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martedì 20 luglio 2021

La storia medievale (quella che si fa alle medie)


Incredibile ma vero, in venti e passa anni di onorato servizio ho fatto solo tre volte storia medievale in prima. La terza volta è stata quest'anno.
Nei miei primi anni, quelli delle supplenze brevi ma anche della prima supplenza annuale,  in prima si faceva ancora la storia dall'antichità al 1300. In seguito la ministra Moratti cambiò la scansione dei programmi, in un modo a mio avviso molto sensato, facendo partire le prime appunto dalla caduta dell'impero romano d'occidente. Fino a quel momento dunque la storia medievale era molto compressa, e per certi aspetti la cosa era abbastanza comoda.
In seguito mi sono ritrovata una gran quantità di volte a fare la storia moderna e contemporanea, ma di quella medievale si occupava sempre qualcun altro. Casi della vita.

La prima di queste tre volte avevo il mio fido manuale I nodi del tempo. Il primo volume non è probabilmente il migliore dei tre, ma è senz'altro e di gran lunga il migliore manuale di storia medievale post-riforma che mi è passato tra le mani.
Inoltre avevo una classe di fulmini di guerra che, tra l'altro, adoravano storia. E andò tutto benissimo.
C'è stato poi un altro anno, ma finii all'ospedale dopo Natale e dunque diciamo che non conta. E poi avevo appena finito i vichinghi, cioè avevo fatto quella parte dove in qualche modo ci si arrangia sempre perché si suddivide bene in argomenti.
Quest'anno avevo una Prima decisamente Capricciosa e un manuale... d'accordo, sono ben consapevole che assemblare un manuale di storia medievale è una roba davvero difficile, e che quindi chi si attenta all'impresa ha diritto a molta comprensione, ma davvero, non so immaginare un qualche tipo di utilizzo per il primo volume di Vivi la storia!
Non serve per alimentare il fuoco perché è carta patinata e colorata e fa un fumo sgradevole (almeno immagino, perché in effetti non ci ho provato).
Non costituisce una valida alternativa alla carta igienica perché è dura, patinata ecc.
Non è un buon supporto se hai un tavolo con le gambe diseguali perché si sfascia solo a guardarlo. Per lo stesso motivo non funziona bene come corpo contundente.
E come manuale di storia medievale è del tutto improponibile.
Non vi dico la sofferenza.

