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venerdì 2 luglio 2021

I ragazzi di Jo - Louise May Alcott

Ed eccoci infine arrivati al quarto volume del ciclo delle Piccole donne. Ho scelto la copertina qui a fianco, di una edizione che risale alla notte dei tempi per un certo suo tocco assurdo. Tutto il libro in effetti è in un certo senso assurdo.

Il titolo è stato abbreviato nell'edizione italiana: nell'originale sarebbe Jo's Boys and How They Turned Out ovvero I ragazzi di Jo e come si rivelarono. 
La storia parla soprattutto dei protagonisti di Piccoli uomini, si svolge nell'arco di qualche mese e parte, come ci avvisa il titolo del primo capitolo, dieci anni dopo la fine del romanzo precedente.
Durante quell'intervallo di dieci anni sono cambiate diverse cose: il nonno di Laurie è morto e ha lasciato una grossa donazione ai coniugi Baher perché fondassero un college in grande stile - e infatti il piccolo vivaio umano di Plumfield è diventato un grande college misto, con allievi e allieve - uno dei primi, sembra di capire, ma non certo l'unico. Ci sono quindi un sacco di alunni e di professori di cui non sappiamo niente, e nemmeno abbiamo una qualche idea dei metodi didattici impiegati; sappiamo però che ogni anno c'è una classica cerimonia di consegna dei diplomi e intravediamo qua e là qualche allievo, e di un paio abbiamo una visione abbastanza dettagliata.
Jo è diventata una famosa scrittrice anche se si occupa ancora del college - per esempio tenendo un corso di cucito e ricamo alle ragazze che finisce per diventare una specie di circolo al femminile. Meg abita con loro, in una casetta a parte. Laurie ed Amy sono rimasti lì nella loro casa, la stessa che occupavano in Piccoli uomini. La loro bellissima figlia, creatura assai angelica, è molto dedita alle arti figurative. Alla fine della storia i figli di Fritz e quelli di Meg si fidanzeranno (o sposeranno) e lo stesso faranno Tom e Nat (rispettivamente l'aspirante commerciante e l'aspirante violinista di Piccoli uomini). Nan la monella invece non si sposerà, cosa di cui è estremamente soddisfatta, quasi quanto del fatto di essere medico.
Dan invece avrà un suo percorso tormentato ma farà cose eroiche. Anche lui comunque non si sposerà mai, ma al contrario di Nan la cosa non lo entusiasma granché.
Dunque c'è una trama, da cui volendo si potrebbe tirare fuori un buon romanzo per gli amanti del genere del romanzo formativo/sentimentale, che sono parecchi (e nel numero ci sono anch'io).
Peccato che invece ne esca un libro di una noia micidiale, anche perché tutti - e quando dico tutti intendo davvero tutti - i personaggi sono insulsi: fanno cose a volte anche eroiche e nobili (ma sempre in modo assai insulso) si innamorano di persone insulse e in con loro vivono amori insulsi e in tutto il libro non c'è una sola conversazione o descrizione o narrazione che non sia assolutamente insulsa. 
Pure, stranamente, il romanzo si lascia leggere, e scorre anche in fretta (pur essendo una lettura noiosa), tra uno sbadiglio e l'altro - ma in tutta sincerità credo che non ci sia una sola singola riga che mi abbia in qualche modo coinvolta emotivamente, salvo qualche occasionale lampo di indignazione quando Jo attacca una delle sue (insulse) prediche o Meg dice una delle sue insulsaggini. E giuro che anche il paio di capitoli dedicati ai diritti delle donne sono assolutamente insulsi, nonostante vi vengano dette cose ragionevoli (ma sempre in modo insulso).
Meg è un vero impiastro. Non le piace la carriera di giornalista che il figlio ha scelto (ma non osa opporsi. Del resto, lui è un maschio) e non le piace il ragazzo di cui la figlia è innamorata. La differenza è che il figlio fa il suo lavoro (con solo un vago senso di colpa addosso) mentre la figlia accetta di non fidanzarsi col suo innamorato - sperando in cuor suo che arrivino tempi migliori, certo - e quando lui parte Meg stabilisce che nemmeno si possano scrivere. Da brava eroina di Trollope la figlia è obbedientissima, perfino nel pensiero; peccato che non siamo in un romanzo di Trollope (in quel caso non ci sarebbe il problema della noia) ma nella libera America, e che a dire tutte quelle sciocchezze sia la figlia dei signori March.
Jo (sì, proprio Jo) è diventata una fabbrica di luoghi comuni e frasi fatte, ma sono luoghi comuni e frasi fatte molto, molto prolissi. Gira per tutto il libro come una chioccia dispensando consigli banali a tutti i suoi figli e parteggiando molto per loro - e, garantisco, chiunque tranne quei personaggi insulsi preferirebbe perdere un piede in una tagliola piuttosto che essere consolato o appoggiato da lei.
Laurie e Amy sono insulsi, ma almeno a quello siamo abituati. E comunque non lo sono certo più della media.
Le scene d'amore stroncherebbero un elefante, vuoi per prolissità vuoi per i concetti.
Nessuno ha la minima idea di come si fa a tenere un segreto anche se tutti si considerano la discrezione in persona. Nessuno è capace di esprimere il minimo concetto se non a prezzo di cinque-settecento parole.
Le conversazioni tra gli adulti sono noiose,  le conversazioni degli adulti con i ragazzi sono noiose, ma le conversazioni tra ragazzi sono davvero estremamente noiose. 
Insomma, si tratta di una lettura perfetta per chi vuole annoiarsi per un pomeriggio. Secondo me però è meglio evitare di comprarlo, visto che ci sono un sacco di ottime biblioteche in giro.
Inoltre, per una volta, mi sento di appoggiare le versioni ridotte rispetto a quella integrale, visto che contengono meno pagine noiose da leggere.

