Addentata la prima guerra mondiale, è arrivata l'inevitabile richiesta "Prof, ci fa vedere un film?".
Ho promesso che sì, certamente, si trattava però di trovare il tempo e l'occasione perché quest'anno si sa che viviamo come color che son sospesi, e per vedere un film servono almeno due ore.
Il vero problema però era un altro: quale film?
Come tutti gli insegnanti di storia ho un piccolo carniere di film da selezionare per l'occasione ma ero incerta.
La grande guerra è un ottimo film, ma lo vedevo troppo accentrato sull'Italia e negli ultimi anni sono più portata a considerare la storia da un punto di vista internazionale: la prima guerra mondiale è stata un suicidio collettivo dove tutte le classi dirigenti d'Europa si infilarono con grande stoltezza e rimasero con deplorevole ostinazione, accettando che una intera generazione fosse massacrata e torturata per anni per poi tornare in un paese ben più povero di prima, indipendentemente dal fatto di avere vinto o perso. Dal mio punto di vista, l'unico politico raziocinante in quel disastro fu Lenin, che appena ne ebbe la possibilità tirò il suo paese fuori da quell'orrore e anzi proprio per quello fece la rivoluzione.
Allora Orizzonti di gloria?
Non mi convinceva troppo nemmeno quello, anche se ha delle ottime sequenze sulla guerra. Volevo qualcosa di meno concettoso.
Così mi sono rivolta alle colleghe, e la prof. Ghirlandai mi ha suggerito 1917, garantendomi che i ragazzi lo avrebbero apprezzato anche se era un po' lento, perché "Sì, è un po' lento ma non te ne accorgi".
C'era poi un piccolo gadget supplementare: era un film nuovo, nuovissimo. Come si vede dalla locandina è arrivato in sala il 23 Gennaio. Del 2020. Ovvero uno degli ultimissimi film che si sono potuti vedere in sala, anche se con qualche preoccupazione, dopo le prime due settimane.
In pratica, quasi una prima visione.
La trama è piuttosto esile: due giovani soldati vengono spediti in tutta fretta in un altro punto del fronte dove sta per verificarsi un attacco all'apparenza di sicuro successo: infatti i tedeschi si sono ritirati lasciando libero il campo... beh, facendo finta di lasciare libero il campo, in realtà si tratta di una tagliola ben organizzata. Scoperto il trucco, i due soldati devono impedire l'attacco mediante apposita lettera di contrordine di un generale - portata a mano perché le linee telefoniche sono interrotte.
I due giovinetti accettano, soprattutto quello che ha il fratello nelle truppe destinate all'attacco; l'altro, a dire il vero, ne farebbe anche a meno ma ormai non può tirarsi indietro.
Il viaggio va fatto di notte, attraversando la Terra di Nessuno, e si presenta come una missione decisamente pericolosa.
Il film racconta appunto la storia di questo viaggio, quasi in tempo reale. Prima il percorso nelle trincee inglesi, poi l'attraversamento della Terra di Nessuno con un paio di incontri del tutto imprevisti (tra i quali un bunker che esplode), l'incontro con delle truppe inglesi dirette al nuovo fronte che danno un passaggio, l'attraversamento di un villaggio francese completamente distrutto dalle bombe dove allo spettatore italiano viene subito in mente San Martino del Carso di Ungaretti, l'incontro-scontro con una pattuglia tedesca e finalmente l'arrivo al fronte inglese, dove ahimè la prima ondata dell'attacco è già partita ma almeno si riesce a bloccare la seconda. Ovviamente partono in due ma ne arriva uno solo, e sempre più ovviamente quello che arriva non è il più motivato (va di moda così, nelle sceneggiature, non solo negli ultimi anni).
Come ha osservato giustamente la collega di Inglese che ce lo ha fornito, la struttura è molto simile a quella di un videogioco, dove i protagonisti affrontano una serie di difficoltà prefissate collezionando punteggi e penalità. Ma io l'ho visto piuttosto come un documentario, di quelli fatti molto bene e con le scene cucite insieme da un po' di trama. Dopo averlo visto si sa perfettamente com'era fatta una trincea, come funzionava la distribuzione del rancio, o l'infermeria militare, cos'era la Terra di Nessuno, cosa ti poteva succedere se guidavi un aereo da combattimento... c'è veramente un po' di tutto, con moltissime esplosioni, edifici e corpi sventrati, vita quotidiana dei soldati, terreni sconvolti dalle bombe, cadaveri cadaveri e ancora cadaveri (compresi quelli dei cavalli), naturalmente in decomposizione ma talvolta anche freschi, camion bloccati dal fango, piastrine di riconoscimento, e perfino qualche civile.
Eccellente fotografia, dialoghi molto credibili (alla base ci sono una serie di ricordi di guerra di reduci), scenari assai ben ricostruiti e perfino il classico, immancabile ufficiale che vorrebbe condurre comunque l'attacco nonostante tutto, preannunciato dalla raccomandazione fatta da un sergente ai due soldati di porgere la lettera solo in presenza di testimoni, perché con gli ufficiali non si sa mai - insomma una ottima ricostruzione di quella che è stata una colossale follia molto mal organizzata.
Assolutamente perfetto per una scolaresca di terza media che con le descrizioni scritte certe cose mai e poi mai arriverebbe a immaginarsele (perché per fortuna sono cresciuti in quello che non è certo il migliore dei mondi possibili, ma almeno in trincea non li hanno ancora mandati, né loro né i loro fratelli maggiori).
Ma anche l'insegnante ha avuto occasione di imparare parecchie cose.
2 commenti:
Io questo film l’ho visto al cinema, ed è stato devastante. Fatto molto bene, spettacolare, (sul fatto che sia senza trama posso concordare), ma esci dal cinema con la sensazione di avere una vaga idea di come sia la guerra, e che no, non è una cosa accettabile. Dà l’esatto idea di come sia la guerra di trincea,
Bridigala
Esatto! Quello che colpisce della prima guerra mondiale è il fatto che in qualche modo sia stata accettata SUL MOMENTO dai governi (con l'unica eccezione di Lenin). La seconda guerra mondiale è stata diversa, era sempre in cambiamento, le cose si evolvevano. Ma la prima guerra mondiale per tre anni ha tenuto una generazione in trincea, immobili sul confine, senza che succedesse niente di rilievo. Difficile farsene una ragione per noi che leggiamo, figurarsi per chi ha svolto il ruolo di carne da cannone.
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