Dicevo, il medio evo. Studiarne la storia è davvero complicato. Spiegarla, peggio che mai.
Spiegarla quando ne sai tanta avendola studiata con amore e dedizione e appassionandoti a tutti i più strani particolari, è ancora più complicato.
Il Medio Evo è un periodo anarchico per definizione, pieno zeppo di gente che la mattina si alza e decide di fondare un nuovo stato.
Che poi, "stato". Andiamoci piano con queste parole. Dici "stato" e i fanciulletti implumi che hai sotto gli occhi si immaginano una roba moderna: una classe dirigente, un sistema legislativo, una certa unità di intenti, per le meno dei confini attendibili. Qui abbiamo davvero di tutto: proprietà private, territori dominati da una qualche popolazione (magari assemblata con scarti e resti di altre), libere associazioni, gente che la mattina si sveglia e dice "lo stato sono me (o anche: siamo noi)", gente che arriva in gruppo e stabilisce "da oggi qui è roba nostra", altra gente che dice "Questa è roba nostra perché 866 anni fa l'imperatore ha scritto così, eccovi l'atto autografo" "Ma è scritto in inglese, a quei tempi l'inglese nemmeno esisteva!" "C'è la sua firma, e più non dimandare".
Popoli che cambiano nome, popoli che cambiano composizione, popoli che cambiano lavoro:  "Sì, abbiamo fatto i pastori nomadi per tremila anni. Ieri c'è venuto l'animo invasivo e abbiamo deciso di invadere il primo posto dove passavamo. Problemi?".
Re dappertutto, come se piovesse. Dici "re" e i fanciulletti di cui sopra si immaginano un tizio con la cappa di ermellino e l'aria grave che siede su un trono per dare udienza e tiene in testa una corona d'oro con le pietre scintillanti (un tipo di copricapo che peraltro entra in uso proprio nel medio evo), ma il Protocollo Identificativo del Re è decisamente vago. 
Sei un re se ti hanno eletto per alzata di spada i duecento guerrieri di una tribù di seicento persone scarse che viaggiano con i cammelli al seguito. Sei un re se nominalmente comandi tutta la Francia ma guai a te se ti azzardi a spadroneggiare fuori dal tuo feudo personale, e qualche volta anche lì ci possono essere dei problemi. Sei un re se guidi una orda (termine generico quant'altri mai) di cento o duecentomila persone. Sei un re se hai in tuo bravo fazzoletto di terra dove qualche centinaio di persone ti riconosce come re. Sei un re se hai conquistato un territorio e l'esercito che guidi ti proclama re. Sei un re, anche, se lo storico non sa in che cazzo di altro modo definirti (e succede spesso). E qualche volta sei anche un re con una grande cappa di ermellino, il trono scolpito, la corona con le gemme  e un gran territorio dove tutti scattano appena alzi un dito.
E il re può pagare i suoi uomini di fiducia in soldi, in bottino, in terre, in gioielli e anche in banchetti. Dipende.
Fondi un regno, magari anche un grande regno. Vent'anni dopo, del tuo regno non c'è più traccia e nessuno si è nemmeno preso il disturbo di scrivere quando il regno è stato sciolto - forse anche perché quel giorno non lo ricorda nessuno. Tra l'altro l'alto l'alto medioevo rappresenta un caso abbastanza curioso dove la storia la scrivono spesso i perdenti, vuoi perché loro sanno scrivere e i vincitori no, vuoi perché anche quando scrivono i vincitori si preoccupano soprattutto di mettere su carta improbabili leggende spacciandole per storie e gli unici che hanno almeno una vaga idea di cosa sia la storiografia sono i perdenti - che col tempo lo dimenticano e cominciano a scrivere leggende pure loro.
E poi ci sono regni non riconosciuti da alcuno che prosperano per decenni e per secoli e nessuno che gli va a rompere le scatole (buon per loro).
Ci sono anche un sacco di repubbliche: città con principi, anche part-time, città con sovrani, città gestite da assemblee. Città che fanno parte di regni e di imperi, ma sono repubbliche. Città che riconoscono ufficialmente di far parte di un regno o di un impero, ma guai se il sovrano in carica prova a ricordarglielo. Repubbliche, repubbliche ovunque.
I confini si spostano, le aree di influenza si spostano, tutto si sposta a gran velocità, in particolare le popolazioni, in barba al fatto che le strade fan sempre più schifo. Tra l'altro le orde hanno un modo tutto loro di gestire la viabilità.
E c'è pure la Chiesa, sorta di universo parallelo che quasi dappertutto ha la sua bella quota di territori, spesso dotati di grandissime esenzioni, e dove può gestire le cose a modo suo. Monasteri, pievi, diocesi, vescovadi. Grandi quantità di città gestite da vescovi.
Un delicato accenno allo Stato della Chiesa non basta certo, e comunque anche lo Stato della Chiesa, che prende forma lentamente, guarda un po' funziona a modo suo, specie nei primi tempi.
Chiaramente, nemmeno all'esame universitario pretendono che tu sappia tutto su tutti i territori d'Europa e i regni e imperi islamici e l'impero romano, che per comodità viene chiamato "bizantino" e i regni crociati. Non è umanamente possibile, e figuriamoci se si può pretendere ciò da una povera creatura di dodici anni, minimo minimo ti denunciano alla corte europea per i diritti dell'uomo. Giustamente, aggiungo.