Con questo post non esattamente elogiativo partecipo in forma autonoma al Venerdì del Libro di Homemademamma, di cui da ormai tre settimane si sono perse le tracce - e auguro di cuore buone letture a chiunque passi da qui, esortandolo però a non leggere il libro qui presentato, se proprio non lo ritiene indispensabile alla sua formazione interiore o se non è tra quei non pochi sventurati che quando cominciano un ciclo devono assolutamente completarlo tutto (come me, ad esempio).

10 commenti:

Lurkerella ha detto...

Se almeno Tom e Nat si fossero sposati tra loro- invece niente. L'unica cosa che mi è rimasta, oltre alla non storia tra Dan (Dano, nella raccapricciante traduzione d'epoca) e Bess è una cosa amorosa che coinvolgeva delle rose da appuntarsi al vestito, l'apice emotivo del libro.

minty ha detto...

@Lurkerella
Ehm, Ton e NAN. Nat è il giovane violinista. D'accordo che la Alcott era di idee assai progressiste, ma per un matrimonio lgbt+ forse sarebbe stata troppo in anticipo sui tempi pure lei XD
Comunque il fatto che Nan non sposi il migliore amico d'infanzia Tom è perfettamente comprensibile, all'interno della saga March. Tom è per Nan ciò che Laurie è per Jo (con tutto che Tom è assai più divertente e imbranato). Non si fosse capito, alla Alcott quel tipo di love story "predestinate" non vanno granché giù, preferisce per le proprie protagoniste sviluppi più imprevisti. E, come ho avuto modo di dire in altra occasione, l'autrice arriva con Nan là dove non era giunta con Jo: le fa vivere una vita da donna "moderna", felicemente non sposata e dedita a una professione nobilissima, pari a quelle esercitate dagli uomini.
Nan è un'icona di femminismo, praticamente. E il pacioso, adorabile, tradizionalissimo Tom, fedele come un cane da pastore, non era destinato a seguirla su quella strada, e infatti trova per sé un connubio più congeniale. Amen.

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
No, personalmente non rimpiango affatto che Tom non sposi NAN e non abbia mai avuto possibilità in merito (come spiegato in modo secondo me molto valido da Minty qua sopra); per fortuna di entrambi, la natura a un certo punto fa il suo corso. Caso mai non mi sarebbe dispiaciuto che Dan sposasse Nan: una dottoressa al seguito avrebbe fatto comodo nelle strane situazioni in cui Dan finisce sempre per impelagarsi, e l'amore di entrambi per la libertà avrebbe probabilmente evitato che il loro matrimonio si trasformasse in una tagliola - inoltre eran o abbastanza origin ali per comprendersi.
Infine: la storia delle tre rose riguarda una coppia diversa: Alice e Demi-John, e in effetti è un punto piuttosto interessante, anche se tirato troppo per le lunghe.

