sono così. Lei, per esempio.
Poi c'è Orson, un grande cane bianco molto intrinsecamente cane: sappiamo tutti che ci sono cani scontrosi e riservati, ma Orson è un cane di stampo tradizionale, molto amichevole e affettuoso - e insieme a Ginger forma una coppia imbattibile.
Poi c'è la saggia tartaruga Mama Kurma.
Il classico trio, insomma: il Buono, l'Intelligente, il Saggio. Trasportato sugli animali funziona davvero bene, ho notato. Più una folla davvero ben fatta di personaggi minori.

In sintesi: una bella storia, scritta bene, dal tema insolito e molto rasserenante. Può andare bene a qualunque età, soprattutto se di recente avete perso qualcuno di caro, non necessariamente a quattro zampe.

Con questo post partecipo in assoluta autonomia al Venerdì del Libro di Homemademamma che, chissà, forse dopo l'estate potrebbe ritornare, e auguro buone vacanze e buone letture a tutti.

2 commenti:

Melchisedec ha detto...

Deve essere assai affascinante il personaggio, così come il tema fondamentale proposto dal romanzo. Che poi narrare "gattescamente" non è poi cosa semplice; mi pare abbia provato McEwan. Me lo segno e lo ordinerò.

Murasaki ha detto...

Abbiamo molti romanzi con gatti per protagonisti, ma poco di narrato dal punto di vista del gatto, perché è piuttosto difficile: anche Pratchett, che è un gattaro DOC, ha delle splendide narrazioni dal punto di vista canino (e anche draghesco) e dei bei gatti come protagonisti, ma a dare voce ai gatti non si è azzardato.
Oltre a McEwan abbiamo però un bellissimo romanzo gattoso: un vecchio fantasy che ebbe molto successo negli anni 80 "Il canto di Acchiappacoda" dove i protagonisti sono quasi tutti gatti e, sì, quello è un vero capolavoro gattesco. Peccato che da tempo sia fuori catalogo :(
Di un altro tentativo, secondo me meno riuscito ma comunque valido, stavolta italiano, parlerò ad Agosto, credo, per una delle Feste del Gatto.