Come si fa a organizzare tutto questo in modo da non annoiare troppo i fanciulletti implumi? Sono giovanini, hanno undici anni, non sanno molto di istituzioni in generale, e quanto alle istituzioni medievali, figurarsi (del resto, spesso non ne sa quasi niente nemmeno chi ha fatto il manuale, quindi non si vede proprio come potrebbero i ragazzini farsi una preparazione in materia) . 
Spesso non sono nemmeno granché bravi a esporre. Qualcuno se la cava bene, qualcuno si arrangia come può mandando le cose  a memoria, qualcuno cede le armi e stabilisce per principio che la storia gli fa schifo - e questa è una cosa che andrebbe evitata il più possibile.
L'anno dopo e due anni dopo sarà tutto più facile: gli eventi si incatenano meglio, sono meno (e abbiamo meno stati); impostare un raccontino che plachi il professore sarà più facile. Loro, tra l'altro, miracolosamente saranno diventati molto più capaci a orizzontarsi, perché nel frattempo sono cresciuti e il loro implume cervellino si è assai evoluto e gli permette di fare cose che prima nemmeno avrebbero immaginato.
E tutto ciò ci fa molto piacere, ma come ce la caviamo in prima media?
Quando hai un manuale che a te pare orrido e una classe dove quasi tutti hanno deciso che la storia non gli piace prima ancora che tu abbia pronunciato una sola parola su quella materia?
E per giunta non sembrano avere la benché minima idea su come si imposta un racconto?

Dopo un anno di lotta all'arma bianca, ho sviluppato una nuova teoria che ho tosto trasformato in tecnica: isolare qualche tema da sviluppare nel dettaglio, e alternarlo a avvenimenti particolari che si possano esporre ricorrendo alla buona, vecchia tecnica del chi-come-dove-quando-perché eccetera. Per l'occasione ci ho aggiunto anche protagonista, antagonista e aiutante, come nelle favole. 
Esercizi di compilazione: "Scrivete tutte le parole evidenziate in neretto, poi provate a collegarle in un testo". Oppure "Scrivete tutte le date in ordine cronologico, e spiegate a cosa si riferiscono".
I nodi del tempo ha una praticissima serie di esercizi che aiutano splendidamente a sintetizzare e raccontare. Qualche volta spiego in sintesi un capitolo, poi dico "Riguardatevi bene i riassunti delle colonne a lato del testo, poi fate gli esercizi del capitolo e li correggiamo insieme". Funziona benissimo, perché alla fine sono stati costretti a rileggersi almeno tre volte il capitolo in sintesi e quindi i punti principali, che qualche volta tra l'altro sono davvero pochi, gli sono entrati in testa per forza di cose. Ma Vivi la storia! ha un concetto degli esercizi che mi fa rimpiangere i bei tempi in cui c'era la pena di morte. Il principale e più usato è "sottolinea le righe che rispondono alla domanda o parlano di questo e quello". Un bell'approccio costruttivo, e davvero aiuta molto ad autonomizzare il ragazzo. Alla faccia della storia laboratoriale, ma almeno ripetere con parole proprie il fatto che X ha barcocchiato ben bene Y, in prima media, vogliamo metterli in condizione di farlo?
E così mi sono ritrovata ad assegnare esercizi di comprensione del testo (che tra l'altro non è nemmeno il massimo della comprensibilità) e a risentire storielline più o meno ben formulate. Si chiama, mi sembra, lavorare sulle competenze di base. Una roba utile, non lo metto in dubbio, ma storia dovrebbe essere una roba un po' più sofisticata. Credevo.

E ho cominciato a vagare per la rete a caccia di materiali di appoggio.
Senza la mia cara piattaforma non sarebbe stato possibile. 
E tuttavia la rete non mi è stata di troppo aiuto, stavolta. Video brevi e carini sulla storia medievale scarseggiano. In italiano, intendo. Ci sono solo molti coraggiosi insegnanti che scodellano lezioncine insulse. 
Il punto è che una lezioncina insulsa gliela posso fare anch'io. Mi servirebbero graziose lezioni rutilanti di effetti speciali. Ma per la storia medievale non c'è quasi nulla. In inglese invece ci sono cose deliziose.
Ma se  la Prima Capricciosa fosse in grado di seguire un video simpatico in inglese... allora, semplicemente, non sarebbe la Prima Capricciosa*, e probabilmente non gli servirebbe il cucchiaino.
Ma, davvero qui è il caso di dirlo: con i se e con i ma non si fa la storia!

Dicevo, il manuale.
Naturalmente questo manuale è fatto particolarmente male, ma risente di problemi che accomunano diversi manuali di storia medievale delle medie: in pratica, sono spesso manuali delle superiori semplificati. Male. 
Visto il risultato, mi viene da dire che probabilmente anche il manuale delle superiori su cui Vivi la storia! si è basato presentava le sue brave zone d'ombra, ma a fare il processo alle intenzioni siam buoni tutti, e magari era un manuale bellissimo. Chissà.