@ Minty:
Assolutamente d'accordo su tutto!

minty ha detto...

@Murasaki
Di tutti i ragazzi della scuola, sa va sans dire, Dan il ribelle è sempre stato il mio preferito. E sono rimasta letteralmente inorridita quando egli ha ceduto al fascino di Bess, forse il personaggio più insulso dell'intera quadrilogia, una creatura del tutto priva di personalità la cui unica funzione, a partire da Piccoli uomini, è quella di apparire, risplendere e farsi adorare dal prossimo senza condizioni...
E' ovvio che la selvaggia Nan sarebbe stata una compagna migliore per l'indomato Dan (anche la gamba di un tavolo lo sarebbe stata...). Però, però... non sono sicura che, alla fin fine, ne sarebbe nata una coppia davvero ben assortita.
Nan e Dan sono, in pratica, i due riottosi della compagnia, molto simili (anche nei nomi), con Nan che è in pratica un Dan al femminile e viceversa (lei non arriva agli eccessi sperimentati dal ragazzo solo perché più piccola). Forse Jo è riuscita, nel caso di Nan, a smussarne un po' di più le spigolosità di quanto non le sia capitato con Dan, ma, in fin dei conti, i due sono davvero un po' i "fratellini siamesi" casinisti del gruppo. Non sono convinta che, insieme, si sarebbero sopportati a lungo. Nessuno dei due, secondo me, è dotato della sufficiente dose di pazienza e tolleranza per sopportare il carattere dell'altro così identico al proprio. Si sarebbero ritrovati a "incrociare le corna" in continuazione, mandandosi ben presto reciprocamente a stendere.
Dici di no? Sono troppo cinica? ;D

Lurkerella ha detto...

Se ben ricordo Bess è un'artista, o meglio lo sarebbe se ad Alcott fregasse qualcosa. Doveva andare in Europa a perfezionarsi, e persino io devo ammettere che la Francia di Monet e compagnia è meglio del selvaggio West, almeno per un po'
Diciamo che le ragazze fanno tutte quel che vogliono, anche la figlia di Meg vince le resistenze della mamma e diventa attrice. Almeno credo, non vorrei aver lavorato di fantasia dopo la lettura, come capita

Murasaki ha detto...

@ Lurkerella:
Le ragazze fanno quel che vogliono ma NON Daisy, che misteriosamente dà retta alla mamma che non vuole che si impegni con Nat (che pure è protetto nientemeno che dai Lawrence e alla fine si guadagnava da vivere già a otto anni). L'insieme mi è sempre parso piuttosto irritante ma tant'è.
Bess è artista, anzi la madre si preoccupa perché è fin troppo devota alla sua arte (probabilmente diventa una proiezione di quel che in realtà era la sorella di Alcott) e poi è essa stessa un'opera d'arte, in un modo davvero insopportabile, un motore immobile, una creatura eterea... una roba davvero difficile da gestire, e Alcott nemmeno ci prova. Non sappiamo se accetterebbe di seguire Dan nel West, prima di tutto perché non sappiamo proprio niente di lei, e poi perché lo stesso Dan evita con cura di chiederglielo, probabilmente per la paura che possa accettare: la non-.storia tra quei due consiste principalmente in lui che si crea deliberatamente un Amore Impossibile e solo quello vuole. Una roba davvero impraticabile in un romanzo con pretese di realismo - ma forse i Ragazzi di Jo non lo è, e davvero mi piacerebbe capire cosa passava per la testa dell'autrice - perché un buon mestierante (e lei lo era) è senz'altro capace di scrivere una marchetta, magari senza troppa anima, ma che abbia un po' di struttura.

@ Minty:
Probabilmente hai ragione tu. In Piccoli uomini però Dan è un personaggio con una sua logica interna e... no, probabilmente non avrebbe funzionatop nemmeno lì. Sì, credo proprio che tu abbia ragione :(

Murasaki ha detto...

Da notare che nessuno (nemmeno io!) ha speso mezza parola per quelle due creature del tutto anemiche che sono i nipoti di Fritz, e vai a capire perché ci sono, perché sono rimasti e che parte hanno. BAH.

la povna ha detto...