All'inizio comunque non va male:  prima cade l'impero romano, poi abbiamo, in ordine di comparsa: Giustiniano e la guerra greco-gotica, il monachesimo, l'arrivo dell'islam, i longobardi e infine Carlomagno che rifonda l'impero, o almeno ne è convinto. In qualche modo ci si arrangia.
Poi c'è la gran questione della crisi dell'impero carolingio e dei feudi ereditari, ma insomma basta saltare. L'impero carolingio scompare, i feudi diventano ereditari. Fine della lezione.

Per fortuna, da qualche tempo è invalsa l'abitudine di dedicare un capitolo alle Grandi Invasioni del X secolo: ungari, saraceni e vichinghi. Di per sé è una buona cosa: i vichinghi sono un argomento che si spende molto bene in classe, e agli ungari attacchi senza difficoltà l'arrivo del Sacro Romano Impero Germanico (d'ora in poi, più confidenzialmente "impero").
Ma poi arriva la frantumaglia: un gran pastone di roba senza capo né coda, prestando grandissima attenzione al  Contrasto tra Papato e Impero - che è una roba estremamente sopravvalutata, secondo me: alla fine si tratta di dire che, a seconda dei casi, a volte conta di più l'uno oppure l'altro, e a conti fatti secondo me non contano mai molto né l'uno né l'altro, ma hanno un grosso ufficio stampa alle spalle. Comunque, è tutta roba cui i ragazzi non si appassionano granché e, santo cielo, spiegata in quel modo non posso proprio dargli torto.
E così decido di uscire dal pastone applicando il sistema illustrato all'inizio. Ed ecco come ho proceduto quest'anno:

Lotta per le investiture. 
Si tratta di un argomento molto sopravvalutato, ma l'episodio di Enrico IV che aspetta nella neve per tre giorni si spende bene, e tutto il gioco di ruolo che c'è dietro serve a spiegare come funzionavano certe cose - per esempio che il potere di una scomunica non stava nella forza del papa quanto nel potere dello scomunicato, e infatti un sacco di sovrani vennero scomunicati senza subirne il minimo danno - caso classico Federico II che probabilmente nella cancelleria teneva un faldone dedicato ma non si preoccupava granché della questione.

La cavalleria. 
Normalmente i manuali, davvero non so perché, la piazzano nei punti più strani ma sempre in netto anticipo rispetto a quando è arrivata davvero. 
Intendiamoci: la gente combatte a cavallo dalla notte dei tempi, o almeno da quando è stato domesticato il cavallo; ma qui si parla della cavalleria medievale, quella dove pochi fanciulli di nobile stirpe seguivano un complicatissimo addestramento per andare a combattere a tastoni con addosso degli stranissimi elmi - e quella entra in scena nell'XI secolo, massino alla fine del X, non dopo la caduta dell'impero romano o con l'arrivo di Carlomagno. 
E allora: cavalleria, incastellamento, corti feudali, amor cortese, poemi cavallereschi, crociate spagnole, crociate in Terra Santa, già che c'ero ci ho messo anche la Crociata contro gli Albigesi. In pratica, la Costellazione crociata, pellegrinaggi compresi.

Grande dilemma: farla prima o dopo la rinascita del Mille e le città? 
Quest'anno l'ho fatta prima. Perché c'erano già stati vichinghi e normanni. Ma sono fenomeni contemporanei.
Il punto è che la cavalleria mi sembra, ideologicamente, più vecchio stile mentre le città mi sembrano più moderne. 
E' un pregiudizio, dovrei rimuoverlo. Dopotutto, sono due facce della stessa medaglia.
Magari l'anno prossimo faccio prima la Rinascita del Mille.

La Rinascita del Mille  ha sempre un bel capitolotto dedicato. In Vivi la storia!, va detto, fa abbastanza pena, ma di solito è piuttosto buono.
Dunque: rivoluzione agricola, disboscamento, nascono le città e gli ordini mendicanti (con un piccolo, piccolo cenno alle eresie).
Le città, devo dire, sono un tema un po' sottovalutato in tutti i manuali. Nell'Italia settentrionale abbiamo avuto i Comuni e quindi ci si occupa soprattutto di quelli. Ma nel medioevo convivono città di molti tipologie, e ci vorrebbe un bel capitolo dedicato che illustra questi tipi uno per uno: città autonome, città-stato, città universitarie, porti franchi, repubbliche marinare, città mercantili, città rigorosamente sottomesse al potere centrale ma con la loro brava rappresentanza in parlamento (ci sono un sacco di parlamenti nel medio evo, e molta più rappresentanza di quel che oggi siamo abituati a pensare. Il modello del Grande Feudatario Maleducato andava molto meno di moda di come  risulta dai film moderni). 
Comunque sono riuscita ad attaccarci la libera città di Novgorod e Aleksandr Nevskij, la storia di Federico Barbarossa con i comuni della Lega Lombarda, e pure la Lega Anseatica.  A quel punto avevano già sentito parlare dei cavalieri teutonici e pure di Barbarossa, annegato ingloriosamente in una crociata, quindi li hanno collegati senza troppi problemi (Barbarossa che annega, ho notato, resta molto impresso, anche perché tutti se lo immaginano che va giù come un sasso per colpa dell'armatura, e nei disegni dell'epoca sembra proprio che andasse così).
Si può fare una sezione a parte dedicata alla battaglia di Legnano (che tra l'altro viene citata anche nell'Inno d'Italia ma se si fa conviene ricordare che è uno dei tantissimi episodi secondari della storia medievale, anche se per chi ci si trovò in mezzo fu molto importante.

Poi siamo passati a cose un pochino meno corpose.

Federico II
personaggio piuttosto interessante, da affrontare soprattutto sul piano culturale. Scuola siciliana, il trattato della caccia al falcone, Castel del Monte, la crociata senz'armi... davvero ce n'è da dare e da serbare.

La Magna Charta.
Tutti i manuali, da sempre, dedicano il loro dignitoso paragrafino alla Magna Charta. Quasi mai comunque si ricordano di spiegare che è una delle grandi conseguenze della ignoratissima (da noi) battaglia di Bouvines.
Di battaglie, nei manuali moderni di storia medievale, si parla poco e così i ragazzi finiscono per convincersi che le battaglie nel medio evo sono come tutte le battaglie e non un gioco di società condotto usualmente tra quattro gatti. Un bell'approfondimento sulla battaglia di Bouvines (e le sue notevoli conseguenze) permette di approfondire diversi temi: la tregua di dio, per esempio, il tema della Famiglia (visto che i Plantageneti erano una piovra che si espandeva per mezzo continente), la condizione femminile con Eleonora d'Aquitania, il tutto profittando del fatto che, grazie alle varie versioni di Robin Hood tutti i ragazzi hanno almeno sentito parlare (e cantare) di Giovanni re fasullo d'Inghilterra:


e da lì si passa alla Magna Charta, magari avvisando che nei primi tempi venne osservata un po' a singhiozzo, almeno per la parte dell'habeas corpus.
Quest'anno, ahimé, ho saltato Eleonora d'Aquitania che purtroppo mi è venuta  in mente solo a cose fatte.

A questo punto si può parlare della Crisi del Papato: Bonifacio VIII, la Cattività Avignonese e pure lo scisma. Non è molto complicato, si tratta di raccontare che per un certo periodo il papa è stato ostaggio francese - o meglio emanazione del re di Francia. Il palazzo dei papi ad Avignone recita benissimo e spiega tante cose. 

Poi arriva la Peste. Qualche manuale la fa meglio, qualche manuale la fa peggio, ma insomma la Peste è un gran bell'argomento, si spende benissimo e una bella carrellata di quadri a scheletri riesce sempre a rialzare il morale a tutti. Quest'anno, naturalmente, era attesissima.