Allora, arrivo tardi ma visto che mi lanci la alzata la colgo subito io e spendo volentieri due parole per Emil e la metafora del filo britannico che resta dentro la storia del suo naufragio.
I ragazzi di Jo, concordo, è il romanzo più a tesi dei quattro, anzi, è proprio e solo un romanzo esemplare di quel classico filone educativo che negli USA a partire da Alcott e dal gruppo dei trascendentalisti si sviluppa. Pure quello avrà un suo bel seguito, come già mi pare di aver citato l'altra volta, perché in Benigna Machiavelli Gilman oltre ad attingere a piene mani da vari classici tra cui anche Piccole donne ma non solo, prende anche dai Ragazzi di Jo. Una volta accettata la cornice esemplare come data (cosa che può risultare ostica ma per me non lo è stata - suppongo che sia per questo che poi studiare la letteratura giovanile e scriverci sopra mi è sempre venuta coma la passione tra gli ambiti di studio la più simile a un hobby horse), io lo trovo non solo molto interessante, ma assai piacevole e non così insulso - specie considerando le premesse degli altri tre. Se gli altri tre convergono piano piano verso l'illustrazione per trama di un progetto educativo e pedagogico, il peso dato alla trama stessa va scemando in progressione. In Piccoli uomini c'è un apparente breve sobbalzo perché ritorna indietro, ma solo apparente e nessuna delle storie dei ragazzi è davvero paragonabile alla originalità narrativa del primo volume. I ragazzi di Jo è dunque come Piccole donne crescono, ma due volte (perché in realtà tira le fila non tanto narrative ma educative di tutto. In questo assomiglia molto molto molto a Jack e Jill, che ha lo stesso impianto fortemente didascalico e esemplare.
Nonostante questo, o forse proprio per questo (perché l'ho sempre letto in questo preciso e circoscritto sotto genere) io trovo che personaggi e situazioni siano quasi tutti azzeccati (il quasi è per Jack, Stuffy e Dolly, che non trovo credibili nella loro evoluzione di pseudo petit villains).
Sul resto, il romanzo di Alcott è un romanzo di remissione dall'inizio, e I ragazzi di Jo non fa che confermarlo, ma in questo non vi trovo incoerenza rispetto all'impostazione del primo. Nat non va bene per Daisy perché la Alcott è una grande snob, e cultura e borghesia decaduta (Fritz ma anche fino a John Brooke) sono una cosa, ragazzo di strada e trovatello un'altra, ed è questo che manca a Nat, così come manca a Dan, che Jo ama tanto ma non vorrebbe mai veder mescolare il suo sangue con uno dei suoi preziosi March.
Et sic est, temo.

minty ha detto...

@Murasaki
@la povna
Aspettate. Ne state parlando come se alla fine Daisy e Nat restassero separati per sempre, e a leggervi mi ero convinta che la mia versione del romanzo (ridotta e adattata) avesse pure cambiato il finale... ma mi è venuta in soccorso Wikipedia, che spoilera ogni trama del globo, e mi ha dato conforto: ricordavo bene, alla fine i due mezzi-impiastri (terribile la loro regressione tra terzo e quarto romanzo °_°) ce la fanno a coronare il loro sogno. Meg non riesce fino in fondo a ostacolarli XD Meno male!

Murasaki ha detto...

@ Minty:
Hai ragione, chiedo scusa! Non avevo però intenzione di ingannarti, ho solo dato per scontato che alla fine i due innamorati avrebbero ottenuto il permesso della madre idiota - perché in quel tipo di libri alla fine il genitore si lascia sempre convincere (e viene dato a intendere che è importantissimo convincerlo invece di sbattersene alla grande). Sempre in quel tipo di libri, detto genitore idiota, essendo idiota, non pone mai degli argomenti seri o almeno ragionevoli (cosa che talvolta i genitori di Trollope fanno).

@ la povna:
Aspettavo il tuo commento e ti ringrazio molto, anche perché mi hai aiutato a inquadrare il libro nel periodo in cui è stato scritto.
E dunque c'era un pubblico disponibile e che se ne è interessato e quindi Alcott ha fatto bene a scriverlo. Questa è una buona cosa, secondo me ^__^