A questo punto siamo a fine ma restano due argomenti piuttosto importanti: uno è la Guerra dei Cent'anni - tema ingrato quant'altro mai perché è difficile capire come inizia, ancor più come finisce e di fatto è una gran lagna. Contiene però il gran volano di Giovanna d'Arco, che si può spendere in vari modi, e se il manuale aiuta mi sembra che ci siano diversi spunti interessanti anche per l'evoluzione delle armi. 
Soffermarsi sulla guerra in sé mi è sempre sembrato tempo perso, ma è interessante scoprire quel che succede dopo o nei dintorni: fallimenti bancari, per esempio, e la Guerra delle due Rose. E ancor più è interessante ricordare che, dopo più di cento anni, la guerra si chiude senza un vero vincitore - il che volendo significa che nessuna delle due parti in causa l'ha persa, anche se entrambi ci han perso davvero parecchio tempo.

Ultima, la caduta di Costantinopoli. Si può puntare sul fascino della città impossibile da conquistare e che poi stavolta è stata conquistata oppure sull'ascesa della potenza ottomana, che assai grattacapi darà all'Europa nei primi capitoli del libro seguente.

Questa è la mia personale scaletta (di quest'anno), ma la cosa si può organizzare in tanti modi diversi, e con altri episodi.
Per esempio, siccome ci ho una certa fissazione sulle crociate, non manco mai di farle nel dettaglio perché riesco ad attaccarci un sacco di cose; ma alla fine si possono anche riassumere in dieci minuti scarni per dedicare più tempo a qualche altro avvenimento più appetibile per l'insegnante o per gli alunni.
Oppure i Vespri siciliani, che pure loro sono citati nell'inno d'Italia e si possono segnalare se non altro per la rapidità con cui una popolazione scocciata fece pulito dello straniero seccatore.
Oppure quel gruppetto di tre rivolte popolari del Trecento che da qualche anno va tanto di moda.
Eccetera eccetera eccetera.
L'importante è non impuntarsi a fare tutto perché non se ne esce vivi, e comunque è troppa roba per sperare che resti impressa.
L'ideale, mi sembra, sarebbe prevedere un po' la programmazione degli anni seguenti e impostarla in quella funzione: per esempio io li tormento sempre parecchio con la costituzione inglese, e quindi insistere sulla Magna Charta ha un suo perché.
Si tratta insomma di isolare un gruppetto di argomenti ben spendibili e per ognuno organizzarci su una lezione con l'aiuto di materiale esterno. 
L'essenziale è fare poco, ma spettacolarizzato al massimo. Per una volta, il quadro d'insieme non è molto importante perché tanto l'anno dopo cambierà tutto - ma volendo è 
una modalità che si può applicare fino a prima dell'Illuminismo.

E con una classe meno capricciosa e un manuale fatto meglio?
Si può lavorare a livello più approfondito, certo.

Se qualcuno si stesse domandando "Eh, ma il passaggio da Comune a Signoria?".
Dieci parole in croce per spiegare che, appunto, con gli anni ci fu questo passaggio: prima Comune Grosso mangia Comune Piccolo, poi nasce la Signoria. Nel mio caso, si fa l'esempio di Firenze e via. Son passaggi che succedono, e nel medio evo succedevano ancora più spesso del solito.
E se qualcun altro chiedesse "Ehi, e la nascita dello stato nazionale?" Ma è solo una moda storiografica recente. Ogni stato nasce a modo suo, e nessuno di loro sa di essere uno Stato Nazionale, a parte, forse, un pochino, l'Inghilterra.
Comunque, volendo, niente impedisce di approfondire nel dettaglio la nascita dei cosiddetti stati nazionali.

Si tratta insomma di riorganizzare il programma rassegnandosi a non farne una buona parte. Naturalmente se trovassi un manuale organizzato con criterio e che non perde tempo con insulsi concili e amenità come la rinascita ottoniana*, sarei disponibilissima a seguirlo pagina per pagina.Nell'attesa di quel giorno, credo che anche in futuro mi atterrò alla tecnica di cui sopra.

*la chiamo Prima Capricciosa in nome del politically correct. Il suo vero nome dovrebbe essere Prima Viziata, meglio ancora Prima Gnégnégné.
**tema rispettabilissimo, se svolto bene in un manuale delle superiori o meglio ancora all'università. Sperare che riesca a interessare dei ragazzi di undici anni mi sembra davvero un eccesso di ottimismo.

13 commenti:

Bridigala ha detto...

Ciao!Immagino tu conosca bene il film Leone d'Inverno... altrimenti potresti usarne qualche pezzetto ben selezionato per le tue lezioni sul medioevo. Non ti consiglierei Robin Hood di Ridley Scott in cui Robin alle crociate si risolve con uno sbarco stile sbarco in Normandia, avevano replicato i carri armati anfibi americani del 43 facendoli in legno... 'na roba che dirla oscena non rende l'idea, ma magari qualche uso e costume d'epoca anche lì potrebbe tornarti buono... in effetti non ho studiato storia medievale all'università, e mi fai ringraziare tutte le divinità possibili !

Romolo ha detto...

Sì capisce bene che è proprio il "tuo" argomento e sono più che sicuro che riesci ad appassionare i cuccioli che ti seguono

Tenar ha detto...

Anch'io ho fatto storia con le prime, quest'anno! E devo dire che mi sono divertita un sacco. Ho imposto il libro che volevo (Chiedi al tempo, curato la Luciano Canfora e i suoi allievi, scuola che a me comunque piace) e ho giocato tanto. Faccio tanti giochi di ruolo, sul medioevo. Li ho fatti diventare novizi in un monastero (con il laboratorio di arte storia li abbiamo fatto miniare una pagina di codice), li ho calati in una famiglia feudale. Poi noi abbiamo il lago d'Orta, dove è arrivato Ottone I, quindi abbiamo cercato dove poteva aver accampato l'esercito e studiato la strategia dell'assedio. Abbiamo setacciato il comune alla ricerca di ogni edificio mediovale. Con la scusa del senza zaino, poi, abbiamo fatto un'ora alla settimana di arte storia, con la super collega di Arte che ha fatto fare di tutto, dalla riproduzione della corona ferrea all'analisi dei trionfi della morta quando abbiamo fatto la peste. Quindi lo ammetto, con le prime me la godo. I problemi li ho con le seconde, perché il programma è immenso e molto complicato. Si parte quasi subito con la riforma. I miei alunni che fanno catechismo in media fanno fatica a dirmi le basi della loro religione, figuriamoci capire le differenze con le chiese protestanti. E in teoria bisogna arrivare fino all'unità d'Italia. Per me è un incubo. Poi, se davvero arrivo all'Unità d'Italia in terza me la godo di nuovo (con le criticità del caso, considerato le immani tragedie di cui si deve parlare), ma la seconda è il mio incubo.

Murasaki ha detto...

@ Bridigala:
Ebbene no, non solo non lo conoscevo "bene", ma nemmeno l'ho sentito nominare. Provo a procurarmelo, magari in biblioteca ce l'hanno, e grazie del consiglio.

@ Romolo:
Purtroppo il fatto che sia il mio argomento complica un po' le cose, perché sono piena come un uovo di cose ASSOLUTAMENTE INDISPENSABILI che fatico parecchio a non rifilargli! Comunque quest'anno abbiamo volato parecchio basso, devo dire.

@ Tenar:
Giocare è una ottima soluzione (se la classe ha voglia di giocare, naturalmente). E Chiedi al tempo non l'avevo mai nemmeno sentito nominare, proverò a farmelo mandare. L'idea di fargli miniare il codice mi sembra una vera ganzata!
Con la storia di seconda sono molto più a mio agio.
La Riforma è un bell'argomento, ma ormai mi sono resa conto da tempo che oggi, quando arrivano in seconda media, di religione cattolica ne sanno meno di quel che sapevo io alle elementari che a catechismo non ci andavo. E diciamo che ho imparato a glissare parecchio ma parecchio sulle questioni teologiche. Con un certo rimpianto, ma ho imparato ^__^

la povna ha detto...

Ti consiglio di fare un giro qui, è fatto molto bene e ha effetti speciali e una capacità esplicativa non banalizzante piuttosto alta: https://pokscuoladigitale.it/

Melchisedec ha detto...

Gradevolissimo il tuo modo di sintetizzare la storia medievale: mi sono divertito e in parte rivisto. Fortunati i tuoi alunni.
Voglio chiederti che ne pensi di Barbero. :-)

Murasaki ha detto...

@ la povna:
Ma grazie, a Settembre esplorerò a dovere ^__^

@ Mel:
Grazie dei complimenti, ma quest'anno gli alunni di prima non sembravano affatto convinti di avere avuto chissà quale fortuna :(
Quanto a Barbero: che dire? Un medievista, specializzato nell'alto medievo e nella storia militare, e che per giunta parla in modo comprensibile - come potrei non adorarlo? E siccome gli piace anche variare, mi funziona da aggiornamento un po' su tutto il programma. Quando stiro, cucino o faccio le pulizie e tutto in me grida "Oh, noia!" qualche conferenza di Barbero è un vero toccasana.
Purtroppo qua in Italia resta un caso piuttosto isolato, e siccome è molto chiaro nell'esposizione, in rete circola sottotono la teoria che è sì un bravo divulgatore, ma un po' approssimativo. Io però posso garantire che, nei campi che conosco, approssimativo non lo è nemmeno un po' e quindi penso non lo sia nemmeno per le zone che conosco meno. E' uno che sa lavorare davvero bene sulle fonti, e siccome ne conosce tante è anche molto bravo a inquadrarle.

Melchisedec ha detto...

Anch'io adoro Barbero. Altro che divulgatore! Il libro che ha pubblicato su Dante è anche assai complesso: un intero capitolo, il secondo, soltanto per tentare di ricostruire il rapporto problematico tra il Sommo e la nobiltà. Studi e apprendi, leggendo Barbero.

Elena ha detto...

A proposito di libri di testo pessimi...io pensavo che fosse l'insegnante a scegliere i libri per le materie di competenza, leggendo questo post capisco di essermi sempre sbagliata! Mio papà era insegnante e mi ricordo che ogni tanto tornava a casa con i libri che i rappresentanti delle case editrici portavano agli insegnanti per farli visionare, a volte non so come diventavano di mia proprietà ��. Mi piace tanto questo blog, è la prima volta che scrivo un commento!

Murasaki ha detto...

@ Elena:
Bentrovata, carissima, e spero che continuerai a trovarti bene qui ^__^
L'adozione dei libri IN TEORIA la fa appunto l'insegnante MA:
a volte l'insegnante va in pensione. E chi arriva dopo, naturalmente, si trova i libri già scelti. Siccome ognuno lavora a modo suo, ognuno sceglie i libri a suo genio ma non sempre riesce a contentare chi viene dopo di lui - a volte nemmeno lo conosce. Il tanto esecrato (da me) Vivi la Storia! è stato scelto da una collega che ci si trova molto bene, beata lei.
A volte l'insegnante è precario e l'anno dopo non può o non vuole scegliere la stessa scuola. Sceglie i libri e spera in dio.
A volte l'insegnante CREDE che sarà in quella classe ma l'anno seguente la Dirigenza scompagina tutto (è il nostro caso. E infatti c'è qualche collega che smoccola lavorando con i Nodi del Tempo, che io amo molto ma che qualcuno non sopporta)
A volte l'insegnante si ammala, resta incinta, si trasferisce, cambia lavoro eccetera eccetera. E chi arriva dopo si trova i libri già scelti.
Insomma le incognite sono parecchie.
Infine c'è la più disastrosa delle possibilità: l'insegnante si è scelta un libro del tutto di sua volontà e dopo attenta ponderazione... e arrivata al momento di usarlo scopre che il libro non funziona. Sembra strano ma succede, anche a gente assai brava e che insegna da decenni.
Misteri del nostro lavoro.

Elena ha detto...

capisco, grazie per la spiegazione, non avevo ragionato su tutte queste variabili :)

Zimisce ha detto...

Se è vero che su Youtube spesso mancano video carini e rutilanti in italiano sulla storia medievale (ma non solo), il problema si può aggirare con un doppiaggio voiceover (stile cinema polacco) dei video in inglese. Io a volte l'ho fatto, con risultati decenti. Basta mettere il volume al minimo, e prepararsi un po'.

Murasaki ha detto...

E' una possibilità da tenere in considerazione... o meglio lo SAREBBE, se venissi a capo del video in inglese.
Ma magari ci posso provare.
Grazie del suggerimento!